Uno alla destra non chiede gentilezza o democrazia, ma cose che stanno sopra la politica sì. Tipo prendere una posizione decisa nella lotta alla mafia. Oppure andare a cercare Cuffaro e schiaffeggiarlo. Perché i dubbi sono leciti, quando Borsellino e Report vengono censurati dalla Rai.
Certo, Cuffaro ha tutto il diritto di protestare contro Report perché “diffama la Sicilia”. Sarebbe stato rimproverato dai mafiosi se non l’avesse fatto. Mica è una novità. Quando uccisero Giuseppe Fava il sindaco Munzone “Vi giuro sul mio onore – proclamò commosso – che a Catania la mafia non esiste”. Munzone, Cuffaro e gli altri sono semplicemente il personale politico di questo strano sistema di governo della Sicilia, basato parte sul clientelismo e parte sull’omicidio. Fanno il loro mestiere.
Non servirebbe a niente bruciare per tre volte di seguito lo stesso locale dello stesso commerciante che si rifiuta di pagare il pizzo, se poi la tv ne deve fare un eroe. Dunque bisogna ordinare ai politici di far casino contro la tv, non tanto per ottenere la “trasmissione riparatrice”, quanto per lanciare chiaro e forte l’avvertimento: di mafia, nella televisione italiana, non se ne deve parlare.
L’avvertimento è reso eloquente dal fatto che la Sicilia, a parte la Colombia e a parte le zone di guerra, è il luogo dell’occidente in cui sono stati uccisi più giornalisti: almeno otto.
La gentilissima signora Gabanelli di Report e i suoi stimabili collaboratori – questo è il messaggio – non vorranno certo essere il numero nove, dieci e così via. Quando Claudio Fava risponde – col disprezzo che merita – al portalettere dell’apparato, non sono due politici in cortese dibattito: da un lato c’è il giornalista sfuggito a un attentato mafioso, figlio di un altro giornalista ucciso dagli imprenditori mafiosi. Dall’altro c’è Cuffaro, Munzone, i vecchi e nuovi cavalieri, Ciancimino: tutto il sistema che governava, e governa, la Sicilia. Par condicio.
Questa è la normalità, giù in Sicilia, e tocca principalmente a noi siciliani fare i conti con essa. Con due note, che non riguardano più i politici ma ciascuno di noi direttamente.
Prima di tutto: non ho letto niente da parte di Veneziani, che rappresenta la destra “colta” nel comando Rai. La politica è politica, non pretendo che si sia gentili, democratici e liberali. Però alcune cose stanno sopra la politica, la lotta alla mafia per esempio. La lotta alla mafia è anche belle parole, “ideali politici” come gli altri. Ma è anche gente concreta, carne e sangue, persone. Borsellino che fa il suo ultimo discorso in assemblea. Non lo dice, non è il suo stile: ma a un certo punto questa percezione riempie la sala, palpabile come una cosa, e tutti a ciglia asciutte raccolgono il testamento del nostro giudice, dell’uomo dei siciliani, di Borsellino. Oppure il proprietario Piazzese fra le macerie del suo locale, con le cambiali da pagare e i figli da mandare a scuola; e la decisione da prendere – uomo o quaquaracquà – nel giro di dieci minuti. Sia Borsellino che Piazzese non hanno diritto di parola in Italia. Vengono censurati da Cosa Nostra e dalla destra.
Ecco. Io, se un “compagno” Crisafulli parla con i mafiosi (parla soltanto: non si fa addirittura incriminare come Cuffaro), lo attacco pubblicamente, senza pietà. E qui, della politica me ne fotto. Lo stesso, laggiù a palazzo, Claudio Fava. Perché noi abbiamo vissuto qualcosa di più della politica. Cazzate possiamo farne quanto gli altri. Però di fronte a quel proprietario Piazzese, o a Borsellino, sappiamo qual è il nostro dovere. E Veneziani?
E’ un “nemico”, politicamente. Ma è anche un uomo che ha scritto, che ha lottato, che non è stato sempre un uomo di potere. Gli chiedo: che cosa vuoi fare ora, tu personalmente?
