sottotitolo: chi mi piglia pe’ francésa, chi mi piglia pe’ spagnola…
Roma, Stazione Termini. In un giorno non meglio precisato (stamattina presto), faccio la fila alla cassa di un bar non meglio specificato per pagare un cappuccino-da-portar-via prima di andare da mia mamma (che è in ospedale, in questo momento sotto ai ferri per un’operazione agli occhi.). Effettivamente il mio aspetto non è fresco e riposato (forse perché, tra l’altro, non ho dormito un granché.). Fa un caldo della material girl e ho i capelli legati alla bell’e meglio. Indosso dei jeans un po’ consumati (ma niente buchi) e una maglietta rossa con sopra il faccione di Winnie-the-Pooh, perché è la prima cosa pulita che mi è capitata sotto mano aprendo l’armadio e avevo fretta di uscire. Ho bisogno di quel cappuccino, almeno mi sveglio un po’.
Arriva il mio turno, chiedo il mio cappuccino-da-portar-via. La cassiera mi guarda storto e dice “ma vattene, va’!“.
Penso di non aver capito, forse non ce l’ha con me, guardo in giro, non capisco con chi stesse parlando, comunque chiedo di nuovo il mio cappuccino-da-portar-via. La cassiera mi dice “allora non hai capito? Te ne devi annà, mo’ chiamo l’immigrazione e vedi! Mo’ li zzzingari ce vengono a rubbà pure li cappuccini…”
La guardo perplessa. In vita mia la gente ha ipotizzato che fossi greca (sì, nella mia migliore interpretazione di Irene Papas nel ruolo di Penelope…), spagnola, portoghese o sud-americana, ma, onestamente, non ho la faccia da zingara, se con “zingara” s’intende quello che intendono di solito gli italiani, cioè “Rom”. Decisamente non ne ho né i tratti somatici, né l’accento. Boh.
Arriva il suo capo, che chiede cosa stia succedendo. Gli dico che volevo solo un cappuccino-da-portar-via, lui non capisce dove stia il problema, la cassiera bofonchia qualcosa sul mio essere un'”albanese che vòle rubbà” (adesso ho anche una denominazione di origine: sono albanese.). A questo punto prendo la carta d’identità e la metto davanti al naso della cassiera, dimostrandole che sono autòctona almeno quanto lei.
Il boss mi chiede scusa, “ma sa, signora (?), con tutti ‘sti zingari che girano da ‘ste parti…“. La cassiera cretina e xenofoba insiste che “ma quella [cioè io, n.d.r.] parla strano [“cappuccino-da-portar-via” l’ho detto migliaia di volte a un sacco di cassieri di un sacco di bar, e, guarda un po’, hanno sempre capito quello che intendevo: un cappuccino-da-portar-via.] e guarda che capelli!“.
M’incazzo, ma sono stanca, e ho fretta, quindi non mi va di discutere oltre ma le dico che, con tutto il rispetto per la categoria dei cassieri, lei non può aspirare a nulla di meglio nella vita che fare la cassiera in un bar alla stazione.
Il cappuccino? Gliel’ho lasciato lì senza pagarlo, tanto ormai ero sveglia. E vaffanculo.
E’ una situazione spiacevole, molto spiacevole.
Mi è capitato alle volte di essere guardato in un certo modo – diciamo, con diffidenza – per il modo in cui ero vestito. Se indosso una camicia di lino tipo nepalese a porta portese mi chiedono i prezzi delle merci esposte, scambiandomi per uno dei commessi asiatici.
Ogni volta che mi capita mi dico: “ma guarda questa/o, mi ha scambiato per un pezzente. Che c’entro io che sono colto, istruito, ecc.: solo perché non vesto firmato mi scambiano per un pezzente?”
E poi penso ai “pezzenti” veri, a quelli che non li scambiano per nient’altro che quello che sono. Loro cosa pensano di fronte ai quotidiani atteggiamenti di chiusura, diffidenza, antipatia, … ?
