Finalmente pagati i mercenari del Re

Tanto per abbaiareDopo sessant’anni, il governo ha deciso: una-tantum per ascari, zaptiè, buluc-basci e tutte le altre truppe coloniali dell’Impero, reclutate nelle colonie per conquistare altre colonie. E’ attualità…

Arretrati. Il governo italiano, dopo circa sessant’anni, ha annunciato che verranno versati gli emolumenti arretrati (in caso di premorienza, agli eredi) ai membri delle forze armate dell’Impero: ascari dell’Eritrea, zaptiè libici, buluc-basci somali, tutti i soldati insomma delle varie colonie che venivano reclutati, per denaro, sul posto e poi mandati a combattere per conquistare altre colonie da qualche altra parte. Si teme, diversamente facendo, di alimentare un clima di sfiducia verso il sano mestiere di mercenario, di cui invece c’è tanto drammatico e attualissimo bisogno.

Informazione. Alla fine del ’99 numerose voci, raccolte fra gli emigranti, parlavano di abusi nel “centro di accoglienza temporanea” di via Corelli a Milano, ermeticamente (e illegalmente) chiuso a qualsiasi ispezione sia di giornalisti che di parlamentari. Un giornalista del Corriere, Fabrizio Gatti, decise di fingersi extracomunitario, entrare nel centro e svolgervi un’inchiesta, che uscì il 6, 7 e 8 febbraio 2000 ed ebbe un’impatto tale da costringere le autorità, nel giro d’un mese, a chiudere il centro. Durante l’inchiesta, il giornalista “estracomunitario” aveva subito la sua parte di soprusi: spogliato, perquisito dappertutto senza avvocato e preso a ceffoni. Adesso è stato condannato da un tribunale della Lombardia per “avere dato false generalità” ai poliziotti di guardia al centro.
(Pochi giorni fa, nel lontano Iraq, un altro giornalista coscienzioso – Attilio Bolzoni – è stato invece messo sotto inchiesta dalla polizia militare italiana per aver *cercato*, mediante richiesta ufficiale di documenti, di procurarsi informazioni sul comportamento delle truppe italiane sul posto).

Giordania. Il governo imprigiona le donne minacciate per motivi d’“onore” e non dei parenti maschi che le minacciano: questi ultimi, quando arrivano a uccidere le congiunte “disonorate”, ricevono pene minime grazie all’attenuante dello “stato di furia” derivante da un “atto illegale o pericoloso” da parte della vittima. La denuncia è di un rapporto di Human Rights Watch, che precisa come quest’anno almeno quattro donne siano già state uccise in questo modo; le più fortunate vengono mandate in carcere “per difendere la loro stessa sicurezza” e vi rimangono finché un parente maschio non garantisca per loro. Nella cultura giordana costituiscono violazioni all’“onore” parlare con uomini sconosciuti, sposarsi senza l’approvazione della famiglia, avere rapporti pre-matrimoniali o una gravidanza fuori dal matrimonio. Esattamente come nella cultura siciliana fino agli anni Sessanta, in ossequio alla quale nel codice penale italiano fino a quarant’anni fa era prevista – come in Giordania – l’attenuante del “delitto d’onore”.
Info: eco_fabiocchi@tin.it.


