Tanto per mettere le mani avanti prima che il dibattito diventi infuocato: i titoli sopra le strip (di questa come delle altre) sono partoriti esclusivamente dalla mente del sottoscritto. Gli autori non hanno alcuna colpa. Non che sia una cosa di cui vantarsi, beninteso, ma tant’è.
perchè tutto questo cinismo per la morte di Pantani?
L’avete visto Cannavò, domenica sera? Grondava soddisfazione; il suo livore era appena diluito dal non essere più seduto sulla poltrona di direttore del giornale più inutile del creato. Appena appena, diluito. L’attuale vice della Gazzetta, invece (nello Speciale TG1), si stava gustando la sua vendetta a bocconi bulimici, senza nemmeno attendere che vendetta e cadavere si raffreddassero.
L’uomo che aveva osato sporcare il “Giro”, il loro giocattolo preferito, aveva pagato con la vita. Queste son le vere soddisfazioni, vero Candido?
La vignetta del fu-forattini (oggi sulla Stampa)è addirittura peggiore di quella subodorata da Macchianera. Canovaccio: contesto: l’ossessione-toghe-giustizia, e un fantastico gioco di parole risolutivo: GUARIto-GUARIniello.
MauroBià
non fa ridere, me dispiaxe.
dov’e’ la melassa sulla morte di pantani?
ciao
Sono i discorsi tanto zuccherosi quanto ipocriti di tutti quei bei personaggi a cui non frega un cazzo di Pantani, ma che godono come ricci pensando al bel servizio che potranno mandare in onda. Questo – beninteso – perche’ alla gente piace parlare bene dei morti, ci si sente piu’ buoni.
La vignetta non fa ridere (è vecchia, già vista in altri contesti), anche perchè più che melassa, sulla vicenda Pantani ho notato una certa prudenza, quasi si avesse il timore di andare ad incensare uno che da morto la farà pagare a tutti i vivi.
La melassa l’abbiamo avuta a Nassiryah, nel caso di Pantani ho visto un cordoglio protocollare, di quelli che vanno bene su tutto e non impegnano.
“Lui merita un compianto profondo, e la memoria intatta di chi aspetterà per sempre, seduto sui prati, di vedere passare il Pirata. Non merita che lo si agiti come uno straccio inerte, come una bandiera bianca, per potere continuare a lamentarci ciascuno della sua debolezza, ad aggrapparsi ciascuno alle sue eterne giustificazioni da bimbo. Siamo spesso soli, tutti, specie nei momenti decisivi: non possiamo chiedere proprio a un uomo che cercava sempre la fuga, l’arrivo solitario, di aiutarci a rimanere intruppati nella desolante mediocrità dei nostri alibi.”
La caccia al colpevole
nel dramma di Pantani
di MICHELE SERRA su Repubblica di oggi
….anch’io lo aspettato
e visto,
sulle sue montagne
al giro d’Italia
…e mi entusiasmava…
e forse ero ipocrita anch’io…
nonè bello questo cinismo
io ho pianto per la morte di marco.
l’ho saputo domenica mattina, ero nel letto e dopo aver messo a fuoco la cosa, mi sono messo a piangere.
detto questo non ho visto neanche uno speciale, un servizio, un commento, dal momento che appena ascoltavo frasi del tipo “il fantasma del pirata” “l’ultima volata del pirata” “la tappa più difficile di marco” avevo violenti conati di vomito.
nel ciclismo il doping è una prassi.
e nel professionismo meno che in altre categorie.
purtroppo hanno preferito prendersela con uno soltanto, piuttosto che fermare tutta la baracca per un paio di anni.
ma evidentemente pantani non aveva le spalle abbastanza larghe
abbiate almeno un po’ di riteggno.non siate avvoltoi come i giornalisti.i genitori ,comunque sia andata,hanno perso un figlio di 34 anni.se posso espremere un sentimento vergognatevi!mabel
Piti, la depressione è, come diceva Gassman, avere come padre una montagna impossibile da scalare. Non è una questione di soldi. E’ un disturbo affettivo. E’ un vuoto, è solitudine, è un incontro mancato. La difficiltà di dare un senso alla vita. L’incapacità di difendere se stessi dalle durezze dell’esistenza, anzi farsi del male da soli, incapaci di liberarsi dal senso di colpa. Con i soldi ti puoi far curare, ma i soldi a volte, troppi, aumentano la solitudine. Spostano i valori. Con questo non voglio piangere chi ne ha, chi non ne ha si ritrova l’angoscia e lo stress delle difficoltà materiali che si aggiungono. Benigni ringraziò i genitori di avergli insegnato il valore della povertà. La vera differenza la fa l’affetto, chi ce l’ha e chi deve combattere con la sua mancanza.
