Oggi raccontiamo una storia.
In questa storia c’è un tizio, di nome Gianfranco Strocchi, classe 1954, che ha la passione per le invenzioni.
Non che sia un inventore: lui è affascinato dalle invenzioni degli altri.
E’ così che, a 19 anni, in compagnia di un amico, fonda una società che si chiama “Cora“, con lo scopo di distribuire strani ed ingegnosi accessori per auto. Il primo si chiama “Anti-turbo”. Il nome, oggi, non dice più niente, ma l’aggeggio è stato popolarissimo fino a qualche anno fa: era quella protezione da applicare alle portiere per evitare turbolenze e pioggia quando si viaggiava a finestrini abbassati. Strocchi ne rimane affascinato: acquista il brevetto dai due meccanici emiliani che l’hanno ideato e, per promuoverlo, inizia a regalarlo ai tassisti bolognesi. Dal momento che l’ambaradan è piuttosto evidente ed ha un che di “futuristico” per i tempi, la gente inizia a chiedersi che cosa sia. Con i soldi dei primi ordini Strocchi compra timidamente alcuni spazi pubblicitari e finisce che di “Anti-turbo”, nel giro di qualche anno, ne vende tre milioni di pezzi.
Tra gli inventori per hobby si diffonde il passaparola e, da un certo momento in poi, si attiva la rete del telefono senza fili: c’è uno che finanzia le buone idee.
Che le finanzi non è vero: Strocchi si limita a pubblicizzarle, e già solo per questo decine di geni mancati fanno la fila al suo uscio.
Dal momento che è appassionato, lui riceve, vaglia, consiglia, dissuade, incoraggia e, alla fine, decide di mettere in piedi una piccola struttura che si occupa di proporre le varie idee alle aziende da cui gli inventori non riescono ad ottenere udienza. Così, dal niente, nasce “La Banca delle idee“: Strocchi opziona i brevetti delle idee a suo parere più promettenti, e continua a fare promozione per le altre.
E’ lui a portare in Italia l'”Epilady“, il depilatore elettrico da cui tante donne si sono lasciate torturare: acquista il brevetto da un agricoltore israeliano, lo tramuta in un successo e ne vende 5 milioni di pezzi. La Braun elettrodomestici prova invano a corteggiarlo e così, aggirando il brevetto, lancia un prodotto simile, ma senza gli inconvenienti dell’originale “il quale – ammette lo stesso Strocchi – risultava in effetti piuttosto doloroso all’uso”. Il primo approccio del contadino israeliano col capitalismo europeo riserva dolori, e nessuna gioia: alla fine è costretto a tornare al kibbutz di partenza.
Strocchi perde una battaglia, ma sul suo tavolo di Risiko ha ancora disposti centinaia di carrarmatini. Incontra un inventore di Pesaro che gli propone il “Bullock“, “l’antifurto con le palle”, ed è amore a prima vista (con il Bullock, chiariamo: il tizio pesarese non c’entra niente).
Strocchi, questa volta, studia una strategia di difesa della Proprietà Industriale che sia inattaccabile, pianifica oculatamente la pubblicità e finisce che, tra il il 1995 e il 2001, riesce a venderne 5 milioni di esemplari.
Un giorno, un brutto giorno, Strocchi torna a casa, si siede sul divano in attesa di cenare, e accende la tv sulla sua trasmissione satirica preferita.
Sulle prime non ci crede: zac!, lo schermo si illumina, e lui vede il Bullock, il suo antifurto che blocca il pedale della frizione e quello del freno. Due tizi, Fabio e Mingo, stanno spiegando a qualche milione di persone che giocando di freno a mano e prestando molta attenzione ai giri del motore (in sostituzione della frizione), rubare l’auto diventa per il ladro un gioco da ragazzi.
