Tommaso Labranca ha fatto scuola. La sua individuazione della Borsetta, anzi delle Bor7 come categoria umana non è solo acutissima e tragicamente veritiera: è anche prolifica. (Scopro ora, da lettrice distratta quale sono, che l’analisi è in realtà di Dea Verna: chiedo venia e corrigo errata.)
Perché se disprezzi la Borsetta come entità umana, se hai fatto dell’indie-pendenza il tuo status principale, sappi che in realtà dell’odiosa Borsetta potresti essere il figlio: potresti essere una Tracolla.
Identìficati. E pèntiti.
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azzo… chennomi!
Mah, a me Dea Verna sembra una borsetta. Per di più mai uscita da Milano, così ad occhio.