La domanda è venuta fuori parlando (leggi: cazzeggiando) con la C.T.D.R. (Critica Televisiva Di Riferimento): oggetto della discussione era la riproposizione in terza serata di “Sapore di mare”, avvenuta non mi ricordo più su quale rete qualche giorno prima.
Ora, io non so voi, ma c’è una scena, in “Sapore di mare 2” (che peraltro è già triste di suo, e mica per niente una delle canzoni della colonna sonora è la Bibbia delle pene d’amore “Ritornerai” di Bruno Lauzi: “Ti senti sola / con la tua libertà / ed è per questo / che tu ritornerai”) che, per quanto mi riguarda, è la più straziante della storia della cinematografia mondiale. C’è questo Gianni, faccia occhialuta da secchione, che sta da tre anni con Selvaggia (Isabella Ferrari). Anzi: quella sera cade proprio il loro anniversario. Selvaggia vuole uscire: vorrebbe festeggiare facendo l’amore con lui per la prima volta, ma Gianni, inaspettatamente e senza alcun valido motivo, si nega e poi si eclissa. E’ a quel punto che colpisce il corvo Fulvio (Massimo Ciavarro): la consola con parole dolci, fingendo di capirla, biasimando il fidanzato che non la merita, come solo gli uomini sanno consolare una ragazza quando han voglia di trombare. E finisce che se la tromba. Lì, sulla spiaggia, dietro ad una barca. E ad amplesso inaugurale terminato accade l’irreparabile: Selvaggia è pronta a rivestirsi, quasi sicuramente pentita di quel che ha fatto, ma alza gli occhi e vede Gianni, Gianni che era lì e ha visto tutto (o per lo meno quel che c’era da vedere per capire), Gianni in piedi, con le lacrime agli occhi, e tra le mani una torta con il numero “3” che fa capolino dalle candeline accese.
E non rompete i coglioni con il cinema d’autore, almeno per questa volta: è una scena che vale almeno dieci Lars – Von – Trier, e alla fine non ti viene nemmeno da vomitare per la telecamera a spalla.
Stavamo parlando di “Sapore di mare 2” e di “Ritornerai”, io e la C.T.D.R., dicevo, quando sorge spontanea una domanda: qual è il verso più triste mai scritto in una canzone?
Io ho iniziato e subito dovuto smettere, altrimenti questo post sarebbe stato più aggiornato di Wikipedia. Ne volevo fare una classifica, à la “31 songs”, ma davvero la lista è così provvisoria e incompleta che non ne vale la pena. Se desiderate, si accettano contributi.
Per quanto mi riguarda parto dalle più tragiche seppur poetiche, e allora non si può prescindere dalla Stefania morta di parto raccontata da Francesco Guccini in “Venezia”:
Novella Duemila e una rosa sul suo comodino,
Stefania ha lasciato un bambino.”
oppure – per rimanere più o meno sullo stesso tema – dall’autobiografia “Spark” di Tori Amos, scritta in seguito ad un aborto spontaneo che la porta a mettersi in discussione come madre:
But she couldn’t keep Baby alive
(“Era convinta di saper fermare un ghiacciaio
ma non è riuscita a tenere vivo il suo bambino”)
al punto di arrivare a credere che sia tutta colpa sua e dei suoi iniziali tentennamenti:
but you don’t / don’t really mean it.”
(“Dici che non lo vuoi, / lo ripeti e lo ripeti,
ma tu no, / non ci credi veramente”)
Poi, ecco, come in qualsiasi cosa nella quale sia implicata una nota musicale, non possono mancare i quattro ragazzi di Liverpool e l’epitaffio in occasione di una di quelle morti di cui nessuno si accorge:
and was buried along with her name,
nobody came.”
(“Eleanor Rigby è morta nella chiesa
ed è stata sepolta assieme al suo nome,
Nessuno è venuto.”)
Poi si passa al tema “amore”, e qui la diga crolla.
