Pina! Abbiamo scordato a casa la babb… la bambina!

Quest’oggi, alla presenza di alcuni parenti accondiscendenti, sono stato accusato di preferire descrivere la figlia della mia compagna come “la bambina”, piuttosto che “mia figlia”. Chi mi segue e chi mi conosce sa che è come lo fosse, epperò il bonario cazziatone mi è toccato lo stesso: “Hai visto invece il Luca Sofri, che su Radio2 ha detto «i miei figli», parlando di tutti e due?”.
Mai avuti scrupoli in questo senso, tranne quando mi metto nei panni di un padre non putativo che potrebbe sentirsi usurpato il ruolo di papà.
E poi lei lo sa, che è (purtroppo non legalmente né fisiologicamente) “mia figlia”, non “la bambina”, e credo e spero questo basti.
Detto questo, prendo il bonario cazziatone e me lo metto in saccoccia, poi accendo il computer per la solita ronda di blog, e ti trovo EmmeBi che descrive il medesimo oggetto del contendere con un fantastico “la persona corta che vive con me”.
Il mondo è crudele.

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41 Commenti

  1. Inquilini

    Leggo varie definizioni di figlio: – Macchianera: la bambina – EmmeBi: la persona corta che vive con me – (c)assetto variabile: INP (inquilina non pagante) Va tutto bene, direi, anche se sottolineerei una cosa: il rispetto nei confronti dei più…

  2. Interessante questa cosa. è un problema che, come molto sto affrontando. Il fatto è che nella lingua italiana non ci sono, per quanto ne so, parole non sgradevoli, per definire questi nuovi rapporti di parentela, spesso e volentieri non regolati dalla legge. Il termine figliastra è a dir poco orribile e sopprattutto all’inizio chiamarla “figlio o figlia” è impegnativo, soprattutto psicologicamente. Che poi spesso si finisce a voler più vene al bimbo che alla madre è secondario.

  3. non dire “mia figlia”, a mio personalissimo avviso, sembra essere un giusto segno di rispetto per il papà biologico. :)

  4. Rispetto “un par di ciufoli”. Certi padri meritano solo di esser dimenticati anche perchè fanno tutto perchè ciò succeda. Mauro, ovviamente la “personcina” viene chiamata col suo nome (quanto ti chiama papà per la prima volta ti viene un tale groppo in gola …) il problema è come definirla non tanto agli amici ma a persone con cui si hanno contatti più sporadici … o magari nel blog ;-)

  5. Rispetto “un par di ciufoli”. Certi padri meritano solo di esser dimenticati anche perchè fanno tutto perchè ciò succeda. Mauro, ovviamente la “personcina” viene chiamata col suo nome (quanto ti chiama papà per la prima volta ti viene un tale groppo in gola …) il problema è come definirla non tanto agli amici ma a persone con cui si hanno contatti più sporadici … o magari nel blog ;-)

  6. Questo è un quartiere dove se entri in una macelleria con una coppia di cani molossi al guinzaglio, il macellaio sparisce nel retrobottega e torna con un quarto di bue da omaggiare ai “bambini coi pelo”
    Dopo, molto dopo, saluta e chiede “icchè la vole?”.
    E’ ovvio che in questo contesto non ci sia da meravigliarsi se il mio vicino quarantenne, in preda ad evidenti e dichiarate tempeste ormonali, decide di affittare uno dei suoi appartamenti liberi (cìè chi può, io non può!) ad una banda di studentesse americane dal sorriso equino e le tette grosse.
    E ancor meno c’è da meravigliarsi che la di lui moglie gli ammolli il pargolo ogni volta che lui deve recarsi nell’appartamento delle americane per alcune “manutenzioni”.
    Quello che comunque non dovrebbe destare meraviglia ma che a me fa sempre sorridere, è che ogni qualvolta si verifica l’evento manutenzione, lui, con la scusa che mia figlia ha la stessa età del suo, si presenta alla mia porta e con un sacchettino di paste e il pargolo sorridente, mi chiede “posso lasciarti il mio Tamagoci per una mezz’oretta?”

