Quando vedo un’immigrato, per prima cosa provo rispetto. Io sono nato italiano, i miei hanno scopato, eccomi qui. Ma lui ha SCELTO di diventare italiano, ha affrontato un lungo viaggio, la separazione dalla casa, dalla lingua,spesso anche dalla famiglia per vivere in questo paese, che oramai è “belpaese” solo per i formaggi.
Mi piacerebbe sapere, al di là di qualsiasi critica preconcetta, di qualsiasi pregiudizio, come voi vedete il destino di questi nostri nuovi concittadini. Vi piacciono? Vi danno fastidio? Come li vedete di qui a venti anni? La nostra identità nazionale è abbastanza forte da aggregare e coinvolgere? Ce ne sono troppi, e sono venuti troppo in fretta? Oppure ce ne sono troppo pochi e sono arrivati pure in ritardo? Vi da fastidio perchè spacciano? Oppure vi da fastidio perchè spacciano lontano da casa e per rifornirvi vi tocca scarpinare?
Insomma come la vedete, sinceramente, la questione? Consideratela sociologia di quinta tacca. Ah, e non siate politicamente corretti (come se ci fosse bisogno di ricordarvelo).
Quando vedo un immigrato penso: “ Che coraggio, cambiare vita, paese, lingua…”. Quando vedo un italiano che s’indigna per gli immigrati penso: “Ce l’ avresti tu?Ce la faresti?” Quando vedo un immigrato che spaccia penso: “Eccololà, perché non se ne va a fanculo da dove è venuto?”Quando vedo un italiano che spaccia, invece, dove cappero lo mando? A quel paese! E per me il “quel paese” più punitivo potrebbe essere l’Iraq (almeno ad oggi) ed è qua che sento di essere “scorretta”.Ma con la correttezza controllata che ci faccio?
Quando vedo un immigrato penso a come si dovevano sentire gli italiani o i meridionali (e lo sono per metà) tempo fa.
Mi incazzo quando sento frasi razziste e anche parecchio.
E’ vero che alcuni immigrati fanno parte della malavita penso che o sono così disperati e delusi dall’Italia o che sono imbecilli. Ma non imbecilli perché vengono in italia a rubare, ma imbecilli perché rubano. Sarebbero imbecilli anche nel loro paese se rubassero.
La cosa che vorrei è mandare a fanculo (detto proprio papale-papale) quelli che pensano che gli immigrati vengono a rubare il nostro lavoro. Li vorrei vedere a raccogliere pomodori sotto il sole!
Sul grado di maturazione dell’identità nazionale ho qualche riserva, soprattutto se messa a confronto con quella di altri Paesi europei. Non è detto che ciò sia un male, nell’ottica della disponibilità ad accogliere, essendo la popolazione (e la cultura, va da sé) italiana la storica risultante di infinte interazioni fra popoli del Mediterraneo e non solo. La memoria corta (o forse l’imbarazzo che proviamo nel vedere il riflesso dei nostri avi) ci impediscono di volgere lo sguardo indietro, foss’ anche di pochi decenni.
Sul piacere/non piacere/dare fastidio è impossibile dare una risposta (che si pretenda seria) per la categoria “italiano”, figurarsi per una eterogenea come “immigrato” (più uno status transitorio, che una qualifica: a guardare a ritroso nella storia, immigrati lo siamo un po’ tutti).
Non mi scandalizzo del fatto che alcuni spaccino, stanti i “colleghi” e, soprattutto la “clientela” di casa nostra, senza la quale il loro commercio non avrebbe ragione d’essere. Né mi indigno per la prostituzione, la cui utenza annovera, fra gli altri, brillanti padri di famiglia dai natali tutt’altro che stranieri: inutile dire che la domanda alimenta l’offerta, esecrabile a prescindere dalla nazionalità.
Mi scandalizzo del fatto che un anziano o un disabile debbano liquidare i loro risparmi o indebitarsi (se possono) per pagare assistenza geriatrica, infermieristica, o semplice compagnia, offerte a prezzi insostenibili da nostri connazionali mentre, per cifre inferiori, madri di famiglia lasciano per anni mariti e figli, che continuano a mantenere col loro lavoro: (non mi dilungherò a descrivere i momenti di sincera e commovente umanità che spesso nascono dai rapporti fra queste persone ed i loro (grati) assistiti, né
c’è bisogno di sottolineare quanto sia facile, in altri casi, che questi Lavoratori perdano lo status di “persone” (se pensate che non accada, tenete d’occhio il vicino di casa così a modo).
Il paradosso è che, a fronte di clandestini che continuano a sbarcare (quando vedono l’altra sponda del mare), parte della domanda di forza lavoro resta scoperta, causa una normativa che procede, claudicante, per “quote” e “sanatorie”. Così, coloro i quali avrebbero i requisiti o l’opportunità di offrire e trovare impiego si scontrano con una burocrazia acritica: in buona misura, chi passerà le maglie della normativa, saranno imprenditori senza scrupoli o disperati che hanno vissuto l’inferno e vedono nelle nostre sanzioni il minore dei mali. Da qui, tutto il negativo che l’immigrazione (fenomeno, non popolo) ha da offrire: ché se il sonno della mente genera mostri, la fame di più.
Non ho nulla in contrario al flusso di immigrazione verso l’Italia. Rispetto chi rispetta i valori su cui è fondata l’Italia, e chi desidera integrarsi, assumendosi i diritti e i doveri che comporta abitare in un nuovo Paese.
Non sopporto però, e non sono disposta a tollerare gli sguardi, gli insulti e le volgarità a me rivolti da alcuni immigrati, in particolar modo quelli di religione musulmana.
Queste persone non hanno alcun rispetto per le persone che li hanno accolti.
Penso che gli immigrati (regolari e/o con cittadinanza nostrana) siano persone che debbano avere gli stessi miei diritti/doveri. Ne conosco parecchi e non vedo nessun tipo di problema, anche per quanto riguarda l’integrazione socio/culturale.
