La “Catena” non si spezza. Anzi. Ora è il momento di fare in modo che i vari anelli ne formino una molto lunga e molto resistente. Non mandate articoli, curriculum e poesie. Mandate idee per un giornale che non sarà un giornale.
Fabio wrote:
Ciao! Io sono di destra ma credo fermamente nelle libertà e nel giornalismo, quindi vorrei ricevere la tua ezine.
Questa settimana è impossibile pubblicare altre lettere: ne sono arrivate centodieci, la maggior parte di lettori di Clarence che vogliono essere iscritti alla e-zine, e non sono assolutamente riuscito a selezionare le più significative (Fabio: tu magari non lo sai, ma ragioni esattamente come uno dei peggio communisti, Voltaire). Grazie anche a tutti gli altri, anzi non un grazie ma una stretta di mano; e andiamo avanti.
Quest’anno, cercheremo di fare qualcosa in più oltre alla Catena, di ricominciare a lavorare anche per il famoso nuovo “giornale” di cui parliamo da tempo (sulla lista “lavori in corso” e poi in varie altre occasioni, alcune anche abbastanza operative).
Un giornale? Di carta? Un pdf? Carta e web? Ogni quanto? Perché? Che prodotto? Con chi? Con che soldi? Sono tutte domande che ci poniamo abbastanza seriamente da molto tempo (sono state anzi il filo conduttore degli ultimi dieci anni), come sanno gli amici che hanno avuto più strettamente a che fare con le nostre mattane. Adesso, credo che sia arrivato il momento di riprovare a quagliare un poco, nel corso di quest’anno, poiché la domanda è matura, sono in tanti a porsela e sono maturi sia il mercato che la tecnologia. Personalmente, la cosa mi fa un po’ paura (sono pigro ormai, ed è molto più divertente scrivere che organizzare), ma credo di aver rimosso già abbastanza l’anno scorso.
Perciò, cominciamo a discuterne, ma professionalmente. Io non ho ancora molte risposte, ma ho delle ottime domande. Ho le idee chiarissime solo su quel che non dobbiamo fare: non dobbiamo fare un altro Manifesto/Liberazione/Carta (ce n’è già abbastanza), non dobbiamo fare un giornale “di sinistra”, dobbiamo essere profondamente giornalistici, non dobbiamo essere giornalisti.
Dobbiamo pensare a un prodotto che tecnicamente non esiste ancora, eppure quando apparirà sarà l’uovo di Colombo. Una delle chiavi è rinunciare al “giornale” come oggetto fisico circoscritto; il “giornale” di domani sarà un flusso fatto di diversi oggetti, alcuni virtuali e altri no, con un ritmo strano (per noi oggi) ma naturale.
Stavolta, probabilmente, discuterne in pochi e al chiuso non sarà sufficiente. Perciò mi sembra utile gettare una palla qui. Non mandatemi articoli, curriculum e poesie. Mandatemi idee. Per gli “iniziati”, stiamo cercando di riprendere lo studio sul doppio binario professionale/civile (Siciliani/SiciGi, Avvenimenti/Alba), sul prodotto modulare (progetto Zeta), sulla pagina-storiadivita (“Lavori in corso”) e su altre cose che ci stanno succedendo tutto attorno. Selliamo Ronzinante, perché quest’anno si fa un altro tentativo.
Agli amici di Reporter Associati, di Punto Informatico, di Peacelink, di Megachip, di Macchianera: state facendo un ottimo lavoro in settori determinati e precisi, ognuno dei quali è fondante. Non si può fare un “giornale” (ma le state notando, le virgolette?) senza nessuno di voi. Però la sintesi non viene dall’allargamento di un singolo settore, per vitale che sia. L’idea-base di Repubblica era: “hanno inventato la fotocomposizione”. Tecnica? No, profondamente politica. Chi è la fotocomposizione ora?
(Continua, continua…)
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Io sono pronto. Voglio 1 euro al giorno. :)
In bocca al lupo, Riccardo.