Padre Puglisi e Borsellino sono diventati “Gli Incredibili”, eroi del grande (o piccolo) schermo, quasi di fantasia. E nel frattempo i mafiosi tornano al potere. In silenzio.
Bello anche il film su padre Puglisi (dopo quello su Borsellino): bello e dannoso. E’ diventato una storia dolcissima, praticamente virtuale.
Chi, dove, quando, come, perché?
Da qualche parte. Non a Palermo (questa Palermo), non in Italia (questa Italia), non qui e ora. Nella Palermo di padre Puglisi – quella vera – i mafiosi sono tornati a comandare.
Nell’Italia di Borsellino – quella vera – le interviste di Borsellino vengono censurate alla tv.
Questi bei film si fanno in un paese in cui fra i personaggi che comandano c’è un mafioso come Dell’Utri. Ma questo non si dice. E dunque si dice male tutto il resto.
“Disoccupato lettore…”. Si festeggia la nascita di don Chisciotte, l’anziano rompicoglioni che s’affacciò al mondo esattamente quattro secoli fa, nel 1605, “en Madrid, en casa de Francisco de Robles, librero”. Il primo volume era dedicato all’on. Bejar, un Vip dell’epoca: dedica quanto mai opportuna, per lo speranzoso autore, ma purtroppo inutile, poiché nè Sua Eccellenza nè altri politici si degnarono d’accorgersi della novità. Il Nostro se ne andò dunque in giro per il mondo, da solo. Anzi, solo no: aveva un amico, che è più di quanto normalmente tocchi ai Vip, e da questo amico imparò probabilmente tutto ciò che poi passò alla storia come “donchisciottismo”, tranne l’autoironia. Quella no, era proprio sua: a cinquant’anni, difatti, o impari a sorridere (e a ridere) di te stesso, o è meglio che ti butti dal primo ponte che trovi.
E dunque se ne vanno così, il contadino Sancho che s’è ribellato a tutto e finalmente ha deciso “riprendiamoci la vita”. E l’intellettuale Quijote, che per un programma così semplice ha tuttavia bisogno di sogni, fantasie, ideologie, cose “nobilitanti”. Se ne vedono di cose, in un viaggio così. Alla fine, è l’intellettuale a cedere, a ridiventare normale e “buono”. E’ l’altro a riprendere Ronzinante – anche se Cervantes, intellettuale, non lo dice – e a rimettersi per la strada. Così, da qualche parte, incontrerete un panzone dall’aria rozza su un cavallo bellissimo, per quanto vecchio, da cavaliere: se lo incontrate seguitelo, perché da qualche parte vi porta.
“Cervantino”: aggettivo intraducibile, proprio dello spagnolo. Consiste di ironia e dignidad.
E’ cervantino Che Guevara, quando sorride dei propri sogni sul vecchio diario, in Bolivia, la sera. Oppure il mio amico Vanni Stagno, che aveva investito la liquidazione in un gregge di pecore – era stato operaio in una fabbrica, tutta la vita, un capo di lotte e scioperi, un lottacontinua – e lo incontravo lungo la spiaggia, in riva al mare, con le sue venti pecore avanti e lui dietro. E sorrideva ironico, da militante scettico, senza illusioni, sempre pronto.
Oppure… Insomma, c’è molta Mancha nella sinistra vera, quella che abbiamo conosciuto.
Ora, proprio in questo momento, mi sta chiamando Fabio da Catania (“Fabio, vedi di riorganizzarti anche tu, ché quest’anno si ricomincia!”), e quindi interrompo un attimo per parlare con lui.
“En un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no quiero acordarme, no ha mucho tiempo que vivía un companero…”
Antisemitismo. Terrificante polemica sui bambini ebrei degli anni Quaranta, rapiti dai nazisti, salvati dai cattolici e battezzati. Alla fine, in diversi casi, i battezzatori si sono rifiutati di restituirli alle famiglie ebraiche cui erano stati strappati. Motivo: il battesimo è un sacramento e quindi implica un obbligo di educazione cristiana.
