O Paninaro, vestito di nuovo

Filippo Facci PaninaroSiamo nati per soffrire e adesso dovremmo persino occuparci del ventesimo compleanno del movimento paninaro: ciò che una banda di smandruppati ha cercato di festeggiare in una discoteca milanese in via Castelbarco. Festeggiare che cosa? In teoria – dicono loro – andrebbero glorificati gli anni ingordi della Milano da bere, il primo Burghy di Piazza San Babila, le modelle di via Montenapone, la Milano celebrata da Time che ci fece una storica copertina, il Made in Italy e compagnia bella. Ma è una visione distorta, è una miscellanea ingiustificata: i paninari stanno agli Anni Ottanta come la schiuma della risacca sta all’oceano, come il più sconcertante movimento di giovani pecoroni mai apparso sulla Terra può stare alla modernizzazione del Paese che ebbe peraltro il merito di strapparci dagli anni di piombo, e ci fece definitivamente Occidente.
Ma i paninari no. I paninari furono una reazione rozza e greve allo spaventoso e straccionesco conformismo ideologico ed egualitarista degli anni Sessanta e Settanta, furono un ritrovata e patetica spartizione tra i ricchi e i poveri, i belli e i brutti, sicchè tutti quanti – i paninari e i loro antagonisti – divennero improvvisamente brutti. Caricaturali. Dal punto di vista prettamente estetico i paninari non sono mai tramontati: li vedi ancor oggi colle loro scarpe grosse, le giaccavento, i guanti gialli da netturbino, il capello corto e ingellato, i jeans con le pezze, gli orologioni, e mangiano panini: perché sono muratori nell’intervallo per il pranzo. Eccola l’eredita estetica di chi stava a San Babila solo per fingere di non stare, spesso, a Quarto Oggiaro. Quali differenze rispetto ai figli dei fiori? Alcune milioni, ma non nella cervellotica da sottovuoto pneumatico – identica – quanto piuttosto nella pretesa edonistica di chi non voleva essere come gli altri bensì di più: ma allo scoperto, finalmente. Ecco che per questi comprimari di fine millennio l’abitus diventava l’animus, lui diventa un figone solare e lei una piumina arrapation: eppur deficienti uguale, anche se lui d’un tratto è galloso e indossa capi classici e storici che resteranno di moda per almeno sei mesi. Ecco la generazione Timberland, i piumini Moncler di vari colori da operai delle autostrade, i Ray Ban da poliziotti americani, i soliti Levi’s, le solite Lacoste, i solito secchiello Louis Vitton, le solite giacche Brooksfield, la All star di tela, le calze Burlington: più un sacco di idiozie modaiole mischiate alla rinfusa come poterono esserlo le orrende scarpe Vans o Koala, le magliette da surf Mistral, i giubbottazzi di pelle Schott, le scarpe Koala Sebago o Vans, roba che giocoforza doveva costare una tonnellata di soldi – unica vera regola – da scucire a una generazione di genitori che non aveva fatto la guerra e ai loro bravi e decerebrati ragazzi non voleva far mancare niente, si dice. Da qui alla demenza pura il passo fu breve: il Moncler anche in estate, i Rayban anche di notte, gli stivali Fryie anche in spiaggia, i maglioni ben infilati nei pantaloni per ostentare spaventose fibbie da rodeo texano, naturalmente scarponi grossi Timberland (cervelli finissimi) con l’affige dell’alberello ben ricalcato col pennarello. Il tutto spolverato con uno strato arancione scuro residuo di sette lampade abbronzanti possibilmente fatte da Rino, in via Montenapoleone: nell’insieme, la moda più antimaschile e al tempo stesso antifemminile mai apparsa dal Quaternario in poi.


Non c’è tanto da fare della sociologia. Fu demenza e basta? Forse fu anche una maniera, rabbiosa e magniloquente, pacchiana e americanoide, di ritracciare un confine che non era né ideologico (figurarsi) né di stile: era semplicemente quello immortale di chi aveva il papà coi soldi e chi non l’aveva, tra chi era nato fortunato per censo economico – e mentale, talvolta – e chi invece no. Una crudeltà esibita e di reazione. Gli è che il paninaro era spesso un divertente e divertito imbelle – per i milanesi: un vero pirla – tuttavia ben separato dall’universo dei troppo scarsi, dei peggio buri, coatti, borazzi, iarri, cinghios con la camicia abbottonata sino in cima, la catena alla Franco Califano, l’orecchino da buana, l’orologetto al quarzo multifunzione con suoneria, la pettinature alla Gigi Sabani, alla Toto Cutugno o alla Luciano Benetton, tutti in fila coll’autoradio sotto il braccio. Non c’erano tanti i paninari: c’erano quelli che potevano permettersi le moto Zundapp e Aprilia e la Vespa e il Sì Piaggio e poi c’erano gli scornacchiati col Califfone, il Motobecane, la Cagiva Aletta Rossa. E se certi maggiorenni avevano la Mitsubishi Pajero, la Renegade e vari fuoristrada col parabufalo, e altri viceversa la Ritmo, l’Alfasud, la Skoda, la Daf, la 127 sport dorata coi tendalini di Marylin, come dire: forse la mezzaria non era solo e fondamentalmente ideologica. Tagliato con l’accetta, un classismo anche esistenziale: da una parte gli Enzi, i Pini, i Mimmi, i Giancarli – con le loro Luise – e insomma gli emuli di Tony Manero, di Rambo II, soprattutto il cosiddetto Gino: il brutto naturale e sociale, lo sfigato di sempre, lui e la sua coltivazione di punti neri, la canottiera sotto la camiciola come potevi permetterti solo se eri Craxi al congresso di Rimini, la biro nel taschino, la cintura di stoffa, le scarpette estive traforate da cameriere, il baffetto alla tedesca da segaiolo. Il poveraccio. Dall’altra invece il già descritto paninaro, solo e sempre dance music, uno che gli nominavi Guccini ed estraeva la lama, lui che camminava indomito e ballava Der Kommissar di Falco e Wild boys dei Duran Duran, e dice così: “Sgommo al brucio per non fare il pacco alla schizza cuzzata di fresco”. Poveracci per censo da una parte, per merito dall’altra.

