Oggi passo per l’ufficio della redazione di Camera Cafè (semplicemente perché si trova tra la vera macchina del caffè e il mio nuovo ufficio, e in più in quell’ufficio c’è gente a cui tengo e con cui è divertente trascorrere del tempo) ed, essendo le 19 passate, il televisore è inevitabilmente sintonizzato su Italia 1 per la registrazione della puntata in onda.
Capita che io passi durante la telepromozione. E la telepromozione è di Clarence. C’è un tipo grasso vestito da pirla (non me ne vorranno gli ideatori, credo fosse nelle intenzioni), gli occhialini da pirla, un costumino da supereroe da pirla e corredo da pirla. Pubblicizza loghi e suonerie. In un angolo dello schermo, in basso a sinistra, appare il logo del portale che io e Roberto abbiamo bramato per anni vedere apparire in televisione. Erano altri tempi: c’erano gli svedesi, ed allora Clarence veniva considerato come un sottoprodotto. In fondo ci avevano comprato perché se c’era riuscito bene un portale, saremmo riusciti a lanciarne un secondo, quello di Spray.it.
Il portale di Spray ci andò eccome in tv: milioni di euro di pubblicità buttati nel cesso, perché Clarence, con il solo passaparola tra utenti totalizzava cento volte più utenti unici e pagine viste.
Dal canto nostro, davvero, ce la mettemmo tutta per lanciare entrambi; epperò non si può negare che pere Roberto Grassilli Clarence sia stato trattato come un figlio, avendolo creato da zero.
Ebbene, oggi passo davanti ad un televisore acceso, c’è Clarence in tv e a me prende una fitta allo stomaco. Sarà che quel logo l’abbiamo pensato linea per linea e sfumatura per sfumatura (e ci siamo anche inventati di averlo disegnato su un tovagliolo di carta del Trottoir di Corso Garibaldi, ad uso e consumo dei giornalisti che richiedevano aneddoti divertenti tipo i due sfigati di Seattle che mettono in piedi una multinazionale partendo dal garage del babbo); sarà che prima era il nome di un angelo che adesso è sparito; sarà che su Clarence, oltre a tette e culi d’ordinanza per un portale c’era una redazione che scriveva articoli che non si trovavano da nessun altra parte o raccoglieva testi che in pochi avevano il coraggio di pubblicare; saranno tutte queste cose, insomma, ma c’è che vedo il ciccione che vende loghi e suonerie e allora non so descrivere l’amaro in bocca.
Sia chiaro: non è colpa di nessuno. E’ il mercato, baby. E in più già solo citare la definizione “portale”, oggi, porta una sfiga che neanche perdere ai rigori dopo aver chiuso per 3 a 0 il primo tempo. Probabilmente quella di ridimensionare i “contenuti” per privilegiare i “servizi” è stata una scelta obbligata (e vincente, dal punto di vista imprenditoriale) da parte di chi l’ha acquistato. Non è colpa di nessuno, dicevo, epperò.
Poi, la stessa sera, torni a casa, sei nel bel mezzo della tua rassegna stampa quotidiana di blog, passi da Wittgenstein e ti capita di leggere un testo interessante. E’ talmente interessante che ti tuffi nella lettura senza nemmeno leggere la citazione della fonte. Arrivi alla fine, scopri che la fonte è la vecchia e cara “Banca Dati della Memoria“ di Clarence, e un po’ dell’orgoglio di averla costruita, l’oroglio dei primi tempi, torna a palesarsi. Malgrado il ciccione vestito da pirla. Malgrado i loghi e le suonerie. Malgrado tutto.
Per questo motivo, nella speranza che non succeda, ma nell’eventualità che accada che sia sopraffatta da jingle di Leone di Lernia, Macchianera ripubblicherà a puntate tutti i documenti pubblici che erano presenti nella “Banca dati della Memoria”, in una categoria che già oggi raccoglie scritti e testimonianze che non dovreste lasciare ad ammuffire in un angolo del web.