Dimmi qual’è il famigerato bar, starò in stazione verso le 19.00 stasera e voglio proprio andare a prendere un cappuccino-da-portar-via dalla cassiera. Immagina la sua faccia tronfia quando vedrà che un distinto ragazzo, in giacca e cravatta, se ne andrà con il suo prezioso cappuccini senza pagarlo!! :-)
cioe’…incredibile…non ho parole…
Ma ci rendiamo conto dell’ignoranza che regna nel nostro paese?? a parte il fatto che c’è un ingiustificato pregiudizio nei confronti di chi non si veste trendy,chic ecc..ma il cervello si potrebbe collegare alla bocca ogni tanto,no??!
Ahahahahah. Zzo Gio’, te capitano tutte a te!
A questo punto ci vuole un attacco stile “flash mob”: tutti un pò trasandati al caffè della stazione termini a una ora precisa a ordinare un cappuccino-da-portare-via.
Iniziate il passaparola e usati gli SMS… ;-)
adesso vogliamo la foto!
“e dico che, con tutto il rispetto per la categoria dei cassieri, lei non può aspirare a nulla di meglio nella vita che fare la cassiera in un bar alla stazione”
e così, sempre con tutto il rispetto, siete pari e patta.
Almeno non hanno potuto minacciarti di castrazione…
Che immensa tristezza..
Guarda, a esser sinceri, anche da come scrivi pari un po’ “zinghera”…
Mi spiace per l’accaduto: noi ci possiamo ridere/incazzare. E possiamo sperare che a forza di discussioni, incazzature e tentativi di sensibilizzazione la gente impari a guardare “oltre” i capelli in disordine e la pelle olivastra.
«e così, sempre con tutto il rispetto, siete pari e patta.»
Ishmael – neanche per sogno. Lei mi ha giudicato per l’aspetto, io l’ho giudicata per il comportamento: c’è una bella differenza, se permetti.
Ti prego mandami x email le indicazioni precise del bar di Termini così eviterò accuratamente di andarci.
Grazie
BlueValentine – tra l’altro nemmeno ce l’ho, la pelle olivastra (se dico che alle elementari, causa somiglianza col cartone animato, mi chiamavano Heidi? ho peggiorato le cose, vero?)…più passano le ore e più mi convinco che la colpa dell’accaduto, in realtà, sia tutta di Winnie-the-Pooh, ecco.
Eccerto!
E’ Winnie no?
L’orsetto ladro per antonomasia! Lui che non fa niente se non ciucciarsi il miele!
Avran pensato che la proprietaria si identificasse con la maglietta!
Tzè!
Ho letto il post. Mi perdoni, signora o signorina, ma quali commenti si aspetterebbe per alleviare il suo stupore, o per meglio dire la sua ira, visto che termina con un meraviglioso “vaffanculo”.
Che qualcuno le ricordi che esiste la maleducazione? Il razzismo? Il pressapochismo? Lo stress da “cassiera”? Lo stress da caldo? La cialtroneria?
Scusi, eh, ma fino a stamattina da quali parti di mondo aveva trascorso il suo tempo?
Come va di moda da un pò, semmai, vuole che le dia una mano dicendole che forse è colpa di Berlusconi?
Mi dispiace, davvero, per sua madre. Spero si rimetta al più presto. Ma io, senza offesa, tra chi si rompe i coglioni in un bar di Roma Termini per 500 euro massimo al mese dietro un banco a sorbirsi le cazzate di chiunque voglia il cappuccino “alto, basso, macchiato, freddo, caldo in tazza fredda, freddo in tazza calda”, e magari sentirsi mandare in culo in maghrebino per aver fatto un imprecazione o spallucce, ecco, veda, io sto dalla parte della cassiera. Che è perdonabile se per una volta può aver sbagliato con lei. Mentre lei ha pure il tempo di postare in un blog prestigioso come questo. Ha il tempo di raccontarci una sciocchezzuola della quale ci cale il giusto. E, sono certo, sarà anche una persona di buona educazione, buona scuola, buoni libri. E si indigna per ciò che le è successo al punto tale di regalarci un magnifico “…lei non può aspirare etc. etc…”.
Senza offesa, sto dalla parte della cassiera.
Mah, sfido chiunque a non sembrare un barbone, appena sveglio…
Una mattina mi son svegliato (mi ricorda qualcosa…) scazzato e mi sono guardato allo specchio: occhiaie, capelli arruffati, barba incolta e gustaccio in bocca… sembravo un portoricano sbronzo, un messicano tossicomane.