Tra persone civili e di buon senso ci si intende sempre. Se si parla di clandestini, il discorso assume chiaramente una connotazione diversa, anche se attualmente il concetto stesso di “clandestinità” ritengo sia sociologicamente alquanto incasinato ;-)
Quando vedo quanti immigrati clandestini ci sono e penso che senza la possibilità di fare un lavoro nell’economia sommersa non si sarebbero neanche mossi da casa loro le parole sul fatto che l’economia sommersa è un sintomo di salute della nostra economia ( o almeno cosi ha fatto capire il nostro presidente del consiglio ) acquistano tutto un altro senso.
Evidentemente per Berlusconi nell’immigrazione clandestina, fonte di manodopera a basso costo ( attualmente 3-4 euro all’ora ) è la salvezza della nostra economia, o perlomeno è fonte di notevoli profitti per molti imprenditori nostrani, sanno tutti quanti subappalti anche su lavori pubblici utilizzano manodopera clandestina.
Un immigrato, dà e perché. Conosco immigrati rumeni che scrivono l’italiano meglio di te.
Quando vedo un immigrato penso che mio padre e mia madre sono stati emigranti in Svizzera, dove sono nato.
Penso che gli stranieri e gli italiani erano “tollerati”, perché la Svizzera ne aveva realmente bisogno, e alla fine facevano comodo. E non era infrequente che i miei trovassero negli annunci per appartamenti frasi del genere “wir wunken keine auslander” (non so il tedesco, scusate per gli errori mostruosi, cito a suono quello che mi raccontava mio padre). Il che grosso modo vuol dire “non sono graditi gli stranieri”. Penso anche che mio padre invece di prendere a pugni quelle porte e rivolgersi a qualche associazione, o qualche partito, o fare scioperi della fame, ha preferito farsi rispettare per onestà e dedizione al lavoro.
Penso che il suo esempio sia stato seguito da molti altri, perché nel 1974 gli Svizzeri senza tanti problemi di politicamente corretto indissero un referendum chiedendo molto pragmaticamente “volete che teniamo aperte le frontiere o no?”, perché si era arrivati a una proporzione pazzesca di 1 straniero su 3 abitanti. E gli Svizzeri risposero in maggioranza SI. E non perché fossero delle anime belle, o si preoccupassero della solidarietà.
Ma perché gli immigrati continuavano a fare comodo, era gente che risolveva più problemi di quanti non ne creasse, mediamente era gente che si dava da fare, era umile ma dignitosa, si adattava alla situazione di ospite in un paese straniero e ne rispettava abitudini e cultura, cercava di meritarsi il rispetto invece di pretenderlo insieme a sussidi (che non esistevano) e diritti acquisiti molto prima dei doveri. E forse perché gli immigrati non erano coinvolti in reati nel 38% dei casi.
Quando vedo un immigrato penso che se sono veramente come i nostri immigrati, se si comporteranno mediamente come loro fecero, tutto andrà per il meglio, con un po’ di tempo e pazienza, come andò in Svizzera devo mio padre lasciò un ottimo ricordo ai suoi colleghi svizzeri, e dove fu molto più rispettato per correttezza e puntualità di quanto non sia mai accaduto in Italia.
Io lo spero, per gli immigrati e per l’Italia. Però, sarò sincero, non mi sembra che sia quello che sta avvenendo.
Quando vedo usare il termine “immigrato” al femminile, preceduto cioè dall’articolo “un” apostrofato, penso sia l’immigrato stesso l’autore del pezzo. Quando vedo usare le parole “immigrato” e “cittadino italiano” come se fossero equivalenti, penso che sarebbe ora di smetterla di leggere certe stronzate.
Da emigrante comunitario che non sapeva la lingua, vi dico che è tosta. Massimo rispetto per chi fa questa scelta.
Quando si va all’estero si tende a fare qualsiasi lavoro, si abbassano le soglie morali. Per cui accettano anche di spacciare e di prostituirsi, visto che c’è tanta domanda. Poi magari ci si può chiedere chi è che la genera la domanda.
Mi sembra paradossale che se ne discuta, e inquietante che qualcuno tiri fuori argomentazioni contro l’immigrazione. Non vedo nulla di sorprendente nel riconoscere agli immigrati il diritto di vivere, lavorare, mandare i propri figli a scuola, conservare la loro cultura e le proprie tradizioni (nei limiti del ragionevole). Ogni affermazione contraria non è solo scorretta in senso politico, ma rischia di essere indifendibile secondo logica e morale dominanti. Parlare di tolleranza è orribile, ed è ugualmente terrificante sentire qualcuno blaterare di ‘integrazione’. Non ci servono né l’una né l’altra. Il rumeno/albanese/maghrebino rimangono tali, ed è nostro dovere far sì che possano continuare ad essere fieri della loro nazionalità ed ammirare la nostra nazione per le possibilità che può e deve offrire loro.
Penso che se gli immigrati sono un problema, la colpa è innanzitutto nostra. Nonostante tutto quello che devono passare (in ordine sparso: viaggi della morte – razzismo subito – persecuzioni da parte delle forze dell’ordine – leggi e burocrazia stupida – lavoro nero e criminalità a cui sono costretti – ecc ecc), stanno comunque meglio qui da noi che a casa loro. E, dato che comunque a casa loro non riusciamo a rimandarli, dovremmo organizzarci per accoglierli al meglio. Sarebbe meglio per tutti, per noi che siamo nati qui e per loro che arrivano.
Ovvio che poi gli eccessi vanno puniti… ma vanno anche capiti nelle loro cause
Non ho nessun problema in genere nei confronti degli immigrati. Li rispetto molto e se posso li difendo. Ciò che però non sopporto è il comportamento di alcuni di loro verso le donne occidentali. Credo che ciò possa derivare da una mentalità nella quale la donna vale meno di zero, e in cui al contrario, evidentemente, le donne occidentali, più emancipate e più “svestite”, vengono considerate alla stregua di donne di malaffare.
