Sul genocidio degli armeni dovremmo trovare il coraggio di dirla tutta. La notizia di ieri è che l’Unione europea ha posto il riconoscimento del genocidio da parte della Turchia come prima condizione perché quest’ultima entri in Europa, ed è un fatto importante: anche se una mozione analoga fu invero promossa dal Parlamento europeo già nel 1987, anche se una mozione analoga fu approvata dal Parlamento italiano ancora nel 2001, anche se Russia, Argentina, Bulgaria, Cipro, Grecia, Belgio e soprattutto Francia hanno da tempo riconosciuto quella che non è una leggenda nera, non si tratta degli inca o degli etruschi: si parla del primo e acclarato genocidio del Novecento con un milione e mezzo di cristiani armeni sterminati semplicemente in quanto armeni, ciò che ispirò Adolf Hitler quando in un celebre discorso del 22 agosto 1939 (fatto storico anch’esso accertato) disse che si poteva invadere la Polonia e massacrarne il popolo senza preoccuparsi delle conseguenze: “Chi mai si ricorda oggi – si chiese – dei massacri degli Armeni?”.
Se ne ricorda il Papa, per esempio. E qui siamo all’incredibile. Giovanni Paolo II, il 9 novembre 2000, ricevette il patriarca armeno Katholicos Karenin e sottoscrisse questo comunicato: “Il Papa ha ricordato le persecuzioni subite dagli armeni a causa della propria fede cristiana mentre in un comunicato congiunto con il Katholicos armeno ha denunciato il genocidio compiuto dai Turchi, dichiarando che il genocidio degli armeni, che ha dato inizio al secolo, è stato il prologo agli orrori che sarebbero seguiti”. Successe questo: l’agenzia di stampa turca modificò il testo del Vaticano e scrisse che il Papa aveva fatto confusione; il principale quotidiano turco, il Milliyet, disse poi che “il Papa è stato ormai colpito da demenza senile” mentre altri giornali vicini all’organizzazione dei cosiddetti Lupi Grigi, riconosciuta dal governo turco, lamentarono che Alì Agcà non fosse riuscito nel suo intento. Sul serio. Ma questo non impedì al Papa di visitare l’Armenia e di elevare all’onore degli altari l’arcivescovo Ignazio Maloyan, vittima egli stesso del genocidio.
Tutto vero e sottaciuto, e il perché non è semplice da spiegare. In parte ha cercato di spiegarlo Avvenire, il quotidiano della Cei: “Il Papa – scrisse il 18 settembre 2002 – volle rendere omaggio alle vittime del genocidio sostando in preghiera nel mausoleo di Tzitzernagaberd a Erevan. In quell’occasione si domandò con sgomento «come il mondo possa conoscere aberrazioni tanto disumane». Eppure lo sterminio degli armeni resta un genocidio dimenticato e proterviamente negato. Ancora oggi gli Stati Uniti non vogliono sentirne parlare. Due anni fa un documento del Congresso che prevedeva il riconoscimento del genocidio degli armeni è stato ritirato su pressione dell’allora presidente Clinton. Le cose non sono cambiate, anzi. La Turchia è l’alleato fedele dell’America, avamposto militare nell’imminente guerra all’Iraq, ed è anche l’unico Paese musulmano amico d’Israele. Il negazionismo turco va a braccetto con l’unicità dell’Olocausto sostenuta dalla stragrande maggioranza del mondo ebraico. Così, ogni volta che qualcuno s’azzarda a ricordare il primo genocidio del secolo XX, scatta l’interdizione politico-mediatico-culturale”.
In parte è vero. Elie Wiesel e le più importanti organizzazioni ebraiche si ritirarono da un convegno internazionale sul genocidio a Tel Aviv e fecero pressioni perché l’incontro fallisse, giacchè i suoi organizzatori, «resistendo agli avvertimenti del governo israeliano, avevano incluso alcune sezioni dedicate al caso armeno». Così pure è vero che nel gigantesco Holocaust Memorial di Washington, finanziato e gestito dal Governo Federale, si è praticamente eliminato ogni riferimento agli armeni, così come agli zingari che pure, con oltre mezzo milione di vittime per mano nazista, ebbero in proporzione perdite più alte degli israeliti. Del resto, mentre ogni anno in tutti i cinquanta Stati dell’Unione nordamericana si celebra il “Giorno della Memoria dell’Olocausto”, i lobbisti ebraici del Congresso impedirono l’istituzione di una giornata di ricordo del genocidio armeno.