E’ un’escalation di tradimenti e amori inghiottiti dal tempo che parte dal Lucio Battisti fiducioso e incredulo di “Non è Francesca”:
Se c’era un uomo poi, no, non può essere lei…”
passa per il soldato raccontato da Claudio Baglioni che torna a casa in licenza e si appresta a fare una sopresa alla fidanzata, mentre lei lo previene e si fa beccare al mercato in dolce compagnia, e lui, lui tra incazzatura e pianti ci mette più o meno sei canzoni prima di arrivare (senza crederci per primo, o almeno si ha questa impressione) alla proposta del compromesso:
e non me ne importa niente / di ciò che hai fatto
se ci sei stata a letto / tanto il tempo aggiusta tutto…”
torna a Lucio Battisti e all’innamorato pentito di “Fiori rosa fiori di pesco” che, da bravo uomo, non ci mette mai una pietra sopra e, dopo un anno, va a trovare la propria ex a casa sua, convinto che magari alla fine butta bene, ma ci trova una lei imbarazzata e un uomo in accappatoio:
credevo non ci fosse nessuno con te
oh scusami tanto se puoi
signore chiedo scusa anche a lei”
e termina (ma che termini qui, l’abbiamo già spiegato, rappresenta solo un artifizio letterario) con “For no one”, i soliti Beatles e Paul Mc Cartney in particolare, alle prese con una storia che si trascina da tempo nella totale inconsapevolezza, da parte dell’elemento maschile della coppia, di trovarsi al cospetto dell’inevitabile fine:
and doesn’t feel she has to hurry, / she no longer needs you.”
(“Lei si sveglia, si trucca, / si prende il tempo che le serve
e non sente il bisogno di fare in fretta, / non ha più bisogno di te”.)
Poi ci sono quelli che se ne sono fatta una ragione, anche se si capisce che c’è voluto del tempo, come il Guccini di “Farewell”:
e il peccato fu creder speciale una storia normale. […]
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.”
quelli che se la prendono, come Robbie Williams in “Sexed Up“:
Give ‘em time, we’ll forget / Let’s pretend we never met”
(“Perché non ne parliamo? / Sono qui, non gridare
Avremo tempo per dimenticare / Facciamo finta di non esserci mai incontrati”)
e chi invece ricorda stronzeggiando in compagnia del nuovo ganzo, come la Giulietta di Mark Knopfler & Co.
Now you just say “oh Romeo, yeah, you know I used to have a scene with him”
(“Mi avevi promesso tutto, mi avevi promesso mari e monti,
Adesso dici solo, oh Romeo, sì, sai, quello con cui ho avuto una storia”)
Ma la peggiore, quella più straziante e ingiusta (nei confronti di sé stesso, sia chiaro) e atroce e penosa l’ha scritta Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti. Chi conosce la travagliata storia d’amore con la compagna capirà perché; gli altri possono ripassare sulle vecchie annate di “Novella 2000”.
La si ascolta in “Tanto³”, ed è una di quelle ti lascia lì, indeciso su come comportarti: consolarlo con una mano sulla spalla o, come si fa con i cavalli feriti, sparargli, così soffre meno?
Già, la frase:
Così al volo tre citazioni dei Counting Crows:
Da “Round Here”:
She says “It’s only in my head”
She says “Shhh, I know it’s only in my head”
But the girl in car in the parking lot
says “Man you should try to take a shot
can’t you see my walls are crumbling?”
Then she looks up at the building
and says she’s thinking of jumping
She says she’s tired of life
she must be tired of something
Da “Anna Begins”:
This time
when kindness falls like rain
It washes me away and Anna begins
to change my mind
And every time she sneezes
I believe it’s love
and oh Lord…. I’m not ready
for this sort of thing
e da “Raining in Baltimore”:
There’s things I remember
and things I forget
I miss you I guess that I should
Three thousand five hundred miles away
But what would you change if you could?
Lacrime gratis e fazzoletti a pagamento.
Concordo che quella del Lorenzo sia la più straziante.
Ma quella degli U2 sulle vigorsol non è da meno:
Did I disappoint you
Or leave a bad taste in your mouth
You act like you never had love
And you want me to go without
“Non perderti per niente al mondo
lo spettacolo d’arte varia
di uno innamorato di te”
perché è chiaro che lei non ci pensa proprio a ricambiare e siede sul divano con un cartoccio di pop-corn mentre lui si inventa per lei il più triste degli show.
