dichiaro che gli astensionisti sono un coacervo di assolute, colossali, sproporzionate, enormi, inquietanti, minacciose, truculente, ignoranti, bieche, sinistre e immani teste di cazzo.
Sebbene non richiesta, procedo alla mia dichiarazione di voto.
Già li immagino i commenti sconcertati degli indignati secondo cui “l’astensione è un voto certo che va a destra”.
Ebbene no, non voterò, pur non avendo niente di particolare da fare sabato e domenica e, di conseguenza, non essendo nemmeno costretto ad accorciare il week-end.
Gianluca, lo so, forse si parla di pere e di mele (o forse no), ma la passione che hai messo nel tuo tentativo di constatazione amichevole con gli astensionisti di oggi è la stessa che profusi io un anno fa nei tuoi confronti.
Pertanto, così come criticai allora il tuo astensionismo, non posso non apprezzare ora questo tuo nuovo approccio al voto (forse un po’ eccessivo nei toni; non credo, ad esempio, che una simile invettiva avrebbe scalfito i tuoi propositi d’astensione del 2004, ma tant’è). Meglio tardi che mai.
Per le politiche però, a prescindere dal marzapane e dalla merda che ci circondano, se possibile, non ci stupire di nuovo.
Posso dire la mia?
Astenersi non lo trovo civiel. Piuttosto andiamo a votare No ma non astenersi avendo il diritto di voto non lo reputo corretto. Oltretutto non lamentiamoci se le cose non cambiano o non vanno bene.
Anzi ti dirò di più, a coloro che si astengono nella maggior parte delle volte toglierei il diritto di voto.
Per la cronata io ho votato 4 SI e l’ho fatto non solo per me stesso ma soprattutto per gli altri.
Manu
Zoro caro, oltre al fatto che si usa una matita copiativa e si fa in una cabina, mi spieghi quali altre analogie vi sono tra le elezioni europee e i referendum?
L’astensione dalle elezioni significa “a me non piace nessuno” ma ha come effetto il “fate voi che qualcuno che vi piace lo trovate”.
L’astensione dal referendum significa “io non gioco e non giocate nemmeno voi”.
Tanto per giocare a carte scoperte: alle scorse amministrative mi sono astenuto perché la lista che avrei votato non c’era, e mi faceva fatica andare solo per scrivere parolacce sulla scheda, che tanto le Bianche/Nulle nemmeno vengono più citate nei resoconti degli scrutini.
Manuel, forse non ti è chiara la differenza fra l’astensione alle elezioni e quella al referendum, dive è tesa ad indicare la volontà di supportare un tertium genus rispetto al Sì e al No: in questo caso, una pronta – e necessaria, lo preciso – revisione della legge in Parlamento e per mano delle persone più idonee a farlo. Nell’ottica del Sì, una valanga di No sarebbe stata molto peggio di un plebiscito astensionistico, credimi, rendendo la legge intoccabile. Ti prego poi di considerare che non tutte le astensioni sono basate su radici comuni: spesso ostano motivi contingenti (vedi studenti fuori sede) o vere e proprie riflessioni (magari più consapevoli di un voto acriticamente accordato per principio) sull’inadeguatezza di entrambi i fronti (Sì/No). Che poi l’astensionismo menefreghista (o quello teso a boicottare, come accadde nel 2000, ma allora era “etico” e nessuno gridò allo scandalo) esista, è un fatto del quale nessuno si può sentire non responsabile, in un modo o nell’altro.
Joe Tempesta caro, l’astensione al referendum può benissimo significare, analogamente al tuo astensionismo alle europee, che “a me non interessa niente delle 4 domande che 500.000 persone vogliano (e pretendono con arroganza, dandomi anche dello stronzo) che io vada a rispondere”, oppure “questi 500.000 vogliono che io risponda (sì) a delle domande che francamente non capisco e che non hanno saputo spiegarmi bene cosa vogliano significare”.
Guardando i numeri si può quasi affermare che ai seggi ci siano andati solo i parenti e gli amici dei proponitori, una di quelle gitarelle di famiglia del fine settimana: invece di farci una scampagnata, andiamo al seggio con il parentado e la coppia di amici.
Un gran bel referendum popolare…
Caro Cristiano, io non avevo parenti che hanno promosso il referendum e non ho collaborato a promuoverlo. Nonostante questo sono andato a votare…
Quanto il darti dello stronzo… be, se non sei andato a votare perchè ignorante (in senso latino) sulla materia posso non dartelo, ma se non ci sei andato con il proposito di non farlo passare, mi dispiace ma te lo sei meritato. Anzi, il mio parere è che gli astenuti per non far passare il Referendum son dei fascisti antidemocratici. P.s: se avessi votato No avresti avuto il mio rispetto, io stesso ho votato no ad alcuni quesiti…
e comunque l’astensione è legittima quando conviene a me e un attentato alla democrazia quando conviene a te. la violenza verbale è l’unico vero tratto unificante degli italiani.