  7. Che stress ‘sti parenti-serpenti! Sta a voi far star bene la bambina, poi deciderà lei chi ha voglia di chiamare “papà”, se il padre biologico o quello che la sta crescendo, o tutti e due! Non so se ci sia ancora bisogno di ruoli genitoriali ben definiti per formare un bambino senza turbe; io credo che basti tanto ammmòre, puro e sano, da chiunque sia lì intorno. E poi, un po’ di leggerezza e ironia fanno un gran bene ai mostricciattoli: “la persona corta che vive con me” è BELLISSIMA!!..non è vero che la capacità di non prendersi sul serio sia propria degli adulti; io ho visto un bimbo che indossava una t-shirt con scritto “stinky little bastard” e quando faceva una puzzetta rideva tutto contento. ciao!

  8. Per questa volta posso concordare … i figli non sono cose, oggetti o peggio ‘na roba.
    Si sente spesso dire: Mio figlio … mia figlia … spesso mio e mia, non hanno alcun altro valore se non quello di riferisi ai bebe’ in questione … ma sovente c’e’ un sottinteso, quasi a voler demarcare un “possesso” , li’ non va decisamente bene … c’e’ una “cultura” della famiglia che e’ intrisa di tutti i difetti marciscenti della non cultura dell’avere e del possedere, espressione delle nostre societa’ capitalistiche, ma anche, andando piu’ indietro nel tempo di quella civilta’ contadina che abbiamo ancora alle spalle.

    Per questo se avro’ mai un bebe’ non diro’ mai mio figlio o mia figlia o i miei figli …ma li chiamero’ con il loro nome, semplicemente, perche’, per quanto piccini possano essere, i figli sono Persone, non cose e considerarli una qualcosa che appartiene e’ quanto di + errato ci possa essere.
    Ovviamente poi invece comprensibile e’ la frase detta senza pensarci con affetto, ma preferirei sempre che l’affetto non si sposasse con un MIO o una MIA … comprensibile infine la frase scherzosa di un padre od una madre che usano perifrasi diverse per riferirsi a loro … eccone una in dialetto per esempio … i miei pulìn (i miei pulcini) o che ne so i picccoli ravanelli o altre la neo-generation … gli esserini etc etc.

    Vabbe’! A prostata!

  9. Per Ettore
    E’ anche vero però, e parlo per esperienza, che sono i bambini stessi, molto spesso, a richiedere quelle attenzioni e quel senso di appartenenza alla propria famiglia, che conduce i genitori a dire “mio figlio”.
    La consapevolezza di essere esseri umani autonomi si acquisisce con il tempo e con la maturità, nell’età infantile, obnubilati dall’affetto incondizionato per i propri genitori, il senso di appartenenza a quegli essere perfetti che sono il babbo e la mamma, è motivo di orgoglio e di sicurezza per ogni bambino.
    Mia figlia, che per inciso non mi chiama “mamma” ma mi chiama per nome, si risente molto quando parlo di lei dicendo la bambina anzichè la “mia” bambina, per lei “mia” non rappresenta la possessività, ma l’affetto incondizionato che provo per lei.

  10. Ludo, non dico di non capire quello che hai scritto, tutt’altro: e’ vero che il genitore/i genitori devono essere un punto di riferimento per un piccolo od una piccola, ma non bisogna nemmeno esagerare in questo. Quanti bambini nella loro infanzia vivono l’incubo della paura della perdita del proprio genitore con un’angoscia che solo se la si prova la si puo’ descrivere!!
    Il genitore ci deve sempre essere ma deve lasciare autonomia al figlio, stimolarne l’individualita’… quante volte vediamo genitori che fanno fare ai figli quello che loro vorrebbero fare e non si pongono invece la domanda sui loro desiderii, provando a entrare nel mondo e del bambino e poi del ragazzo.
    Credo che dovrebbe valere la stessa “regola”, che brutta parola !!! che vale per quando si sta assieme ad una persona e la si ama e cioe’ stimolarsi continuamente, facendo sentire l’altro/a importante per quello che e’ e per dove puo’ essere o potrebbe essere meglio, in una frase fare crescere chi ti sta accanto, non frenarlo.
    Cosi’ deve essere riferimento, ma discreto, nel “distacco” si cresce e si elabora la crescita della propria persona. Meglio farlo per gradi con la consapevolezza del genitore che di botto poi, per antitesi o peggio per eventi tristi (la morte di uno dei genitori).