Questa tesi, pessima nel medioevo e sorprendente nell’ottocento, viene portata avanti da diversi intellettuali “cattolici” di primissimo piano ancora in queste settimane; e non su pergamene miniate ma su giornali stampati, letti alla luce elettrica in caffè cui possono liberamente accedere uomini e donne. E’ impossibile far polemica su cose come queste. Che non dovrebbero succedere, semplicemente, da alcuni secoli; se succedono, vuol dire che si va (molto) indietro.
Due giorni dopo la polemica, opportunamente, salta fuori un nazista pentito a dire che Hitler considerava un gran nemico Pio Dodici, e anzi lo voleva rapire. Pio XII, in realtà, era – come quasi tutti i papi – un antisemita. Nelle preghiere canoniche c’è sempre, fin dopo la guerra, quella “pro perfidis Judaeis”, per i “perfidi Ebrei” che hanno ucciso Gesù Cristo; per abolirla ci volle papa Giovanni e il Vaticano Secondo, non senza polemiche da parte dei vecchi cardinali.
(Ma perché quando c’è in giro dell’antisemitismo, contro gli arabi come per la Fallaci o contro gli ebrei come per Messori, dev’essere sempre il Corriere a raccoglierlo? Ormai è ottant’anni che fa così, e francamente stufa).
Informazione. Un giovane venditore di “Terre di Mezzo” accoltellato in pieno centro a Roma. Stava vendendo il giornale davanti alla Feltrinelli di Torre Argentina quando è stato avvicinato da un tizio sulla trentina che ha cominciato a insultarlo: “Sporchi negri tornatevene a casa”. Il ragazzo ha reagito: “Come ti permetti di dire così?”, al che il leghista ha tirato fuori un coltello e l’ha colpito.
Subito dopo è scappato su una moto condotta da un altro fascista che gli ha urlato “Dai vieni salta su” (il che farebbe pensare a un raid premeditato). Ricovero per ferita da taglio alla coscia sinistra, indagini della polizia, solidarietà delle associazioni democratiche e della società civile.
Politica. Un ragazzo dell’Unione degli studenti è stato aggredito da coetanei di destra, durante una riunione studentesca in un liceo di Roma, perché gay. A Roma venti gay sono stati uccisi – anche prima delle esternazioni di Buttiglione – nel corso degli ultimi vent’anni.
Lumi. In Italia, nel corso di un processo per omicidio, l’avvocato chiede la citazione di un esorcista per accertare la presenza o meno del demonio nel reato. In Inghilterra è in corso un esperimento a Oxford (su volontari, probabilmente) per quantificare la relazione fra fede religiosa e resistenza alle torture. In America, al processo per gli abusi nelle carceri in Iraq, emerge un quadro abbastanza anni Trenta (la Wermacht: “Ce l’ordinava la Gestapo“. La Gestapo: “Non è
vero, torturavate per i fatti vostri”). La terra continua a girare attorno al sole, ma non si sa per quanto.
E vai. Altri seicentocinquanta operai licenziati alla De Longhi, in Veneto. Le linee di produzione verranno spostate in Cina.
Voglia di verità. La commissione d’inchiesta sull’assassinio di Ilaria Alpi è presieduta dall’avvocato Taormina. Questo basta per far capire quanta voglia ci sia di accertare la verità. Ha cominciato a cacciare i consulenti esperti (tipo Di Nunzio, di Reporter Associati), poi immagino che passerà a incriminare i giudici e a invocare “prove” decisive, che poi però risulteranno prodotte di nascosto per l’occasione. Non è così che si fa?
Isole. I sardi, che amano la loro isola molto più dei siciliani, hanno fatto una legge per proteggere le coste. Il governo italiano l’ha subito bloccata. Penso che manderanno don Totò Vasa-vasa, Vicerè di Sardegna.
La contromanifestazione (contro il gerarca arrivato da Roma) non era affatto all’aperto.
Era al chiuso, in una sala del palazzo di giustizia. Poi però il gerarca ha ordinato di chiudere la sala e non concederla ai magistrati.
I quali così se ne sono dovuti andare all’aperto. Tutto ciò, dalla “giornalista” del Tg2, viene coscientemente nascosto agli ascoltatori, che dunque vengono imbrogliati. Se questo è giornalismo…
Businness as usual. Confermati gli appalti (traduzioni, interrogatori, analisi) a due ditte, la Caci e la Titan, coinvolte nelle torture in Iraq. Entrambe erano state citate nel rapporto ufficiale degli ispettori americani, ma ciò non è stato evidentemente sufficiente a toglier loro lo status di contractors.