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50 Commenti

  1. gli adesivi dei paperi…Dee Jay Television su Italia Uno… e poi fateci caso: già nei primi anni novanta si parlava di anni ottanta come di un periodo ben definito su cui esercitarsi in operazioni di revival; ora siamo nel duemilacinque e i novanta sono ancora troppo vicini.

  2. Perchè se sei quello….mi ricordo bene di te che uscivi tutto griffato e leccato a metà degli anni 80.
    Caro il mio ex paninaro

  3. Guarda, io a metà degli anni Ottanta ero povero in canna e mettevo i vestiti comprati usati in via Garibaldi. Ma sapevo vestirmi, e poi ero molto bello. Griffato mai.

  4. Su questo argomento penso di avere qualcosa da dire. Il fatto è che non saprei da dove cominciare. Inizio congratulandomi con Filippo (anche per un altro motivo, il corsivo su Pecoraro Scanio di qualche settimana fa sul Giornale è semlicemente geniale !).
    Sarà, ma io ritrovo in quelle righe un pò dello stile dei tempi paninari “una stella polare per sapere sempre dove non andare, cosa non pensare” lo avremmo potuto scrivere di qualche megatamarro …
    Comunque, bene, mi diverte questa rievocazione. Continuiamo per un pò, visto che è da quasi 40 anni che ce la menano con il ’68 che avrà anche i suoi meriti ma insomma non è che tutti quelli di quel periodo là fossero nè dei geni, nè dei gran pensatori, nè – oltretutto – dai santi.
    Quando uno dice “ho fatto il ’68” penso: si drogava, ha occupato una scuola, non studiava e pretendeva il 6 politico, si vestiva da schifo e lavava poco. Poi certo leggo Sofri e ammiro la sua cultura, anche se non sempre le sue idee.
    Sono andato un pò troppo in là. Scusat. Tornando ai paninari, penso che era bello quando bastava avere un paio di Timberland a non farti sentire escluso e coatto. Oggi i figli di papà gauche caviar (con i maglioni di cachemire usati e le basette ribelli) sono a distanza ben più siderale e irraggiungibile da quelli che appartengono a classi sociali inferiori.
    Non gli importa se hai i jeans all’ultima moda ma solo se tuo nonno era un famoso grecista o un carperntiere.
    Ditemi, chi sono i veri razzisti ?

  5. Beh io ero uno di quegli smandruppati che venerdi sera erano in quella discoteca di via Castelbarco a “celebrare” i 20 anni dei paninari. Di “veri galli doc” con la divisa completa ne ho visto uno solo ad essere onesto e non stava nemmeno un granchè bene secondo me. Rimane il fatto però che gli anni 80 secondo me sono stati l’ultima epoca nella quale si è avuta la possibilità di schierarsi con qualcosa/qualcuno ascoltando un certo tipo di musica, adottando un certo tipo di abbigliamento e frequentando un certo tipo di locali. Dagli anni 90 in poi purtroppo solo plastica…. Concludendo io mi sono divertito un casino venerdi sera, soprattutto a riascoltare e ballare la musica pop anni 80, che è la ragione fondamentale per la quale ho partecipato alla serata finalmente circondato da coetanei ( + 30 anni). A volte non è male e ntrare in un locale e non sentirsi un agente della digos “under cover”.
    Per Filippo Facci…take it easy….è solo entertainment alla fine…

  6. Mah… io non ho nonni grecisti ma minatori, nonostante questo incredibilmente non venero il peridodo nel quale “bastava” avere un bel po di soldi, a 14 anni, da sputtanare nelle timberland.
    Ciao superciukki frustrati.

  7. comunque Stone island e CP company hanno tenuto bene… guardate che fine hanno fatto naj oleari o best company

    vi ricordate la vicenda di antonia de mita che in occasione di un viaggio del padre negli states comprò tonnellate di timberland.. ??

