Uno dei più impliciti e ricorrenti luoghi comuni, financo volgari, ci sovviene a fronte di un crescente numero di spettacolini catodici ove s’agitino signorine e signorini, letterine e numerini, stelle di una sera o di un pomeriggio, reggitrici di microfono in perenne sorriso da emiparesi.
Dice insomma che in certi ambienti soprattutto televisivi, e soprattutto femminili e soprattutto romani, ci sarebbe una certa facilità di costumi; dice insomma che ci sarebbe una ridondanza di fanciulle regolarmente disposte a tutto e che non esitano a poggiare le terga sul famigerato divano del produttore, ma che può essere anche del regista, dell’autore, del giornalista, se necessario del tecnico del suono. Bene. Voglio dirlo a titolo personale. Sarà diec’anni che per svariate ragioni e spesso malvolentieri mi capita di bazzicare questi famigerati ambienti: sicchè ritengo davvero di averne viste tante e ho assistito in effetti alle bassezze più orrende, agli sgomitamenti più selvaggi; tuttavia, in onestà, devo proprio dire che tutta questa presuntissima succitata facilità di costumi – soprattutto se paragonata a qualsiasi altro ambiente professionale – porca miseria se è vera.
Bene The Reds, visto che sei così interessato a me, manco fossi Jack Bauer, allora segnati anche che non mi occupo di economia, non mangerei cioccolato nemmeno se ne andasse della salvezza del mondo e odio gli sci.
E le penne le compro all’Upim o dove cazzo, nelle loro belle confezioncine di plastica tagliente.
«- Negli ultimi tre anni l’unica festa a cui sono andato è la blogfest.
– Ma ti invitano solo a quella?
– Neanche. M’imbuco.»
oddio, è mezz’ora che rido, grazie! siete meglio dei pali & dispari!
Raggigamma, quindi non sei quella Ida Bozzi che si trova cercando su Google?
Poverone. Invitatelo, buzzurri.
Il blog è come la borghesia. Cioè la capacità di estendere il nulla all’infinito.