Ciò purtroppo ho l’impressione che possa essere dovuto alla religione di appartenenza, più che alle diverse zone di provenienza degli immigrati.
L’immigrazione e’ un discorso molto complesso, molto difficile da trattare. Gli immigrati sono una categoria molto eterogenea, sia per cultura, sia per provenienza , sia per abitudini. Quindi fare discorsi generici su di loro è abbastanza forzato. Gli immigrati non sono pericolosi, ma possono diventare un problema se vengono trattati nel modo sbagliato.
Un immigrato, regolare, con un lavoro, non credo costituisca “pericolo” per la nostra societa’. Anzi gli immigrati sono fondamentali, perche’ coprono molti settori lavorativi che noi italiani, schizzinosi, rifiutiamo.Ho sentito di immigrati ingegneri che facevano senza lamentarsi lavori di operaraio, muratore, e cosi via….
Il problema puo sorgere con l’immigrazione clandestina. Gli immigrati clandestini non sono tutelabili… e possono cadere in mano ad organizzazioni criminali. Credo che sarebbe giusto regolarizzare il maggior numero di cittadini clandestini, in modo da tutelarli in maniera adeguata.
Io penso, d’altronde, che un flusso indiscriminato di immigrati non sia la cosa migliore. Io sono a favore di una regolamentazione degli ingressi. Detto cosi puo sembrare una pratica immorale, ma e’ un modo per garantire una condizione sostenibile agli immigrati che entrano. Se gli immigrati ammessi sono piu’ di quelli che la nazione puo “sostenere”,come mantenere quelli in eccesso?? Lo so’, e una posizione abbastanza utilitarista…..
Per quanto riguarda l’immigrazione… io credo che uno straniero che vive in italia dovrebbe interessarsi a capire la mentalita della nazione che lo ospita’, non rinunciando pero mai alle sue tradizioni. Quindi e’ normale che gli stranieri soventi si aggreghino in zone abitate da loro connazionali.L’importante ,a parer mio, e’ che ogni tanto si guardino anche un po intorno.
Mah, non lo so, mi sembra che qua si faccia a gara su chi è più politicamente corretto, bravo, buono e consapevole. Posso dirvi cosa penso io, quando vedo degli immigrati? A volte pena, a volte preoccupazione, altre volte fastidio…fastidio perchè ho paura che, se il quartiere dove vivo dovesse diventare un simil-ghetto portoricano (come ho visto che sta diventando il centro di Treviso) non sarei di certo felice. Ma chi vogliamo prendere in giro? A me la mia città piace perchè la riconosco come la MIA città, perchè ci sono delle facce familiari, quindi rassicuranti. In particolare, questa mia città è stata finora toccata molto marginalmente dal fenomeno migratorio…più che altro, ci si sta radicando la comunità cinese, comprando, pagandoli in contanti, diversi edifici, aprendo negozi di paccottiglia dove non rilasciano mai uno scontrino, gestendo la prostituzione locale (prima del loro arrivo c’erano forse una decina scarsa di battone attempate, con il camper ed una clientela abituale, adesso certi angoli della città sono pieni di giovanissime). Ora, io mi rendo perfettamente conto del fatto che abbiamo un maledetto bisogno di immigrazione e non ho mai pensato nemmeno per un secondo che potessero rubarci il lavoro…figurarsi! Ma ci sono dei fenomeni collaterali che non mi possono certo fare piacere e con i quali bisogna fare i conti, non condivido affatto questo buonismo di maniera, né penso che esistano molte persone che DAVVERO non siano razziste. Il razzismo, o timore del diverso, è, peraltro, radicato in ciascun individuo, in ogni società, è una sfaccettatura dello spirito di conservazione. E’ logico, quanto viene a turbare degli equilibri non può che essere temuto, poi intelligentemente vagliato ed, alla fine, accolto, se si dimostra vantaggioso. Insomma, dare dell’idiota (o pensarlo solamente…) a qualcuno solo perchè non rotola per terra scalciando dalla gioia perchè ci sono sempre più immigrati, è imbecille e proprio di un certa sinistra di maniera. Così la penso io, ma temo che molti riterranno che sia quantomeno meritevole di un linciaggio…
Non so dove abitiate voi, ma se io dovessi pensare qualcosa su un immigrato ogni volta che ne vedo uno, dovrei passare il mio tempo a pensare qualcosa sugli immigrati.
Sono tanti, tantissimi e ovunque, sono il nostro futuro che ci piaccia o meno e il provincialismo con cui molti si spaventano del fenomeno (e non del singolo che in alcune circostanze può far paura, pena, può dar fastidio o far incazzare) mi fa più paura, pena, mi da fastidio o mi fa incazzare come il singolo immigrato.
L’altra sera su Rai3 davano “pane e cioccolata”, da rivedere e divulgare come documento pedagogico.
Ah, solo una cosa ancora: noi italiani non abbiamo esportato all’estero solo ed esclusivamente la nostra voglia di lavorare e la nostra simpatia…per cui, FORSE, il razzismo a cui erano soggetti i ns concittadini di inizio secolo negli USA non è stato sempre immeritato. Poi, siamo tutti d’accordo sul fatto che agisca indiscriminatamente, anche sulla parte innocente ed onesta.
Ancora una cosa, non peregrina rispetto al discorso sull’immigrazione.