Poi una lunga doccia e una bella rasata mi hanno trasformato in un figo…
Ma come cazzo parli?
‘Ste cose capitano solo in Italia. Il giudicare cosi’ tanto la gente dall’aspetto o dai vestiti e’ una cosa che all’estero ho notato molto meno. E si va da episodi come questo al generale abito che fa il monaco, per finire all’obbligo di essere eleganti/alla moda.
Qui in Australia per esempio sono maestri del cattivo gusto, e’ vero, ma il fatto positivo e’ che nessuno ti giudica dall’aspetto, mai. Puoi essere con gli infradito (come tre quarti della gente a Sydney) e essere rispettato e trattato come chi e’ in giacca e cravatta.
ps. Ah, cmq a fare un po’ di pubblicita’ nel Blog non c’e’ niente di male, nessuno ti verra’ mai a dir niente. Potresti benissimo mettere anche in grasseto nome e indirizzo del Bar, e magari il nome della cassiera se te lo ricordi.
Io per esempio la prossima settimana arrivo a Fiumicino a passo da Termini, magari lo tengo presente.
Il comportamento della cassiera è stato senza dubbio esecrabile, razzista ecc. ecc., ma tu perchè allora le hai mostrato la carta d’identita? Per riacquisire un diritto che ti era stato defraudato a causa dell’occasionalmente trascurato aspetto? E se fossi stata veramente “zingara”, il cappuccino non lo avresti quindi potuto aquistare?
ernie – io avrò anche il tempo per postare ‘sta sciocchezzuola su “un blog di prestigio” (aspettando che mia mamma si riprenda dall’anestesia, passo il tempo come posso, che volete farci…), ma vossignorìa ha il tempo per lasciar commenti (che io non “mi aspetto”. Ho raccontato una cosa che mi è successa stamattina, non per questo esigo un commento.) lunghi quasi quanto il post… Capisco la commessa scazzata, il caldo, e non c’è più la mezza stagione, signora mia, capisco tutto, ma quando la commessa scazzata s’è trovata davanti all’evidenza dei fatti, continuava a negare il suo errore. Io, quando sbaglio (e quando me ne rendo conto o me lo fanno notare), chiedo scusa. Lei non l’ha fatto. A me sarebbe bastato anche che l’avesse “buttata in caciara”, come diciamo noi zingari, e avesse esclamato “oops!”. Probabilmente avrei riso.
E invece non è successo.
La maleducazione, ecco: quella è una cosa che non capisco.
Robbie the Robot – no, solo per dirle che non ero né albanese, né svizzera, né giapponese, dato che a parole non mi credeva. Non che ci sia alcunché di male ad essere albanesi, svizzeri o giapponesi, o quello che è, ma, dato che per lei sembrava essere un problema…
Ma dai Giorgia, non ci posso credere!!!
Porto la mia esperienza personale… premetto di essere italianissimo… ma vengo da nonni di quattro posti diversi in Italia e probabilmente anche nella famiglia di mio padre qualche tammurriata nera è capitata… ad ogni modo la mia non è una carnagione ariana e nel post 11 settembre qualche problema me l’ha creato… inoltre la xenofobia a Roma è dilagante… riportando la mia esperienza posso dire di essere stato fermato sia alla stazione termini che alla stazione tiburtina (a piedi), svariate volte in auto… e cone me è stato fermato anche chi mi accompagnava… anche se non portavo borse che potessero destare sospetti… uno accetta tutto… tranne l’esser fermato in macchina sotto il sole alle tre del pomeriggio in estate… fermato per un’ora… ma una volta che ti ho dato i documenti , che hai visto che sono italiano , che sono incensurato… ma cosa vuoi da me??? l’anima??? e che diamine… che paese di m….
No..aspettate un secondo, il fatto che faccia un caldo infernale,che gli stipendi siano esigui,che la vita sia diventata iper stressante ecc vi sembrano valide attenuanti per un atteggiamento di evidente maleducazione?!! Allora dovremmo sentirci tutti autorizzati a palesare in tutti gli ambienti di lavoro le nostre frustrazioni?! non credo proprio..avrebbe dovuto servirle il cappuccino,punto.