Ma c’è anche un’altra realtà, per fortuna. In Israele della faccenda si discute: basta guardare su IsraelForum.com, laddove la necessità di riconoscere in pieno la catastrofe armena è sottolineata almeno quanto lo scandalo per la posizione ufficiale di Gerusalemme, che tende a ridimensionare le cose per non irritare l’alleato turco.
il vice-ministro degli esteri israeliano Iosi Beilli, peraltro, nel corso della seduta del parlamento d’Israele del 27 aprile 1994, affermò che lo sterminio degli armeni era stato un vero genocidio; e non si contano studi e seminari anche israeliani dove i genocidi non vengono messi in contrapposizione bensì analizzati in parallelo, buon ultimo il convegno internazionale “La shoah e gli altri stermini del xx secolo” che c’è stato a Ravenna nel gennaio scorso. Il conflitto tra genocidi in occidente esiste in forma ormai residuale – soprattutto in Israele e negli Usa, dove pure la lobby armena ha una sua consistenza – ma ormai rappresenta una vecchia foglia di fico per divisioni prettamente politiche ed economiche: coi turchi a denotare, circa l’argomento armeni, una suscettibilità decisamente poco europea e poco occidentale.
Dopo aver riconosciuto il genocidio, la Francia è stata sottoposta dalla Turchia a a ritorsioni commerciali che in parte perdurano. Minacce personali ha dichiarato di averle ricevute anche Giancarlo Pagliarini, deputato leghista cui il tema è assai caro anche perché di moglie armena. Per sconcertante che sia, il genocidio non è solo completamente assente dai libri di scuola turchi: anche da quelli tedeschi. Proprio ieri, mentre l’Unione europea chiedeva ufficialmente ai turchi il riconoscimento della Storia, il quotidiano tedesco Die Welt annunciava che il Brandeburgo ha deciso di eliminare ogni riferimento ai massacri ottomani, sicchè l’ultimo riferimento a un più marginale “genocidio degli Armeni in Anatolia” è stato cancellato: e questo, stando a Die Welt, come conseguenza delle pressioni esercitate da un diplomatico di Ankara; il Brandeburgo era appunto rimasto l’ultimo stato tedesco a parlare del genocidio in un testo scolastico.
E’ su questa base diplomatica che Germania, Usa e Israele negano ancor oggi il genocidio, cui sovente non si chiede di sparire ma quantomeno di farsi piccolo. Ma sono resistenze politico-culturali che si possono vincere benchè di certa ambiguità, o di semplice distrazione, si rischia di trovar spazio talvolta anche in Italia. Sabato il Corriere della Sera aveva giustamente dato spazio a un dibattito sul genocidio degli armeni che per la prima volta nella Storia si è tenuto in un’università della Turchia; ebbene: due giorni dopo, il Corriere dedicava alla questione turca addirittura l’editoriale di prima pagina, scritto da Gianni Riotta, ma la questione armena non era neppure menzionata.
Tempo fa è successo qualcosa di analogo durante la trasmissione L’infedele condotta da Gad Lerner: la puntata era giusto dedicata alla Turchia e lo scrittore cattolico Vittorio Messori ricordò il genocidio e soprattutto che la storiografia turca vieta a tutt’oggi di parlarne: ma Lerner l’invitò a non strumentalizzare i drammi del passato ai fini del presente. Anche se l’impressione è che l’Unione europea, nel chiedere nel presente un riconoscimento turco del loro e nostro passato, pensi giust’appunto al futuro. Il loro e il nostro.
Testo classico sul punto (non è un manuale di storia, ma un romanzo molto realistico):
“i 40 giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel.
Ma come mi piace quest’omino qua! stasera mi sento tutt’armena.
Lo so già, vado.
Che schifo…
Del resto i System of a Down (californiani di origine armena) sono stati “invitati” dalla autorità turche a non suonare la loro canzone P.L.U.C.K. (Poltical Lying Unholy Coward Killers) che tratta appunto di questo nei loro concerti in Turchia…
a.
Un freddo elenco di date, fatti e avvenimenti. Un argomento interessante trattato senz’anima, senza passione e che meritava una partecipazione diversa. Peccato.
Stavo per replicare a questo qua sopra.
Poi ho visto il suo sito.