E se venissero fuori delle cure basate su studi sulle embrionali, o che le utilizzano direttamente ( vedi la notizia che in Russia si usano per farsi il lifting ).
Che si fa?
Obiezione di coscienza? Non si usano? Il 75 % della popolazione che ha ritenuto di non doversi esprimere e/o interessare non userà queste cure?
Devo credere questo?
Carloalberto, si fa semplicemente finta di non sapere che quei medicinali sono stati realizzati grazie alla sperimentazione sugli embrioni.
In fondo non facciamo finta tutti i giorni di non sapere che le scarpe dei cinesi, quelle la cui importazione nel nostro paese è aumentata dell’800%, sono fabbricate senza alcuna tutela dei diritti umani degli operai?
Se non ci scandalizziamo per l’uso della manodopera minorile per la fabbricazione delle scarpe, non vorrai mica che ci crucciamo per un medicinale salvavita sperimentato su un embrione magari russo!
Che diamine, un po’ di elasticità mentale:-)
Francesco, ti sbagli, senza offesa.
L’art. 75 Cost., nel definire il referendum, riconosce la possibilità dell’astensione (assai diversa da quella delle elezioni) nel momento in cui fissa due soglie che devono essere superate, per ottenere il risultato. Questo secondo i maggiori costituzionalisti.
L’astensione nel referendum si configura come espressione di adesione ad una terza via, non sovrapponibile alle ragioni del Sì né a quelle del No. Chi non vuole una disciplina disorganica (data dall’abrogazione parziale di una legge) né il copnsolidamento di una normativa da modificare in diverse parti, lo rende noto attraverso l’astensione. Avresti preferito che la legge divenisse intoccabile per un certo arco di tempo grazie ad una pioggia di No? Se sì, dubito delle tue reali intenzioni nei confronti del problema di base.
L’astensione, nel referendum, è perfettamente contemplata e funzionale all’espressione di istanze politiche al pari (o spesso supportata da maggiore consapevolezza e ponderazione) del Sì e del No. O sono più nobili i Sì e No per partito preso di un’astensione motivata? Se la soluzione della scheda bianca fosse espressione della terza via, non esisterebbe l’istituto del quorum.
L’incitare all’astensionismo è un costume radicato nel nostro Paese già collaudato in precedenti occasioni, quando nessuno, però, spese lacrime per la dipartita della povera democrazia.
Sinceramente provo una grande tristezza per noi italiani, popolo di struzzi, a cui basta un referendum per distogliere l’attenzione da problemi purtroppo certi e piuttosto grossi (economici e sociali..).
A parte che sarebbe bastato un uniformità almeno sulle leggi dell’unione europea, ma visto che bisognava mantenere le cliniche private all ‘estero, di cui i professionisti hanno nella maggior parte dei casi una base qui in italia.
Non parlo nemmeno dell’ingerenza che ha fatto il vaticano e a cui i poveri “paolotti” hanno immediatamente aderito.
Grazie a Francesco e Carlo per la spiegazione.
Però a me del senso giuridico della faccenda frega poco: a me non piace, a me piace. A me piace andare a votare, che siano referendum o amministrative o politiche. A me non piace chi non va a votare. Sono limitato nel mio vivere di sensazioni, più o meno giurisdizionalmente motivate.
Caro Carlo,
l’art. 48 c. 2 è chiaro nell’affermare il concetto di dovere sociale (leggasi: diritto-dovere, sempre secondo la dottrina costituzionalista), senza differenze di sorta. Se i Padri Costituenti avessero voluto apportare un distinguo, avrebbero differenziato – in seno all’art. 48 c. 2, che parla del voto in generale – il fenomeno del voto referendario da quello politico; ma io, di questa fantomatica dicotomia, non ne vedo neanche l’ombra nel dettato costituzionale. E tu?
Per quanto riguarda l’istituto infame del quorum, io sono per la sua abolizione, corroborando il numero necessario per indire la consultazione. Quindi, via il quorum e aumentiamo le firme da depositare in Cassazione (2, 3, 5 milioni). Questa è la mia opinione, che potrà anche non trovarti d’accordo. Ma di certo non ti asterrai dal commentarla :) E confermo: chi si astiene gioca sporco (quantomeno moralmente).
Non e’ in discussione il fatto che astenersi sia legittimo, ma che sia un mezzuccio all’italiana per evitare di entrare nel merito delle questioni. Il problema e’ che il meccanismo del quorum era stato – giustamente – pensato come una barriera per evitare che una sparuta minoranza potesse imporre il proprio volere ad una maggioranza. Era insomma un meccanismo di salvaguardia come tanti presenti nella nostra e in altre Costituzioni. Quello che i Padri Costituenti non potevano prevedere e’ che qualcuno sfruttasse questa possibilita’ in questo modo. Ma erano altri tempi e altri uomini: a Fanfani, Moro e compagnia, pur con tutto quello che si puo’ meritatamente attribuire alla vecchia DC, non sarebbe mai venuto in mente di invitare all’astensione per vincere il referendum sul divorzio.