Giorgia, però tu giudicandola per il comportamento, hai emesso come verdetto che giusto la cassiera può fare. Non contesto il giudizio, si è comportata da gran stronza, ma il verdetto. Poi “pari e patta” è un po’ esagerato, ne convengo, non metto allo stesso livello il tuo e il suo comportamento.
Ho solo voluto puntualizzare un passaggio un po’ infelice di un post che per il resto apprezzo e condivido. In bocca al lupo per la mamma.
Avete commesso lo stesso errore. Solo che giudicare per il colore della pelle (capelli, parlata, provenienza) è considerato più grave che giudicare per la professione. E’ per questo che oggi li chiamiamo “operatori”: scolastici, ecologici, mortuari… giusto per non apostrofarli come bidelli, spazzini, becchini…
Quoto ishmael e mi accodo agli auguri per la mamma! :-)
Hai capito. Avevamo Pasolini, tra noi, e non ce ne eravamo accorti.
Però Giorgia dai, almeno una sistematina ai capelli potevi darla. Te le vai proprio a cercare eh.
Vista la dilagante moda del tatuaggio e quella dell’etichetta di provenienza sulla merce, potremmo farci tatutare tutti un bel “made in Italy” sul polso, da esbire, su richiesta, alle cassiere stressate.
Volendo anche una stella gialla sul braccio…
Ormai non riesco neanche a sorprendermi,purtroppo.Mi spiace,ma al quotidiano mediocre spettacolo di questa italietta e della gente che vi vive mi sono abituato.E perdonatemi se generalizzo,ma io,di incontri di questo tipo,ne faccio in continuazione.”Gli esseri umani affaticano”,diceva qualcuno:certi italiani ti annientano.
…con tutto il rispetto (per quanto possa sottoscrivere il tuo articolo) la frase “lei non può aspirare a nulla di meglio nella vita che fare la cassiera in un bar alla stazione.” mi sembra alquanto infelice.Io so poche cose ma non mi piace questo metro di giudizio.Ho 25 anni pulito i cessi,lavato piatti,servito ai bar,imbucato pubblicità e non mi sono mai piaciute certe assunzioni.Sono sempre stato convinto che la cultura serva come diceva un certo priore confinato a Barbiana a elevare le classi che mai hanno avuto voce ad avere la parola,per far si che il mondo che si trovano davanti sia un po’ più loro. LA cultura che seleziona,che divide,che tiene lontani i “rozzi e gli ignoranti” è sempre stata cultura funzionale alla classe dominante.
Con rispetto per la situazione difficile che stai vivendo.
Un saluto di cuore.
Francesco
Dai Ernie, tutti a castrare i romeni per far l’alternativo-all’alternativo… che belli che saremo eh?
Fosse in te Giorgia farei spargere la voce tra i rom e gli albanesi che in quel bar danno il caffé della beneficenza ai meno abbienti, in modo che venga letteralmentre preso d’assalto quotidianamente.
In effetti potresti ripresentarti all’amabile cassiera insieme a una nutrita delegazione ROM, tutti con la maglia di Winnie the Pooh.
Secondo me Ishmael ha ragione. Della cassiera è inutile parlarne.. Ma la tua risposta è stata alquanto inappropriata..
Sì, ho dato una risposta del cavolo, è vero, e me ne scuso con tutti i cassieri dell’universo, e con chiunque ne sia rimasto offeso.
Però, se vale la teoria “la cassiera era scazzata, che ne sai, tu?”, vale anche che lo ero pure io, eppure non avevo riversato il mio malumore su di lei solo perché non mi piaceva, chessò, il suo cappellino. Diciamo pure che il simpatico comportamento della cassiera è stata per me la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso, ecco.
La mamma sta con l’occhio così impacchettato che in confronto Capitan Harlock era un pivellino, e ringrazia tutti.
Scusa, Giorgia: ma perché “Un bar non meglio specificato”? Dicci il nome, lo mettiamo in rete e cerchiamo di fargli perdere un po’ di soldi boicottandolo. Un capucccino al giorno in meno sono trenta euri in meno al mese al mese, settecento milalire l’anno: può essere che, fra tutti, non riusciamo a fargli perdere un cliente al giorno?
Gli stronzi vanno puniti. Come si chiama questo bar?