  8. Caro Pacci non te la prendere se al governo c’è il CAV. in fondo è tutto di passaggio proprio come i tuoi commenti su un periodo d’oro.
    Ti consiglio di ascoltarti “O tiempo se ne va” degli Squallor e chiedere scusa alla tua donna.
    Bye.

  9. Io sono nato nel 83 quindi dell’epoca paninara non ho vissuto molto. ma posso dire di essere un paninaro. sono sempre stato affascinato da quella cultura e la vivo tuttora, vestendomi alla moda. non è cambiato niente. al posto del Moncler c’è l’Aspesi, al posto dei rayban ci sono i D&G, le mutande D&G, le scarpe timberland ora sono da sfigato e ci sono le levis, o le Rossetti, i 501 sono rimasti i mitici 501.. chi trova ancora una cintura el-charro è fortunato (purtroppo…) ora ci sono quelle cinture che ricordano molto le cinture di sicurezza degli aerei, felpe richmond al posto di best company, capelli a spazzola invece che a scodella…
    ma ancora oggi si smerigliano panini con le sfintizie appena cuccate !
    W MILANO E W GLI IMMORTALI PANINARI !

  10. questo articolo si commenta da solo….è solamente il lamento di un proletario rosso……cmq i paninari non avevano i capelli corti e poi importantissimo non portavano il gel!!!ricorda

  11. IO SO’ NATO NEL 74 ALL’EPOCA AVEVO PIU O MENO 12 ANNI , NON HO VISSUTO QUELLA MODA, VEDEVO SOLO UN SACCO DI BURGHY PER LE STRADE E MI FACEVANO VENIRE FAME . POSSO CHIEDERE UNA COSA? MA I TERMINI SFITTINZIA E PANINOTECA ERANO DI QUEL PERIODO? E POI SFITTINZIA CHE CAVOLO SIGNIFICA? GRAZIE

  12. sono del 72 e ho vissuto quel periodo anche se ero a Torino.
    Ero e sono rimasto paninaro deeentro..tra l’altro ho ancora quasi tutti i numeri del giornaletto
    wild boys!

  13. ciao a tutti; io sono nato nel ’72; ho vissuto in pieno l’epoca dei panoz; ho frequentato una scuola superiore che era diventata un simbolo per i nuovi galli; io provenivo dalla campagna, cresciuto con miei compaesani più vecchi di me, compagni nella squadra di calcio del nostro paese e amici, con i quali si facevano “esperimenti” motoristici sulle prime piccole moto.
    Il mio primo impatto con il mondo dei paninari, per me, ingenuo ragazzo di campagna c’è stato quindi alla scuola superiore. Mi ricordo che di queste cazzate non ne sapevo nulla e con questi ragazzi mi comportavo come con tutti gli altri, ma avvertivo nei miei confronti un atteggiamento di indifferenza…loro si sentivano come una casta privilegiata. Un po alla volta una mia amica mi ha spiegato che cosa significava essere paninari; per me non è stato facile capire perchè il mio piumino per me era lo stesso di un monclear; dovevo andare a cercare il marchio per distinguerlo. C’è voluto tempo ma alla fine ho imparato a distinguere e a conoscere questi personaggi. Mi ricordo che in ogni classe i più “duri”, (quelli che non capivano un c…o), quelli che ripetevano un anno ogni 2 erano proprio loro. La supidità in persona; in moto NON sapevano andarci; molto spesso ostentavano ricchezza anche quando questa non c’era; nella mia classe 2 ragazzi hanno comperato un paio di timberland usate in 2 !
    Questo fatto secondo me è stato molto triste;
    Figli di operai con che indossavano vestiti il cui costo era pari allo stipendio del padre di un mese; bisognava conformarsi, perche essere panoz faceva fighi.
    Ad ogni modo adesso le cose non sono diverse; c’è sempre il bisogno di conformarsi, il che è un sintomo evidente che mancano le personalità (o sono assai rare). Per chi non ha personalità non resta che conformarsi; è più facile.
    I paninari secondo me erano i flgli degli anni 80; figli del benessere economico, ma figli della corruzione e del degrado morale radicato nelle istituzioni. Ma il boom economico mascherava tutto questo e andava bene così. Il consumismo. Il bello era quello che costava.

    Concludo facendo i miei Complimenti per l’articolo,

    Ciao, Achille

  14. noi saremo sempre paninari per tutta la vita inchinatevi noi siamo e saremo i migliori per sempre alla facciazza di tutti i gini di questo mondo wild boys

