La morale del caso Baldoni: mai farsi rapire lontano dalle elezioni

A pochi giorni dal Ferragosto, a un anno dal prossimo appuntamento elettorale: il collaboratore di “Diario” non poteva scegliere un momento peggiore per finire in mano ai terroristi iracheni. I nostri politici non si sono schiodati dall’ombrellone: più che il ritorno dell’ostaggio, a loro interessa il ritorno d’immagine. La Farnesina accusa gli assassini del freelance italiano: “Ma si può far scadere un ultimatum in coincidenza con l’inizio del weekend?”. Delusione del governo: pare che l’uccisione di un giornalista italiano non faccia punteggio per ottenere il sospirato seggio permanente all’Onu. Al centrodestra rimane una consolazione: c’è un pacifista di meno in giro. Sdegno della nazionale olimpica irakena che fra poche ore sfiderà gli azzurri ad Atene: “Invece di Baldoni, potevano rapire Gilardino”. Ma l’Italia non cede: resteremo in Irak finché la democrazia non tornerà sotto I quaranta dollari al barile.

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13 Commenti

  1. Son troppo triste per ridere, purtroppo. Grazie comunque Lia, che penso all’ EGB sarebbe piaciuto sapere che si faceva satira su quel che gli e’ capitato.
    Saro’ cattivo, ma se capitava a Feltri ridevo piu’ volentieri…
    Viviamo in tempi interessanti, speriamo ci salvi il culo.

  2. Cara Lia,
    finché avrai spazio qui e ti leggeranno solo i tuoi militonti poco male, ma giuro i’ giorno che ti azzarderai ad uscire con certe stronzate in giro per i’ mondo lancerò una campagna fra tutti i blogger per uno sciopero della fame sulla riapertura dei manicomi.

  3. Che tristezza “dover” ridere su tutto per forza!
    Quanto a Seipse, il commento su Feltri é indegno, semplicemente indegno di un essere umano e ti accomuna a quei tanti personaggi le cui madri sono sempre incinte. Spiace molto notare che di fronte al reiterarsi di simili tragici episodi ci sia chi non si smuove dal suo ottuso livore e non ritenga di dover pronunciare frasi moralmente sensate oppure semplicemente tacere.

  4. Perchè invece il commento “di” Feltri sulla vicenda di Enzo G. Baldoni è una cosa degna, vero? Comprese le risatine e le battute sulle “vacanze intelligenti” insieme a quell’altro bel tomo di Emilio Fede, noto a suo tempo come Sciupone l’Africano, quando faceva l’inviato del TG1 in Africa, e che ha paragonato la sua esperienza in Uganda ai tempi di quel buontempone di Idi Amin (dove fu arrestato e trascorse alcuni giorni in galera, ma per gioco d’azzardo illegale) con quella del povero Zonker. Riporto l’edificante commento comparso ieri su Libero, ricordando che l’autore è stato a suo tempo espulso dall’ordine dei giornalisti, e con buone motivazioni.

    “IL PACIFISTA COL KALASHNIKOV di VITTORIO FELTRI

    Se esaminata cinicamente, cioè con lucidità, la disavventura di Enzo Baldoni sconfina nella commedia all’Italiana. Già ieri abbiamo scritto: un uomo della sua età, moglie e due figli a carico, avrebbe fatto meglio a farsi consigliare da Alpitour, anziché dal Diario, la località dove trascorrere vacanze sia pure estreme (si dice così?). Evidentemente, da buon giornalista della domenica egli ha preferito cedere all’impulso delle proprie passioni insane per l’Iraq piuttosto che adattarsi al senso comune. Ciascuno fa come gli garba. E se a lui garbava di mettere a repentaglio la ghirba allo scopo di essere la caricatura dell’inviato speciale, forse sognando di diventare un Oriano Fallaci o un Ettore Mo, c’è poco da obiettare. Molto da obiettare invece c’è sul fatto che adesso tocchi allo Stato italiano di toglierlo dalle pettole (dal milanese: peste). Vabbè. Non facciamoci guardar dietro spendiamo quanto c’è da spendere per riportarlo a casa, questo bauscia simile a certi tizi i quali, durante il week end, indossano la tuta mimetica e giocano ai soldatini nelle brughiere del Varesotto. D’altronde, come documenta la nostra inchiesta Stipendiopoli, gli enti pubblici sprecano molto denaro e non saranno alcuni miliardi in più, investiti al fine di liberare il semigiornalista, a mandarci in rovina. ”

    Bello, vero? Una cosa decisamente degna.

  5. sorriso amaro…

    P.S. Per Feltri non servono commenti, basta leggerlo e si commenta da solo. Ma i miliardi di cui si parla sono forse quelli del riscatto che si dice pagato a suo tempo, giusto quei due tre giorni prima delle elezioni?

  6. La tessera di AN non è sufficiente, per tornare vivi dall’Iraq. Però è quantomeno necessaria.

  7. Fare umorismo in una circostanza del genere, su una situazione del genere, lo trovo alquanto triste.
    Molto meglio restare in silenzio, che aprir bocca per dargli fiato per forza.

  8. L’umor di Lia è pirandelliano, purtroppo nasconde tante verità e accuse…che non posso che condividere!

  9. …Ma l’Italia non cede: resteremo in Irak finché la democrazia non tornerà sotto I quaranta dollari al barile.
    Bellissima.

  10. Chapeau, Lia.
    Credo che l’arma dell’ironia sia difficilissima da usare, in una circostanza così.
    Ma credo che questo post sarebbe piaciuto molto anche a Baldoni, che riusciva a scherzare persino sulla propria (possibile) morte.

  11. Azulejo, Harrycollings e altri “indignati”: la satira, l’ironia, il sarcasmo, non hanno sempre il compito o il dovere di far ridere. In casi come questo possono dare lo spunto per indignarsi, o per fermarsi a riflettere, magari a piangere. Non deve essere il post di Lia, a mio parere bellissimo e per nulla irrispettoso, a farvi indignare, ma l’evento che lo ha ispirato, sperando (vanamente, temo) che sia l’ultimo del genere.
    Lia, vai avanti così, grazie.

  12. Chiarissimo Marcello i tu’ concetto, infatti mi sono subito adeguato.
    La Lia non mi ha fatto ridere, mi ha fatto riflettere e in base a i’ mi’ pensiero l’ho commentata, quindi sei tu che ti indigni non io.
    Da qui in poi Marcello seguirò i tu’ consiglio, quando un umorista mi farà piangere dirò che è sublime quando riderò ad una rappresentazione drammatica penserò ai tuoi illuminanti insegnamenti.
    Ma che tutto i’ mondo va preso all’incontraria l’avevo già scoperto da me, quando mi accorsi che la sinistra era diventata di destra e viceversa, meno male che me ne resi conto subito, tanto che rischiavo di sbagliare quando votavo.

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