Strocchi, sulle prime, è spaesato: pensa alle fabbriche, ai posti di lavoro. Poi riesce a bofonchiare frasi tipo “Ma… hanno messo in moto con le chiavi originali della macchina! Il ladro non le ha!”. Nei giorni successivi chiede diritto di replica, ma non gli viene concesso. Lui sostiene che è perché uno degli sponsor storici del programma è l’antifurto concorrente. Resta il fatto: non gli viene concesso.
Va ufficialmente fuori di testa: il 3 agosto del 2002 vende il “Bullock” (e con lui la “IP Innovative Product“, titolare del marchio, con stabilimenti ad Acqualagna e Lucrezia di Cartoceto (Pesaro), alla “Tavola S.p.a.” di Milano, produttrice su licenza del noto “Arbre Magique“, e parte per la guerra santa contro Antonio Ricci e Striscia la Notizia.
E’ la sua versione, riportata pari pari. Perché, diciamolo, sul web sono spuntati nel frattempo come funghi siti che sparano ad alzo zero sul tg satirico (“striscialanotizia.net” – fatto chiudere da Mediaset -, “striscia.tv“ e “striscia.org“), non direttamente collegati a Strocchi ma che, casualmente, hanno come unico obiettivo la divulgazione di questa storia e la demolizione di “Striscia la Notizia“. Tra questi, un fantomatico “Telefono Antiplagio“, associazione che pare riconoscere nello sputtanamento di Antonio Ricci la sola ragione di vita.
Torniamo alla storia: cazziato e mazziato, Gianfranco Strocchi parte per un viaggio negli USA e lì – forse per caso, molto più probabilmente no – acquista tutti i diritti commerciali per l’Europa di 56 mascotte di altrettante università americane. Una di queste 56 è “Big Red“, un pupazzo in tutto e per tutto identico al Gabibbo, portafortuna della squadra della Western Kentucky University. Il primo ha 25 anni, il secondo solo 12.
Vendetta? Il nostro, intervistato da Famiglia Cristiana, nega: “Da tempo non ero più proprietario dell’antifurto Bullock, quando Striscia attaccò, peraltro ingiustamente, l’efficacia di quel prodotto”. Qui, Strocchi non la dice tutta: “Striscia la Notizia” trasmette il servizio il 23 settembre 2002; la vendita del Bullock risale ad appena un mese e mezzo prima (quanto basta ai nuovi proprietari per sospettare di aver preso una sòla), e l’acquisizione dei diritti su BigRed solo a qualche giorno dopo la messa in onda. Vendetta, quindi.
Il protettore degli archimede pitagorici ci va giù pensante: crea a Ravenna la società Adfra, che diventa ufficialmente titolare per l’Europa dell’immagine di Big Red, e pubblicizza un servizio di pronto intervento stradale utilizzando il pupazzone americano all’interno di un logo ricalcato da quello di “S.O.S. Gabibbo” (che promuove il numero verde attraverso il quale Striscia riceve le segnalazioni dei telespettatori).
Poco più di un anno fa la Western Kentucky University, Ralph Karey (l’inventore di “Big Red“) e la Adfra di Gianfranco Strocchi si imbarcano nella fase più cruenta della crociata, denunciando per plagio il Gabibbo. A difesa del pelouche nostrano si costituiscono in giudizio al completo: Fininvest, Mediaset, Rti, Copy (la società di Antonio Ricci) e Giochi Preziosi (che gestisce il merchandising legato al Gabibbo).
A Lugo di Romagna inizia il processo, e i legali dell’università presentano le proprie prove: fotografie che ritraggono “Big Red” prima del 1991 (anno di nascita del Gabibbo), i bozzetti preparatori di Karey e il testo di un’intervista a Novella 2000 del 16 febbraio 1991 in cui Antonio Ricci dichiara: “Tutto è cominciato con una foto. C’era questo pupazzo, Big Red, che faceva la mascotte di una squadra di basket in America, la Western Kentucky University. Gioca in tornei minori, ma il pupazzo era simpatico… Così Big Red è diventato il Gabibbo“.