“Un freddo elenco di date, fatti e avvenimenti. Un argomento interessante trattato senz’anima, senza passione e che meritava una partecipazione diversa. Peccato.”
L’ha scritto un giornalista, non un blogger.
E’ il suo mestiere riportare i fatti.
Grazie.
Aggiungerei che dovere di un giornalista è anche cercare di pubblicare: nel caso, pubblicare un articolo del genere sul terzo quotidiano nazionale che, di passaggio, è anche filogovernativo e quindi filoturco. Vedimo se domani esce o no.
Not to be forgotten
Filippo Facci, su Macchianera, a proposito del genocidio degli armeni da parte dei turchi, del coraggio di Papa Wojtyla, del giornalismo turco e dei motivi per cui gli Stati Uniti hanno praticamente cancellato una pagina di storia che ispirò Ado…
“Sai che cosa non sopporto in questi nuovi maestri del pensiero? Che non muovono mai il culo dalla sedia”
parole sante
UNO per Facci
Complimenti a Facci.
Consiglio sullo stesso tema il bellissimo “La masseria delle allodole” di Antonia Arslan.
Peccato che questo articolo già sia sceso un po’ nella pagina di Macchianera.
Il giornalista l’ho letto molto più partecipativo in molte altre occasioni di ben minore impatto e magari un tantino più futuli. E lì mi era piaciuto di più. Tutto qui, se mi é permesso dirlo.
Caro Facci, quanto al sito, non vorrei rammentarti certe tue disavventure nella frequentazione di siti. Su da bravo, fai il signore – almeno ora – e lascia perdere.
Quando gli Stati Uniti, rovinati da una politica economia e ambientale dissennata, da guerre dispendiose e rovinose, ci chiederanno di poter iniziare i trattati di adesione all’UE, gli chiederemo di riconoscere il genocidio perpetrato ai danni delle popolazioni di nativi americani… Anti-americanismo a parte, abbiamo tutti (intesi come stati nazionali) i nostri scheletri nell’armadio. Non è un caso se Messori oggi si appassiona tanto per l’Armenia (oltre naturalmente che per la Madonna), e in questo senso trovo che la sua sia stata strumentalizzazione come lo è quella della Lega, che invece taceva compiaciuta davanti allo sterminio dei musulmani bosniaci. Se poi ci metti le barbarie ignorate a sinistra si completa il quadro di un generale disinteresse verso ciò che non fa comodo.
ma il Facci ha un blog?
Facci chi?
Ma ci facci il piacere, ci facci.
Washington, 15 set. 2005 – Nonostante le forti obiezioni dell’Amministrazione Bush la Comissione Esteri della Camera dei Rappresentanti statunitense ha aprovato con 35 voti a favore e 11 contrari una risoluzione nella quale si definisce genocidio il massacro degli armeni in Turchia, avvenuto fra il 1915 ed il 1923.Il documento chiede ad Ankara di riconoscere le responsabilità dell’allora Impero ottomano; una seconda risoluzione chiede che la politica estera statunitense rifletta la realtà del genocidio, definizione sempre respinta dalla Turchia.
Vorresti forse insinuare che il Facci non é aggiornato? Che non ha consultato le fonti più recenti? Non é possibile. Sicuramente ti sbagli; anzi sei in evidente mala fede.
Il seguito della notizia postata da Sarah, testuale, è: “Non è ancora chiaro se e quando le due risoluzioni saranno portate davanti alla Camera dei Rappresentanti per un discussione”.
Premetto doverosamente che la stima che nutro per Facci chiama in causa i numeri negativi. Tuttavia, stavolta siamo d’accordo su quasi tutto (a parte l’avverbio proterviamente, che il dizionario rifiuta di includere). Oltre al citato romanzo di Werfel, capolavoro assoluto della letteratura di tutti i tempi, segnalo “La vera storia del Mussa Dagh”.
(ps: chi decidesse di leggere il rimanzo di Werfel salti senza indugio le note sui risvolti di copertina, scritte da un criminale. Ci potra’ tornare, avendo tempo da perdere, dopo aver finito il romanzo).
Contevico, puoi fare tutte le critiche che vuoi; ma se perpetui linguaggi mafios,i e allusivi a chissà che, io vengo a casa tua e ti butto dal balcone. Altro che signore.
