Il prato è largo. Lo guardano loro,
fermandosi nella curva dello stradone.
Nel fondo, un semicerchio d’alberi
come a formare un teatro per gli uccelli
e i grilli, le cavallette, i fiori, e la pioggia
forse. Loro lo guardano. In silenzio.
Come se non avessero mai visto un prato. […]
Come se fosse grazie ad esso quello stringersi
le mani, quella felicità improvvisa sotto il cielo
lilla d’una capricciosa, bolsa primavera.
[Da: Fabio Franzin, Il centro della clessidra, Ecig 2003.]
(Visited 28 times, 1 visits today)
Bene bene. Altra poesia. Ancora nord-est. Il paesaggio: una campagna e una natura addomesticate, accoglienti (“umane”?), dunque oggetto di nostalgia. Di nuovo una lingua essenziale, ma attenta, esatta. Di nuovo – su tutto – il silenzio (è da studiare meglio, questo silenzio. C’è sempre. Sempre).