Una dichiarazioncella in sostegno, meglio tardi che mai? Un “nenti sacciu”, un silenzio comodo come tutti gli altri? Oppure un bel gesto, tipo cercare Cuffaro e schiaffeggiarlo?
Vedi tu. Io, come siciliano, voglio sapere su chi sto contando ora. Ho avuto anche dei fascisti accanto, contro la mafia di vent’anni fa. Ora voglio sapere che palle ha la destra di ora, quanto conta per lei la politica e quanto il resto.
Non c’è stata solidarietà, in Sicilia, contro le intimidazioni di Cuffaro. La giornalista “continentale” che ha difeso, a suo rischio, i siciliani, alla fine è stata difesa (per bassi motivi politici) da un dirigente Rai leghista; ma non dai siciliani. I giornalisti siciliani hanno continuato a lavorare tranquillamente, quel giorno, nelle loro tv e nei loro giornali, mentre i colleghi di Report erano sotto il tiro di Cosa Nostra; nè il loro sindacato (ma il sindacato dei giornalisti, in Sicilia, andrebbe commissionato domattina) ha indetto scioperi di protesta. I commercianti si sono comportati come al solito, disertando unanimemente l’assemblea indetta contro il “pizzo”. Ma su commercianti e giornalisti non ci siamo mai fatti illusioni. Il grave è che i ragazzi del liceo Meli di Palermo sono entrati regolarmente a scuola, quel giorno, e così al Maurolico di Messina, allo Spedalieri e al Cutelli di Catania, e dappertutto. Nessuno di loro ha lontanamente pensato a occupare la scuola, a bloccare la sede Rai, a fare il corteo per i giornalisti onesti e contro Cuffaro. Dieci anni fa non sarebbe stato così. Ammazzare Falcone, eliminare il Coordinamento antimafia, esiliare i militanti antimafiosi, minacciare i giudici vivi, imbavagliare i giornalisti, in fondo serviva principalmente a questo: rincretinire i ragazzi siciliani, convincerli che sono un gregge di pecore e che non contano niente. Ogni tanto – come ora – ci riescono.
Ma non gli dura mai molto a lungo.
Poiché la commedia, nelle cose tragiche, non manca mai, ecco che il “Viva la Sicilia! Morte a Report! Viva noi siciliani!” di Cuffaro viene strillato anche dal sindaco di Catania, Scapagnini, un buffo brav’uomo messo lì solo in quanto geriatra di Berlusconi. (Dovrebbe essere di Afragola o di Ottaviano, della provincia di Napoli comunque).
Il potere mafioso non è (come pensavamo un tempo) affare di una piccolissima minoranza di imprenditori e padrini. Ha anche – come il nazismo di Hitler o il Cile di Pinochet – una sua base popolare: non maggioritaria, ma neanche da trascurare. Così, in Sicilia una parte della popolazione è “mafiosa” (vedi Cinisi, o Brancaccio) e lo resterà in ogni caso, almeno per questa generazione. La mafia non deriva dalla povertà: in Basilicata, che pure ha avuto un fortissimo brigantaggio, di mafia non ce n’è stata mai. La mafia, anche quando coinvolge strati popolari, è sempre oppressione di più forti su più deboli, non rivalsa di classe, e va sempre affrontata come tale.
A Scampia il venti per cento opprime l’ottanta per cento. Lo fa con le armi, violentemente.
La gente che fa le denunce, che scende in piazza, che crede nella vita civile, vive precariamente sotto occupazione militare. Questa oppressione va semplicemente spazzata via con la forza, prima di qualsiasi altra considerazione. Ha fatto bene Pisanu a prendersela pubblicamente con chi “mangia il pane della camorra”. Quei quattrocento “cittadini” che sono scesi in piazza per difendere il boss camorrista hanno commesso non solo un reato, ma un’aggressione gravissima alla vita e ai diritti di tutti gli altri cittadini.
Perciò vanno puniti esemplarmente, individuati a uno a uno, processati, fotografati mentre entrano in galera. Poi, l’antimafia sociale: ma quella della repressione, in questo caso, viene prima.
Formazione. Ma perchè, con la scusa che è scuola pubblica, le aziende non devono guadagnare neanche un euro da tutti quegli inutili licei, istituti tecnici e compagnia bella?
