Rossella, i Good Fellas, Sanremo e Tony Tony Tony

Quando ieri in polo rossa dal collo vezzoso, il direttore Rossella -e’ cosi’ che dovrebbero chiamarlo, cognomato e identificato- ha fatto trionfale ingresso nel postribolo tele-governativo, leggi Porta a Porta, dichiarando solenne: “Tony Renis e’ un genio”, mi sono risolto finalmente a fugare i dubbi, il prossimo sara’ un Sanremo di Regime.

Non che ne coltivassi di amletici, la goliardica montatura organizzata nei giorni scorsi dal sublime Foglio-governativo aveva fatto luce sulle intenzioni della megliostampa arcoriana: beatificare durante la sua vita terrena l’amico di tutti i Frank, il Tony Award dei Good Fellas, leggi Tony Renis.

In questo per altro aiutato da fattori esterni tristemente, invariabilmente riconducibili al comunismo, quello politico, quello canoro, quello italiano.

Quello che quando quando quando (cioe’ il giorno della nomina di Renis a direttore artistico del Festival) neanche smaltito il fuso orario tra Brooklyn e Sanremo, ha lanciato isteriche chiamate a correo verso le antimafie del pianeta, quello che ha subito scomodato il Renis craxiano e berluscones, verita’ sacrosante, ma non mi pare che i Fazio e i Baudo direttori artistici, fossero meno amici degli amici. E allora delle due, una.

Quello che, comunismo canoro pedantissimo e ridotto a una manica di eskimo bolliti, ha mantovanamente ideato l’Antifestival da cui, scorsa la non-lista dei partecipasti, vien da fuggire come ai tempi dei pestiferi Inti Illimani, che Dio li abbia in gloria.

La montatura del Foglio, dicevamo. La piu’ bella cosa (per rimanere in tema) di Berlusconia, il giornale dei giornalisti, al tempo stesso intelligente-fazioso-vitale-sanguigno-goliardico-irresponsabile-contundente- ha disposto attraverso ogni pennadipunta i fili per tessere le lodi del Renis-Festival, e l’ordito, dagli effetti come definirli… un tantino ridicoli, tanto da costringere anche il terzista-portavoce-comunque-amico Luca Sofri a un tenero: “raga, calma”, e’ in corso d’opera.


CAMPIONI DI MONTATURA.

Si va dallo sdognamento dell’improponibile menagramo Masini, che diventa: “uno incazzato nero, uno che cantava Vaffanculo e ci mandava tutti quelli che gli impedivano di fare il cantante vero” (Il Foglio, Mercoledi 7 Gennaio) alla santificazione di Omar Petrini “un Andy Wahrol di Brescia” (Il Foglio, Sabato 10 Gennaio) e Neffa che “ci permettiamo di consigliare, con rispetto parlando, al ministro dei Beni Culturali Urbani”. “Qui siamo a meta’ strada tra un teorico di politica musicale e un esperto di commercio estero” (Il Foglio, Giovedi 8 Gennaio). Passando per l’ascesa al cielo di Tony Tony Tony: “Adesso che Tony Renis ha strabiliato un po’ tutti, raccontando di uno scandaloso festival scognomato”, “perche’ questo festival si preannuncia piu’ Anti di tutti gli Antifestival a cui Tony ha soffiato sul tempo LA RIVOLUZIONE” (Il Foglio, Giovedi 8 Gennaio).”E poi, e poi, e poi c’e’ Tony Renis che sembra, con rispetto parlando e baciando le mani, gliela abbia messa in culo a tutti, in particolare a quelli che a Sanremo, mafia o no, non ci andrebbero neppure se gli assicurassero la vittoria, la vera musica italiana e’ questa signora mia”. “Perche’ se colpiscono Tony Renis, ammazzano con lui l’ultimo e l’unico vero tentativo di rivoluzionare il Festival” (Il Foglio, Mercoledi 7 Gennaio).

Pero, se verita’ dev’essere, ai mammasantissima delle casa discografiche, scartavetrando l’omerta’ degli avellinesi inciuci alla Baudo, il Tony gli ha fatto il mazzo, facendo capire quello che vado dicendo da tempo, che i discografici contano quanto Kunta Kinte, e in quanto Kunta Kinte non cantano neppure. Almeno a Sanremo.

Pero’ (2) se verita’ dev’essere, allora nel metodo in cui si e’ rivolto alle radio, e cioe’: sono lo zio Tony, venite a me carissimi ex sfigati della conventicola, che fino ad oggi non vi si e’ filato nessuno. Io vi coccolo, vi porto pure in vacanza da Mogol, ma se non mi passate i pezzi, sappiate che il cemento si spreca a Militello, attenti, doveste per sbaglio finirci dentro.

Insomma l’imbroglio c’e’ o non c’e’ quest’anno a Sanremo? C’e’, c’e’. Anche il Festival di Tony il rivoluzionario ha il suo tallone d’Achille. Si dice si chiami Mogol, l’uomo che, sempre si dice, ogni respiro e’ una royalty, ogni minuto e’ una sovvenzione. Ah se potessi essere Macchianera (a proposito, felicitazioni Neri. Vanno bene le felicitazioni in questo caso? Boh!) non nel senso del blog, una macchia nera d’inchiostro schizzata dalla stampante della fattura che il Cet stacchera’ agli organizzatori di Sanremo, senza contare la pubblicita’, i passaggi televisivi, i due frequentatori del Centro inclusi tra i concorrenti, e le prossime piu’ che probabili convention politiche. Sara’ pur vero che Berry Gordy 40 anni fa faceva tenere lezioni di belletto a Diana Ross, e di maniere a quei cafoncelli dei Miracles, insegnando a tutti come si parlava alla radio e si guardava l’obiettivo. Ma quella era la Motown, la sua etichetta, e quelli erano i suoi artisti, che metteva regolarmente sotto contratto. Per Mogol invece e’ vero bissness ma il normodotato Salvatori Dario (piu una memorabilia che un uomo) ieri sera nel Vespostribolo di Porta a Porta si e’ dimenticato di farlo notare, lui che rapprentava ufficialmente (unico tra 8, come sempre nel rispetto della par-condicio) l’accusa.

Predisponiamoci allora al Sanremo di Regime, che i conti si fanno alla fine disse Frank tre dita. Lasciamo nel frattempo che a spararle, e belle grosse, siano i Renis boys, picciotti trasversali: Rossella, Pappalardo, Rocca, DJ Francesco (per favore fermatelo) Vespa, Mogol e quel mezzo uomo della Ventura.

PS: Per chi non lo sapaesse Danny Losito e’ il migliore cantante italiano, leggi: Found Love e soprattutto i Kaigo!

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3 Commenti

  1. Non ho capito che c’entrano i Good Fellas, mitica swing band italiana (ammesso che il riferimento sia a loro). E cmq, aridatece Pippo Baudo, aridatece Albano e aridatece pure Toto Cotugno.

  2. La solita provocazione dell’elefantino, tipo quella delle uova per Benigni (che però sfornò due numerei de IlFoglio bellissimi da vedere).
    C’è da dire che sta diventando monotono ma comunque rimane sempre divertente.

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