E cosa le devo dire signora? Il ragazzo scrive bene, si informa. Però..
Però?
Vede, lui scrive proprio bene, ma proprio proprio bene. E io come professoressa di Italiano dovrei giudicare solo quello. Ecco, lui descrive le situazioni in cui si trova in modo magistrale. Questa tesina sull’ONU su tutte. I fatti elencati, le insufficienze e i rigidismi dell’organizzazione, gli scandali e la mancanza di volontà internazionale. Scritta proprio bene. Me la sono letta in una serata.
Ma che cos’ha il mio Christian?
Io sono anche la sua professoressa di storia, e gli perdono qualche inesattezza. Come la storia della scarpa di Kruschev che fu agitata contro Macmillan e non contro Mister H, o il fatto di definire la Francia di De Gaulle come un’imbucata nella coalizione degli alleati che sconfissero il nazismo. Gliele perdono.
E allora?
Io mi sento di darle due consigli spassionati.
Mi dica.
Lui anzitutto dovrebbe fare non solo analisi, ma anche sintetizzare. Non mi può distruggere un’organizzazione come l’ONU senza portarmi qualcosa di funzionanate in cambio. Sì, mi scrive dell’organizzazione delle democrazie. Ma l’abbiamo visto tutti che appena metti insieme un po’ di paesi succedono questi casini, come nelle settimane scorse in Cile. I problemi strutturali dell’ONU sono gli stessi dell’Unione Europea o degli Stati Uniti. Se accetti il principio di democrazia e metti venti capi di stato nello stesso salone non trovi un accordo. E se lasci i diplomatici giocare, di casini o scandali ne succedono comunque.
Mi sta dicendo che tutto quel lavoro per scrivere la tesina è sbagliato? Mi ci ha lavorato per notti e non certo per la gloria o per i soldi.
No, per nulla. Le sto dicendo che lui dovrebbe sforzarsi ad astrarre di più. L’ONU ha prodotto scandali e inefficienze, così come programmi umanitari e iniziative superlative. Però l’ONU è così perchè il nostro mondo e le persone sono così. Sostituirla con un’altra organizzazione creerebbe alla lunga gli stessi identici problemi: inefficienza e corruzione. Oppure dovremmo fare come dice quel tizio lì, quello col nome da cantante che Bush ha messo a rappresentarlo proprio all’ONU: fare il consiglio di sicurezza con solo gli Stati Uniti. Ma poi ricadremmo nello stesso principio autoritario che tutti vogliamo combattere. Queste non sono soluzioni. E lasciano sempre aperto il problema della rappresentanza democratica.
Ma no, lui vorrebbe una coalizione delle democrazie.
Stia attenta signora, perchè questo è un punto delicato. Lei vota qui in Sicilia per il governo di Roma. Lei delega la sua politica estera al parlamento che, in consulto col governo, ne decide gli atti. Se poi crea un organismo internazionale nel quale lei è presente per indiretta indiretta persona, si perde il contatto. È il problema di organismi decisionali non eletti, come la ECB, come l’IMF o come l’ONU stessa.
Glielo dirò; anche se, lei lo sa, lui le ramanzine non le accetta proprio facilmente.
Ma mi aveva accennato ad un secondo consiglio.
Sì appunto, le avevo detto: signora mia, signora mia. Le cattive amicizie. Quel Giuliano lì, con quella barbetta. Quel Giuliano lì signora è uno che lo sta portando sulla cattiva strada. Ha sempre ragione, cambia idea ogni tre per due e pretende di dare torto anche a se stesso; piano piano sta succedendo anche a lui. Se a lei presta ascolto, le dica di scegliersi altre amicizie.
Ma secondo lei ce la fa o me lo rimanda a settembre?
No guardi signora, uno che scrive così non lo si rimanda. Lo si consiglia. E se lui corre un rischio, è solo quello del sette in condotta.
Come il sette in condotta?
E sì, sta tutto il giorno a spulciare i temi degli altri, a criticare a destra e a manca. E poi quella sua spocchia. Lo rende antipatico. Lui ha sempre la risposta pronta. Alla fine la condotta ne risente.
Ma che le ha detto anche quel nostro segreto?
No, si figuri.