Parole. Patria, country, gente, people; monde.
In italiano e in tedesco (terra dei padri, Vaterland) la patria è una grande famiglia autoritaria (prende il nome dai padri, non dai ragazzi o dalle donne) e solenne, un pò intimidente; appartiene ad altri, più “grandi” e più legittimati di noi; possiamo darle qualcosa, ma non essere lei: si guarda dal basso in su.
In inglese, “the country” è semplicemente un territorio (anzi, idealmente, una campagna) in cui viviamo insieme: ha un che di quotidiano e dimesso; possiamo abitarci, andarci a lavorare, passeggiarci; non è possibile irrigidirla in monumenti nè usarla hegelianamente; la country va e viene come tutti gli altri soggetti del paesaggio e sfuma nostalgicamente nel tempo. Produce emozioni (dimesse) solo in quanto contiene occasionali e concreti esseri umani; e anche fiori, scogliere, colline, cavalli, cani: “quei” fiori, “quelle” scogliere, “quelle” colline, non abitate da alcun dio ma banalmente riempite dai ricordi nostri.
Mentre la patria è abitata da un Popolo (nei giorni solenni: ma in tutti gli altri dalla gente), la country è percorsa da un people minuscolo che vive le sue faccende dimessamente: la stessa parola rappresenta la gente che spettegola, vive, ama, prende il metrò ogni giorno e il Popolo cui si fa appello in tempo di guerra. “We, the people of the United States” è assolutamente intraducibile in italiano: esattamente come un americano non capirà mai del tutto come “alla gente” quest’anno possano piacere i capelli corti e Berlusconi.
(Sul termine italiano – e solo italiano – “gente” ci sarebbe da chiacchierare, se ne avessimo il tempo: “gens”, in lingua originaria, è un concetto molto limitato, appena un tantino più grande della famiglia; ed ha avuto fortuna; “populus” – res publica, publicus, ecc. – invece è il concetto del collettivo puro, del “tutti insieme”, ed è stato tranquillamente esiliato nei manifesti murali e nei discorsi dei professori).
I tedeschi hanno un Volk, che ancora fa paura: è un Popolo più corto, più secco e più utilizzabile senza arrotondare la bocca.
E in Francia? In Francia, vale a dire in Europa, se le venticinque o mille persone più vicine a me agiscono o ragionano o parlano in una determinata maniera, sarà “le monde” o “tout le monde” o almeno un impersonale e onnicomprensivo “on” a fare, ragionare o pensare in quella determinata maniera: il postulato è che queste venticinque o mille persone – moi compreso – si trovano esattamente al centro dell’universo civile e dunque non è razionalmente concepibile, nel monde, un’azione o un pensiero differente. La città, in altre parole, è il mondo. Ed è la visione dei greci, sostanzialmente, con l’unica differenza che anzichè una sola Parigi essi ne vivevano decine, ognuna – per quanto piccola – in sè completa. “Politica” è l’arte di vivere insieme nella città ed è, naturalmente, una parola greca.

Gli amici politici. Falene attorno alla lampada del potere.

Toti wrote:

Riguardo alla Difesa della Razza n.2, e alle preoccupazioni indebite di Samuel Hungtington, bisognerebbe rassicurare i lettori sulla loro totale infondatezza, in quanto “un’organizzazione nazionale che promuova l’interesse dei bianchi” già esiste in America sin dal lontanto 1492. Da allora è in miglioramento costante, nonostante apparenze contrarie. Di recente, poi, ascende a picco. Posso provarlo con esperienza quotidiana, possiamo provarlo in molti.

Adriano wrote:

In quanto ennese mi ritengo molto indignato dei toni sul politico che parla di appalti con i boss, soprattutto perchè non si fa nessun riferimento alla vergognosa tenuta di posizione del presidente della provincia che difendeva a spada tratta il personaggio nè del totale silenzio di tutta le altre forze politiche dell’isola (dalla destra alla sinistra) e nemmeno del totale isolamento politico di chi avrebbe voluto almeno parlarne con obiettività.

giapagg@tin.it wrote:

L’Italia è l’unico paese che consente ai medici ed ai magistrati di scioperare senza essere cacciati. Vergognatevi di paragonare gli Israeliani ad Hitler, venduti ad Arafat ed al Petrolio.

Non mi sembra di aver mai paragonato gli israeliani a Hitler. Paragonerei semmai Sharon a Milosevich.

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5 Commenti

  1. ti leggo tutte le settimane sul Mucchio selvaggio,
    e nonostante la tua ossessione antiamericana e antigovernativa,contrariamente a tutti gli altri, non riesci a farmi girare i coglioni complimenti ma soprattutto grazie.

  2. eccone un altro convinto che criticare le scelte di un governo americano sia antiamericanismo…

  3. Gli anglofoni però hanno anche Fatherland.
    Come i tedeschi hanno Vaterland (radice analoga a patria) *e* Heimat (radice analoga a “casa”, e “ospitale”, “essere a proprio agio”).

  4. Ma gli inglesi,per patria,hanno anche “homeland”.E poi people è di derivazione francese,a sua volta di matrice latina.Nell’inglese arcaico popolo si diceva “folk”,come in tutte le lingue germaniche.Ricordate i cartoons della Warner?That’s all,folks!

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