Giustamente, il governo ha deciso che anche i liceali debbono diventare “stagisti” nelle aziende. Negli altri mestieri non lo so, ma nel mio “stagista” è semplicemente il modo di chiamare un ragazzo che lavora gratis con la scusa che “deve imparare”. In America il concetto di stagista si è allargato ulteriormente. Alla fine il Liceo Deledda – per esempio – diventerà il Lewinski Institute.
Nomen omen. Dibattito tra Fassino (che ora si chiama Pautasso) e Rutelli (che però s’è ribattezzato Merumeni) sul nome da dare all’Ulivo. Dibattito non facile, visto che domattina Pautasso ex Fassino si chiamerà Anzolin e Merumeni ex Rutelli, non soddisfatto del proprio nome, medita di cambiarlo ancora in Mazzacorati. E devono ancora intervenire Di Domenico (che prima si chiamava Pecoraro), Zamboni (ex Prodi), Stoppani (ex Bertinotti), Magyarovic (ex Cossutta) e Buondelmonti-Mazzanti-Viendalmare (ex… beh, ha mantenuto i baffi).
Insomma, nessuno è contento più del proprio nome.
Figuriamoci trovarne uno per un gruppo politico che stia bene a tutti.
Alla fine, per reminiscenza scolastica, qualcuno ha cominciato a dire: “l’Innominato”. “Vota Innominato”, “Innominato per le riforme”, “Per un’Italia migliore: Innominato!”. Il simbolo è un cerchio bianco, con niente dentro.
Che poi, nomi a parte, non è una discussione proprio sul nulla. Se se ne va Berlusconi, non è che cambi solo un governo: cambia tutto. Ma in che direzione? Notabili o zapateri? Berlusconesimo moderato o swinging anni Settanta? America o Europa? Quotarsi in borsa o fare i volontari?
Baffetti o capelloni?
Insomma, materia per discutere ce n’è. Spuntano bestie strane, come quel Vendola in Puglia, che non sono rassicuranti per nessuno.
L’avessero eletto come gay: vabbè, stiamo diventando moderni anche noialtri. L’avessero eletto come comumnista feroce: vabbè, un momento di distrazione. Il guaio è che l’ha eletto un partito complicatissimo, e precisamente la fusione (al termine di un processo durato almeno quarant’anni) fra l’antica base cattolica “campagnola” (Dossetti, papa Giovanni, Tonino Bello) e i communisti pepponisti (da Di Vittorio in poi). Insieme, questi due sono la maggioranza tradizionale del paese.
Non hanno mai “fatto politica” (ci pensavano i vescovi e i segretari) direttamente, ma da qualche anno in qua hanno preso questo vizio, e naturalmente alla fine si sono ritrovati insieme. Questa, probabilmente, è “la” sinistra, non solo una componente di essa.
Potrebbe perfino governare (stavolta senza segretari e vescovi) il paese.
Fassino: “Vogliamo un leader forte, con un’investitura forte”. Noi, qua a Testaccio, avremmo Romoletto Mandrione detto Ercolino. Però lui vorrebbe sapere, dopo l’investitura forte, chi glielo ripaga il motorino.
Feste. Festa alla regione Lombardia per festeggiare la fine della sanguinosissima lotta fra Bossi (“Diccì ladrona, ci candidiamo da soli”) e Formigoni (“Lista civica, alla faccia di Berlusconi“). “Senza la Lega”, “Meglio soli che con questi qui”. Difatti si presenteranno insieme, agli ordini di Berlusconi. A Formigoni, per il calamento di braghe, toccano venti deputati. A Bossi le poltrone che già ha, e che si tiene strette. E la lite? Teatrino per i gonzi. (E il vino, e i tarallucci? Li finanzierà la regione).
Invitati. Alla festa di Bush c’era pure la Famiglia Rendo? Quella a cui il presidente ha affidato d’autorità la vigilanza dei venti principali aeroporti americani?
America (o Russia, ormai fa lo stesso). Ucciso con due colpi di pistola il giornalista Gary Webb. Le autorità hanno immediatamente parlato di suicidio. Aveva scritto il famoso “The Dark Alliance”, con cui denunciava alcuni funzionari americani e la Cia come produttori e distributori di droghe di massa, mirate al finanziamento (contras, ecc.) di iniziative “coperte”. Per questa e altre opere ha vinto il Premio Pulitzer e due pallottole calibro trentotto.