Considerata la scelta di Wittgenstein, si riprende con il memoriale Moro.
Noi ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. E verrà il giorno in cui
saremo in grado di ricordare una tal quantità di cose che potremo costruire
la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare, in tal modo,
la più grande fossa di tutti i tempi, nella quale sotterrare la guerra.”
(Ray Bradbury, “Fahrenheit 451“)
Ovviamente, Gian, basta un po’ di coordinamento e l’ampliamo, la nostra Banca. Io ci sono. L’altro giorno, un tizio che non vedevo da tempo mi dice: “Ueh, sei in tv!”. Allibito, smentisco. “Sì, sì, – fa l’idiota – vi ho visto in tv voi di Clarence, vendete suonerie, si vede che fate i miliardi”. La fitta allo stomaco che hai provato è identica alla mia, soltanto che tu poi dopo sei andato in ufficio, io no. :)))))
Dell’allucinante caso Cervia non ne avevo mai sentito parlare, per esempio.
(Anche la rubrica Gli intoccabili meriterebbe una prosecuzione).
il prevalere dei servizi sui contenuti…
a me basta questa frase per provocarmi una fitta allo stomaco…
perchè non è vero, non dovrebbe essere così,
ma siamo nel paese delle televisioni, e internet,
con i suoi contenuti così poco “controllabili” non li vuole nessuno…
jingle
firmato
web content manager
(risata)
si chiude il sipario
è anche per questo che la mia maglietta con il vostro caro logo giace ormai da tempo nel dimenticatoio del mio cassetto…
Dada ha acquistato, conquistato, illuso, cacciato e chiuso. Personalmente, nutro una buona dose d’astio nei confronti di chi ha distrutto in pochissimo tempo tanto lavoro altrui. Spero solo di poter incontrare nuovamente i signori architetti, prima o poi: qualcosa da dire m’è rimasto.
Godibile davvero la rubrica ‘gli intoccabili’ (Olivero Toscani lasciatelo stare, però dài).
i
ma quanto te la tiri!!
“Clarence, con il solo passaparola tra utenti totalizzava cento volte più utenti unici e pagine viste.”
ti riferisci agli utonti, non utenti vero ?
“Servizi invece di contenuti” è una delle battute più – managerialmente – dilettantesche che io abbia mai sentito in vita mia. E’ stata fatta esattamente un anno prima dell’esplosione dei blog, quindi del più grande mercato (altro che suonerie e veline) mai visto in internet. Equivale alla battuta di quel dirigente Ibm “Computer? Un giorno ce ne saranno almeno dieci in tutto il mondo”.
I manager, spesso e volentieri, non capiscono un cazzo. Non perché siano cattivi, poveracci, ma perché sono manager. Sono dei gestori, non degli scopritori. Sotto il comunismo si chiamano nomenklatura. Da noi hanno nomi più moderni ma la sostanza è quella. Quelli che scoprono le cose, e le mettono sul mercato, siamo noi. Quando ci (ri)sveglieremo noi, sul mercato torneranno i prodotti e non i panzoni perdenti con le suonerie.
[Puntini sulle i: l’Avvenimenti della Banca Dati della Memoria è l’Avvenimenti vero, anni ’90, non quello di adesso di Maura Kossutta e Nerio Ne$i]
beh, insomma, la telepromozione l’avrei inventata io. e l’ho scritta io. e sinceramente l’intento era ironico. questo non toglie che sono entrata in crisi d’identità e sto pensando di cambiare lavoro.
Visto che ci siamo, mi spieghi come fu il passaggio dalla vecchia Icom a Clarence? Eravate voi anche in Icom?
e pensare che quando ho scelto Leone Di Lernia volevo pure chiamarti per chiederti un consiglio ;-)
Quanto tempo si riesce a risalire indietro nella storia, intendo storia diretta, pagine di giornale, di sito, di archivio telematico, con i motori di ricerca?