Mio padre e mia madre entrarono in Svizzera previa visita medica e con prospettive di lavoro reali. Mio padre fu rispedito a casa per una sospetta TBC. Fu durissima, soprattutto per l’umiliazione davanti alla gente del suo paese. Però non si è mai sognato di mettere in discussione il diritto degli Svizzeri di imporre tale regola. Come il diritto della questura di ritirare il passaporto all’immigrato non appena giunto in città, che gli sarebbe stato restituito al momento in cui si fosse trasferito altrove. Come non ha mai messo in discussione le regole durissime per concedere la cittadinanza e il diritto di voto, che ne facevano un premio ambitissimo che si doveva meritare con molti anni di condotta irreprensibile (il risultato fu che gli immigrati che arrivavano a tale diritto lo consideravano come un bene prezioso di cui cercare di servirsi responsabilmente, non come un pacco regalo paracadutato loro per il solo fatto di mettere piede in un paese straniero).
Fece degli studi per corrispondenza, un anno dopo si ripresentò alla frontiera e fu accettato. Gli studi fatti per corrispondenza gli permisero di essere assunto ad un livello meno infinitesimale.
Il rispetto e la convivenza pacifica non sono figli delle chiacchiere buonista, ma di regole draconiane per controllare l’immigrazione.
Non si possono imporre la solidarietà e l’amore fraterno per legge. Far credere alla gente che sono i residenti a dover fare degli sforzi per adattarsi ai nuovi venuti, e non il contrario, è il modo migliore per fomentare malumore, odio, insofferenza.
Tutto questo non accadde a mio padre. La comunità italiana restava saldamente ancorata alle tradizioni del paese ma si integrò bene. Non mancarono i soliti delinquenti, fisiologici tra gente che comunque non navigava nell’oro, che però venivano isolati dagli stessi italiani che sudavano sangue per farsi apprezzare, come poi avvenne. Gli svizzeri sapevano fare la tara, e valutare in che percentuali gli immgrati rompessero i coglioni, e in che percentuale fossero brava gente.
Senza bisogno di appelli alla solidarietà, di gente che si indigna e pontifica sui diritti umani da dietro una scrivania, ma come semplice conseguenza del buon senso, di regole ferree, e della responsabilità degli emigranti.
Un paese dove c’è un Bossi non è in grado di aggregare nessuno. Trenta o duemila anni fa il problema non si sarebbe posto, perchè eravamo un popolo colto e civile e avevamo qualcosa da insegnare (egemonia). Un siciliano del ’60, a Torino, era molto più “estraneo” di un marocchino di ora. Eppure.
In alcune città, adesso, il livello di medio scolarizzazione è inferiore a quello degli immigrati. In alcune altre, lo sono i valori etici condivisi. Erika, Scampia, Sgarbi, Melissa, Agrigento, Treviso, Dell’Utri e Calderoli. Cosa c’è da insegnare?
Io la vedo così (spam! spam!):
http://pastaaltonno.splinder.com/1118962815#5057244
di tutti i bei paesi che c’erano proprio qui dovevan venire?certo che al peggio non c’è mai fine…passare dal 3°al 3,5°mondo non è molto edificante!
Cosa penso quando vwedo un immigratro? Beh, penso che l’immigrazione e’ un fatto ineluttabile, come la gravita’. Dato che c’e’ vediamo di vivere il fenomeno con il minor danno possibile per tutti i coinvolti, anzi guadagnandoci tutti.
Riguardo all’ìimmigrazione clandestina propugno da sempre la soluzione traghetto: per eliminare gli scafisti bisogna mettere dei regolari traghetti.
Quindi traghetti ed aerei di linea a prezzi di mercato – non sovvenzionati eh, che le compagnie che li operano traggano il loro profitto in santa pace – assieme a uffici consolari nei paesi di emigrazione dotati di ampie strutture e ricchi di personale addestrato: le facolta’ di studi sociali sono COLME di gente giovane, sveglia e interessata al problema che andrebbe piu’ che volentieri a lavorarci. Per non parlare della seconda generazione di immigrati che potrebbe fornire operatori in bilico tra due culture FONDAMENTALI in una impresa del genere. Nonche’ uffici di collegamento delle regioni, delle metropoli, delle associazioni di industriali, delle ASL delle FdO, dei provveditorati e financo dei sindacati piu’ interessati (non in senso culturale, eh, nel senso di quelle zone dove maggiore e’ l’arrivo di immigrati).
Nonche’ struttura qui da noi che curino seriamente l’inserimento fornendo le basi per vivere in Italia da cittadini e non da servi. Intendo, oltre alla lingua, corsi che spieghino come si disbriga una pratica, quali sono i diritti ed i doveri di un cittadino, il codice della strada e simili. Tutte cose che a noi paiono banali ma, mi assicurano persone impegnate nel settore, sono spesso difficolta’ tali per i cittadini stranieri da farli vivere godendo meno diritti di quei pochi concessi. E poi, IMHO fondamentali, speculari corsi o programmi di divulgazione per gli italiani indigeni.
Per finire, incentivi per arruolare immigrati tra le FdO e nelle amministrazioni periferiche dello stato per “portar dentro” persone che comprendano modi di pensare che spesso, di fronte ad una esteriore somiglianza, sono estremamente diversi dai nostri e, sopratutto, per fare in modo che il cittadino immigrato che entra in un ufficio o si deve rivolgere ale FdO per veder protetto un proprio diritto incontri una faccia ed una testa piu’ simili alla sua.
E, fondamentale, una procedura per l’ottenimento della cittadinanza, ma anche di semplici permessi di soggiorno, prive dei loop che infestano quelle attuali e, sopratutto, con termini piu’ brevi. Italiano e’ chi italiano vuole essere IMHO, se un immigrato vuol diventare italiano per me le porte sono aperte.
Utopia? Boh, forse. Io lo considero un programma di investimenti, investimenti con IMHO un ritorno ampio e nemmeno troppo a lungo.