Londra. Al minimo storico, secondo un sondaggio del Times, l’appoggio dei britannici alla guerra in Iraq: ventinove per cento. Se le guerre le decidesse la gente, questo sarebbe un bel grattacapo.
Solidarietà. Kobe. Conferenza sulla prevenzione dei disastri organizzata dalle Nazioni Unite. Nessuna dichiarazione comune sulle misure concrete per i sistemi di allarme nelle regioni colpite. A queste ultime, dai paesi ricchi, non sono stati cancellati i debiti ma semplicemente sospesi per un pò gli interessi. Perciò, anche se i sistemi d’allarme fossero stati decisi, non avrebbero avuto come comprarli.
Santi. San Bettino martire. Lo chiede, in una lettera al papa, il sindaco di Villafranca in Luniga Lucio Barani, che aveva già intitolato allo scomparso leader un monumento e una piazza. “Il suo impegno politico e umano venga valutato dalle massime autorità religiose e proposto per la beatificazione”.
Fanti. Il Capo dello Stato S.E. Carlo Azeglio Ciampi ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il dott. Savoia Emanuele Vittorio. Ne dà notizia un comunicato di routine dell’ufficio stampa.
Da www.libero.it (portale per famiglie).
Gli aspiranti interpreti, d’età compresa tra i 18 e i 20 anni, dovranno inviare le loro foto all’indirizzo casting100colpi@libero.it.
I responsabili del casting selezioneranno i più interessanti e rispondenti alle indicazioni della sceneggiatura.
Domani. Qualche problema nel piano di rinuclearizzazione annunciato tre anni fa dal Presidente della Repubblica (allora Presidente del
Consiglio) Silvio Berlusconi. Nella centrale di Aosta c’è stata una fuga di vapore radioattivo (la costruzione era stata appaltata alla ditta Previti). La polizia ha caricato i tecnici (torturandone alcuni) ma il vapore ha continuato a venir fuori. E’ stato chiamato il Responsabile Emergenze Dell’Utri, il quale ha fatto al reattore una proposta che non si può rifiutare. Il reattore tuttavia, per nulla intimidito, è esploso. Il governo annuncia che la situazione è tuttavia sotto controllo in tutta l’area del Golfo di Aosta.
Cronaca. Gedda (Arabia Saudita). Prezzo record per una giovanissima sposa, il cui padre ha ottenuto dallo sposo ben diciassette cammelli.
Il matrimonio sarà celebrato appena lei farà sedici anni. (Non stiamo difendendo solo il petrolio: stiamo difendendo anche questo).
Cronaca. Sigonella (Italy). Sciopero degli italiani a Sigonella. Nella base militare Usa vicino Catania vengono negati i più elementari diritti ai 900 indigeni che provvedono ai servizi essenziali.
Cronaca. Roma. Inchiesta al San Giacomo per la morte di un barbone, Gianfranco Amendola, morto poco dopo essere stato respinto dall’ospedale. Aveva una broncopolmonite acuta, ma quelli credevano che fosse ubriaco o roba del genere e l’hanno buttato fuori. A denunciare la storia è stata una signora, presente per caso, colpita dalle “maniere sgarbate” con cui l’uomo sera stato mandato via.
Compagni. Quello che è morto adesso, laggiù in Cina, Zao Zi-Yang. Era quello che si oppose a sparare sugli studenti, a Tien An Men. Per questo lo rimossero dal potere e lo mandarono ai domiciliari, fin quando è morto. Fucilarlo non potevano perché era un dirigente popolarissimo, uno dei primi, aveva cominciato quando ancora in tutta la Cina compagni ce saranno stati mille o duemila e la Cina era una colonia, sottomessa a a tutti.
Adesso, i “compagni” cinesi sono nomenklatura, l’equivalente esatto dei nostri Vip. Con cui vanno d’accordissimo, cercando di insegnarsi a vicenda i metodi migliori per tener sotto la gente e restare là sopra a comandare. Dei ragazzi di Tien An Men non gliene frega più a nessuno: le “crociate per la libertà” saranno belle, ma gli affari e i dollari sono più belli ancora. Anche per questo quelli come Zao muoiono solitari, lontani dal potere, isolati internazionalmente.