Armi in Iraq. “Va bene, non c’erano. E allora?”.
Piano Marshall alla rovescia. Quasi due miliardi di dollari (secondo la Commissione di Compensazione delle Nazioni Unite) sono già stati versati dalle nuove autorità irachene, a titolo di “risarcimento di guerra”, a varie aziende. La maggior parte di queste ultime (circa tre quarti del totale) sono multinazionali con sede negli Stati Uniti o in Europa, fra cu Nestlé, Pepsi, Philip Morris, Sheraton, Kentucky Chicken, Shell, Bechtel, Mobil e Halliburton. I danni denunciati da esse, nella maggior parte dei casi, non riguardano distruzioni fisiche da parte del passato regime ma semplicemente una “perdita di profitti” o (come nel caso di American Express) un momentaneo “declino degli affari”.
Editoria. Fondi europei per Ciancio. Serviranno anche per la stampa dell’edizione siciliana (vietata a Catania) di Repubblica. Surplace dell’amministrazione comunale (centrodestra) che prima di sbloccare i fondi di competenza vuol sapere come si comporterà il gruppo Ciancio alle elezioni. Coltelli.
Censura. Anche Paolo Rossi (dopo Hendel, Luttazzi, Celentano, Guzzanti, ecc.) censurato senza spiegazioni in Rai. E’ dai tempi di Luigi Quattordici che non vengono censurati tanti comici nello stesso luogo.
In Rai si pensa adesso di mandare i presentatori in onda con un cappuccio nero in testa. Al duplice scopo di ricordare l’Inquisizione e celebrare la P2.
Rai(P)Uno, Rai(P)Due, Rai(P)Tre. *Manca* niente?
Radicali. Dice che non essendo la sinistra abbastanza democratica, se ne andranno con la destra. Bene. Domanda. Il partito radicale, tecnicamente, è un partito democratico? I suoi iscritti hanno cioè reale diritto di voto all’interno del partito? O per caso comandano autoritariamente i dirigenti, magari avendo trasformato (da anni) lo statuto del partito in senso patrimoniale-proprietario? Esiste ancora un Partito Radicale, oppure oramai si tratta di un brand aziendale come tanti altri?
Aumma aumma. Ansa. “La Shell ha riaperto tutte le sue stazioni di pompaggio nel sud della Nigeria, che erano state chiuse a causa di un’ondata di violenze. Lo ha annunciato un portavoce del gigante petrolifero anglo-olandese a Lagos”.
E perché qui no? Dice il Financial Times che alle conferenze stampa del governo iracheno c’è l’uso, a fine conferenza, di distribuire a ciascun giornalista una busta contenente cento dollari, con i complimenti del governo. Dice che lo faceva anche Saddam. In Italia invece (ancora) non si usa.
Cronaca. Palermo. Non trovano nulla di prezioso in casa, e alla fine (c’erano entrati per rubare, di notte) portano via un cucciolo di boxer, l’unica cosa forse di valore. E’ successo in un basso di via Pelligra, al villaggio Santa Rosalia.
Cronaca. Novi Ligure. Si ribellano gli abitanti del paese alla troupe venuta a girare un film sulla storia dei due ragazzi assassini del 2001. “Basta con questa storia! Perché ricordate sempre quella?”.
Perché i bravi paesani erano già partiti, istigati dai leghisti, per linciare un albanese innocente, innocente ma straniero. Solo l’impopolare bravura di magistrati e carabinieri salvò il poveretto dalla gente di Novi, e assicurò alla giustizia i veri assassini.
Questo andrebbe ricordato non in un film, ma in una tavola di bronzo affissa al centro di Novi (o di Corleone, o di Treviso, o di Bari, o di qualunque altra città in cui la brava gente “Io non c’ero”).
Cronaca. Palermo. Rapina in un negozio cinese, in via Lincoln.
Abbattuto a colpi di karatè dal proprietario, il rapinatore (G.G., di trent’anni) è stato poi soccorso e arrestato dalla polizia.