Bravi Ventomare e Piti, avete entrambi ragione, a modo vostro. Si spiega quanto sia inutile far avere tutto a chi non ha la testa di apprezzare niente e quanto siano vuote e vane le accuse dei genitori di Pantani, che se ne stavano in vacanza in Grecia, con l’inseparabile camper, mentre il figlio, con tutta la sua depressione, era scomparso da cinque giorni in uno squallido residence….. sarà anche colpa della stampa, ma Cristo, io non ho mai avuto l’impressione che Pantani avesse una famiglia dove rifugiarsi…..
vergognatevi vergognatevi vergognatevi
gnegnegne.
scrivere chi, e perche’, e’ troppo difficile o si evita di proposito, per non dare modo di discutere?
Credo che la morte, oltre al calcio e la critica cinematografica, sia l’argomento su cui gli italiani sappiano più degli altri dire: a) cosa avrebbero fatto; b) cosa avrebbero dovuto fare il morto, il calciatore, il regista invece di crepare, fare goal – o non farlo -, girare il film; c)cosa avrebbero dovuto fare tutti gli altri nelle circostanze suddette. Mi sembra che una tragedia così privata, così intimamente disperata e piena ahinoi (e buon per Cannavò) di particolari succulenti per chiacchiere e cronache, meriti una sola cosa: SILENZIO. E Bravi a Ventomare e Piti per aver accumulato una tale quantità di stronzate neanche degne dei peggiori luoghi comuni concentrate in così poche righe. Un concentrato della strizzatura dei miei coglioni, mi verrebbe da dire. Ma non lo farò. Godetevi le vostre convinzioni piccoloborghesi in multi-multiproprietà. Mi fate orrore.
Gigì, il tuo commento non vale una riga.
G/G: silenzio una sega! qui non si prova a discutere sulla piaga del doping manco quando muoiono i campioni. quando sarà il momento per provare a spiegare ai ragazzini che non si bara per vincere, anche se sulla propria pelle e che se non riesci a vincere sei un uomo lo stesso?
You do a good work, keep it going
Andate a leggere in un suo recente articolo on-line datato 14 febbraio come l’ipocrita Cannavò ricorda Marco Pantani, “che parole commoventi” usa per commemorarlo. Questi sono i personaggi che purtroppo fanno strada nella nostra bella Italia
Tanto per mettere le mani avanti prima che il dibattito diventi infuocato: i titoli sopra le strip (di questa come delle altre) sono partoriti esclusivamente dalla mente del sottoscritto. Gli autori non hanno alcuna colpa. Non che sia una cosa di cui vantarsi, beninteso, ma tant’è.
perchè tutto questo cinismo per la morte di Pantani?
L’avete visto Cannavò, domenica sera? Grondava soddisfazione; il suo livore era appena diluito dal non essere più seduto sulla poltrona di direttore del giornale più inutile del creato. Appena appena, diluito. L’attuale vice della Gazzetta, invece (nello Speciale TG1), si stava gustando la sua vendetta a bocconi bulimici, senza nemmeno attendere che vendetta e cadavere si raffreddassero.
L’uomo che aveva osato sporcare il “Giro”, il loro giocattolo preferito, aveva pagato con la vita. Queste son le vere soddisfazioni, vero Candido?
La vignetta del fu-forattini (oggi sulla Stampa)è addirittura peggiore di quella subodorata da Macchianera. Canovaccio: contesto: l’ossessione-toghe-giustizia, e un fantastico gioco di parole risolutivo: GUARIto-GUARIniello.
MauroBià
non fa ridere, me dispiaxe.
dov’e’ la melassa sulla morte di pantani?
ciao
Sono i discorsi tanto zuccherosi quanto ipocriti di tutti quei bei personaggi a cui non frega un cazzo di Pantani, ma che godono come ricci pensando al bel servizio che potranno mandare in onda. Questo – beninteso – perche’ alla gente piace parlare bene dei morti, ci si sente piu’ buoni.
La vignetta non fa ridere (è vecchia, già vista in altri contesti), anche perchè più che melassa, sulla vicenda Pantani ho notato una certa prudenza, quasi si avesse il timore di andare ad incensare uno che da morto la farà pagare a tutti i vivi.
La melassa l’abbiamo avuta a Nassiryah, nel caso di Pantani ho visto un cordoglio protocollare, di quelli che vanno bene su tutto e non impegnano.