Auschwitz. Sessant’anni fa. Gli ebrei. Gli zingari, gli omosessuali, gli handicappati, gli “asociali”, i partigiani. E anche il soldato Ivan, che allora li liberò e ora probabilmente, se campa, non ha neanche da mangiare. Ricordiamoli tutti, nessuno escluso. Non furono pochi criminali a ucciderli, fu mezza Europa. E chiediamoci che altri Auschwitz, con noi “volenterosi carnefici”, verranno commemorati fra sessant’anni.
Alessandro wrote:
(Assoutenti Liguria – Corriere Mercantile del 12 Gennaio 2005). Altro bell’esempio di “privatizzazione”: addio centrale del latte municipalizzata, e benvenuti finanzieri d’assalto alla Tanzi! E’ l’era dell’ottimismo, l’era dei parassiti che succhiano 2 volte il sangue, a chi realmente produce un bene, e a chi lo acquista, noi.
Piero wrote:
Vi si può trovare una pistola giocattolo con i piombini di plastica, che sul cartoncino della confezione ha un soldato in mimetica, armato di tutto punto. Nella confezione c’è scritto “Forze di pace”. Infatti adesso la guerra si chiama pace.
Giuseppe S. wrote:
Francesco wrote:
giocorradini@virgilio.it wrote:
Davide Pappalardo wrote:
Rimpolpare un pò la Catena senza snaturarla, anche 15 pagine, con più interventi di lettori e di redattori. Mandarla sempre per e-mail, ma tentare anche un approccio cartaceo. Si prendono 10 ragazzi a Roma, 10 a Milano, 5 a Firenze, Bologna, Catania eccetera. Una bella scorta di risme di carta e stampanti robuste. Si stampa la catena con una bella copertina fotografica (sull’esempio delle belle copertine del Manifesto e di Lapis qui a CT). Si aggiungono in coda più poesie, aforismi, brevi raccontini. Si distribuisce la Catena nelle principali edicole, gratuita. La legge anche chi non la conosce ancora e si aggancia anche per e-mail. Si crea un circolo virtuoso e vediamo che succede. E poi si parte da là.
Progetto editoriale. 1) Redazione della Catena (in rete, elasticamente). 2) Forum (dove raccogliere idee, piccoli articoli, opinioni di tutti. ecc.). 3) Catena “light” (come ora, e in più anche nel forum). 4) Catena cartacea (più rimpolpata, con copertina, più articoli, “terza pagina”, ecc.).
“Giornale”: sono arrivate diverse proposte, e questa è una. Dibattito aperto.
Logan Clash wrote:
Dedicato ai folli
Agli Anticonformisti
Ai Ribelli
Ai Piantagrane
A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole
nè i regolamenti.
Non hanno alcun rispetto per lo Status Quo.
Potete citarli
Dissentire
Potete glorificarli o denigrarli
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli Perché riescono a cambiare le cose Inventano, immaginano Esplorano, creano, ispirano.
Soffrono. Si disperano. Godono. Amano.
Sognano.
Contengono lo spirito della Revoluzione.
Qualcuno potrebbe definirli folli.
Perché sono coloro che sono abbastanza folli da pensare di potere cambiare il mondo.
E lo cambiano davvero.
A: “Quell’uomo ha un cancro”
B: “Ma tu non gli rendi giustizia, guada che begli occhi che ha!”
La Mafia è al potere.
Viva la Mafia!
Da siciliano come te vorrei precisare all’italia intera che Cuffaro, come miccichè e altri ancora non sono che un’assaggio della forza politica della mafia. E sarebbe alquanto assurdo dire che solo i politici siciliani siano la voce della mafia…
A proposito di Aushwitz:
“Sto dicendoti che noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’Italia. E io l’Italia non gliela regalo.”