Basta con queste c a z z a t e sull’astensionismo dovere civico nel referendum abrogativo: se si vuole abrogare una legge col referendum, basta che la maggioranza dei cittadini italiani lo voglia.
O volete farmi credere che in caso di 52% dei votanti, con vittoria del sì, stareste qui a prendervela con quel 48% che astenendosi è venuto meno al proprio dovere civico? Suvvia…
Francesco & Carlo aggiungo la mia.
La dizione “dovere civico” fu un’espressione frutto di una lunga discussione in sede costituente, tra coloro che valorizzavano il profilo della libertà di ciascun elettore anche di non andare a votare e coloro che, invece, sostenevano la necessità di sancire l’obbligatorietà del voto, potendo comunque l’elettore scegliere liberamente la scheda bianca (o con scritto W la figa, per intenderci). Alla fine questa seconda ipotesi prevalse nella forma di un compromesso: non si volle dire che l’esercizio del voto è dovere “giuridico”, si disse che è dovere “civico”, forse allo scopo di presentarlo in modo più smorzato, con un termine meno perentorio dell’altro. Ma si evitò di definirlo “dovere morale”; e dato che civico vuol dire del cittadino, l’aggettivo non muta certo la natura giuridica del dovere. Peraltro, le recenti leggi elettorali hanno gradualmente eliminato la nozione di voto come dovere e sono scomparse le sanzioni amministrative previste, con l’evidente scopo di riconoscere implicitamente il diritto all’astenzione.
C’è un po’ di confusione. Il referendum sul divorzio era anch’esso abrogativo, per togliere la legge che consentiva il divorzio, e la chiesa e Fanfani erano per il sì. I radicali e i comunisti avevano fatto campagna per il no e non per l’astensione. Vinse il no.
Francesco, continuo a sostenere (e non è una mia invenzione) che l’art. 75 della Costituzione, nell’istituire il quorum, preveda la possibilità dell’astensione per l’istituto del referendum, per nulla paragonabile sotto questo profilo alle elezioni. Se non fosse così, il quorum sarebbe solo un flatus voci.
Se poi vuoi continuare a rifiutare questo dato, è una tua scelta, ma ti prego di non volerla elevare a rango di inappellabile verità costituzionale.
Chi si astiene, ragionando sulle questioni e ritenendo che nessuna delle posizioni lo rappresenti, non gioca certo sporco, non più di quanti votino senza cognizione di causa. Non vedo perchè dovrei essere costretto a supportare la frantumazione intermittente di una legge abrogandola parzialmente e secondo quesiti mal formulati, che non consentono di sviscerare i problemi come sarebbe opportuno, accorpando problematiche diverse fra loro; né vedo per quale motivo dovrei altrimenti votare No e consolidare definitivamente una legge che non condivido completamente. Non trovo scorretto nemmeno ritenere che la sede istituzionale sia la più adatta per trattare certi temi né credo lo sia indicare al legislatore che è necessario tornare sui propri passi per riconsiderare alcuni punti.
La scheda bianca, da questo punto di vista, non è uno strumento adatto, soprattutto laddove si voglia sottolineare l’inadeguatezza di un referendum (parlo della formulazione, non dell’istituto).
Ancora non mi capacito di come, fino a qualche anno fa, predicare l’astensione e praticarla fosse legittimo, se non addirittura opportuno, nei confronti della democrazia e dei valori etici. Non vorrei che gli elettori fossero ripartiti fra coloro che godono di una licenza di astensione e tutti gli altri, che devono partecipare “a comando”. Le pagine internet di quelle campagne proastensionistiche sono ancora in rete, basta cercare.
Quanto al quorum in sè, non sono d’accordo sull’abolirlo, visto che la legge che esso è teso ad abrogare si regge su un legittimo e completo iter legislativo, che fisiologicamente la deve mettere in una posizione di “vantaggio”. Concordo poi sull’opportunità di aumentare le firme necessarie, per evitare che uno strumento altrimenti utile come il referendum venga inflazionato ulteriormente.
Ciao, Carlo.
Gianluca si riferisce agli astensionisti di ogni tempo, sé compreso. :)
Cobra, hai ragione sull’esempio in questione, ma non c’e’ alcuna confusione nel ragionamento in quanto tale: questo ricorrere all’astensione e’ una roba da peracottari, esattamente quello che ci meritiamo…
Io ho sempre votato da quando ne ho il diritto, anzi no, devo aver saltato un referendum circa 8 anni fa perchè non si poteva votare al pronto soccorso ( penso di essere giustificato ). Ho il diritto di mandarvi tutti ( i non votanti ) a … ?