Con l’India sono tre i Paesi maggiori del terzo Mondo che si sono schierati, ognuno a proprio modo, “a sinistra”. Niente integralismo, niente impero: una specie di nuovi “non allineati”
Pianeta. India, Sudafrica e Brasile, i tre stati-chiave (con la Cina) del Terzo Mondo sono adesso tutt’e tre democratici e, ciascuno a suo modo, “di sinistra”. Ciascuno di essi è lo stato egemone di un continente (il Brasile in Sudamerica, il Sudafrica in Africa, l’India nell’Asia meridionale). Ciascuno di essi ha caratteristiche uniche e gigantesche: l’India ha una delle massime comunità informatiche del mondo; il Brasile è uno dei 3-4 luoghi del pianeta più ricchi di materie prime; il Sudafrica di Mandela, è l’unico stato africano ad aver ottenuto, nel lungo periodo, dei successi. Sono tutt’e tre in crescita, più della media dei rispettivi continenti. Nessuno dei tre è fanatico, e nessuno fa parte dell’impero. Sono, dopo cinquant’anni, i nuovi “non allineati”: ma stavolta con un peso molto maggiore, e che tende a diventare decisivo. Loro tre, più noi Europa: chissà, insieme, dove mai potremmo – e probabilmente potremo – arrivare.
Titoli. “La Brianza diventa provincia. Una vittoria della Lega” (La Padania)
“Vittoria di Sonia Gandhi in India. 700 milioni di elettori nella più grande democrazia del mondo” (tutti gli altri giornali).
Informazione 1.
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Informazione 2.
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Informazione 3.
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Informazione 4. Querelato dai magistrati di Catania Carlo Caponcello, Ignazio Fonzo e Fabio Scavone per un articolo su www.accadeinsicilia.net, il 10 maggio Carlo Ruta è stato assolto dal tribunale di Messina perché il fatto non costituisce reato.
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Bianco/nero. Sicilia, Milazzo, un circolo di cultura fine anni sessanta. Dibattito sul divorzio tra un vecchio avvocato di un’associazione per la difesa della famiglia e un ancora poco conosciuto Pannella. In paese sembrava che i Borboni non se fossero mai andati, al referendum monarchia-repubblica, naturalmente, avevano vinto i monarchici. Alle elezioni erano i preti a dirti per chi votare e la democrazia cristiana aveva la maggioranza assoluta. Eppure fu un trionfo per lo sconosciuto “continentale”: distrusse, tra gli applausi appassionati di noi laici e anche dei non schierati, il vecchio bigotto, tanto che a un certo punto il prete presente gli strappò il microfono di mano. Uscimmo dalla sala eccitatissimi, rievocando i vari passaggi, come dopo un film o una partita, sicuri che ormai preti e democristiani, a Milazzo e in Italia, fossero alla frutta. E invece dovemmo aspettare ancora cinque o sei anni.
Dodici Maggio del settantaquattro, ancora non c’erano gli exit-poll. Si cominciò a capire verso sera che i No avevano vinto. Stavo già a Roma e con alcuni compagni andammo in centro: era come ai Mondiali del ’70, quelli di italiagermaniaquattroatre, ma al posto dei tricolori c’erano le bandiere rosse. Fiumi di gente a Porta Pia e dappertutto, a via del Tritone davanti al Messaggero di Perrone ed anche a Botteghe Oscure (che non ci aveva creduto molto). Era diverso dai cortei del sessantotto, allegri ma duri. Era una festa, si respirava aria di liberazione e, finalmente, mi ritrovavo anch’io in quelle situazioni viste tante volte al cinema o in televisione: aprile ’45, la folla che esulta per l’arrivo degli americani (quelli buoni) e dei partigiani. Proprio come in un film. E non finì quella notte. La festa si ripetè alle elezioni regionali dell’anno dopo e alle politiche del ’76. Ricordo la copertina di Time con Berlinguer. Poi, però, sul più bello, puntuali arrivarono gli anni di piombo, poi gli ottanta, Craxi e …vabbè il resto lo sai.
(g.m.)
Regie Poste. Accordo delle Poste Italiane con Banca Mediolanum, per vendere i servizi finanziari di quest’ultima nelle 14mila sedi delle Poste Italiane. Quattordicimila filiali in più, tutto d’un colpo: ma di chi è questa fortunata Mediolanum? Risposta: di Ennio Doris e Silvio Berlusconi. E perché le Poste hanno rifiutato analoghe intese con altre banche come la Banca Etica e la Deutsche Bank? Risposta: mistero. E ora succede questo, che mai succederà quando privatizzeremo le poste? Risposta: non si sa, ma per sì e per no meglio stare in campana. Sabato infatti Girandole, Italia Democratica e altri movimenti della società civile hanno cominciato a fare un po’ di volantinaggio davanti agli uffici postali.
Info: legirandole@tiscali.it
Cronaca. Palermo. Fabbrica occupata a Carini: gli operai dell’Imesi – centosessantuno operai, di proprietà dell’Ansaldo-Brera – si erano chiusi nello stabilimento per protestare contro la cassa integrazione, il padrone li ha denunciati al giudice e il giudice ha decretato: hanno ragione loro. Il gruppo Ansaldo – ha detto il magistrato – non ha più “la titolarità dell’area”, che nel frattempo è stata comprata e venduta; se ne parli col nuovo possessore, il gruppo Keller; nel frattempo, niente sgombero e niente manganelli. Gli operai, per sì e per no, restano in piazza e dentro; “una delegazione – dice il tiggì regionale – è stata ricevuta dal prefetto”.
Piccoli ma europei. Bando di gara del piccolo Comune di Ladispoli (Roma) per il servizio di gestione di tesoreria comunale. Il bando favorisce formalmente gli istituti bancari non coinvolti nel finanziamento di commercio di armi. Una piccola buona notizia civile.
Mimmo Lombezzi wrote:
India, Brasile e Sud Africa non sono “nell’impero”? Se per “impero” si intenda l’economia globale USA-centrica la tua affermazione e’ una cavolata. Gli USA sono il primo partner economico (sia import che export) di India e Brasile ed il secondo del Sud Africa (i primi sono UK per l’export e la Germania per l’import). Non solo, nessuno dei tre paesi figura tra i primi 4/5 mercati dell’altro. Nel caso dell’India, poi, l’eccezionale sviluppo tecnologico degli ultimi anni e’ dovuto – oltre che a fattori prettamente nazionali come l’ottima educazione e la diffusione dell’inglese – proprio alla delocalizzazione di posti di lavoro da parte dell’industria hitech USA. Questa cosa del tripartito terzomondista gira da un po’ nei blog ma e’ una ciofeca di analisi, specie dal punto di vista economico.
ciao chi sei sono io giorgia e sono su8 msn