-Oriana Fallaci, la Rabbia & l’Orgoglio
“La storia ci da innumerevoli prove che dimostrano questa legge della natura. Ci mostra, con preoccupante chiarezza, che dovunque gli Ariani abbiano mescolato il loro sangue con quello di una razza inferiore il risultato è stato il declino di una cultura superiore. In Nord America, dove la popolazione è prevalentemente teutonica, e questo elemento si è intrecciato con le razze infleriori solo fino ad un certo, piccolo, punto, abbiamo una qualità della vita che è diversa da quella del Centro e del Sud America. In questi posti gli immigrati – provenienti dalle razze Latine – si sono accoppiati con gli aborigeni. In questo caso abbiamo un chiaro esempio di che miseria procuri un miscuglio razziale.”
-Adolf Hitler, “Mein Kampf”
(lo so che fare un post del genere è come sparare sulla croce rossa, ma mi ha inquietato la simmetria)
tanto per cominciare Hitler cita gli Stati Uniti come esempio di civiltà “incontaminata”, mentre la Fallaci dice l’esatto contrario, ne parla come esempio, per niente negativo, di civiltà-crogiolo.
Poi l’uno parla di purezza genetica, l’altra di superiorità di culture. Si può dire che i valori di una certa cultura sono superiori a quelli di un’altra? E che si preferiscono a quelli di un’altra cultura e che si vorrebbe difenderli contro di essa?
A me sembra che ci siano differenze, eccome.
io le chiamerei sfumature. può essere un attimo
“Si può dire che i valori di una certa cultura sono superiori a quelli di un’altra? E che si preferiscono a quelli di un’altra cultura e che si vorrebbe difenderli contro di essa?”
Tornando in tema: anche la Mafia ha una propria forte cultura, diversa da quella democratica.
Discutere di “superiorità culturale” mi ha sempre fatto un pò ridere. E’ come se si cercasse di stabilire chi è più forte tra Godzilla e Mazinga Z. La cultura mafiosa (che, come ci mostra regolarmente Riccardo, è più solida che mai) non è inferiore o superiore, ma incostituzionale perché viola tutti i diritti umani. Proprio come le norme “islamiche” (atteggiamento verso le donne, per esempio) che Oriana spiega nel suo foglio di propaganda razzista.
Il problema è che la cultura mafiosa e quella islamica non vanno sradicate, ma reintrodotte in un ambiente costituzionale.
Per cui i lati della mentalità mafiosa (come l’onore) e quelli della cultura islamica (come la pace e l’uguaglianza) che non violano i diritti umani si devono rispettivamente integrare con le norme Costituzionali.
Mandare via gli islamici oppure mettere in gabbia tutti i mafiosi sarebbe come risolvere un problema di geometria buttando il libro dalla finestra.
Non risolve il problema e non migliora la situazione.
Ovviamente, è ridicolo chiedere di rispettare la Costituzione in un paese dove anche il Presidente del Consiglio la usa per pulirsi il culo.
Ma credo sia la soluzione al problema.
Che facciamo: ne spariamo uno per educarne cento oppure diamo un educazione legalitaria ai loro figli, in modo che la cultura mafiosa scompaia nel giro di una generazione?
Bisogna pensare a lungo termine. Hitler stesso, tra le miriadi di cazzate criminali, ha detto una verità sacrosanta riferendosi alla scuola: “Tu puoi opporti a me, ma io ho già tuo figlio.”
PS Rileggendo, mi rendo conto che sembra che io accosti l’Islam e la Mafia. Ho solo condotto un discorso parallelo, non intendevo dire che hanno elementi in comune.
Complimenti per il parallelo tra cultura islamica a mafia: questo lo chiami un controargomento?
Io non dovrei sentirmi “culturalmente” superiore ad un mafioso? Non dovrei pensare che la mia “cultura” è migliore della sua e non dovrei oppormi con tutte le mie forze a gente che l’abbraccia?
A furia di giocare al relativista si arriva sempre a dire cose del genere.
Guarda, se ti vuoi sentire superiore ai mafiosi, fai pure. Soltanto che la cosa non risolve niente.
Per me è molto più importante la distinzione tra “costituzionale” e “non-costituzionale”.
Tant’è che l’antimafia vera si conduce sul piano dell’educazione e non della repressione.
La mafia è un male perché corrode la democrazia dall’interno, perché ne svuota il senso costituzionale: non perché è “inferiore”.
