SPAGO presenta la canzone “L’Abisso e la Possenza“
Spago è un artista amatissimo nei circoli di critica musicale ma assolutamente nuovo per il grande pubblico. E’ al suo primo Sanremo ma a guardare la massa di premi che si è aggiudicato a soli 23 anni, c’è di che spaventarsi. Alla scorsa edizione del Premio Tenco s’è aggiudicato la prestigiosa Sciarpetta d’Oro, premio che viene assegnato solo una volta ogni sessant’anni e solo se c’è luna nuova. Bondarciuck ha detto di lui: “se c’è un futuro della canzone italiana, quello è Spago”. Aveva appena diciotto anni quando la sua fama arrivò a Parigi assieme al primo singolo “Prolisso e la Clemenza”: nel giro di pochi mesi si trovò ad esibirsi all’Olympia, prima di Paolo Conte e subito dopo un’orso giocoliere. Il suo viso bello, scostante, giovane, polifemico, nervoso, viene ormai riprodotto su t-shirts in vendita tanto a Camden Town quanto a Porta Portese. Eppure, in quel suo modo di scrivere canzoni, cosi avviticchiate su concetti coassiali e nel contempo ipnotiche fino alla totale destrutturazione del senso, c’è qualcosa di potenzialmente popolare, popolaresco, addirittura cialtrone. Lo crede la sua casa discografica, lo crede il suo produttore, lo crediamo noi che scriviamo e che lo abbiamo amato dopo averlo visto in quella memorabile, prima esibizione televisiva in diretta da una cassetta postale.
Ciao Grassilli, come va?
(che poi senno’ il Neri si lamenta che nessuno ti caga)
Eh eh eh, bene grazie. Ma mi pare che Gianluca abbia usato Orioles, non me, solo per fare un esempio.
A me puoi continuare a non cagarmi, grazie.
(Certo che siete delle sagome).