La prego non mi crei un dramma dentro casa, la prego!
Signora, la nostra comune fede giallorossa non la rivelerò mai. Piuttosto, dica al suo Christian di prepararsi psicologicamente per la batosta della finale di Coppa Italia.
Kant scrive malissimo. Eppure siano qui a leggerlo ancora dopo un paio di secoli. Non capisco, francemente, come lo scrivere bene possa essere considerato un merito: e’ forse un merito essere belli?
Scrivere bene vuol dire farsi capire, aprire una breccia tra le persone. Poi è ovvio che il contenuto deve esserci. Penso che questo concetto l’ho espresso compiutamente nel post.
> Penso che questo concetto l’ho espresso compiutamente nel post.
veramente no.
nel post hai detto, in breve, che non ti piace quello che scrive christian rocca, né *come* lo scrive (dire che “scrive bene” ma poi aggiungere che deve “astrarre di più”, che non deve fare solo analisi ma deve anche sintetizzare eccetera vale a dire che non ti piace come scrive.
Gio’, per me il libro è scritto in un ottimo italiano e fila molto (prof di ita) ma storicamente (prof di storia) è un’analisi e manca di sintesi.
Che Kant scriva male non è affatto opinione diffusa, e perlopiù proviene dagli stessi figuri che definiscono Hegel astruso e criptico. Certo, sono entrambi autori ostici (nella traduzione come nell’originale), ma a fronte di una aruda lettura hanno dalla loro una rara difficoltà di fraintendimento.
> un imbucata nella coalizione
Posso prestarti un apostrofo?
Se ne hai altri di apostrofi, li uso volentieri a iosa.
Più o meno lo stesso problema di cui risentono i post di Facci, insomma.
Egregio Professore di storia,
si rilegga qualche manuale. Va bene anche un agevole bignami. La Francia la seconda guerra mondiale l’ha perduta. Si è arresa al nazismo. Le croci uncinate sono sfilate per una Parigi sottomessa. Tra la vittoria in una guerra e la resistenza all’invasore c’è una differenza un po’ meno sottile di un apostrofo.
Saluti
LFC
Magari è una stronzata però…
Com’è svelta la “giustizia”, in certi casi!
In seguito all’articolo sulle pistole Beretta nelle mani dei guerriglieri La guardia di finanza in redazione. Il Cdr: «E’ un atto contrario alle regole del libero giornalismo»
MILANO -La Guardia di Finanza, su ordine della magistratura bresciana, ha eseguito una perquisizione nella redazione milanese del Corriere della Sera, in via Solferino. L’intervento delle Fiamme Gialle è collegato all’articolo «Iraq, pistole italiane alla guerriglia». Il mistero delle Beretta fantasma, a firma della corrispondente da Brescia Nunzia Vallini, che era già stata ascoltata dai magistrati.
Nel decreto di perquisizione, firmato dai sostituti Piantoni e Chiappani e vistato dal procuratore di Brescia Giancarlo Tarquini, si spiega che il provvedimento si è reso necessario, secondo i magistrati, per «verificare la provenienza delle notizie contenute nell’articolo, con particolare riferimento agli elementi che, non presenti nel materiale di indagine sino a oggi acquisito, assumono rilevanza».
La perquisizione, si legge sempre nel decreto, aveva lo scopo di «sequestrare la bozza dell’articolo» nonchè «eventuale ulteriore documentazione, pertinente alle notizie contenute nell’articolo stesso e utile alle indagini in corso». Nell’articolo – ricorda lo stesso quotidiano – è contenuta la notizia che, come risulta da un’informativa dei servizi di sicurezza Usa, i ribelli iracheni sono armati di un numero considerevole di pistole Beretta di modello recente con numero di matricola illeggibile o inesistente. Sulla base di questa informativa, e con l’intervento anche dell’intelligence italiano, la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta fin dal 2004 e l’altro ieri, sostiene sempre l’articolo, la polizia giudiziaria è andata alla Farnesina per acquisire «copia di atti»
«La perquisizione – ha scritto in un comunicato il comitato di redazione – è contraria alle regole del libero giornalismo. Si aggiunge quindi l’allarme per un atto che appare una intrusione nella libertà del Corriere della Sera. Non costituisce, infatti, questa materia, nemmeno in via ipotetica violazione del segreto delle indagini».