  15. salve gente,ho letto vari articoli prima di dire la mia.io sono nato nel 72 quindi la moda dei paninari la ho vissuta in pieno,e devo dire che mi manca da morire.perche?il perche e molto semplice adoravo quella moda e quel modo di essere e dipensare e parlare.perche ho dovuto lottare per rimanere panozzo.lottare perche nessuno si ricorda i truzzi che rubavano le scarpe e i giubbotti?io sono scampato parechie volte ai loro raid e ho anche rischiato grosso quando un giorno ho incontrato (jonny lo zingaro)tipo che ti accoltellava poi ti toglieva le scarpe,ma mi e andata bene.come nessuno sa che i capi panozzi andavano fuori milano a balare perche ,in citta rischiavano la pelle(nel senso vero della parola)poi quando andavo allo sfinks (discoteca in viale papignano)dovevo chiamare casa e dire che facevo tardi perche(non potevo dirlo ai sapiens )(genitori)che fuori cera il caf ,cioe(comitato anti fascista)gruppi di punk dark ecc pronti alla rissa.comunque io ero sono e saro per sempre paninaro ,e tutti quelli che anno rifiutato la loro appartenenza si vergognino ,e li consiglio che potessero tornare in dietro di 2o anni fatevi punk ,e meglio per tutti.io nel armadio ho ancora il mio schott e non porto nient altro che timberland .il mio motto e siamo veri siamo rari siamo veri paninari .comunque mi piacerebbe una risposta da qualche vero paninaro nel mondo di truzzi e cinghios nel quale viviamo adesso .un saluto da roberto a presto

  16. Essendo nato nel 69 aggiungo la mia “testimonianza”.

    Ero uno di quelli, e lo sono tutt’ora, che sull’etichetta sputa. Sputa sull’etichetta perche’, ora come allora, non e’ garanzia di qualita’.
    E spendere di piu’ per ottenere la stessa cosa e’ una coglionata, su questo credo che siano tutti d’accordo, anche i paninari.
    E spendere di piu’ per aver vestiti che ti facciano sentire parte di una cricca di persone prive di personalita’, beh… credo che sia una coglionata anche quella.
    E anche se la stupidita’ non e’ certamente una colpa purtroppo divento sempre piu’ intollerante nei suoi confronti e mi viene da dire che i paninari per quel che mi riguarda, per il loro valore, possono bruciare all’inferno insieme a Pacciani o Provenzano (che ora va piu’ di moda).

    Le risate che ci facevamo dietro a gente che assegna valore alle etichette, io e i miei amici, non si sa. E di questo li ringrazio, i paninari. La comicita’ involontaria e’ sempre quella migliore, quella che quando ci pensi non riesci a smettere di ridere.
    Non ho mai picchiato un paninaro, anche se in discoteca a volte qualche screzio c’e’ stato, dato che gli ridevamo dietro, pero’ se incontrassi Roberto Motta probabilmente non resisterei (questa non e’ una minaccia).

    Saluti.

  17. ciao Mexe ,se non e una minaccia dimmi cosa e.va be non me la prendo perche tu sarai uno di quegli sfigati,(che come ho letto su tanti blogche parlano di paninari)che odiavano i paninari perche non avevano i soldi per comprare l’abbigliamento.e secondo me e un po invidia retroattiva.(poverino)mi dispiace per te .e a te voglio rispondere a tutti quelli che si mettono a scrivere male dei panozzi.questo e un blog dedicato ai mitici anni 80 e della moda dei paninari ,chi e contrario o chi e un sinistoide,gli consiglio di scrivere sul blog del partito comunista o del ulivo dove sono tutti incazzati con i capitalisti ma che nessuno di voi sinistroidi disprezza il capitale .un saluto a tutti belli e brutti ,dall super panozzo d’italia .

  18. per tutti i veri panzzi d’italia stiamo ,risuscitando i paninari chi fosse interessato scriva al mio sito biondomotta@.yahoo.com

  19. Mi piacerebbe saperne di più sui paninari: nel bene e nel male è stata una subcultura di cui si parla ancora a distanza di venti anni.
    Ora ho 23 anni, dei paninari ho solo qualche vago ricordo, comunque credo che dagli anni ’80 ad ora le cose siano cambiate poco in quanto è ancora pieno di sfigati che si vestono in modo pacchiano proprio come i paninari. Sono solo cambiate le firme, e al posto della moto si compra l’auto e la si modifica da corsa.
    Almeno i paninari si riconoscevano in qualcosa, quelli che rappresentano la loro evoluzione sono piatti come dei marciapiedi.
    Saluti a tutti!

  20. bravo BOLZ i paninari che dico io in giro non ci sono piu ,non puoi neanche dire che quelli di adesso sono i nipoti o gli antagonisti dei paninari (CAZZATA COLOSSALE )tu sei troppo giovane o magari conosci gente che ti racconta delle (MEGA CAZZATE)sappi che all’epoca mitica dei panozzi c’erano vari tipi gente :quelli che lo erano veramente come me ,allora come adesso dentro,quelli che avevano solo i soldi e si vestivano solo per essere alla moda ,quelli che si vestivano con capi farlocchi e pensavano di essere paninari ne ho visti parecchi,e quelli incazzati perche avevano i genitori operai e non potevano comprare come me le timbe (350.000 lire)di 20 anni fa che erano un casino di soldi credimi,tipo un operaio per comprare le timberland al figlio per 20 giorni non poteva mangiare chiaro?poi gli sfigati che dici tu li ho visti sono quelli che si mettono quei pantaloni con il cavallo basso che per la cronaca ai miei tempi ,li mettevano ai bambini piccoli ,per farci stare il pannolone ,quindi quando vado in giro,e vedo sta gente con sti ppantaloni li considero tanta gente che si e fatta la cacca nel pantalone .se vui sapere di pi scrivi sul blog ciao piccolo dal(SUPER PANOZZO UNICO SULLA TERRAAAAAA