Le cose per la banda che fa capo al biscione si mettono male, e il 21 novembre scorso fallisce persino un tentativo di mediazione degli azzeccagarbugli di Mediaset. I legali della WKU li gelano sedutastante, rispondendo: “Per prima cosa fateci vedere tutte le fatture del Gabibbo dal 1991 a oggi e poi, forse, ne riparliamo”.
Fallito l’accordo con gli americani, gli avvocati tentano il gioco di sponda, provando a dividere il fronte e proponendo alla Adfra un accordo di pacifica convivenza tra i due pupazzi che prevede la non concorrenza e, per Big Red, il divieto di pubblicizzare il servizio di soccorso stradale che ricorda l’“S.O.S. Gabibbo” utilizzato da Mediaset ogni sera per dividere “Striscia la Notizia” in due parti, ai fini del rilevamento Auditel.
Gianfranco Strocchi ci pensa su. E’ tentato, ma alla fine decide di non rompere l’alleanza con gli americani e prosegue con la promozione di un nuovo prodotto: i giubbotti catarifrangenti per automobilisti che il nuovo codice della strada ha reso obbligatori in caso di sosta. Li ha chiamati “Big Red“, hanno come testimonial la mascotte americana, e sono distribuiti in omaggio in allegato al numero di “Quattroruote” attualmente in edicola.
Tutto questo per dire, a storia non ancora finita e prendendo comunque con le pinze la favola raccontata da Strocchi: davvero nessuno nessuno ha trovato anche solo minimamente volgare il fatto che “Striscia la Notizia“, qualche sera fa, abbia mandato in onda un servizio in cui si dimostrava che i giubbotti catarinfrangenti di cui sopra prendono fuoco al contatto della fiamma di un accendino? E – soprattutto – proprio nessuno nessuno ha ritenuto assolutamente inaccettabile che nel corso dello stesso filmato tutte le associazioni di consumatori (non sto qui a nominarle una per una, dico: tutte, e intendo: tutte) abbiano prestato alla causa il proprio nome e le facce dei propri dirigenti?
Bellissimo spaccato dell’Italia degli anni novanta (e segg.). E bellissimo post.
Gianluca,non dirmi che scopri adesso che Antonio
Ricci è un venduto al dio denaro
Strisica la notiscia
Gianluca Neri ci parla quest’oggi degli eroi di Striscia la Notizia. Protagonisti, Mr. Gianfranco Strocchi, il Gabibbo e Antonio Ricci. Una storia complessa e non ancora giunta alla fine, ma che dimostra ancora una volta come funzioni la televisione…
Il presente commento nulla “aggiunge”, però lasciami dire ugualmente: bel post.
Concordo con quanto scritto nel post tranne l’ultimo paragrafo:
“davvero nessuno nessuno ha trovato anche solo minimamente volgare il fatto che “Striscia la Notizia”, qualche sera fa, abbia mandato in onda un servizio in cui si dimostrava che i giubbotti catarinfrangenti di cui sopra prendono fuoco al contatto della fiamma di un accendino? E – soprattutto – proprio nessuno nessuno ha ritenuto assolutamente inaccettabile che nel corso dello stesso filmato tutte le associazioni di consumatori (non sto qui a nominarle una per una, dico: tutte, e intendo: tutte) abbiano prestato alla causa il proprio nome e le facce dei propri dirigenti?”
inaccettabile è che venda commerciato un prodotto del genere, se è vera l’accusa. Io non mi trovo a mio agio in crociate del genere. Striscia ha cento meriti e mille difetti. Il problema è che di programmi con meriti ce ne sono proprio pochi in giro, per cui meglio uno striscia che cento cucuzza. Volgare è che venga pompata una trasmissione pruriginosa come il grande fratello quando uno splendido playboy viene proposto su italia7 alle 11 di sera… saluti, d.
Ma i giubbotti prendevano fuoco o no?
Le contraddizioni del capitalismo nell’era televisiva.
Meglio ancora: le contraddizioni e i paradossi della proprietà intellettuale, un fantoccio, un pupazzo da abolire.
