Il 19 luglio 1990, l’Unità – l’allora “Giornale del Partito comunista italiano” – decideva di uscire con una prima pagina pressoché bianca a seguito della sentenza emessa il giorno prima sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Queste le uniche parole:
Ci vollero due anni per dichiarare la sentenza del 18 luglio “illogica”, “priva di coerenza”, “immotivata” ed “inverosimile”. E solo il 23 novembre 1995 venne emessa la sentenza che riconobbe i primi responsabili della strage di Bologna: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro nonché – per il depistaggio delle indagini – Licio Gelli, Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte.
L’indignazione e lo sgomento che trasudano ancora oggi in quella prima pagina de “l’Unità”, però, non svaniscono in un angolo della memoria. Perché della memoria ne sono i presupposti.