Voto per Nick Cave, “Black Hair”, la canzone intera:
Last night my kisses were banked in black hair
And in my bed, my lover, her hair was midnight black
And all her mystery dwelled within her black hair
And her black hair framed a happy heart-shaped face
And heavy-hooded eyes inside her black hair
Shined at me frome the depths of her hair of deepest black
While my fingers pushed into her straight black hair
Pulling her black hair back from her happy heart-shaped face
To kiss her milk-white throat, a dark curtain of black hair
Smothered me, my lover with her beautiful black hair
The smell of it is heavy. It is charged with life
On my fingers the smell of her deep black hair
Full of all my whispered words, her black hair
And wet with tears and good-byes, her hair of deepest black
All my tears cried against her milk-white throat
Hidden behind the curtain of her beautiful black hair
As deep as ink and black, black as the deepest sea
The smell of her black hair upon my pillow
Where her head and all its black hair did rest
Today she took a train to the West
Today she took a train to the West
Today she took a train to the West
This mortal coil:
Now the winter’s drowning close/ the days are getting older / i can tell you by your face/ that your heart is getting colder
e non sono solo le parole è tutta la canzone che mette tristezza. Per non parlare di “Orpheus” di Daviv Sylvian
Io voto per “Poster” dei Pooh. Tutta: dalla prima all’ultima strofa, un magone come se ne sono provati pochi.
@Fabrizio, su “One” degli U2: c’è qualcun altro oltre a me che pensa che quella canzone parli della riunificazione della Germania?
La fine dell’amore come a causa di un terremoto, e la costruzione miseramente si sfascia:
E tutto ció mi meraviglia/tanto che se finisse adesso/lo so io chiederei/che mi crollasse addosso/Si.
Ivano Fossati
@Tommaso: ‘Poster’ dei Pooh?
e che dire di “Son morto ch’ero bambino, son morto con altri cento, passato per un camino
e ora sono nel vento” (AUSCHWITZ – Guccini o anche Equipe84)?!
Penso che le parole più dolorose, laceranti e strazianti mai scritte in una canzona siano quelle che usa Fabrizio ne “la canzone di Marinella”.
Prima tutta la gioia di un incontro inaspettato con un principe azzurro disceso dal cielo come un angelo dalle ali d’oro (un re senza corona e senza scorta/bussò tre volte un giorno alla sua porta
bianco come la luna il suo cappello/
come l’amore rosso il suo mantello/
tu lo seguisti senza una ragione/
come un ragazzo segue un aquilone), una gioia infinita (c’era il sole e avevi gli occhi belli) un amore atteso troppo a lungo che esplode in una passione raccontata da parole ineguagliabili (“furono baci furono sorrisi/
poi furono soltanto i fiordalisi/
che videro con gli occhi delle stelle/
fremere al vento e ai baci la tua pelle)per poi arrivare alla tragedia e all’impossibilità di credere che la morte ti possa portare via una così bella (lui che non ti volle creder morta/
bussò cent’anni ancora alla tua porta).
Non so cosa gli passasse per la testa in quel momento, ma Fabrizio in questa canzone ha veramente dato un significato nuovo alla parola “dolore”.
Oddio, la riunificazione? Non ci avevo mai pensato.
Ma allora la voce narrante fa la la parte della ddr o quella della fdr?
Un’altra citazione di Fabrizio de Andrè, di cui cito una parte di “La guerra di Piero”, una delle canzoni che credo trasmetta veramente molto bene il dramma (odierno ahimè!!) della guerra.
“e mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero , sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
e se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore”
ma come piove bene su gli impermeabili/…/ e non sull’anima
P.Conte – Gli impermeabili
e che ne dite di questa strofa di “mi ritorni in mente”??
“un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso
il nostro amor dissolversi nel vento
ricordo, sono morto in un momento”
This is the last day of our acquaintance
I will meet you later in somebody’s office
I’ll talk but you won’t listen to me
I know what your answer will be
I know you don’t love me anymore
you used to hold my hand when the plane took off
two years ago there just seemed so much more
and I don’t know what happened to our love
today’s the day
our friendship has been stale
and we will meet later to finalise the details
two years ago the seed was planted
and since then you have taken me for granted
but this is the last day of our acquintance
I will meet you later in somebody’s office
I’ll talk but you won’t listen to me
I know your answer already.