Dovresti vedere cosa ha scritto contevico sul suo blog…..
l’ha letto, l’ha letto…
Filippo, da ex collega ti ringrazio. Onore e onere nel trattare un tema tanto ostracizzato…
Quanto all’ipocrisia tognina nell’affrontare certe questioni, “Realpolitik” ti dice nulla? Considera gli stretti rapporti germanico-turchi sin dai tempi del baffuto Bismarck… e che i primi responsabili del genocidio, nel 1919, ripararono proprio indovina dove? In Germania, ach so! Dove furono protetti per benino… Solo con gran fatica e dopo anni di pervicace, voluta rimozione, i teutoni hanno iniziato a prendere atto della necessità di confronto onesto con la LORO storia nazionale, figurati con quella altrui. Per non dire di peggio: fino a qualche anno fa, usare la stessa parola Fuherer (= guida) al di fuori del contesto turistico, era un tabù. Pensa te…
Per essere eufemisti, il regime turco non è mai andato troppo per il sottile con le proprie minoranze etniche: ho due amici carissimi di origine armena (uno è un noto, eccellente comico televisivo) che mi raccontavano come i loro nonni scamparono allo sterminio arrivando fortunosamente in Italia. Uno con un tappeto sulle spalle, l’altro con una macchina fotografica. Tutto quello che erano riusciti a salvare… Dovettero rifarsi vita e famiglia da zero, lasciandosi l’orrore alle spalle. E loro, per fortuna, ce la fecero.
Non furono altrettanto fortunati circa un milione e mezzo di donne, vecchi e bambini, che dal 1915 furono fatti morire di stenti, deportati nel deserto o massacrati con esecuzioni sommarie dai Giovani Turchi, dopo che le donne e le bimbe furono umiliate in ogni modo: 2/3 degli Armeni nell’Impero Ottomano. Circa 100mila bambini furono strappati alle famiglie e allevati “rieducandoli” (come del resto fecero gli italiani per almeno due secoli con i bimbi ebrei, e gli australiani negli anni’20-’30 con quelli aborigeni…)
I sopravvissuti furono non più di 600mila.
Poco dopo, l’Impero Ottomano collassa. Nel 1919, un processo a Costantinopoli rigetta la colpa del genocidio sui Giovani Turchi e assolve il governo da ogni responsabilità, cosa che fecero altri processi successivi. Mai si ebbe giustizia. Addavenì Norimberga…
Sempre nello stesso anno, gli Armeni riconquistano l’Armenia Turca e si autoproclamano repubblica indipendente, a quanto rammento riconosciuta pure dal trattato di Sèvres (1920?21? ‘Azz, Storia dei trattati…). Però i Turchi non mollano l’osso: a fine anno, con la neonata Urss attaccano l’Armenia e nel 1923, il trattato di Losanna disconosce ogni diritto all’esistenza di uno stato armeno indipendente.
Si noti che il territorio conteso è ricchissimo di gas naturale e petrolio… ahem…
Una volta salito al potere (1927) Stalin mise una bella ciliegina sulla torta. Deportò gli scampati e creò uno stato artificiale di sua invenzione, la Repubblica sovietica dell’Armenia, fregandole un pezzo e dandolo agli Azeri: il Nagorno-Karabak. Che rimase però popolato dagli Armeni, questi gran testoni… Il che pose le basi, molti anni dopo, dell’aspro conflitto Armeno-Azero sorto nei primi anni Novanta (1988?89?Boh? Ricordo solo che in tv si scannavano), mi par di ricordare. Dal 1991 L’Armenia è stato indipendente, ma il 90% del territorio resta sotto controllo turco.
L’ONU ha riconosciuto il genocidio armeno nel 1985, il Parlamento Europeo nel 1997. Come spesso capita (v. risoluzioni Onu vs. Israele per i territori occupati) si è trattato di lettera morta.
Sul fatto che Israele sia tanto omissivo in merito, mi stupisce, ma non più di tanto. Lo dico con estrema amarezza, visto quanto combina a Gaza. Però, sono la prima a riconoscere come la Shoah – che conosco bene – sia stata un punto di non ritorno nella (in)civiltà umana. Senza voler sembrare sionisti d’accatto, o attribuire un valore maggiore ai morti nei campi di sterminio nazisti (fra i quali, giustamente FF ricorda vi furono anche armeni: leggete il post di GN sulla razza, oggi…) è indubbio che nessun regime sia mai arrivato a un tale abominio. Voler scientemente cancellare su base ideologica l’esistenza d’intere popolazioni e averlo messo in atto con scientifica, teutonica precisione, aver organizzato la morte e persino il riutilizzo a fini economici di quanto rimaneva degli sterminati FA la differenza, il fattore di scarto fra la Shoah e gli altri genocidi, a mio modesto parere. Ma questo è un altro tema.