Cronaca. Roma. Anziano polacco morto per assideramento nella baracca in cui viveva, vicino all’Appia Antica. Non c’era riscaldamento e faceva molto freddo.
Cronaca. Bologna. Rumeno clandestino di 49 anni morto bruciato nell’incendio della sua baracca di legno sotto un ponte sul Reno. Le fiamme sono scaturite da candele usate per scaldarsi e far luce.
Gatti. Anche in Inghilterra ogni tanto si aprono gli archivi dei documenti governativi “riservati”. Ne vengono fuori anche storie come questa. Nel 1929 il Governo di Sua Maestà autorizzò l’Amministrazione degli Interni a spendere un penny al giorno per il mantenimento di “un felino efficiente” in grado di tenere a bada i topi che impazzavano per i corridoi del ministero. I buoni risultati portarono, nel 1932, ad aumentare lo stanziamento a uno scellino la settimana. Nel 1946 il gatto in carica, che si chiamava Peter, aveva raggiunto la veneranda età di 17 anni, e evidentemente non era più in grado di svolgere il suo lavoro. Un funzionario chiede che vengano verificate le sue capacità, un altro risponde che Peter “ha ancora un effetto deterrente”. Ma non basta: al termine della verifica, il 6 settembre, il funzionario William McMillan ordina che il vecchio felino sia soppresso “a spese del ministero”. Il 21 giugno 1947, arriva il sostituto, Peter II, ma qualche mese dopo finisce sotto un’auto mentre imprudentemente traversa Whitehall. Gli succede Peter III, il primo a diventare famoso. Dopo dieci anni di onorato servizio, nel 1958, la Bbc gli dedica uno speciale e il Ministero degli Interni viene inondato di lettere di ammiratori del felino. Uno di questi chiede di sapere la misura del collare per potergliene regalare uno nuovo. La risposta è secca: “Considerato che Peter è un dipendente pubblico, non gli è consentito accettare regali”. Nel marzo 1964, a 16 anni, anche Peter III muore.
Il personale del ministero fa una colletta per dargli onorata sepoltura in un cimitero per animali e lo saluta in grande stile con una cerimonia nel corso della quale si stappano 12 bottiglie di champagne.
L’ultimo gatto ministeriale è andato in pensione nel 1976. Si chiamava Peta e, a differenza dei suoi predecessori, era femmina e di razza pregiata.
Negli ultimi anni di servizio era però diventata grassa e pigra, come emerge da una circolare.
(by pbr@libero.it)
dinamitebla@inwind.it wrote:
Ammetto quindi la mia sontuosa ignoranza, a cui cerco di porre rimedio nei modi a me possibili. Dell’origine fascista del “vi ho purgati ancora” tottiano leggo ora su Manifesto, ma un braccio teso, perdio, lo riconosco anche da sola, e mi si rivolta lo stomaco. Nient’altro da dire, se non che l’Anpi, da quest’anno, avrà una nuova iscritta
j.fisaccord wrote (a EnzoB-owner@yahoogroups.com):
Desidero solo portare la mia piètra a la mèmoria de Enzo Baldonni.
Victor Giordanengo 135 route de laghet La Trinitè France
cieffegi@libero.it wrote:
Paolo V. wrote:
mauro raimondo wrote:
cadutamassy@libero.it wrote:
perché invece del giornale, non organizzi un forum, un blog, o qualsiasi altra cosa in cui inserire i commenti di chi ti legge? mi piacerebbe, ogni tanto, dire la mia a tutti coloro che ti leggono.
Invece devo inviare le mie mail solo a te, senza possibilità di dibattito
Bruna wrote:
Francesco Costa wrote:
Il canale telematico. Penso ad un sito internet che possa essere luogo non solo di lettura ma anche di un confronto che possa articolarsi tra la redazione e i lettori, e tra i lettori stessi. In questo senso il mezzo weblog ha dimostrato di essere particolarmente adatto, ma il sito non dovrà essere solo un blog. Penso ad un luogo virtuale che permetta di leggere quello che la redazione scrive (non tutto quello che sta nel sito andrà nel giornale, non tutto quello che sta sul giornale si potrà trovare sul sito, eccezion fatta magari per gli archivi in pdf) per il web.
