Tempo d’elezioni (anche) giù in Sicilia. Ci sono due poli, più la democrazia cristiana. E quest’ultima torna a comandare
Sicilia 1. Chi paga. Come sempre accade in tempo d’elezioni, i capi del centrosinistra siciliano sono impegnati alacremente a far vincere Berlusconi. Se infatti Berlusconi non vincesse in Sicilia, correrebbe il rischio di perdere sul piano nazionale: alle ultime politiche, ad esempio, i suoi sessantuno deputati siciliani hanno fatto la differenza. Per questo motivo, Berlusconi ha stanziato una somma per corrompere i dirigenti del centrosinistra siciliano. I quali ogni volta presentano i candidati più improbabili e più perdenti per permettere al loro padrone di vincere a mani basse le elezioni. Così hanno via via candidato Cecchi Gori (industriale toscano), Cocilovo (sindacalista venduto) e roba del genere. Adesso, alle europee, la situazione è la seguente: il capolista sarà Cocilovo, il sindacalista venduto già trombato l’anno scorso; a Catania presenteranno un tizio di Forza Italia, tale Latteri (il rettore che pochi mesi fa lasciò proporre una laurea ad honorem per Ciancio); e così via. E’ ancora aperto, al momento in cui scrivo, il pensoso dibbattito nei Ds, se presentare l’antimafioso Fava o l’interlocutore di mafiosi Crisafulli: sei mesi non gli sono bastati per decidersi, anche perché l’onesto Fassino, finora, si è ben guardato dal prendere posizione. Ma quanto costa a Berlusconi tutto questo? E’ l’unica curiosità che mi rimane. Che Berlusconi paghi e che costoro siano pagati da lui è l’unica spiegazione ragionevole per una situazione così irrazionale. In nessun altro luogo al mondo un’intera dirigenza politica si adopera così attivamente per far trombare se stessa e distruggere il proprio partito. Se lo facessero gratis, sarebbero proprio matti. (Pansa, su questo, tace: bestiario sì, ma senza prendersela più con le bestie feroci).
Sicilia 2. Chi ride. Se Atene piange, Sparta non ride. In verità, sghignazzano fragorosamente gli uni e gli altri, alla faccia dei rispettivi elettori. Abbiamo visto che tipo di personaggi portano alle elezioni i degenerati eredi di Turiddu Carnevale, di Mommo Licausi e dell’assassinato e tradito Pio La Torre. Questo è il polo “di sinistra”. Quello “di destra”? Inutile perderci tempo: basta citare la trasmissione di Lucarelli, Blu Notte, che non è mai andata in onda perché virgolette “in periodo elettorale” chiuse virgolette si occupava di mafia. In tempo d’elezioni, in Italia, è formalmente proibito parlare dei mafiosi: è permesso, con cautela, parlare di ladri ma di mafiosi assolutamente no perché gli elettori potrebbero esserne turbati. Ovviamente: là si citava uno come Dell’Utri, il cui solo nome è una lezione di politica italiana, e il cui nome completo – Dell’Utri Marcello, procuratore di S.E. il presidente del consiglio in Sicilia – da solo vale quanto una requisitoria del pool di Palermo.
Sicilia 3. Chi comanda. La destra, la sinistra, il polo nord e il polo sud. Ma laggiù, storicamente, comanda (e torna ora a farlo apertamente) la democrazia cristiana. La quale in Sicilia è fraternamente divisa in partes tres, quarum una appellatur Margherita, secunda Udc e tertia… beh della terza, per pura paura fisica, non faremo il nome. L’Udc in Sicilia è rappresentata da una ventina di personaggi di Camilleri; dai quali il più riuscito è il presidente della regione, Totò Cuffaro: ogni giorno che Dio manda in terra, esclusa la domenica e qualche festa comandata, alla porta della Regione si presenta una pattuglia di carabinieri in alta uniforme. “L’Eccellenza Cuffaro?”. “Ecco qua!”. “Eccellenza, siamo qui per ordine della Procura di Palermo (o del pool antimafia o dell’audiencia general de Colombia o della polizia di Los Angeles o di chiunque altro) con l’increscioso incarico di consegnarLe questa incriminazione per concorso in mafia (o associazione a delinquere o abigeato o gabola o qualunque altro reato)”. E Sua Eccellenza, ogni volta, prende la carta incriminatoria fra due dita, sorride benevolmente al caramba e si fionda con la missiva nell’adiacente cappella dove, fra una miriade di lumini, troneggia una statua di gesso. E’ la Virgen de Los Remedios, quella che protegge le laboriose popolazioni di Calì e Medellin. Ai Suoi piedi si ammucchiano tutti i mandati di comparizione, incriminazione, garanzia ecc. ricevuti da Sua Eccellenza. “La Virgen veglia su di me e sul popolo siciliano!” dichiara ogni volta ai periodistas e a ai carabineros allibiti. Che scattano sull’attenti e se ne vanno. Ed è questo Cuffaro, non un omonimo o un cugino ma proprio lui in persona: Cuffaro, colui che l’onesto Follini ha scelto a capolista dell’Udc. “Candidamos Cuffaro – precisa sin verguenza l’onesto – per riaffermare i nostri principi morali!”. S’era capito.
25 aprile. A Chivasso in Piemonte, manifestazione al liceo – indetta dall’Assessorato Cultura, di An – con l’inventore del revisionismo antisemita, Ernst Nolte. Invitato solo lui, e nessun altro. Pattuglie di Ss, in divisa da vigile, a far guardia d’onore.
Lupara. Don Mommo “Coppola” Ariello, sindaco di San Fucile d’Aspromonte, ha dichiarato ieri alla Gazzetta del Sud che uno di questi giorni tirerà una luparata al sindaco del vicino comune di Gazza, Arafà. “Avevo promesso al Prefetto di non farlo – ha precisato don Coppola – ma ora ho cambiato idea”.
Cronaca. Lampedusa. Vietata dal ministero del’Interno l’assistenza medica agli emigranti clandestini che era stata offerta da Medici Senza Frontiere.
Persone. Pat Tillman, volontario nell’esercito degli Stati Uniti (aveva rinunciato ai miliardi che guadagnava nel football per arruolarsi), morto in una guerra ingiusta ma credendo di difendere il suo Paese.
Fausto Caffarelli, Torino, wrote (al direttore della “Stampa”):
francesca wrote:
Rudy wrote:
Walter, da Buccinasco, wrote:
Federico wrote:
Alessandro Paganini wrote:
Per Riccardo. Cliccaquà: http://www.ilcannocchiale.it/blogs/bloggerimg/20044259406230.jpg
Volendo sottilizzare né Pansa, né Manifesto o Liberazione. Io ne avevo sentito parlare di sfuggita su Indymedia. Complimenti per questo e gli altri “tanto x abbaiare”. Buona giornata!
Ottima analisi.
Che schifo, per l’ipotesi uno.
Che pena, per la due.