Non ho mai creduto all’onestà e dirittura morale di Ricci, di Striscia. Una persona seria, una persona che vuole avere la coscienza pulita, non fa un programma su Mediaset – la TV di un ex-piduista, implicato in strane storie di mafia, tangenti, etc.- NON LO FA, semplicemente. E vale anche per Santoro, e tanto più per Costanzo. Per me questa è una banale evidenza.
se il simpatico giubbotto prende davvero fuoco è giusto dirlo come per i caschi di qualche mese fa.
che poi striscia non sia la paladina della giustizia che vuole far credere si sapeva da sempre.
quanto al discorso del bulloc… bhè il punto era che la protezione ai pedali era inutile.
che poi abbiano usato la chiave è secondario e non mi pareva il caso di spiegare in tv come si accende una macchina senza chiavi cosa che tutti sappiamo possibile per un ladro.
cmq mille difetti mille pregi molto trash assolutamente inguardabile se non come rumore di fondo ma finchè ne continueremo a parlare continuerà a occupare la fascia serale con cacchiate tipo biro biro.
molte cose sono corrette è interessanti ma sono l’unico a pensare che la formula abbia fatto il suo tempo?
questo e´ veramente un pezzo splendido! GRANDE GIANLUCA!!
Ma scusa… e’ piu’ importante la storia del Big Red (evidente figlio di Barbapapa’) rispetto ai giubbini che prendono fuoco????
Ma non ci sono cose piu’ interessanti di cui discutere??? ;)
Mi sembra una ricerca spasmodica del capello nell’uovo.
Ma scusa… e’ piu’ importante la storia del Big Red (evidente figlio di Barbapapa’) rispetto ai giubbini che prendono fuoco????
Ma non ci sono cose piu’ interessanti di cui discutere??? ;)
Mi sembra una ricerca spasmodica del capello nell’uovo.
Ma scusa… e’ piu’ importante la storia del Big Red (evidente figlio di Barbapapa’) rispetto ai giubbini che prendono fuoco????
Ma non ci sono cose piu’ interessanti di cui discutere??? ;)
Mi sembra una ricerca spasmodica del capello nell’uovo.
Ma scusa… e’ piu’ importante la storia del Big Red (evidente figlio di Barbapapa’) rispetto ai giubbini che prendono fuoco????
Ma non ci sono cose piu’ interessanti di cui discutere??? ;)
Mi sembra una ricerca spasmodica del capello nell’uovo.
super post!
scoprire gli altarini
Finalmente ho scoperto dove Ricci aveva affermato che il Gabibbo era ispirato da Big Red, grazie a Gianluca.
Scusa Folies,
a me piacerebbe sapere se anche gli altri giubbini prendono fuoco, e in quali condizioni prendono fuoco. Altrimenti non hai fatto informazione, ma solo scoop.
Hai proprio ragione, specialmente per quanto riguarda l’atteggiamento delle associazioni dei consumatori. Tra l’altro c’e’ un paginone dedicato proprio a queste associazioni, a come si finanziano etc., a pagina VI del Foglio del 7 Febbrario scorso. Vale la pena leggerlo, se non lo hai gia’ fatto. A meno che non si creda al sillogismo anale proposto da PG, per cui chi lavora per mediaset o altre aziende di Berlusca e’ ontologicamente disonoesto e da disprezzare.
Comunque, per ritornare alla domanda fondamentale di NMF, questi giubbini prendevano fuoco o no? E soprattutto, prendevano fuoco piu’ facilmente di altri giubbini di altre marche o no??
Ho visto quella puntata di Striscia, e non mi pare che qualcuno abbia riferito la prova dei giubini ad una marca in particolare.
D’altra parte è evidente che in assenza di indicazioni di legge (così come chiesto dalle associazioni dei consumatori, sulla resistenza al fuoco dei giubbini), i produttori li realizzano tutti in fibra sintetica di bassa qualità per mantenere bassi i costi e non andare fuori mercato.