Non parlo dei provvedimenti IMHO necessari a migliorare la situazione nei paesi di emigrazione perche’ il post e’ gia’ troppo lungo e perche’ avrebbero effetti nel lungo periodo e nel lungo periodo – come diceva un saggio – saremo tutti morti, mentre la gente nel canale di Sicilia muore ora.
quanti immigrati irregolari(non clandestini perchè c’è una differenza abissale)entrano in italia con il permesso turistico e lavorano in nero?io stesso lavoravo con un’artigiano che mi ha licenziato perchè gli da 5 euro all’ora e lo fa dormire nel magazzino!chi di voi lo farebbe?Credo nessuno.Da dove viene fuori il 40% del sommerso in Italia(come dice il nano esportatore di democrazia)?Dagli immigrati.E ovvio far vedere i casi di stupro ed assassinio,è più facile.E’molto più difficile far vedere quelli che lavorano in nero…a chi potrebbe interessare!Quindi il potere mediatico macina i nostri cervelli,”Il nano ha capito più degli altri che se una cosa non va in TV non esiste.Se un’immigrato domani perde il lavoro ha sei mesi di tempo per trovare un contratto,altrimenti il permesso scade ed è irregolare.questo stato di cose fabbrica clandestini.
Il problema immigrazione è troppo serio per essere affrontato su un blog.
E’ troppo serio per essere affrontato dalla Lega, è troppo complicato per chiunque.
Gli immigrati che, integrandosi, lavorando regolarmente, condividono i nostri spazi, le nostre città, i nostri parchi la domenica con la loro famiglia e che rispettano il vivere comune non mi danno alcun fastidio.
Il problema grosso viene da tutti quelli, e sono anche tanti, purtroppo, che sono irregolari, che spacciano e si dedicano al malaffare.
Onestamente non ho tempo da perdere per capire perchè si dedichino agli affari loschi, non mi interessa.
Mi interessa poco sapere anche perchè alcuni delinquenti nostrani siano tali.
Non ho intenzione di capire e recuperare persone che non hanno voglia, loro in primis, di essere puliti.
Se a questo aggiungiamo il fatto che ultimamente i casi di cronaca portano alla ribalta il lato oscuro dell’immigrazione…
E’ chiaro che il governo attuale, che tanto aveva promesso, non ha mentenuto nulla.
Che l’opposizione di oggi, che sarà il governo di domani, farà peggio, perchè non darà comunque l’attenzione necessaria al problema immigrazione, a quello che chiedono gli italiani.
Insomma da un lato l’ultrà che urla e dall’altro ???
Sono amico di un’immigrato senegalese, che ha sposato una mia amica. Lavora da un pò qui in Italia; ha cominciato come operaio e poi, visto che parla perfettamente 4 lingue, lo hanno passato impiegato nel settore commerciale. E, fra le persone che conosco, è sicuramente quello che più prova rancore per l’immigrazione selvaggia. Anzi, a volte diventa proprio razzista…Contro i suoi correligionari colpevoli di essere chiusi e assurdamente legati a pratiche da medioevo; contro i venditori ambulanti che (a suo dire) guadagnano il doppio di lui proprio perchè abusivi nel loro commercio; contro il credere che in un paese civile tutto sia dovuto e niente si deve…A volte (credetemi!!) fà sue certe posizioni della lega. Leggendo i giornali in questi giorni, con le porcate successe, mi viene da pensare del perchè l’immigrazione clandestina è diventata un tabù della sinistra. Provo la stessa spiacevole senzazione di quando, da piccolo educato cattolicamente, avevo vergogna di pensare certe “cose”.
Francamente tutto questo “buonismo” (ma che vuol dire?), per strada, non lo vedo (neanche altrove, in realtà).
Risparmio le storie personali di alcuni amici: basti dire che in genere lavorano il doppio, pagano il doppio d’affitto e spesso si prendono il doppio degli insulti dagli sconosciuti (una minoranza chiassosa, quella degli ostili a prescindere).
Solo certi sguardi mi farebbero uscire di senno: “Come fai a sopportare..?”
Un sorriso: “E’ normale, ovunque è così..”
Sarà. Per fortuna nella comunità più ristretta la convivenza funziona a meraviglia.
Comunque, sarebbe utile conoscere meglio la storia dell’emigrazione italiana.
Mi permetto di consigliare l’ottimo libro -poco retorico e molto documentato- di Gian Antonio Stella “L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi”. La storia dell’emigrazione italiana ricostruita tramite documenti ufficiali e la stampa (sorprendente vedere le stesse cose che si leggono oggi sulla padania su testate americane ed australiane di un secolo fa).
Quel che han fatto, e subito, gli appartenenti a quell’estremamente eterogeneo gruppo che passa sotto il nome di emigrazione italiana.
Bellissima intervista oggi di Cofferati sul Corriere, a proposito di questo tema…
PS: ma sta radio del cazzo deve proprio esserci in sottofondo ogni volta che apro macchianera??
Bellissima intervista oggi di Cofferati sul Corriere, a proposito di questo tema…
L’ho letta… ha centrato in pieno il problema.
E’ lì che la sx perde in sintonia con il proprio elettorato.
Sapete cosa vi dico!!!! Che non mi interessa niente se mi chiamate razzista ecc…. Io dico la mia e lo dico in faccia, visto che, tanta gente la pensa come mè, ma ha paura di sentirsi dare del razzista, invece tanta altra gente dice quando gli fai la domanda: “Sei Razzista?” Risponde: “No, io razzista?” Poi quando si tratta di aiutare una persona diversa da loro, si tirano indietro, inventando 1000 scuse di m…a, bè, anche questo è razzismo per quelli che non lo sapessero. Cosa penso io degli immigrati? Bè, non li amo, sapete il perchè? Perchè ci ho vissuto nello stesso quartiere per anni, tutte le sere, gli spacciatori in mezzo alla strada, sacchi del patume davanti ai cortili, macchine demolite abbandonate davanti casa, ubriachi che fermano le macchine che transitano nel quartiere, ecc…. Insomma una discarica a cielo aperto. Poi mi venite a dire non essere razzista!!!! Ora finalmente, gli hanno sgombrati, è tornata la pace. Si tornano a vedere i bambini giocare nel parchetto e in mezzo al quartiere, una cosa che prima non si poteva neanche lontanamente immaginare. Visto che li amate tanto, portateli nel vostro quartiere, solo allora potrete “PARLARE”. Daniele di Modena
Quando vedo un immigrato penso: “ Che coraggio, cambiare vita, paese, lingua…”. Quando vedo un italiano che s’indigna per gli immigrati penso: “Ce l’ avresti tu?Ce la faresti?” Quando vedo un immigrato che spaccia penso: “Eccololà, perché non se ne va a fanculo da dove è venuto?”Quando vedo un italiano che spaccia, invece, dove cappero lo mando? A quel paese! E per me il “quel paese” più punitivo potrebbe essere l’Iraq (almeno ad oggi) ed è qua che sento di essere “scorretta”.Ma con la correttezza controllata che ci faccio?