  21. bravo BOLZ i paninari che dico io in giro non ci sono piu ,non puoi neanche dire che quelli di adesso sono i nipoti o gli antagonisti dei paninari (CAZZATA COLOSSALE )tu sei troppo giovane o magari conosci gente che ti racconta delle (MEGA CAZZATE)sappi che all’epoca mitica dei panozzi c’erano vari tipi gente :quelli che lo erano veramente come me ,allora come adesso dentro,quelli che avevano solo i soldi e si vestivano solo per essere alla moda ,quelli che si vestivano con capi farlocchi e pensavano di essere paninari ne ho visti parecchi,e quelli incazzati perche avevano i genitori operai e non potevano comprare come me le timbe (350.000 lire)di 20 anni fa che erano un casino di soldi credimi,tipo un operaio per comprare le timberland al figlio per 20 giorni non poteva mangiare chiaro?poi gli sfigati che dici tu li ho visti sono quelli che si mettono quei pantaloni con il cavallo basso che per la cronaca ai miei tempi ,li mettevano ai bambini piccoli ,per farci stare il pannolone ,quindi quando vado in giro,e vedo sta gente con sti ppantaloni li considero tanta gente che si e fatta la cacca nel pantalone .se vui sapere di pi scrivi sul blog ciao piccolo dal(SUPER PANOZZO UNICO SULLA TERRAAAAAA

  22. Prima di quanto ho letto in questo blog non sapevo che ci fosse tutto questo odio nei confronti dei paninari. Che senso ha?Perchè?
    Il paninaro con la sua moda forse anche ridicola ha influenzato gli anni 80 italiani, ma poi tanto, e forse non ce ne accorgiamo neanche a quanto ho visto.
    Come si fa aparagonare Baez coi Pet Shop Boys?E allora Mozart ce lo dimentichiamo?Pet Shop Boys sono dei grandi e hanno fatto musica molto bella.Bob Marley e tutti gli altri pure. Jovanotti che oggi tutti sappiamo come la pensa scriveva La Mia Moto e faceva copertine con la bandiera americana non aveva influenze paninare?
    Apriamoci ai ricordi e vediamo che anche involontariamente o anche quando volontariamente non le volevamo seguire siamo stati comunque influenzati dalle tendenze. E dopo anni criticare un fenomeno di tendenza o siamo degli stupidi o è come rifiutare la nostra identità quotidiana di quei tempi.

  23. Che bello questo articolo. Bravo. Io sono del 73, quindi ho vissuto gli anni del liceo circondata da paninari, e mi mancano tantissimo, per tanti motivi. Primo, perche’ avevo 14 anni. Secondo, perche’ a 20 anni sono andata a vivere a New York, e la nostalgia dell’Italia e’ rimasta sempre viva, e la nostalgia e la lontananza, ricoprono la memoria con un velo rosa, tutto acquista un valore maggiore, dai cornetti alla marmellata che non esistono qui a NY, alle Vigorsol, ai profumi di quando eri bambina che non puoi ritrovare in una terra dove non sei cresciuta. Ed anche nomi come El Charro e Naj Oleari, dopo vent’anni, riportano indietro a tempi spensierati. Grazie.

  24. SONO STATO PANINARO E AMMETTO CHE E’ STATO UN MOVIMENTO FUTILE E VACQUO.
    MA SONO FORSE MEGLIO OGGI LE VELINE DA COPERTINA, I TRONISTI DI MARIA DE FILIPPI, I BUZZURRI DEL GRANDE FRATELLO NONCHE’ LE COMPAGNIE DI FIGHETTI E FIGHETTO DEL CENTRO FIGLI DI PROFESSIONISTI E LIBERE PROFESSIONISTE?

  25. Paninari…..quanti ricordi ! Quel volerlo essere ad ogni costo anche se non potevo permettermelo, i Pet Shop Boys, i Duran Duran, il primo bacio, il primo spinello ( ,-) )…..frequentavo le scuole medie….un epoca che ha segnato la mia di vita, come quella di quasi tutti i miei coetanei ( nati dal 70 al 80 ). Oggi a pensarci mi viene da sorridere, ma mi scappa anche una lacrima di nostalgia.

  26. E’ una vergogna.
    Sono sardo e sono del 74. A tutt’oggi ringrazio Iddìo per non avere avuto la possibilità di essere un mattoncino come quelli che stavano a scuola, arroganti e qualunquisti, ma al tempo ci stavo male.

    E quanto.

    E’ stata un’ennesima occasione per chiudere diverse cose in diversi cassetti, per cui figlio di ferroviere eri emarginato perchè sti stronzi, appoggiati dall’etica di una società compra-ad-ogni-costo, non potevi vestirti come loro.