Ne consegue che se qualcosa c’è da dire è su quei cazzoni del ministero dei trasporti che elaborano norme che per abbassare la soglia di pericolo potenziale in determinate circostanze, ne aggiungono di nuovi.
Bravo Gianluca, così mi piaci. Certo, magari avevi la foga di pubblicare e non hai dato troppa importanza alla forma del pezzo.. ma non sto qui ad insegnarti come pubblicare qualcosa online, già conosci le tue pecche ;)
… dopo quello sui massoni un altro post vagamente persecutorio, stavolta contro Ricci e purtroppo guarnito di sufficienti riferimenti da far supporre che quanto scritto sia sostanzialmente vero…
mi piace !
ed ora mi piace penzare di poter correlare ricci ed i massoni col trastullo di Milgram dei sei gradi di separazione… oplà ! Fatto ! Ed in un solo passaggio…
Avete provato a mettere un accendino sotto i giubottini che vendono ai mercati ? ….
Indovinate .. prendono fuoco.
:-)
Come è stato già scritto, prendono fuoco perchè sono di materiale sintetico (e quindi grazie al cazzo, aggiungerei, altro che scoop!). Ma non vedo perchè questo dovrebbe costituire un pericolo. Voglio dire, in caso d’incendio possono prendere fuoco anche gli abiti che si indossano (e probabilmente con maggior facilità). Cosa cambierebbe quindi se il giubbino fosse ignifugo?
P.S.: Peraltro il giubbino non viene venduto come resistente al fuoco, per cui non mi sembra che ci sia nulla di truffaldino nel fatto che effettivamente si incendi se accostato ad una fiamma.
Grande gneri, pezzo eccellente. Fossero tutti i cosi i commenti al media market italiano…
Il gabbibbo
Omettere equivale a mentire?
Striscia la notizia ?
Anche Gianluca Neri la pensa come me.
Gianlù, tu lo sai che hai sbagliato mestiere vero?.. (Peccato però, che Ricci quando lo incrocio, pare uno così a modo.. e saluta sempre per primo). Gran bel post, really!
gianlù, bravo bravo bravo!
Ma chi se ne fotte sei giubbini prendano fuoco o no. E’ una storia meravigliosa.
L’ho detto, e lo ribadisco: lavorare per Mediaset(ovviamente parlo dei livelli alti, di quelli che fanno comunicazione, non degli inservienti), significa fare da megafono a un padrone…che è quello che è(un puffone).
Chissenefrega se i giubbini prendono fuoco, mica si tratta di incendi spontanei, ho appena bruciato con l’aiuto dell’accendino nell’ordine: 15 palline da ping pong, 1 giacca a vento Colmar anno 1997, 1 maglia Lampre da ciclismo di Santini, 2 sigarette marlboro rosse… e mi fermo qua, altimenti potrei passare ai sedili della mia Volkswagen. Ciò che mi lascia di stucco è la battaglia fr@ le righe, il fargliela pagare a tutti i costi sul modello Bonolis… Credo che a contatto con un accendino bruci pure la barba di Ricci…. che storia è? Striscia è caduta in basso! Mica è venuta a raccontare che i giubbini Big red a contatto con la luce dei lampioni vanno a fuoco… e mi stupisco che decine di voi chiedano se brucia o meno…. Certo che brucia…. non è mica il giubbino dei pompieri, è un’omologazione, del guidatore in panne, proposta e accettata dal nostro ministro Lunardi… il resto è una guerra a colpi bassi tra Davide e Golia e, personalmente, nonostante ateo, preferisco la risoluzione bibblica.