    Del resto penso che sul tema ci siano manuali di psicologia che dicano meglio di quanto possa scrivere io che non sono uno psicologo.

  11. Mi inserisco per rilanciare un argomento a me caro. Mi piacerebbe avere un figlio, ma penso che non sopravviverei la fase piccolissima. Insultatemi a morte, ma io i bebé li sopporto solo per due minuti. D’altro canto, posso comprendere che avere un figlio tuo e crescerlo da zero può essere la famosa “tutta un’altra cosa”. Ora, io chiedo a voi esperti: com’è entrare a partita già iniziata?

  12. Coabitazioni

    Leggo varie definizioni di figlio: – Macchianera: la bambina – EmmeBi: la persona corta che vive con me – (c)assetto variabile: INP (inquilina non pagante) Va tutto bene, direi, anche se sottolineerei una cosa: il rispetto nei confronti dei più…

  13. “La persona corta che vive con me” è fantastico. Comunque i miei ci chiamavano collettivamente “le bambine”, quando ero sola “la bambina” ed ero figlia loro. Se no, mi chiamavano “la Giulia”. Non so quanta importanza abbia per un bambino la nomenclatura, se ti ricordi di abbracciarlo spesso, di giocare con lui e di rimboccargli le coperte la sera.

    P.S. Mio padre, quando è soprappensiero, ci chiama ancora “le bambine”. Io ho 31 anni e mia sorella 27 :D

  14. I miei genitori si incazzarono all’inizio quando cominciai a chiamarli per nome proprio invece di “mamma & papà”. Boh, manco gli avessi chiamati Merdaccia e Fallocefalo.

  15. Il trucco sta nel chiamarli merdaccia e Fallocefalo prima … se sopravvivi ehehe … allora apprezzeranno che li chiami per nome o anche Mamma e Papa’ semplicemente.

    Cmq. e’ un po’ come quelli che innamorati chiamano il propio amore: amore, tesoro o con il nomiglono di turno …. miiiiiiii come mi fanno incacchiare … di amori e tesori ce ne sono 87798778798798778798798798798, ma volete mettere chiamare la persona che si ama con il nome e con la ns. voce? Questo e’ un modo unico… nessun altro lo dira’ come lo diciamo noi, con quel calore che e’ ns. proprio eh!

  16. Quando chiamo ad alta voce “carognaaaa”, lui comunque risponde e si appresta.
    Dal che, ho concluso che è sufficiente (anche se, forse, non necessario) chiamarlo in questo modo.
    Qaundo lo picchio sulle reni, invece, lo chiamo “bastardo”. Lui urla molto forte, quando lo picchio sulle reni. Allora io smetto e lui si alza e scappa ridendo.

  17. Scappa ridendo, perchè non lo picchiavo per davvero. Lo facciamo solo perchè così sua madre rischia ogni volta di impazzire per il dolore, a vedere scene di quel genere.
    Noi due (io e la carogna, intendo) vogliamo molto bene a sua madre.

  18. Mi sa che vi odio tutti. Mi avete fatto venire una gran voglia di fare un figlio…ma il timer biologico mi sta col fiato sul collo… devo darmi una mossa!
    Comunque se avessi un figlio acquisito nel senso che è del mio compagno non direi “mio” figlio, ma al limite “il mio bambino”, anche se certo lo amerei come se fosse mio. La maternità o paternità biologica vanno rispettate.

  19. Non credo che si tratti di nomeclatura, anche la mia mamma ci chiamava “le bambine” ma eravamo due ed è in quel plurale che si insinuava il senso della famiglia, ovviamente parlo per me.
    Certo è che io mia figlia la chiamo per nome, oppure utilizzando una vastissima gamma di nomignoli che va da “rognoncino” a “signorina tu mi turbi” scatenando in lei, ogni volta, una risata cristallina di puro divertimento, però mi sono accorta che nelle occasioni “ufficiali” (anche solo un colloquio con la maestra) si gonfia tutta come una tacchinella se anzichè nominarla genericamente, ne parlo dicendo la “mia” bambina.
    …poi torniamo a casa e le dico “brutto rospo pussolente, fila a fare i compiti!”…e lei ride ancora.