Tutta una parte del passato (anche recente) è cancellata in Internet. Se io cerco “Scritti corsari” di Pasolini, mi vengono fuori tremila libri, citazioni altrui, tesine, apparati critici vari, ma non uno degli articoli apparsi il tal giorno, nella pagina tale. O, al massimo, qualcosa che qualcuno ha messo in Rete anni dopo (fondi, fondazioni, archivi, biblioteche volonterose, o editori).
Se Pasolini fosse vivo e scrivesse oggi, invece, troverei un sacco di materiale fresco fresco, e di certo qualche bizzarro link di Macchia.
Cioè, il mio dubbio è: Internet parla solo di se stesso, e non del mondo reale? O meglio di quella parte di mondo reale, molto piccola, che passa di lì nel presente? E tutta la “vita in diretta” del passato che è stata comunque multimediale – Pasolini in tv, Pasolini al cinema, sui giornali, nei libri, ecc. – è cancellata?
Cioè, Internet è monomediale?
QUalcuno capisce quello che sto cercando di domandare? Magari questa la metto giù meglio e poi ve la richiedo.
I.
@Joe Tempesta: Icom è stato “l’ambiente favorevole” che ha accolto Clarence (nato nella redazione di Cuore) quando il settimanale satirico ha chiuso. Gianluca ha iniziato a collaborare con I.com, realizzando alcuni fra i primi siti aziendali “di peso” in Italai, io collaboravo da Bologna, con il mio solito mestiere di matite e inchiosti. Clarence cresceva nei server di I.com, dopo le dieci di sera, quando, col supporto di icq, telefoni e e-mail, Neri e il sottoscritto ci mettevano le mani. Gli amici di I.com consideravano Clarence un esperimento/laboratorio su sui investire un po’ di tempo e spazio (banda), naturalmente dopo l’orario di ufficio. Questo per un paio d’anni, fino a quando Internet è “esplosa”, obbligandoci a cercare per Clarence un futuro più corpulento. Saluti.
Pregiudizio e orgoglio (da Macchianera)
Prendo questo brano pubblicato ieri da Gianluca sul suo Macchianera. Riguarda noi, Clarence, i progetti, i risultati, i sentimenti, i sogni, la realtà. Grazie G, volevo dirlo io ;-) Oggi passo per l’ufficio della redazione di Camera Cafè (semplic…
@Robgrassilli: grazie davvero delle spiegazioni, tutto molto più chiaro. Mi ricordo di Icom perché aveva dei siti molto importanti (tipo la compagnia di bandiera) e per la prima webchat, quella in perl piena di bug :-) Ho scoperto di Clarence quando dopo un po’ che non ci andavo tentai di tornar sulla webchat e si veniva redirezionati su Clarence.
il cd autoinstallante di Spry uccise il mio primo piccì.
Una storia tristerrima:
Avevo appena trovato l’amore in ICQ. Avevo imparato a rubare l’op su mirc.
Avevo addirittura capito che il mio amichetto virtuale con l’email di “exite” e “hotmail” non era un pornofilo come mi avevi fatto credere tu…
Grazie ai signori dell’ufficio in Giovine Italia che sono venuti a trovarmi, dopo aver letto il mio commento. E grazie a GG, che s’è lasciato irretire da una mail di Livio che, tengo a sottolinearlo, non è stata in alcun modo richiesta. Ma in fondo mi vuole bene, l’apprezzo molto per questo.
MA può morire un angelo? Oggi si! andatevi a vedere l’homepage di clarence
http://www.clarence.com
(per quei 2 o 3 che non conoscessero la url)
Proprio nel giorno del compleanno di uno dei suoi papà. Secondo me stavolta chiude definitivamente.
Alemeno passa il mal di stomaco.
Pardòn! è solo (!) canbiata la url e naturalmente non ve la dico tanto chissenefrega +
Diciamo che Macchianera sta perdendo colpi e non avete trovato niente di meglio che riciclare vecchi articoli per mantenere la leadership sui blog all’italiana. Wow..
Macchianera è sempre Macchianera