Ciò non toglie che il genocidio, OGNI genocidio sia un crimine. E, purtroppo, fu uno strumento che adottarono persino Greci, Persiani, antichi Romani… a quanto mi raccontava il mio amico Marco Guidi, che scrisse un illuminante libro nel 1993
su quello della ex Jugoslavia, che vi consiglio: “La Sconfitta dei media”.
Leggetevi anche questo, comunque, per i rapporti fra Usa, Israele e Armeni… pare interessante: http://www.threemonkeysonline.com/ it/threemonkeys__genocidio_armeno.htm
Attendo invece con trepidazione la versione autentica e appassionata di Contevico: “… Armeno? Armeno venti pagine!” con inclusa scena madre e agnizione di figlio crudelmente strappato dai biechi Ottomani, ritrovato dalla madre in punto di morte, arruolatosi nei Giovani Turchi : “Caravan? Sei tu?”
“… Madre!”
“Figlio mio, Caravan… attento… attento… non parcheggiare mai in doppia fila e non usare mai la corsia di emergenza…”
Buona giornata a tutti…
Son qua. Quando vuoi. Scrivimi in privato che ti mando l’indirizzo. Ma fallo però: solo i codardi minacciano invano. E se fai il gradasso ma poi non vieni ti sputtano qui e altrove. OK?
“(…) pubblicare un articolo del genere sul terzo quotidiano nazionale che, di passaggio, è anche filogovernativo e quindi filoturco.”
Ma i tre quotidiani più venduti non sono gazzetta e corriere e repubblica ?
A parte questo, è in parte vero quello scritto nel commento di Contevico.
Nel senso che, per il voler scrivere un pezzo obiettivo e ‘giornalisticamente’ valido, non si capiscono i motivi dietro al disconoscimento del genocidio armeno.
Certo, poi chi vuole si informa e si forma la propria idea…
@Anvediche..
guida in contesto turistico è Stadtführer, Reiseführer o Reiseleiter.
E bravo il Facci. Quando gli rispondono a tono, minaccia. La risposta sul blog di contevico gli é andata proprio di traverso. Chissà perché, eh eh eh eh.
Comunque io mi apposto sotto il balcone.
“Quando Facci scrive un post, metà commentano il post e metà commentano Facci”
@John Charles,
Una domanda per curiosità.
La mia edizione del romanzo di Werfel (vecchia come il cucco) non ha note. Qual’è l’edizione cui ti riferisci e chi è l’autore delle note?
“Quando Facci scrive un post, metà commentano il post e metà commentano Facci”
posso commentare il commento di facci che commenta i commenti che commentano i suoi commenti ai commenti per un post poco commentato?
:p
oh beh, io sono quasi una carmapana (cit.) di facci, però anche a me è sembrato freddo nell’esposizione dei fatti. Ci sono giornalisti che espongono i fatti e riescono anche a coinvolgere il lettore.
Grazie Barynia per la precisazione, riferivo da quanto letto su un vecchio articolo dell’Espresso, che mi colpì molto, cmq (non rammento l’autore, però mi pare fosse Gambino, forse… forse???). Io di tedesco so ben poco, hai presente le “Sturmtruppen”? Ecco… a quel livello lì!;o)))
Complimenti a Facci.
Bisognerebbe aver conosciuto qualche armeno che riporti memoria storica dei fatti per comprendere appieno il fenomeno.
E’ sufficiente andare nella chiesa armena che sta alla Salita di San Nicola da Tolentino, a Roma.
Altro elemento: il termine olocausto è stato attribuito proprio per definire il genocidio armeno, ancor prima di quello degli ebrei.
Anche se non riesco acapire che ve ne importi dello stile quando si parla di fatti così clamorosi, non vorrei sembrare una principessina sul pisello della propria permalosità. Se trovate il pezzo troppo ecco, che dire: sarà vero, anche se in Contevico ho trovato una tonalità preconcetta e da piccolo stronzo. A mia difesa ripeto questo: i fatti innanzitutto, in secondis io dovevo riuscire a pubblicare quel pezzo sul Giornale. E così è stato.
