Alla base di ogni democrazia c’è il fatto che nessuno deve poter sapere di che colore è la tua cacca. (a parte, ovviamente, la redazione della rivista “Fetish People”, a cui piace riceverla in buste di plastica, ogni primo lunedì del mese, per poi pubblicarla nella rubrica “La posta di Loanne”. E non sto parlando di foto).
Se non sai di che colore è la mia cacca (non sto parlando con te, Loanne cara) non sai che cosa ho mangiato ieri sera, quindi non puoi sapere se sono stato al ristorante per una cena a base di pesce, o se ho invece preferito spalmare sopra una mezza fiesta della senape scaduta (la ricetta Berlusconi per restare in forma spendendo poco).
Non potrai dedurre come passo le mie giornate, che posti frequento, qual è il mio reddito, con quali persone esco, e che lingua parlo dopo essermi scolato otto litri di birra (generalmente un misto tra il sumero e l’inglese di Berlusconi).
Insomma, sono libero di fare ciò che voglio, nella legalità e nel pieno dei miei diritti, perchè so che nessuno può controllare quello che faccio.
In caso contrario, non mi sentirei più libero di comportarmi come meglio credo, specie se chi mi controlla non mi permette di sapere perchè lo fa e in nome di chi.
Questo principio sta alla base di qualsiasi forma di libertà democratica.
Mentre in un regime ogni libertà è in mano a chi detiene il potere, cui è permesso qualsiasi tipo di controllo o repressione verso l’individuo (l’unico scopo è dare continuità al proprio potere e tutto il sistema è coerentemente votato a tal fine), in una democrazia l’unica forma di controllo realizzabile dal potere è quella segreta, perchè illegittima (a parte i casi garantiti dalla legge).
Si realizza così una sorta di perversione coprofaga: ogni nostro escremento, fisico o intellettuale, deve poter essere catalogato, schedato e analizzato.
Prima il problema erano i servizi segreti.
Ma quelli hanno talmente tante sottoramificazioni clandestine che finiscono per controllarsi a vicenda, lasciandoci in pace. Inoltre, il livello della nostra intelligence è caduto talmente in basso che l’appellativo è frutto del sarcasmo (ieri il Sisde ha trasmesso un’informativa secondo la quale nei prossimi giorni ci sarà un aumento delle temperature al centro-sud, qualche temporale al nord).
Poi è venuta l’era informatica. Bill Gates non ti dice che cazzo ci ha messo nei suoi sistemi operativi; come se un concessionario ti sigillasse il cofano dell’auto che hai appena comperato per impedirti di guardarci dentro. (poi scopri che c’è una scimmia che pedala o, peggio, il blocco-motore di una Fiat Punto)
Se hai un cellulare sei fottuto, sanno dove ti trovi in qualsiasi momento. (per questo motivo il mio lo tengo legato al collare del mio cane, Spinky. Se un giorno dovessi fuggire, Spinky sa cosa deve fare)
Ma se pensavamo di poter stare tranquilli off-line, irrintracciabili, privi di dispositivi umts, chiusi in casa a stampare i nostri miseri volantini sovversivi da distribuire nelle piazze alle quattro del mattino (inneggianti a slogan del tipo “Rispetta la Costituzione”, “Difendi la Magistratura”, “Gasparri cervello libero”), oggi sappiamo che non è così.
Le nostre stampanti ci osservano, ci studiano e raccontano in giro quello che facciamo.
E io, che diffidavo del tostapane.
(fonti: punto-informatico.it ; Electronic Frontier Foundation; pcworld.com)