(Sinead O’Connor, The last day of our acquaintance)
… è uno di quei post che ti fan rimpiangere gli anni che giravano una o due cassette sempre con le stesse canzoni, che gli emmpitre non c’erano…
Ma poi la domanda era sul ‘verso più triste mai scritto in una canzone’
o sul ‘verso (…) in una canzone d’amore’
Perchè, se è la seconda, allora uno cerca Masini nella playlist e, al 90 pct, ci becca !
Se invece, la prima,
“Ricordo il freddo massacrante il giorno che
perdemmo per sempre i nostri figli
affamati assetati privati dei nostri vestiti
ed era come ingoiare vetro
e ben presto avremmo smesso di parlare
ben presto avremmo smesso di capire ”
oppure, visto che qui gira Guccini a secchie,
“come può l’uomo, uccidere un suo fratello,
eppure siamo a milioni, in polvere”.
Forse bisognerebbe intendersi sul triste: cosa c’è di triste se una Ferrari in spiaggia si tromba un Ciavarro invece di un Gianni ?
Sarebbe triste il contrario…
Who’s that woman on your arm all dressed up to do you harm
And I’m hip to what she’ll do, give her just about a month or two.
Tre citazioni:
Ed aspettavo come
come un cane quando non c’è più
non c’è più il padrone
contro il vetro per guardare giù
(Io no – Vasco)
lei si muove dentro un altro abbraccio
su di un corpo che non è più il mio
e io così non ce la faccio
(Laura non c’è – Nek)
il treno è un lampo infuocato
se si guarda impazziti il convoglio venir
un momento un pensiero affannato
e la vita è rapita senza altro soffrir
la poteron riconoscere soltanto
dagli anelli bagnati dal suo pianto
il pianto di quell’ultimo suo amore dovuto abbandonar
(Ultimo amore – Vinicio Capossela)
“Io dopo di te
non sono morto né guarito
ma ci ho provato, era mio diritto
e non è servito”
(Ivano Fossati, Vola)
Ok, lo dico, e che poi non mi si tratti male perchè l’ho detto…
CI VORREBBE IL MARE di MASINI.
Bona lè.
Ciao, ma è una droga, ma come ti viene in mente di scrivere una cosa così!
Ora sono qui come una cretina a pensare a quella volta che, merda!, quanto ho pianto che poi a pensarci ora che bei tempi anche se non avevo una lira una macchina un fidanzato ma chissenefrega che erano i tempi che cantavo a squarciagola e sulla spiaggia cenavo con “pizza fredda e birra calda” (op.cit.)…
Vabbè, allora esagero (che dopo Masini non è mica facile):
“Ho sbagliato tante volte ormai
che lo so già
che oggi quasi certamente
sto sbagliando su di te
ma una volta in più che cosa può cambiare
nella vita mia”.
E continua (perchè ovviamente lui non è arrivato):
“E’ cambiato il tempo e sta piovendo
ma resto ad aspettare
non m’importa cosa il mondo può pensare
io non me ne voglio andare”
http://www.wittgenstein.it/html/donna000703.html
Ciao, L.
Anche il primo De Gregori in quanto a tristezza non scherzava.
Ecco, per esempio, una strofa di “Dolce amore del Bahia”
“Ieri, ho incontrato la mia formica,
mi ha detto che, sono pazzo.
io, con occhiaie profonde
e un principio di intossicazione.
Io non ricordo che occhi avevi,
io non ricordo che occhi avevi,
l’ultima volta che ti ho insultato,
l’ultima volta che ti ho lasciato”
“Kappa (dei Mogwai) è l’equivalente musicale dell’impotenza sessuale: gli strumenti preparano il climax per l’esplosione della melodia, ma invece la musica è come trattenuta e la melodia quasi segna da sola la propria condanna.” ok, è strumentale, ma questa descrizione del re dei critichini rende bene l’idea.
Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, – spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire…
la canzone è triste tutta, ma sto verso mi stringe il cuore..
Notturno delle tre di Fossati è la più triste e bella canzone che abbia mai senitto. In merito a Sapore di sale II si trattava di un dramma annunciat:o scusa ma secondo te tra il cesso occhialuto e Massimo Ciavarro versione anni 80 una ragazza chi avrebbe preferito?