“Lui merita un compianto profondo, e la memoria intatta di chi aspetterà per sempre, seduto sui prati, di vedere passare il Pirata. Non merita che lo si agiti come uno straccio inerte, come una bandiera bianca, per potere continuare a lamentarci ciascuno della sua debolezza, ad aggrapparsi ciascuno alle sue eterne giustificazioni da bimbo. Siamo spesso soli, tutti, specie nei momenti decisivi: non possiamo chiedere proprio a un uomo che cercava sempre la fuga, l’arrivo solitario, di aiutarci a rimanere intruppati nella desolante mediocrità dei nostri alibi.”
La caccia al colpevole
nel dramma di Pantani
di MICHELE SERRA su Repubblica di oggi
….anch’io lo aspettato
e visto,
sulle sue montagne
al giro d’Italia
…e mi entusiasmava…
e forse ero ipocrita anch’io…
nonè bello questo cinismo
io ho pianto per la morte di marco.
l’ho saputo domenica mattina, ero nel letto e dopo aver messo a fuoco la cosa, mi sono messo a piangere.
detto questo non ho visto neanche uno speciale, un servizio, un commento, dal momento che appena ascoltavo frasi del tipo “il fantasma del pirata” “l’ultima volata del pirata” “la tappa più difficile di marco” avevo violenti conati di vomito.
nel ciclismo il doping è una prassi.
e nel professionismo meno che in altre categorie.
purtroppo hanno preferito prendersela con uno soltanto, piuttosto che fermare tutta la baracca per un paio di anni.
ma evidentemente pantani non aveva le spalle abbastanza larghe
abbiate almeno un po’ di riteggno.non siate avvoltoi come i giornalisti.i genitori ,comunque sia andata,hanno perso un figlio di 34 anni.se posso espremere un sentimento vergognatevi!mabel
Piti, la depressione è, come diceva Gassman, avere come padre una montagna impossibile da scalare. Non è una questione di soldi. E’ un disturbo affettivo. E’ un vuoto, è solitudine, è un incontro mancato. La difficiltà di dare un senso alla vita. L’incapacità di difendere se stessi dalle durezze dell’esistenza, anzi farsi del male da soli, incapaci di liberarsi dal senso di colpa. Con i soldi ti puoi far curare, ma i soldi a volte, troppi, aumentano la solitudine. Spostano i valori. Con questo non voglio piangere chi ne ha, chi non ne ha si ritrova l’angoscia e lo stress delle difficoltà materiali che si aggiungono. Benigni ringraziò i genitori di avergli insegnato il valore della povertà. La vera differenza la fa l’affetto, chi ce l’ha e chi deve combattere con la sua mancanza.
Bravi Ventomare e Piti, avete entrambi ragione, a modo vostro. Si spiega quanto sia inutile far avere tutto a chi non ha la testa di apprezzare niente e quanto siano vuote e vane le accuse dei genitori di Pantani, che se ne stavano in vacanza in Grecia, con l’inseparabile camper, mentre il figlio, con tutta la sua depressione, era scomparso da cinque giorni in uno squallido residence….. sarà anche colpa della stampa, ma Cristo, io non ho mai avuto l’impressione che Pantani avesse una famiglia dove rifugiarsi…..
vergognatevi vergognatevi vergognatevi
gnegnegne.
scrivere chi, e perche’, e’ troppo difficile o si evita di proposito, per non dare modo di discutere?
Credo che la morte, oltre al calcio e la critica cinematografica, sia l’argomento su cui gli italiani sappiano più degli altri dire: a) cosa avrebbero fatto; b) cosa avrebbero dovuto fare il morto, il calciatore, il regista invece di crepare, fare goal – o non farlo -, girare il film; c)cosa avrebbero dovuto fare tutti gli altri nelle circostanze suddette. Mi sembra che una tragedia così privata, così intimamente disperata e piena ahinoi (e buon per Cannavò) di particolari succulenti per chiacchiere e cronache, meriti una sola cosa: SILENZIO. E Bravi a Ventomare e Piti per aver accumulato una tale quantità di stronzate neanche degne dei peggiori luoghi comuni concentrate in così poche righe. Un concentrato della strizzatura dei miei coglioni, mi verrebbe da dire. Ma non lo farò. Godetevi le vostre convinzioni piccoloborghesi in multi-multiproprietà. Mi fate orrore.
Gigì, il tuo commento non vale una riga.
G/G: silenzio una sega! qui non si prova a discutere sulla piaga del doping manco quando muoiono i campioni. quando sarà il momento per provare a spiegare ai ragazzini che non si bara per vincere, anche se sulla propria pelle e che se non riesci a vincere sei un uomo lo stesso?
You do a good work, keep it going
Andate a leggere in un suo recente articolo on-line datato 14 febbraio come l’ipocrita Cannavò ricorda Marco Pantani, “che parole commoventi” usa per commemorarlo. Questi sono i personaggi che purtroppo fanno strada nella nostra bella Italia