Il concetto di “superiorità di una cultura”, inoltre, mi fa venire in mente discorsi ed eventi storici che non mi piace ricordare.
E’ un concetto molto manicheo: di poli opposti, bene e male, nord e sud, bianco e nero. La democrazia non è fatta di bianco e nero.
Non è fatta di Amico o Nemico, nonostante questo tipo di pensiero “O con me o contro di me” venga esaltato da ogni parte politica.
Inoltre, sul fatto che la nostra cultura sia superiore a quella mafiosa, ti consiglio di leggere questo breve testo sul Familismo Amorale Allargato (http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=49599&idd=55) e la successiva metafora del giudice Davigo.
Come vedrai, la mentalità mafiosa è, molto spesso, una semplice estremizzazione del comportamento tipico di un italiano medio.
Più che dire che la democrazia è superiore, mi rifarei alle parole di Churchill: “La democrazia è il peggiore dei sistemi esistenti – ad eccezione di tutti gli altri”.
Sono anch’esse sfumature (come dicevi per la Fallaci), ma mi pare che il senso sia molto diverso.
Oops.
Ho messo il link sbagliato.
http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=49599&idd=55
PS Se lo considerate spam, cancellatelo pure.
>Non dovrei pensare che la mia “cultura” è migliore della sua?
Qual è la tua cultura? Quella italiana? Una cultura basata su parassitismo, immobilismo, corruzione, ipocrisia e chi più ne ha più ne metta? Cosa ha di superiore alla cultura mafiosa? Il fatto che non ammazzi, ma che lasci semplicemente morire? O il fatto che chi ha delle capacità non riesce ad andare avanti?
Meliamne: io non ho bisogno di attaccarmi addosso un’etichetta, come sembri ansioso/a di fare tu. Quindi non so se sia italiana o no, ma la mia cultura non accetta la liceità di ammazzare qualcuno che “sgarra”, nè minacciare qualcuno che non accetta il pizzo, nè commettere reati al posto di svolgere un onesto per quanto meno remunerativo lavoro. Se per te questi non sono valori, affari tuoi.
Ah, propongo a tutti un utile esercizio psico-ideologico. Sostituite nel post di Squarepusher al termine “cultura islamica” il termine “cultura nazi-fascista”. Verificare se tutti i discorsi sull’assenza di scale di valori e di livelli di progresso tra culture diverse suonano altrettanto di moda e politicamente corretti.
Io non ti ho attaccato addosso nessuna etichetta. Ti ho fatto notare come la cultura italiana (alla quale,se sei italiano, bene o male appartieni) non sia poi tanto superiore a quella mafiosa.
Dovresti anche dirmi da cosa hai capito che io pensi che lavorare e cose varie non siano dei valori che ritengo importanti, perché non è afftto così. Anzi, se leggi il mio intervento capisci tu stesso che per me sono molto importanti.
Ultimo, credo che qua si stia procedendo verso il flame, sopratutto a causa di pregiudizi da entrambe le parti che fanno si che non si comprenda il vero significato dei post.
Se facessimo l’auspicata sostituzione che tu dici, le culture nazi-fasciste, private di elementi anticostituzionali, ne uscirebbero quantomeno stravolte nel loro senso originale.
Sarebbe legittimo che un partito nazista adeguato alla costituzione si proponga all’elettorato, ma veramente non riuscirei a capire come sarebbe, dato che tutti gli elementi su cui si fonda il nazismo sarebbero eliminati in quanto incostituzionali.
Facciamo una prova:
“Mandare via i fascisti oppure mettere in gabbia tutti i nazisti sarebbe come risolvere un problema di geometria buttando il libro dalla finestra.
Non risolve il problema e non migliora la situazione.
Ovviamente, è ridicolo chiedere di rispettare la Costituzione in un paese dove anche il Presidente del Consiglio la usa per pulirsi il culo.
Ma credo sia la soluzione al problema.
Che facciamo: ne spariamo uno per educarne cento oppure diamo un educazione legalitaria ai loro figli, in modo che la cultura nazi-fascista scompaia nel giro di una generazione?”
Beh? Non vedo cosa ci sia di sbagliato.