Sapete cosa vi dico!!!! Che non mi interessa niente se mi chiamate razzista ecc…. Io dico la mia e lo dico in faccia, visto che, tanta gente la pensa come mè, ma ha paura di sentirsi dare del razzista, invece tanta altra gente dice quando gli fai la domanda: “Sei Razzista?” Risponde: “No, io razzista?” Poi quando si tratta di aiutare una persona diversa da loro, si tirano indietro, inventando 1000 scuse di m…a, bè, anche questo è razzismo per quelli che non lo sapessero. Cosa penso io degli immigrati? Bè, non li amo, sapete il perchè? Perchè ci ho vissuto nello stesso quartiere per anni, tutte le sere, gli spacciatori in mezzo alla strada, sacchi del patume davanti ai cortili, macchine demolite abbandonate davanti casa, ubriachi che fermano le macchine che transitano nel quartiere, ecc…. Insomma una discarica a cielo aperto. Poi mi venite a dire non essere razzista!!!! Ora finalmente, gli hanno sgombrati, è tornata la pace. Si tornano a vedere i bambini giocare nel parchetto e in mezzo al quartiere, una cosa che prima non si poteva neanche lontanamente immaginare. Visto che li amate tanto, portateli nel vostro quartiere, solo allora potrete “PARLARE”. Daniele di Modena
Francamente tutto questo “buonismo” (ma che vuol dire?), per strada, non lo vedo (neanche altrove, in realtà).
Risparmio le storie personali di alcuni amici: basti dire che in genere lavorano il doppio, pagano il doppio d’affitto e spesso si prendono il doppio degli insulti dagli sconosciuti (una minoranza chiassosa, quella degli ostili a prescindere).
Solo certi sguardi mi farebbero uscire di senno: “Come fai a sopportare..?”
Un sorriso: “E’ normale, ovunque è così..”
Sarà. Per fortuna nella comunità più ristretta la convivenza funziona a meraviglia.
Comunque, sarebbe utile conoscere meglio la storia dell’emigrazione italiana.
Mi permetto di consigliare l’ottimo libro poco retorico e molto documentato di Gian Antonio Stella “L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi”. La storia dell’emigrazione italiana ricostruita tramite documenti ufficiali e la stampa (sorprendente vedere le stesse cose che si leggono oggi sulla padania su testate americane ed australiane di un secolo fa).
Quel che han fatto, e subito, gli appartenenti a quell’estremamente eterogeneo gruppo che passa sotto il nome di emigrazione italiana.
Innanzitutto chi spende 5-6000 euro per venire in Italia, in paesi dove con 60-80 € campa dignitosamente una famiglia, e con quella cifra si può pagare una laurea alla American University che permette l’impiego ben pagato in aziende straniere, quest’individuo non stava morendo di fame. Per di più i veri razzisti sono coloro che, in questa situazione economica, favoriscono, con una dissennata politica di accoglienza, l’ingresso a persone che non avranno un alloggio decente, che non troveranno un posto di lavoro legale, che saranno distanti dall’appoggio e dal controllo delle loro famiglie, che dovranno sopportare un clima per loro intollerabile, e che anche se spinti dai migliori propositi, arriveranno ad odiare il paese che li ha chiamati per porli in tali situazioni.
I veri poveri, quelli che vivono per strada, non hanno né le risorse economiche, né culturali per passare il Mediterraneo. La maggior parte di loro è gente che ha studiato conosce le lingue e proviene da famiglie relativamente agiate e che si sono impegnate per pagare il passaggio, convinte di averne un riscontro. Chi vi scrive ha vissuto il fenomeno sull’altra sponda.
Per chiarire il discorso del clima, Un mio amico Mohammed ecc. il primo giorno d’Italia era andato alla segreteria dell’università di Ancona scendendo le scale se le è fatte tutte in scivolata: non sapeva cosa fosse il ghiaccio per terra. Quando noi emigravamo in USA, Svizzera, Argentina ecc trovavamo una situazione economica e culturale adatta all’accoglienza. Qui pochi emigrati arrivano con l’appoggio di parenti o strutture sul posto (tranne forse alcune moschee finanziate da paesi arabi) e pochissimi hanno famiglie in grado di aiutarli mandandogli soldi in Italia, almeno per lunghi periodi.