Chissenefrega se i giubbini prendono fuoco, mica si tratta di incendi spontanei, ho appena bruciato con l’aiuto dell’accendino nell’ordine: 15 palline da ping pong, 1 giacca a vento Colmar anno 1997, 1 maglia Lampre da ciclismo di Santini, 2 sigarette marlboro rosse… e mi fermo qua, altimenti potrei passare ai sedili della mia Volkswagen. Ciò che mi lascia di stucco è la battaglia fr@ le righe, il fargliela pagare a tutti i costi sul modello Bonolis… Credo che a contatto con un accendino bruci pure la barba di Ricci…. che storia è? Striscia è caduta in basso! Mica è venuta a raccontare che i giubbini Big red a contatto con la luce dei lampioni vanno a fuoco… e mi stupisco che decine di voi chiedano se brucia o meno…. Certo che brucia…. non è mica il giubbino dei pompieri, è un’omologazione, del guidatore in panne, proposta e accettata dal nostro ministro Lunardi… il resto è una guerra a colpi bassi tra Davide e Golia e, personalmente, nonostante ateo, preferisco la risoluzione bibblica.
Un altra cosa , secondo me sporca fatta da Striscia la notizia è che ha fatto per un bel po di tempo pubblicità ad una cura dimagrante truffaldina di quelle che promettono miracoli senza sforzo.
Oltre al fatto,( questo da verificare ) che si dice che Ezio Greggio sia una delle brave persone che hanno la residenza a Montecarlo per non pagar le tasse
ecco, io sono tra quelli che ha comprato il giubbino con quattroruote
ho capito che lo userò solo per farlo vedere bene ai solerti tutori dell’ordine (e comunque lontano da fonti di calore) :)
su striscia passa di tutto, certe cose sono inguardabili e faziose, ma altre sono interessanti, tipo il servizio sul latte in polvere che in italia costa 4 volte di più che in germania
non so se sia un servizio recente, ma al latte in polvere c’era già arrivato report l’anno scorso..
Possibile che a nessuno di voi sia venuto in mente di sentire la versione di Telefono Antiplagio? Che si dà il caso che esista da 15 anni. Vi facilito il compito: telefono@antiplagio.org oppure 338.8385999. Ciao!
Concordo sul fatto che striscia abusi in + occasioni della sua popolarità (anche se ogni tanto tira fuori anche servizi utili) e che grazie alla sua popolarità sia diventata quasi intoccabile.
La storia dei giubbini anche a me è parsa un pò stupida come questione ..primo perchè anche dal servizio di striscia si vedeva che si incendiavano ma non è che accendendosi una sigaretta rimanevi carbonizzato.
Le associazioni consumatori pure loro accanto a belle battaglie ogni tanto pur di far vedere che son dalla parte dei cittadini (pure ste associazioni hanno però le loro belle magagne) si infilano in battaglie un pò inutili.
Certo che però visto che per legge ti obbliga ad infilartelo sto giubbetto non ci voleva poi molto a fare in modo non dico che non prendesse fuoco ma che ci volesse un pò + di tempo prima che succedesse… ma insomma anche il giubbino pur utile mi pare tanto un modo per far spendere un pò di soldi.
Però al Sig. Strocchi dovreste far notare in ogni caso che il suo antifurto era una sola…. che storia è quella delle chiavi originali? no dico ma perchè di solito quelli a cui fregano la macchina mandano per posta le chiavi al gentiluomo che poi li lascia a piedi?
E ancora…la battaglia antigabibbo….. se io faccio una battaglia contro uno che ritengo uno stronzo e poi il tutto si risolve in una questione di soldi mi sentirei ipocrita tanto quanto chi accuso.
La vera battaglia sarebbe far togliere a striscia il gabibbo magari con pubbliche scuse….ma se mi accontento (perchè di questo si parla …infatti dite che tal Strocchi s’è fatto tentare ….lasciando intendere che con una bella offerta avrebbe mollato) di soldi pur di chiudere un occhio non faccio una battaglia di principio ma di convenienza così come la fa Striscia il cui interesse non è tanto fare cose utili ma il fatto che nel farlo (o facendo pensare che lo faccia come accade in qualche caso) la sua potenza mediatica aumenta così come il suo tornaconto economico (+ è potente + grana entra…. anche se come detto molte cose utili le ha fatte…… io attualmente preferisco Report …ma anche su mediaset Le Iene qualche bel servizio l’ha tirato fuori..ieri ne ho visto uno sulle assunzioni pilotate dai politici e relativi sprechi)
Insomma striscia fa spesso la furba ma il sig Strocchi mi pare pure lui un furbacchione.
