(COMM. STRAGI, II 141-145; NUMERAZIONE TEMATICA 13)
E’ vero che, nello sviluppo dei tempi, il potere della D.C. è andato largamente fondandosi sul predominio in materia bancaria. All’inizio non era così (anche per una certa eredità liberalmassonica) e ci si lamentava in campo democristiano dello scarso potere detenuto nel settore bancario. Oggi certo non è più così, specie se si abbia riguardo al settore delle casse di risparmio, banche popolari, banche rurali e sopratutto a quello delle grandi banche d’interesse pubblico che fanno capo all’Iri. Intendo dire come potere esercitato dall’Iri, perché molte di queste banche sono gestite da banchieri di livello internazionale e, per ragioni professionali e morali, di autentica indipendenza. Fatte queste distinzioni, bisogna dire che anche qui al potere in voti della D.C. corrisponde un eccesso di potere finanziario. La D.C. ha cioè di più di quanto dovrebbe avere, anche volendo applicare un meccanico criterio: tanti voti, tanto potere in banca. La competenza della nomina è del Comitato interministeriale del credito e risparmio, salvo qualche caso in cui entra in gioco lo stesso Consiglio dei Ministri. Naturalmente più la struttura di quest’organo è pluricolore, più le discussioni vi si fanno animate ed il terreno di intesa difficile. Non è detto, d’altra parte, che la natura monocolore del governo faciliti il compito. Il comitato è quindi un luogo di scontro, ma non è il solo. Si può immaginare che cose di questo rilievo siano trattate in via preliminare sul piano politico tra un ristretto numero di partecipi, dello stesso o di diversi partiti. Perché è ben vero che si tende verso la spoliticizzazione (almeno lo si dice), ma uno scambio di punti di vista preliminare non manca mai, che dopo che è stata giustamente accolta la richiesta correttiva degli altri partiti, primo il PCI, per una discussione parlamentare in comitato ristretto, prima che esse diventino effettivamente operative. Qui dunque il discorso o si può fare con riguardo al passato, ovvero con riguardo all’avvenire. L’esperienza del passato è, sappiamo, per ritardi, insufficienza, tipo di gestione chiusa, altamente deludente. Per l’avvenire [si] deve vedere come le cose si svolgeranno ed è da augurarsi sinceramente che segnino un miglioramento.
Oggi le cose come le sentiamo dire e sono segnalate. Caltagirone, come ho detto, che è gran parte nella scelta del nuovo direttore che lo interessa. Casse di risparmio nelle peggiori delle condizioni. Il Banco di Sicilia con proroga di fatto da quasi nove anni. Il Monte dei Paschi registra lunghissimi ritardi. Non potendo seguire tutte queste vicende, gravissima l’emblematica vicenda del Banco di Sicilia. L’attuale, prorogato Prof. De Martino, succede ad altro, non ricordo più chi, a sua volta lungamente prorogato. Non è dunque un caso, un incidente una volta tanto. E’ un sistema, quello cioè della spartizione del potere non sempre tra i partiti, spesso nell’ambito dello stesso Partito. Così è certamente per il Banco di Sicilia fermo da anni, in attesa di sapere, tramite il governo regionale, se l’ambita carica debba essere conferita alla degna persona dell’On. Prof. La Loggia. Presidente di commissione parlamentare regionale o al Prof. Nicoletti, qualificato magistrato della Corte dei Conti o ad altri. Non c’è qui l’aculeo dell’aspirazione, legittima o no, di un altro partito, ma si tratta solo di scegliere tra persone di casa, le loro correnti però, i loro poteri, i loro clienti, i loro amici. E allora non è che taluno prevalga, si ferma tutto. Cosa questa che è andata diventando più frequente e più grave in questi ultimi [tempi], che hanno fatto toccare limiti inconsueti di anomalia. Mi auguro che una correzione si trovi con l’intervento del parlamento, che si correggano le più gravi disfunzioni e che i rappresentanti politici della Presidenza del Consiglio e dei Partiti trovino soluzioni decenti, che spesso potrebbero essere reperite proprio con la rinuncia alla scelta partitica e l’affidamento a personalità che, non essendo di nessuno è di tutti e quindi tutti , garantisce meglio dal punto di vista del pubblico e del privato interesse. Naturalmente su tutto questo c’è la Banca d’Italia che opera, al massimo delle sue possibilità, con uno scrupolo e con un’obiettività che sono da tutti riconosciuti. E’ chiaro però che essa fa solo quello che può fare. Vorrei ora notare che la Banca d’Italia è anche strumento efficace di collegamento sul piano internazionale, a parte quel contatto che i grandi e solidi istituti ed essi soli, hanno direttamente.