Tanto per uscire dall’argomento amore: citerei il maestro Baglioni, “Le ragazze dell’est”.
“…io le ho viste stringere le lacrime di una primavera che non venne mai / volo di cicogne con ali di cera…”
Basta con i testi d’autore.
Michele Zarrillo: “e proprio io che ti amo ti sto implorando aiutami a distruggerti.”
la colonna pubblicitaria di google che si trova a destra, si sovrappone all’articolo e nn riesco a leggerlo bene…..ci fa solo a me????
cmq ecco il mio contributo al tema di oggi:
Good Company (B.May)
Take good care of what you’ve got
My father said to me
As he puffed his pipe
and Baby B. he dandled on his knee
Don’t fool with fools who’ll turn away
Keep all good company
Oo Hoo Oo Hoo
Take care of those you call your own
And keep good company
Soon I grew and happy too
My very good friends and me
We’d play all day with Sally J.
The girl from number four
And very soon I begged her won’t you
Keep me company
Oo Hoo Oo Hoo
Come marry me for evermore we’ll
Be good company
Now marriage is an institution sure
My wife and I our needs and nothing more
All my friends by a year
By and by disappeared
But we’re safe enough behind our door
I flourished in my humble trade
My reputation grew
The work devoured my waking hours
But when my time was through
Reward of all my efforts my own
Limited Company
I hardly noticed Sall as we
Parted Company
All through the years in the end it appears
There was never really anyone but me
Now I’m old I puff my pipe
But no-one’s there to see
I ponder on the lesson of
My life’s insanity
Take care of those you call your own
And keep good company
—————————
Prenditi cura di ciò che hai
Mio padre mi disse
mentre tirava una boccata alla sua pipa
facendo saltellare Baby B. sulle sue ginocchia.
Non perdere tempo con gli stupidi che se andranno via.
Frequenta solo buone compagnie
Oo Hoo Oo Hoo
Prenditi cura di coloro che senti vicini
e frequenta buone compagnie
Sono cresciuto in fretta e anche felice
I miei buoni amici e io
giocavamo tutto il giorno con Sally J.
la ragazza del numero quattro
E molto presto le chiesi se volesse
tenermi compagnia
Oo Hoo Oo Hoo
Sposarmi e per sempre ci
terremo buona compagnia
Ora, certo, il matrimonio è un’istituzione
Mia moglie e io, i nostri bisogni e nient’altro
Tutti i miei amici entro un anno
scomparvero a poco a poco.
ma siamo abbastanza al sicuro dietro la nostra porta.
Ho prosperato nella mia modesta attività
La mia reputazione è cresciuta
Il lavoro ha divorato le mie ore
ma quando finivo
la ricompensa di tutti i miei sforzi era solo la mia
Compagnia a Responsabilità Limitata
Mi sono a malapena accorto di Sally mentre ci
separavamo
Nel corso di tutti gli anni, alla fine, sembra
che non sia esistito nessun altro se non io.
Ora sono vecchio, tiro boccate alla mia pipa
ma non c’è nessuno a vedermi.
Rifletto sulla lezione della
stoltezza della mia vita
Prenditi cura di quelli che chiami i tuoi
e frequenta buone compagnie
Me ne venisse in mente una, oh. Buio totale.
Questa le batte tutte e vi sfido a trovarne un’altra:
“Last Kiss”, dei Pearl Jam, è l’equivalente americana di “Canzone per un’amica” di Guccini. Sono due innamorati che hanno un incidente in macchina e lei muore nelle braccia di lui:
I raised her head, she looked at me and said,
“Hold me darling just a little while.”
I held her close. I kissed her our last kiss.
I found the love that I knew I had miss.
But now she’s gone, even though I hold her tight.
I lost my love … my life, that night.
Well, where oh where can my baby be?
The Lord took her away from me.
She’s gone to heaven, so I got to be good,
So I can see my baby when I leave this world.
@Fabrizio: quello che parla è la DDR.
– You asked me to enter but then you make me crawl.
– will it make it easier on you now you got someone to blame?