Penso che le testate giornalistiche (tutte, nazionali e non) stiano sbagliando clamorosamente il loro approccio con la rete. Quello che fanno non è altro che pubblicare sul web gli stessi articoli che pubblicano su carta, o viceversa (la sostanza non cambia).
Pubblicano gli stessi articoli, come se un giornale ed un sito web avessero gli stessi lettori, come se si leggessero allo stesso modo o per lo stesso tempo. Non è così. Il lettore telematico è schizofrenico, clicca in un attimo da una pagina all’altra, cerca dei link, dei riferimenti per qualsiasi cosa contenuta nell’articolo, solitamente non ha molto tempo per fermarsi a leggere e una volta che chiuderà la finestra difficilmente tornerà su quella pagina per “rileggere”. Il modo di leggere su carta è completamente diverso: il giornale cartaceo ti da l’opportunità di fermarti su una frase o su un concetto, ti permette di conservare e poi rileggere, di confrontare, di ragionare.
Veniamo al terzo canale, quello radiofonico. Le webradio ormai non sono più una novità nè una scoperta: le metti in piedi in un attimo e non hai bisogno di grandi attrezzature.
Ma hanno un limite: le puoi ascoltare solo davanti ad un pc. Quella a cui penso io è una radio, ascoltabile in macchina così come in casa, che possa trasmettere musica vera all’interno di programmi veri, che possa essere in tutto e per tutto alternativa alla marmellata tutta uguale delle radio nazionali e locali.
Nel prodotto che immagino il canale cartaceo, quello telematico e quello radiofonico non propongono mai le stesse cose ma si intersecano nei loro principi complementari fornendo e formando una “cosa” unica, che non sia nè un giornale, nè un sito, nè una radio ma possa essere tutte e tre cose insieme
Antonio B wrote:
Da estremista proletaria
ad Azzurra proprietaria,
che difende la ragione
solamente del padrone.
Quella furia irrancidita
che corrode la sua vita
meglio avrebbe a indirizzare
nella merda di ‘sto mare
dove navigano fieri
farabutti e masnadieri
che propinano panzane
e che spandono letame
sulle vite della gente
gli venisse un accidente!
Orioles, io ti rispetto e ti seguo con interesse, ma sulla storia dei bambini ebrei hai preso un granchio. La polemica è rientrata due giorni dopo e non per le presunte dichiarazioni di Hitler, ma perchè si è scoperto che era solo una montatura da parte di uno “storico” in cerca di facile fama.
Sul suo blog http://blog.espressonline.it/weblog/stories.php?topic=03/04/09/3080386 , Sandro Magister ha seguito tutta la storia, e la conclusione è ben diversa.
Capisco che sparare addosso alla Chiesa per default è un’abitudine condivisa da molti (altro che preghiere pro perfidiis judaeis, certe liturgie sono eterne e immutabili). Ma, almeno stavolta, il bersaglio è sbagliato, e l’antisemitismo non c’entra proprio niente.
Anch’io Orioles ti rispetto e ti seguo con interesse (che talvolta sconfina nello stupore, ma questa è un’altra storia).
Solo per segnalare che se oggi a Palermo la mafia impazza e c’è uno che comanda come Dell’Utri che sarebbe “mafioso” (beh, non è proprio così ma non sottilizziamo), ieri la mafia non stava male e non le mancavano le possibilità di dialogo con personaggi più illustri di quello da te citato.
Diciamo allora che almeno il rapporto tra mafia e politica non l’ha inventato Berlusconi, “in Italia”, “a Palermo”, “qui” e “ora”…
Io sono un tuo convinto avversario. Poiché tu, e non solo tu, sostieni che in Sicilia comanda di nuovo la Mafia, legando il fatto al plebiscito che l’isola ha regalato nel 2001 alla Cdl, visto che la logica aristotelica non è mai passata di moda, ti chiedo: come giudicare il fatto che, nel ’93, Leoluca Oralando Cascio fu eletto sindaco di Palermo con percentuali bulgare?
Ma siamo sicuri di questo terremoto devastante in cina di pochi anni fa? Per quanto ne so (rapida ricerca google) quello che causo’ 250.000 vittime avvenne negli anni ’70.