Smettiamola di raccontare che scappano da guerre, torture, atrocità e dalla fame. Conosco bene l’Egitto e anche abbastanza bene l’Eritrea che è un paese bello e pacifico (la guerra con l’Etiopia è finita 15 anni fa); non gode di democrazia, ma è una situazione comune alla maggior parte degli stati del mondo. Stesso discorso per l’Etiopia e per la maggior parte delle nazioni di provenienza dei profughi. Per quel che riguarda la povertà, è un’altra menzogna, sono paesi in cui con 60-90 € al mese campa dignitosamente una famiglia (il pane costa pochi centesimi); in Egitto un piatto di full (fave) e un pane costano pochissimo, un pollastrello 70-90 cent… Con 5000-6000 € richiesti per arrivare sulle nostre coste, là sarebbe possibile comprare un bananeto, un appezzamento di terra con animali da allevare o pagarsi due anni in una università straniera, e con una laurea per esempio dell’American University, si trova occupazione ben retribuita in aziende straniere (europee, americane, giapponesi o cinesi). Chi vive sotto i ponti, non ha né le risorse culturali, né economiche per emigrare, chi emigra, generalmente ha elevato livello d‘istruzione e conosce almeno una lingua europea. Eppure una dissennata politica di accoglienza li incentiva a spendere cifre enormi, lasciare un paese dove potrebbero ben sistemarsi e mettere famiglia, compiere un viaggio pericoloso, venire in Italia, dove ben difficilmente troveranno un lavoro e un alloggio dignitosi, dove sopporteranno un clima per loro nocivo, lontano dall’appoggio della famiglia; in questo contesto nascono odio e rancori che possano sfociare in criminalità o anche terrorismo.
La favola dei Donsah, dai barconi di Lampedusa alla Juventus
Nel 2007 papà Tachi partì dal Ghana su un barcone, quando il figlio Godfred arrivò in Italia non poteva giocare per problemi di permesso di soggiorno. Tesserato dal Verona e lanciato da Zeman, passerà ai campioni d’Italia per 6 milioni di euro: piaceva a Roma, Arsenal, Manchester City e Tottenham.
Bravo Godfred e tanti auguri..che il tuo sogno avverato sia d augurio a tanti altri ragazzi;)i sogni son desideri..e ogni tanto si avverano ..tanto da sembrare una fiaba come questa.
Premesso che in Eritrea, Gambia, Senegal ecc. non ci sono guerre da decenni, né si tortura o sevizia la gente per strada, chi spende 5-6000 euro per venire qui (e non si cerchi di cambiare i conti, per Frontex in solo attraversamento del Mediterraneo rende in media al netto ai trafficanti un milione di € per 400 persone, fatevi 2 conti) spesso questi soldi sono frutto di prestiti e devono essere restituiti in tempi brevi, a parte che, se investiti in loco, potrebbero creare lavoro e reddito (un bananeto, un grosso appezzamento di terra per l’allevamento, un negozio ben fornito, un’attività artigianale, una laurea in università straniera ecc.). Voi pensate che possono essere restituiti scaricando casse di pomodori a 20-25 € al giorno? In quale altro modo possono essere recuperati?
In Egitto ho sentito dire che questi viaggi vengo spesso finanziati dalla moschee più integraliste, che comunque li rivoglio indietro, non sono in grado di verificarne l’autenticità, ma spesso tali moschee sono riempite di petrodollari provenienti dalla penisola araba anche per questi obiettivi; se così fosse ci sarebbe da preoccuparsi.
Chi sta male cerca di stare meglio: immigrazione per ragioni economiche
Chi viene da un paese in guerra : rifugiato
Chi viene per studio o con un contratto di lavoro regolare: immigrazione regolare
Tutte queste casistiche sono regolate da ” leggi ”
Molti paesi ( Nord America – Australia ecc. ecc.) le leggi cercano di rispettarle e farle rispettare
Noi Italia come al solito facciamo le leggi e poi ognuno fa quel che crede!
Io ho vissuto 8 anni in Egitto e conosco abbastanza il problema. Non scappano dalla fame, né dalla povertà poiché spendono migliaia di euro (3.400/3.800 dall’Egitto, di più da Eritrea…), cifre che investite in patria sarebbero molto fruttuose. Non scappano quasi mai dalla guerra: in Eritrea/Etiopia la guerra è finita 15 anni fa e Asmara è più tranquilla di Milano o Roma. Se solo il 2.6% dei rifugiati del 2014 sono egiziani, poco più i palestinesi, fuori graduatoria i magrebini, vuol dire che molti dei così detti siriani, sono arabofoni di altre provenienze.
I copti (cristiani ortodossi) sono convinti che l’emigrazione faccia parte di un progetto d’invasione dell’Europa e che molti dei viaggi vengano pagati dalla moschee più integraliste con petrodollari arabi (famose donazioni/ precetto islamico). Non ho prove per sostenere ciò, ma comunque mi sembra un’interpretazione plausibile.
In ogni caso in genere non sono gente che scappa, ma diplomati e anche qualche laureato, con buona conoscenza di almeno una lingua straniera (+ spesso l’arabo classico), che sicuramente nei loro paesi non viveva sotto i ponti, poiché quelli non avrebbero né le risorse economiche, né culturali per emigrare
Sui 170-180.000 immigrati dello scorso anno solo 2,6% era egiziano, poco più i palestinesi, fuori graduatoria gli stati del Maghreb, 20 % siriani. Non vi viene in mente che forse gran parte degli autodichiaratisi siriani in effetti provenga da questi paesi, anche perché abbiamo visto che quelli veri preferiscono il corridoio turco (e non provengono direttamente dalla Siria/ Irak ma dai campi profughi turchi). Per gli eritrei/ etiopi, la guerra è finita 15 anni fa e Asmara e Massaua sono più sicure di molte zone di Milano o Roma, inoltre sono paesi con incrementi del PIL del 7.5%, nei quali si sta formando una classe media, dalla quale provengono i nostri rifugiati. Nel Mali la guerriglia riguarda l’estremo nord-est, pressoché disabitato. In Nigeria a parte Boko Haram nell’estremo nord…….
Insomma sono pochissimi i migranti per guerra, inoltre non sono poveri poiché spendo cifre enormi per il loro paesi con le quali potrebbero mangiare per 10-15 anni
È quindi un errore dire che qui staranno meglio, ma solo che questa dissennata politica di accoglienza gli ha illusi che qui troveranno la loro fortuna, senza informarli che non troveranno un lavoro, un alloggio, un clima favorevole, l’appoggio delle loro famiglie…ecc.