(Io avrei chiamato un poliziotto, minacciato danni civili, rotto la minchia e bloccato il bar – con la gente che si ferma a guardare – per una trentina di minuti. Tempo perso per me, ma risparmiato per la prossima vittima dei burini)
Ma maleducazione per che cosa? Perchè la cassiera è razzista (ma allora non è maleducazione, è razzismo) o perchè non ti ha chiesto scusa dell’errore? E allora chi è razzista, se tu ti risenti del fatto che non ha cambiato atteggiamento una volta che ha saputo la verità? Chi sei tu? Un’italiana che difende i diritti di tutti o un’italiana che difende se stessa? Mi sa che non hai le idee chiare.
E comunque, se pregiudizio dev’essere, mi sento di giustificarlo di più in una cassiera di un lurido bar di stazione, piuttosto che in chiunque altro, dai..
Qwerty
in questi casi si non si risponde nemmeno, si chiama il 113.
Be’, credimi, ma quello che ti è successo al bar della stazione Termini qui a Milano è quasi “routine”. Ne sa qualcosa la mia ex-ragazza, che per la sola “colpa” d’essere domenicana e avere la pelle scura, incappava spesso in situazioni simili (una volta addirittura con un vigile).
Eppure continuiamo a raccontarci la favoletta “italiani, brava gente”. Frottole.
Carlos
p.s. con buona pace dei novelli P.P.Pasolini, la tua risposta alla cassiera è stata più che civile.
[…]con tutto il rispetto per la categoria dei cassieri, lei non può aspirare a nulla di meglio nella vita che fare la cassiera in un bar alla stazione.[…]
Sai… io tutto questo rispetto per la categoria non lo vedo.
Lei ha stereotipato gli albanesi/zingari come persone che hanno certi capelli e certi vestiti;
tu hai stereotipato i cassieri come idioti.
Siete pari e sullo stesso livello.
Indovina un po’ che mestiere faccio? ^.^
Quoto Francesco e Kontrasto, che a sua volta quota Ishmael.
Io, tutto questo rispetto per la categoria non lo vedo.
Evidentemente sei solo sfortunata a non vivere dove lavoro io, in Svizzera, quando ad una risposta del genere data ad un cliente, c’e’ il licenziamento assicurato…
…dove ogni giorno sento varianti piu’ o meno carine della tua risposta, ma me le sento dire senza nemmeno aprir bocca, e dove dovrei stare zitta per non perdere il lavoro (nonostante mia madre sia il mio principale, sì, sono una finta pezzente) ed invece sto’ zitta per rispetto della persona che ho davanti, che magari ha i suoi scazzi etc…
e ti assicuro che se volessi, la battuta che zittirebbe anche te, la riuscirei sempre a trovare.
Ripeto, sei stata solo sfortunata.
Spero che il resto della giornata prosegua meglio e che la mamma superi bene l’operazione!
Be’, credimi, ma quello che ti è successo al bar della stazione Termini qui a Milano è quasi “routine”. Ne sa qualcosa la mia ex-ragazza, che per la sola “colpa” d’essere domenicana e avere la pelle scura, incappava spesso in situazioni simili (una volta addirittura con un vigile).
Eppure continuiamo a raccontarci la favoletta “italiani, brava gente”. Frottole.
Carlos
p.s. con buona pace dei novelli P.P.Pasolini, la tua risposta alla cassiera è stata più che civile.
Jen – ripeto: mi dispiace se ho offeso te o altri con quello che ho detto. In effetti io ce l’avevo solo con lei, la simpatica signorina che manda via quelli con le magliette di Winnie-the-Pooh.
Se mi dovesse ricapitare vorrà dire che conterò fino a duecentocinnquanta e poi le dirò “vaffanculo! ma solo tu, eh?, mica tutti i cassieri, proprio soltanto tu!”, così almeno si capirà che ce l’avevo solo con lei…
@abboriggeno In australia sei fottuto solo se sei un aborigeno.E non mi riferisco al tuo nick:)
Giorgia, la tua reazione è stata adeguata, non hai nulla da chiedere scusa. Quella cassiera è una razzista che ti ha offeso, insultato e maltrattato, che non è in grado di lavorare in un posto pubblico e che, in un paese civile, sarebbe stata quantomeno redarguita dal proprio datore di lavoro. Quindi le è andata pure bene…
zs
Io comunque la cassiera l’avrei fatta licenziare.