Il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi ha definito la perquisizione alla redazione del «Corriere della Sera» «un atto di grave intimidazione nei confronti del diritto-dovere dei giornalisti di fornire le informazioni di cui sono in possesso. Una perquisizione in forze della Guardia di Finanza – ha aggiunto Serventi Longhi – che è l’ultimo episodio di una lunga serie di gravi attacchi al diritto di cronaca».
Corriere.it
> Gio’, per me il libro è scritto in un ottimo italiano e fila molto (prof di ita) ma storicamente (prof di storia) è un’analisi e manca di sintesi.
non so perché, ma non m’hai convinto (benaltrismo? vuoi salvare capra & cavoli? uhm…) – ma tanto non è me che devi convincere.
A parte la critica sulla Francia, che come ti è già stato fatto notare è sbagliata perché in effetti era un’imbucata, da questo post si capisce che l’unico prolema del libro è che Rocca è amico di Ferrara.
Maledetto schifoso gufo rognoso portasfiga…
La batosta della Roma…
Forza Inter W 78
SPIEGATEMI QUESTA BATTUTA:
Avete trascorso un buon Natale? Vi dico una cosa: domani devo andare da Barnes & Noble per restituire un libro. Ci sarei anche andato oggi, ma non l’ho ancora finito. Non è per niente male.
Jay Leno
>La Francia la seconda guerra mondiale l’ha perduta. Si è arresa al nazismo.
credo che mi manchi qualche passaggio.
a me risulta che chi ha perso la seconda guerra mondiale siamo noi e i tedeschi.
E il Giappone?
e la Romania?
E la battuta di Jay Leno?
Body, mi sa che il passaggio che manca a te è quello in cui si legge il manuale di storia di terza liceo.
Anche se riconosco che dire che la Francia ha perso la guerra è esagerato. L’espressione giusta, e si torna lì, è “imbucata”: di certo infatti non era tra i vincitori.
Uè, ual bois. Io ho scritto LA FRANCIA DI DE GAULLE. Come dire L’ITALIA DI PERTINI.
…e Bearzot
chi dice che Hegel non e’ un gran fuffiere, semplicemente, non ha studiato abbastanza
Ciò che Fabrizio dice è profondamente giusto, anche se bisogna conoscere bene la storia per notarlo. “L’imbucata” tra le vincitrici era appunto la Francia di De Gaulle, ovvero la Francia del governo espatriato in Inghilterra. Ma non pensate che non abbia combattutto. Al di là della resistenza francese comandata da De Gaulle con la radio, allo sbarco in Normandia ed alla liberazione dell’europa presero parte dei contingenti di soldati francesi fuggiti.
Probabilmente anche altre nazioni avrebbero potuto avere meriti simili, come l’Italia e la Jugoslavia per il loro valore resistenziale, ma tra questo e dire che la Francia era imbucata ne passa…
Vabbé, ma alla fine questa battuta non me l’ha spiegata nessuno:
“Avete trascorso un buon Natale? Vi dico una cosa: domani devo andare da Barnes & Noble per restituire un libro. Ci sarei anche andato oggi, ma non l’ho ancora finito. Non è per niente male.”
Jay Leno
Dov’è il punto in cui si ride?
Andrea, sei sicuro che Hegel sia un “gran fuffiere”?
Almeno spiega il motivo, a noi che non abbiamo “studiato abbastanza”.
Si riferirà al suo, di libro. Che palle.
@Fabrizio: con tutte le dovute enormi differenze, la “Francia di DeGaulle” non è come dire l'”Italia di Pertini”, ma casomai quella di Badoglio.
No no, proprio quella di Pertini.
aah Pertini, Bearzot, Bettega, tutte quelle pipe che giravano. Che tempi…
Il dramma di Rocca è che crede che comunque un’istituzione internazionale serva. La storia ci dice il contrario: cosa contano sono gli stati e la forza militare che questi sanno schierare.
Non mi sembra il caso di perdere del tempo su un blog come questo per aggiungere altro. Vi rimando semplicemente ad un libro:
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buona lettura,
aa