    A distanza di 20 anni mi vergogno per conto dell’Italia, per avere fatto del costume un “movimento” (chiamalo movimento, quattro ignoranti coi soldi a casa) che di base aveva il vuoto cosmico. Non una linea, non un obiettivo, non degli elementi. Solo abiti firmati.

    1) il panino è di tutti, grandissima contraddizione tra la borghesìa medio-bassa del panino e l’altezzosità di queste centinaia di inconsistenti;
    2) che caz… ci vuole a fare un movimento dove l’impegno è inesistente se non quello di utilizzare danari (sempre altrui, vedi papà). Ci sono buono e c’ero buono anche io, dammi un miliardo delle vecchie lire e faccio sfaceli.
    3) qualcuno qua si è dichiarato “paninaro nell’anima”. Patetici anacronistici, in ogni città ci sono le ASL, e ci sono anche per voi.
    4) senza palle, non hanno avuto neanche il coraggio di proseguire e diffondere il loro slang linguistico senza regole e senza un vocabolario in piena regola: quattro puttanate appiccicate a sputo che si sono perse dopo due ore l'”estinzione ufficiale”. Per contro, chi ha cercato di diffondere l’Esperanto in confronto ha la mia adorazione più totale.

    Che anni di merda che ho passato, proprio quando da acerbo ragazzino delle medie non avevo una personalità.

    Oggi ho una posizione politica definita (destra), so cosa mi piace (la musica, le donne, il caffè, il calcio) e mi inserisco in una società che non mi ripudia a primo acchitto, nella quale spesso sono stimato anche quando ci sono posizioni distante dalle mie (società civile > gente intelligente).

    Solo che adesso tutte quelle cose del passato mi fanno una sega perchè ho una testa formata che gira; invece, nel periodo implume di stupidità generazionale (14 anni) il “movimento” dei Paninari mi convinceva che ero nato sfigato e sfigato sarei morto.

    Gli sfigati erano loro. Retroattivamente, provo forse anche un pò di tenerezza per tanta idiozia generazionale.

    Saluti
    freezad

  27. per freezad: mi spiace contraddire in pieno la tua analisi ma e anche grazie a quel periodo che sei cresciuto ed hai maturato una coscienza politica e sociale, spiegami pero’ una forte contraddizione che ho ravvisato in te, ti reputi di destra politicamente ma guarda caso erano proprio loro i figli di industriali, banchieri, medici e borghesia in genere, che ti rifiutava. cordiali saluti un ex paninaro di SINISTRA.

  28. X freezad:
    E’ vero, sei nato sfigato e probabilimente ci morirai pure!
    Tutto ‘sto casino solo perchè non potevi permetterti un calzino burlington!
    Ciò è molto triste!
    Condoglianze e buona mediocrità!!

  29. sto cercando informazioni sui paninari, sono nata dieci anni dopo e credo di avere subito le loro influenze. nessuna biblioteca d’Italia conserva la rivista Paninaro, se qlc di voi volesse spedirmi dei pdf ne sarei lieta, potete contattarmi sul blog http://dodeskaden.splinder.com/ io sono crasy tiger. Grazie

  30. Questo è per Anto:

    “E’ vero, sei nato sfigato e probabilimente ci morirai pure!
    Tutto ‘sto casino solo perchè non potevi permetterti un calzino burlington!
    Ciò è molto triste!
    Condoglianze e buona mediocrità!!”

    TUTTO STO CASINO PERCHE’ NON POTEVI PERMETTERTI UN CALZINO BURLINGTON.
    TUTTO STO CASINO PERCHE’ NON POTEVI PERMETTERTI UN CALZINO BURLINGTON.

    Spero che tu abbia meno di 15 anni, perchè se no un paio di indirizzi delle ASL più vicine nella tua città te li posso postare anche in privato.

    Freezad

  31. ciao facci,
    ciao a tutti,
    sono nato nel 1969 e la mia generazione le ha vissute in pieno le divisioni sociali paninari , metallari, dark , roccabilli ecc… almeno quelli che volevano distinguersi dalle masse, non sono d’accordo con quello che hai scritto nel 2005 ma non mi interessa parlare di questo anche se personalmente appartenevo a tutti gli effetti ai paninari xchè benestante della periferia BENE di Milano ma non voglio dilungarmi, allora xchè scrivo, ho fatto una ricerca su internet con la parola PANINARO e sai xchè. perchè Ieri 18/5/2008 sono andato in un centro commerciale per fare spesa e cazzeggiare con la famiglia, ed ho visto le scarpe della best company (famosa firma di quegli anni)a 34 pleuri e delle magliette da donna di el charro a 6 pleuri. Mi è venuta la nostalgia degli anni 80′, incredulo di vedere ancora quelle griff , giuro che non ho mai avuto nostalgia per come mi vestivo…prima d’ora…la vera nostalgia che sento è della mia gioventù dove non mi interessava di nessuno e avevo un sacco di amici, dove le sfitinzie mi rincorrevano forse xchè carino (manco tanto) dove quando parlavo non avevo inflessioni dialettali tipo we…we… Ragazzi “invecchiare è brutto” ma almeno me la sono goduta e facevo il cazzo che volevo nel limite del possibile…BISOGNA VIVERE INTENSAMENTE LA VITA…ED E’ MEGLIO CON I SOLDI IN TASCA…