Chiudo qui (ci provo).
(credo che cambierò tastiera)
Qualche preconcetto Facci?
E, al solito, conosci solo offese e minacce?
Comunque cambia pure tastiera, ma prima di chiudere (o scappare ?) vedi di non svicolare.
Lo sai che ti aspetto.
Anzi per facilitarti le cose ti scrivo subito qui il mio indirizzo di posta elettronica: contevico@gmail.com
Coraggio.
Interessante questa sinergia tra blog e informazione ufficiale, sarei curiosa di sapere quanto e se concorrono i commenti, se nella qualità o quantità o che so io, in effetti non ne so niente, chiedo scusa se la mia curiosità è per voi banale.
Secondo me, Facci, dovresti provare con un diversivo…
che so, prova a firmare un pezzo sul blog con uno pseudonimo (o meglio ancora, col nome di un altro!), aspetta un paio di giorni e vedi cosa succede.
Ah, alla fine però devi render pubblico che il pezzo è tuo !
Magari in un post senza possibilità di commentare.
concorrono, concorrono, cara fotoreportress.
basta leggere gli scritti del nostro per vedere come attinge a piene mani in questo e in pochi altri blog.
(dal prendere spunto dai fatti riportati al citare modi di dire tipici, neologismi, ecc…)
Ottima idea. Prova con lo pseudonimo “triste individuo”, ti calza a pennello.
vabbuò, non volevo essere ironico,
ma solo dire che ‘sta cosa, “Quando Facci scrive un post, metà commentano il post e metà commentano Facci” è vera !
E comincia a rompere un poco.
E non solo a Facci…
Patetica la strumentalizzazione che si fa di faccende private e non pertinenti del Facci, per attirare l’attenzione sul proprio blog.
Nella sua risposta Facci è stato supponente e arrogante come sempre ma la risposta di contevico allusiva e minacciosa e l’articolo sul suo blog, hanno di gran lunga superato il cattivo gusto di Facci.
E adesso, mi chiedo, che succede?
Vi picchiate a testimonianza della vostra forza fisica? O vi rincorrete nel web a suon di “a te non ti si rizza” o “ti rode perché a me le donne me la danno e a te no”?
Teneteci aggiornati: in ogni caso certe virili manifestazioni di superiorità, mi rincuorano sul grado di civiltà della nostra società.
Meno male che i turchi son lontani, gentaccia quella lì che stermina gli armeni, qui sì respira la vera democrazia e tolleranza!
Caro Filippo Facci, non ti curar di loro e accndimi sta sigarette
:)
Bel pezzo complimenti !
Touchè.
dai, talpa, non metterla giù così dura…
dopotutto non si è fatto male nessuno.
Torniamo a parlare di genocidi, ti va ?
(mi riferivo a La Talpa)
Allora chi attinge è forse di poca fantasia o fautore di una informazione democratica e demoscopica? È solo uno che si serve del mezzo per pubblicare? E poi chi commenta è la società o solo una parte di essa? Lo so, chiedo troppo.
Cara Talpa mi sembri dimenticare (volutamente?) che l’attenzione sul mio blog (troppa grazia) l’ha attirata il Facci citando appunto quel blog con aria di commiserazione solo per avere io scritto che l’avevo trovato (il Facci) migliore in altri articoli.
Questi sono i fatti da chiunque verificabili.
Se poi il Facci é abituato a deridere o a prevaricare (perché di prevaricazione e di prepotenza trasuda il suo iniziale commento sprezzante) e quindi a minacciare, senza sentirsi rispondere per le rime, si dia una regolata.
Egregio Contevico, tu non hai scritto solamente “Ho trovato Facci migliore in altri articoli”, perchè nel caso, pur infastidito, ti avrei risposto che probabilmente avevi anche ragione. Tu, di fronte a un tema clamoroso e di cui non si parla MAI, ti sei limitato a sentenziare didatticamente: “Un freddo elenco di date, fatti e avvenimenti. Un argomento interessante trattato senz’anima, senza passione e che meritava una partecipazione diversa. Peccato”.
Dopodichè ho pensato che, di fronte a un giudizio così espresso, le possibilità erano due: 1) eri un genio;2) eri un poveraccio. Sbirciando il tuo sito diciamo che mi sono fatto un’idea.