– one blood, one life
– we’re one but we’re not the same
– we have to carry each other
Jeff Buckley, “Last goodbye”:
This is our last goodbye
I hate to feel the love between us die
But it’s over
Just hear this and then I’ll go :
you gave me more to live for,
more than you’ll ever know.
This is our last embrace,
must I dream and always see your face
Why can’t we overcome this wall
Baby, maybe it is just because I didn’t know you at all.
Kiss me, please,
Kiss me
But kiss me out of desire, babe, and not consolation
You know,
it makes me so angry ‘cause I know that in time
I’ll only make you cry, this is our last goodbye.
Did you say “no, this can’t happen to me,”
and did you rush to the phone to call?
Was there a voice unkind in the back of your mind saying,
“maybe… you didn’t know him at all.”
Well, the bells out in the church tower chime
Burning clues into this heart of mine
Thinking so hard on her soft eyes and the memory
Of her sighs that, “it’s over… it’s over…”
I wish I could just make you turn around,
Turn around and see me cry
There’s so much I need to say to you,
So many reasons why
You’re the only one who really knew me at all
Inutile dire di chi è.
Secondo me (ed anche secondo lui, come da intervista a Luca Sofri su Condor) Lorenzo non ha scritto qualcosa di malvagio.
In fondo dice solo la verità.
My two cent:
“…però mi ha aiutato a chiedermi
s’era giusto essere trattato così
da una persona che diceva di
amarmi e proteggermi
prima di abbandonarmi qui non ho
—
nessun rimpianto nessun rimorso
soltanto certe volte capita che appena
prima di dormire mi sembra di sentire
il tuo ricordo che mi bussa
ma io non aprirò…”
Nessun Rimpianto
La Dura Legge Del Gol (1996)
… ma che cosa è cambiato
dopo che ti ho incontrato?
Direi non molto.
Ma che cosa è restato
dopo che ti ho amato?
Direi non molto.
o se si preferisce:
…What did we do that was wrong?
we did not know it was wrong!
Fun is the one thing that money can’t buy…
“So, so you think you can tell/heaven from hell/blue skies from pain?”
“E allora pensavi di poter separare/i paradisi dall’inferno/ i cieli azzurri dal dolore?”
Pink Floyd, riferito a Syd Barret dal cervello “cotto” dalla droga.
Goodbye, cruel world,
I’m leaving you today.
Goodbye, goodbye, goodbye.
Goodbye all you people,
There’s nothing you can say,
To make me change my mind.
Goodbye
Bonjour tristesse
Ci ho una canzone triste / nel mio cuo-o-re…
Goodbye Cruel world è dei Pink Floyd.
“Se l’amore che avevo non sa più il mio nome”
Fossati, I treni a vapore.
“thumbing my way” dei pearl jam
“stolen car” di springsteen
“let down” dei radiohead
“la stagione del tuo amore” di de andrè
….
Non solo l’amore e la morte rendono certi momenti difficili, anche altre sensazioni piu’ eteree, meno definibili. Raccoss che ne pensi di:
“When I was a child
I caught a fleeting glimpse,
Out of the corner of my eye.
I turned to look but it was gone.
I cannot put my finger on it now.
The child is grown, the dream is gone.”
secondo me “cubista/cubista/come balli tu/io non ho ballato mai” se la batte alla grande.
E ancora la pioggia cadrà… Baglioni
con bracciate più rabbiose
il suo corpo trascinò
e sfidò la nebbia densa
che pian piano lo abbracciò
le speranze mezze uccise dalla vita
tra le onde abbandonò
non ti amo più …
non sono tua …
che cosa vuoi …
vattene via …
si aggrappò sfinito al suo dolore
ed il mare lo ingoiò …
Lààà dove c’eeera l’erba ora c’èèè / una città / e quella casa in mezzo al verde ormai / dove sarà?
così a memoria…
she turns kings into baggers
and baggers into kings
(Tom Waits)
Come diceva il Neri, nella discografia dei cari Scarafaggi si trova un po’ di tutto. A me ha sempre messo una grande stretta allo stomaco “You never give me your money” e “Golden slumber/Carry that weight”.
“Boy you’ve got to carry that weight and for a logn time”…non c’è bisogno di dire cosa e come ci fa soffrire, perché ne sentiamo già l’intero peso sulle spalle, sempre.