  32. Mi avete fatto ricordare dei periodi splendidi,sento ancora gli odori delle cinture,del giornalino( davide rossi per me eri un eroe),sento pungere le calze mentre entrano nelle Timba,sento la carniera dello Schott che non si chiude fino in fondo e il profumo del suo pellicciotto.Mi ricordo ancora una delle ultime lettere del Direttore,credo di ricordarmi correttamente..scrisse che il Paninaresimo non morira’ mai e che fra 20 anni,un ragazzo nascera’ Paninaro senza nemmeno saperlo( o qualcosa del genere). Neil Tennant (e se non sapete chi e’ cercatelo su Google)diceva una cosa bellissima:”..noi esistiamo solamente nel nostro mondo..e’ il caso di non riconoscere l’esistenza di nessun altro”.E’ arte signori,fu arte,sara’ arte.Era un modo di vivere,completo in ogni momento,in ogni gesto anche nel piu’ insignificante.Non venitemi poi a parlare di razzismo,di ceti sociali e altre cazzate. A quei tempi i soldi c’erano per piu’ ceti sociali che di adesso.Bisognava nascerci non era un problema di soldi.Provate a vestire un maiale da Versace o da Armani,credete di non riconoscerlo? Poi ricordatevi al “Maiale di allora” non interessava proprio un vestito di moda.Ma ricordatevi non era solo moda,era ben altro,giratevi intorno,guardateci bene ci siamo ancora anche se non siamo piu’ troppo colorati.IAO

  33. Ciao a tutti..

    Io sono un paninaro …
    qualche c#@@# me la sparo.
    Solo Timberland io metto,..
    e le porto anche a letto!
    Se non son originali,
    io le butto fra i maiali!
    Non ho una testa da nobel..
    ma sui capelli metto il gel!
    Quando arriva la madama,
    io nascondo la mia lama.
    ecc.ecc.

    Il periodo dei paninari (lo ammetto: io lo son stato)
    , ha avuto un grande lato positivo: io personalmente essendo nato nel ’65, nel 1982 – anno d’oro per la Milano da bere – avevo 17 anni; e quando si hanno 17 anni e vi sono moltissimi tuoi coetanei – visto che il 1965 è stato un anno baby-boom – hai molta voglia di essere spensierato e di stare in compagnia.
    Milano in quel periodo, offriva molta voglia di stare insieme con compagnie enormi che ad oggi non esistono più – sebbene poi lo abbiamo pagato caro, e lo stiamo ancora pagando il prezzo di quel falso benessere!

    Non credo che la playstation e i cellulari di oggigiorno siano meglio della moda colorata dei paninari… oggi vedo molta + solitudine di allora anche se si era inconsciamente superficiali e attaccati ad apparenze.

    Ciao Mario

  34. we pirla di un Facci!

    che fai?

    tiri su gli articoli che ti sembrano venuti bene dopo aver cancellato i commenti che hanno cioperto di merda le tue ultime cagate?

    non hai ancora esaurito il tentativo di farti compatire ad ogni costo?

    uno come te poteva solo scrivere sul Paninaro, testina, lo vedi che sei rimasto banale come quando ricalcavi il marchietto sulle Timberland?

  35. Io ho compiuto da poco 20 anni e recentemente ho scoperto questo fenomeno degli Anni Ottanta, decennio veramente unico in fatto di moda, musica, cinema, cultura eccetera. Secondo il mio modesto parere, il movimento paninaro può piacere oppure no. Ognuno mantiene la propria visione e bisogna rispettarla. Naturalmente, come tutte le cose di questo mondo, molto spesso una cultura (o sottocultura, come si vuole chiamarla) rischia di degenerare e degradarsi a causa di individui che la danneggiano. E’ un dato di fatto, però, che quella cultura non è né meglio né peggio di tutta quella porcheria che ci mette davanti la televisione con tutto quel consumismo e il gossip da quattro soldi. Io sono un ragazzo giovane, ma pagherei oro per tornare indietro di vent’anni negli Anni Ottanta. Dopo quel decennio, non è venuto più nulla, solo la schifezza che vediamo oggi al telegiornale o per le strade della città.

  36. non è esistita nessuna cultura paninara, se per cultura intendiamo qualcosa di diverso dal mettere insieme un guardaroba di marchi “giusti”

    con il termine di paninari si può solamente individuare la prima generazione del disimpegno, totalmente assorbita dal consumo e dalla sua mistica

    non per niente Facci esce da quella roba lì per finire in bocca al Craxi della Milano da bere e in seguito a fare il picchiatore berlusconiano e infine l’idiota su internet

  37. antipirlA, o come ti chiami, vorrei dirti una cosa. Non so se hai mai fatto studi di Antropologia o Etnologia, ma il termine “cultura” indica qualsiasi “prodotto” materiale (tangibile, fisico) o immateriale (credenze, ideali, superstizioni, etc.) creato all’interno di una società o da un gruppo umano. Utilizzare il termine “cultura” in riferimento al movimento paninano pertanto è corretto.