Leggete l’articolo della codaconssul sito indicato
CHIAMATI IN CAUSA… A CESARE QUEL CHE E’ DI CESARE… PER COMPLETEZZA DI INFORMAZIONE
Di fronte al plagio commesso dal Gabibbo (nato nel 1990), sosia della mascotte statunitense Big Red (creata nel 1979), bisognerebbe chiedersi: com’e’ possibile che gli americani se ne siano accorti dopo 12 anni? Perche’ un imprenditore italiano ha deciso, solo alla fine del 2002, di acquistare i diritti per l’Europa di 57 mascotte universitarie USA, imbattendosi (guarda caso) in Big Red e chiedendo i danni ad Antonio Ricci & c.? Vediamo un po’.
L’acquirente delle mascotte e’ venuto a conoscenza del plagio consultando il dominio striscialanotizia.net – sito parodia di Striscia e Osservatorio tv di Telefono Antiplagio – prima che Mediaset si preoccupasse di denunciarlo e farlo chiudere. Ma perche’ l’imprenditore italiano avrebbe dovuto navigare proprio nel dominio striscialanotizia.net? Semplice: perche’ dopo che Striscia la Notizia, nel settembre 2002, ha stroncato pretestuosamente un antifurto inventato da lui, ha appreso di essere stato difeso da Telefono Antiplagio, proprio nelle pagine di striscialanotizia.net: e’ qui che l’inventore ha saputo che Gabibbo e’ la clonazione di Big Red. E allora cosa ha deciso di fare? Ha messo in atto la sua strategia di rivalsa nei confronti di Striscia la Notizia. Non avendo goduto del diritto di replica, che gli avrebbe permesso di dimostrare la sicurezza dell’antifurto bacchettato da Ricci, con conseguente figuraccia per Striscia la Notizia, ha acquistato i diritti di una cinquantina di mascotte americane, tra cui (guarda caso) Big Red, e ha fatto causa a Mediaset. La paternita’ della scoperta del plagio e del tarocco televisivo del secolo, quindi, e’ di Telefono Antiplagio, ma non gli viene riconosciuta perche’: 1) i ‘media’ non si pongono determinati quesiti; 2) l’acquirente di Big Red non ne uscirebbe bene perche’ Telefono Antiplagio, comitato di volontariato, e’ stato usato per una causa commerciale da 250 milioni di euro. Ma i retroscena della vicenda non sono finiti: ne parleremmo volentieri con un giornalista disposto a farsi (e a farci) qualche domanda. Per esempio: com’e’ plausibile che, un paio di mesi dopo la stroncatura dell’antifurto da parte di Striscia la Notizia, sia apparsa la pubblicita’ dello stesso antifurto sulle reti Mediaset?
Ufficio Stampa Telefono Antiplagio 338.8385999
http://www.striscia.org – http://www.striscia.tv
cazzo di giubini sfighati .. giubini uguale soldi uguale inculata uguale è tutto un magna magna
Signor Strocchi,nel 2001/2002 circa,collaboravo con voi mandandovi delle idee alla banca delle idee sita in lugo di romagna,tra queste idee che voi ritenevate di non applicabile produzione commerciale,ve ne era una,cioè una cavigliera pneumatica,che io avevo chiamato AIRCAST,adesso da qualche triennio questa cavigliera è in vendita in tutto il mondo,e voi con tutto che avevate i miei contatti,non mi avete più contattato,come mai?Cosa devo pensare?
Dimenticavo di aggiungere che la cavigliera in vendita ha mantenuto lo stesso nome cioè AIRCAST so che non l’avevo brevettata,ma firmando l’atto unilaterale con voi vi impegnavate a non divulgare le idee se non ai fini commerciali facendomi partecipe del prodotto.Io conservo gli incartamenti,potrei chiamare anche la redazione di striscia,o le iene.La saluto(per ora).