Io sono egiziano e nell paesi arabi i cristiani sono perseguitati e bruciano le chiese dei cristiani. Cari italiani svegliati
Sono egiziano e conosco la verità dell islam. Dovete sapere che il ISIS applica il corano non sono soltanto loro i terroristi ma il corano li insegna di uccidere il infedeli sarebbero i cristiani e chi uccide un cristiano va in paradiso così scritto e io ho la versione dell corano dove dici così ma se trova in tanti versioni altri e la Daniela Santanchè la unica persona che sa questa verita
Gli italiani si devono vergognare a permettere a questi terroristi muselmani a chiedere di togliere la croce fisso dalle scuole non ci basta che abbiamo dovuto lasciare il Egitto perché non abbiamo la libertà religiosa neanche possiamo costruire nuove chiese da 25 anni neanche i permessi di restaurare le chiesa e loro sotto ogni palazzo fanno una piccola moschea che pregano urlando con il microfoni 5 volte all giorno e siamo obbligati a sentire i loro urle.
EUROPEI SVEGLIATEVI
Confermo, per mia diretta osservazione, che vivere da cristiani in paesi islamici, significa subire continue sopraffazioni e spesso angherie che vanno dalla semplice multa affibbiata solo all’auto che espone il rosario con crocefisso, a prevaricazioni nelle file e uffici (i cristiani in genere si riconoscono per il nome, le donne per la testa scoperta), a ingiustizie nelle scuole pubbliche o nella carriere militari o pubbliche o sui posti di lavoro (oltre alla difficoltà per un cristiano a trovare un lavoro).
Io insegnavo in una scuola cristiana frequentata da un 50% di islamici, avevamo intorno 5 altoparlanti diretti verso la scuola al massimo volume, e, 2 volte al giorno, interrompevano le lezioni con lunghe litanie, con la rassegnazione dei copti e il disappunto anche degli stessi allievi mussulmani; ma questa è una delle tantissime prepotenze: durante il Ramadam anche chi non osserva non può mangiare né bere in strada o in ristorante, è vietato quasi ovunque l’uso di vino e birra (i camerieri, previa mancia, facevano finta di nulla se portavamo una bottiglia di pepsi-cola piena di vino rosso); in una settimana, con la scusa della febbre suina, hanno ucciso 400.000 maiali allevati dai copti e tenuti nei loro quartieri insieme a galline e caprette, la raccolta della spazzatura riservata a cristiani, poi il divieto di vendita di cibi non halal e non macellati halal, ecc. ecc.
E da noi si vieta il crocefisso o il presepe per non irritarli….
IO SONO RAZZISTA DEVONO CHIUDERE I POLITICI DI MERDA CONTRO GLI STRANIERI SONO STUFO STUFOOOOOO CON I NEGRI E ARABI,,,VERAMENTE LORO NON SONO COME NOI PECORE CHE CI STIAMO ZITTI LORO SICCOME SONO ANIMALI PARLANO E FANNO UNA RIVOLUZIONE E SAREMO NOI ITALIANI A FARE GLI AFRICANI…DIAMOCI UNA MOSSA,MAH DAVVERO,,LORO VIOLENTANO PURE LE NOSTRE DONNE E I NOSTRI FIGLI E POI LORO STARANNO SOPRA E NOI SOTTO MA QUESTO GRAZIE AL PAPA BERGOGLIO E ALLA POLITICA…CHE SCHIFO CHIESA E POLITICA,,,SVEGLIA….
Le frontiere devono chiudere…
Penso che dire NO alle guerre infinite che FABBRICANO profughi NON è RAZZISMO ma BUON SEGNO
Quando vedo un migrante, penso a quanto mi costa mantenerlo. Lui è nato in un’altra nazione, i suoi hanno scopato (bene!), ed ora eccolo qui a fare il parassita a casa mia, invece di fare quello che tutti noi dovremmo fare: darci da fare per migliorare il posto in cui siamo nati/viviamo. Posto che non sia merito o demerito di alcuno dove nasciamo, però è che solo perché sono nato in Occidente mi debba ritenere fortunato anche se ho le pezze al culo! Specie perché la fortuna di essere nato in un paese relativamente democratico o relativamente ricco, è dovuto anche alla Storia: insomma, non è che qui il benessere e il progresso siano piovuti dal cielo, probabilmente nell’Ottocento stava meglio l’africano che viveva nella sua tribù in Africa che un operaio nelle fabbriche del siur padrun dalli belli braghi bianchi! Il progresso che noi abbiamo qui è costato sudore e fatica e costa tuttora mantenerlo, non è che scende come la manna del cielo. Purtroppo decenni di radicalscicchimo hanno fatto credere che quello che noi abbiamo è perché l’abbiamo preso agli altri, ma in realtà è perché qui c’è stato studio e progresso tecnologico; anzi paese come l’Africa sono stati più che aiutati in questi decenni, tanto che la mortalità infantile è diminuita vertiginosamente, ma in compenso non è diminuita la loro prolificità, ecco perché continuano a star male, perché mentre da noi la popolazione è solo raddoppiata, permettendo una determinata distribuzione della ricchezza (comunque non poche diseguaglianze), in Africa la popolazione è quituplicata, con effetti che sono oggi quelli che si vedono: tanti giovanotti che vengono in cerca dell’El Dorado in Europa, cercando di sfangarla non facendo un ca%%o perché loro c’hanno i diritti: una negra da qualche parte dell’Africa li ha sgravati e oggi a me, o a noi, toccherebbe secondo loro mantenerli.
Concordo Stefano,bisogna essere cattivi e basta ora,se no saremo invasi!
Gli immigrati al caldo,i terremotati sotto zero,bastardi politici mattarella alfano renzi ect ect.Vigliacchi dovete marcire alla inferno…CORROTTI SIETE…