  38. F.F., ciao mi chiamo Davide, di Genova/Milano.

    ho letto che scrivevi su “Il Paninaro” come sceneggiatore dei fumetti, ti rivolgo i miei più sinceri complimenti, di cuore.

    ho intenzione di trarre una sceneggiatura per un progetto di fiction da alcuni fumetti de “Il Paninaro” e sarei interessato a mettermi in contatto con te per discuterne.

    sai chi ne detiene, e se li detiene ancora, i diritti d’autore?

    hai la possibilità di procurarmi i vecchi numeri de Il Paninaro, o di mettermi in contatto con un collezionista dal quale io possa attingere?

    sarei seriamente interessato a conoscerti in vista di una eventuale collaborazione

    contattami alla mia mail mondoscovazzo2002@yahoo.it o al mio http://www.myspace.com/davideskovatzo .

    Grazie mille ex panozzo

    Davide

  39. Avrei citato anche le felpe Best Company rosa con coleltto e polsini verdi ed un procione a grandezza naturale ricamato sul davanti. Roba che ora non metterebbe nemmeno una bambina di 6 anni, perché troppo stucchevolmente femminile,e che invece veniva allora fieramente indossata dai più galli del gruppo.
    Del resto, come non ricordare che nella rivista *Il Paninaro* del 1986 (mi pare) il gallo di dio mondiale dell’anno fu giudicato Geoge Michael.

  40. Caro Facci, leggo il tuo articolo e mi rendo conto che tu, che avresti voluto scrivere qualcosa di diverso, alla fine ti ritrovi a scrivere quello che dicono tutti, senza entrare assolutamente nei dettagli. Un articolo di una superficialità allucinante, la classica scoperta dell’acqua calda. I paninari sono stati un fenomeno degli anni ’80, come lo furono altri gruppi, sia in quegli anni, sia successivamente. E mi stupisce che se ne parli ancora con acredine… o era invidia?? Ma, in entrambi i casi, significa che comunque hanno fatto epoca, nel bene o nel male.

  41. Sono sicuro che la magia di quegli anni non tornera’ piu’…Pero’ se mi permettete non e’ giusto dire che il fenomeno dei Paninari era solo un modo per far vedere chi aveva i soldi e chi no….io ad esempio di soldi non ho, pero’ all’epoca in Italia si stava bene e bastava poco per farti l’attrezzatura: moncler 500 mila, Timberland 180 mila, cinturone el charro 50mila,levi’s 79 mila, felpa best company 70 mila ecc…
    Insomma per il sottosvcritto e’ stata una tragedia quando nel 92 sospesero la tiratura del fumetto, che era un punto di riferimento per tutti gli Italiani…. Certo tutti noi di quegli anni oggi viviamo nella depressione, perchè effettivamente quei tempi non torneranno , ma posso dire che sono fiero di essere stato un Paninaro che ha difeso le proprie ideologie ….Anzi sapete che vi dico che forse lo sono ancora oggi pure se gli anni non sono + li stessi…

  42. chi non ha vissuto in quei anni non sa cosa si e perso!
    essere paninaro non era solo un vestire alla moda,, era uno stile di vita… lamicizzia valeva qualcosa, non come adesso… non ci si drogava, non come adesso, adesso non si ha piu valori…che tristezza ,, W gli anni 80 e chi lha vissuti!! WILD BOYS

  43. un altra cosa,,, oggi vedo tanta solitudine,, ai tempi dei Paninari, si stava in compagnia,, si rideva si scherzava..
    si ci si vestiva bene, secondo be la moda Paninara e stata la moda piu bella in assoluta, ed pur non avendo letà mio mi rivestirei ancora cosi…
    cmque le timberland le compro ancora,, il moncler lo schott, comperato ultimamente,, le camicie a quadretti sono tornate,, la virtus palestra e tornata.. le calze burlington le compero ancora oggi, invece dello swatch porto il rolex,,, e quel che pensa la gente non mi frega un tubo.. sapete xé.. xé ler persone e i giovani doggi sono tristi e grigi dentro.. fanno solo tristezza,,,
    che dire, la moda paninara non e mai finita, e i paninari esistono ancora!!

    forse mi sono fatto prendere dal emozione,, ma io la penso ancora cosi,,,

  44. un altra cosa ancora visto i commenti …
    e una gran cazzata chi dice che il Paninaro doveva essere ricco per entrare in un gruppo etc etc…
    tra di noi cerano paninari galli, che di mestiere facevano i muratori,,,
    chiunchque lavorasse poteva comprare un piumino un giubbino in pelle, delle timberland etc etc.. ma avete visto i prezzi delle varia marche tipo gucci D&G Etro etc etc… un giubbino in pelle schott costava ca. 450’000 Lire,,,
    un giubbino in pelle Gucci costa 3’500 Euro!… e allora non diciamo cavolate… essere paninaro non era una cosa da ricchi ma una bellissima moda con voglia di stare in compagnia…

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