  20. Eh sì, adesso è tutto bello…ma come faremo quando arriveranno alle soglie dei 12 anni e cominceranno a sputarci in faccia? Siamo preparati all’inevitabile odio che proveranno nei nostri confronti -perché nessuno di noi si illude di esservi immune, vero? E che cosa faremo???Io ho paura.

  21. Son problemi tuoi, ggraffin. A me, la carogna, mi adorerà per sempre. Altrimenti gli spezzerò le gambe con il crick.

  22. Faccio un commento (anzi, faccio outing), avendo anch’io una compagna bimbadotata : a volte temo che Lei mi abbia scelto come una seconda scelta, che se fosse ancora single e non-mamma, non mi avrebbe neanche preso in considerazione.
    Purtroppo credo che le donne separate , divorziate ecc. con prole cambino radicalmente il loro target maschile se confrontato a quello che cercavano ( e hanno trovato) nella fase ” cerco quello giusto da sposare” .. Sono amaro ? Sì…
    Mi sa che stasera butto via 4 anni di convivenza..

  23. Ma dai, Roby, non ti far prendere dalle crisi di insicurezza. Sarebbe un insulto anche alla tua compagna: vuoi davvero credere che le siano mancate le offerte? Se ti ha scelto ci saranno stati dei motivi piuttosto forti.

    Oddio, se la storia è alle cozze per altri motivi…

  24. A Roby, e se pure fosse? Certo che si cambia target. Ma perchè tu non hai cambiato target femminile negli ultimi anni? Take it easy, che la vita è bella. E magari fai anche felice “la bambina”..

  25. Coabitazioni

    Leggo varie definizioni di figlio: – Macchianera: la bambina – EmmeBi: la persona corta che vive con me – (c)assetto variabile: INP (inquilina non pagante) Va tutto bene, direi, anche se sottolineerei una cosa: il rispetto nei confronti dei più…

  26. Roby mi ha fatto ricordare una cosa detta da una ragazza parlando del suo secondo padre. Disse: “Mia madre ha scelto per se stessa ma soprattutto ciò che era meglio per me.. ecco, oltre che per tutto il resto io amo papà anche per questo..”

  27. Franciskje ha centrato esattamente il problema: “Il meglio per la mia bambina”..
    (scusate tutti, stasera son palloso..)

  28. caro palloso, lasciati andare a momenti di depressione, ma resta sempre il palloso che sei, perché deve essere un bravo palloso. i bambini possiamo chiamarli come ci pare: per nome, per cognome, per soprannome. se ne fottono altamente. se si sentono voluti bene saranno sempre allegri. non vogliono altro.

  29. personalmente, non so cosa combini il padre biologico della Persona Corta del Neri. Ma se non è un figliodibuonamadre (!), un mostromarino, uno scassafamiglie e scassaqualcosaltro…Insomma, se è un buon padre, provo semplicemente a mettermi nei suoi panni. Tutto qui.
    Comunque, anche qui mammeta e papete insistono sulle “bambine” (evolute in “ragazze” dopo insistenti lamentele), ma in pubblico siamo “le mie/nostre figlie” e, devo dire, non mi dispiace punto.

  30. gianluca,

    ho stentato a comprendere quello che volevi dire quando, una delle ultime volte che ci siamo sentiti prima del grande silenzio, mi hai parlato della bambina. li’ per li’ ho pensato che si trattasse della tua compagna, poi la spiegazione.

    porsonalmente non potrei sopportare un consesso familiare “ampliato” dove si e’ fatti oggetto di osservazioni circa il proprio modo di porsi in relazione alla cerchia degli affetti piu’ ristretta (bambina, compagna).

    di solito, ma posso solo presumerlo dato che per fortuna mia e degli altri non mi e’ mai successo, in questi casi alle “suocere” (in senso lato) si fa fare immediatamente “il fly”, con reciso sfanculamento. e questo pare proprio il caso.

    d’altronde chiamare la bambina “mia figlia” potrebbe essere meglio per lei. ma anche molto peggio, dipende. non credo sia una questione di parole ma di sentimento. se dietro il “mia figlia” c’e’ sofferenza e ipocrisia, meglio un bell’affettuoso “la bambina”.

    dietro a tutta la faccenda credo proprio che ci sia il tuo desiderio di paternita’. ma c’e’ anche chi si fa legare i deferenti.

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