A qualcuno del Financial Times (qui in sintesi anche in italiano) è venuto il sospetto che forse c’è una responsabilità politica dietro i tre scandali finanziari di questi giorni.
Conoscendo il mondo di squali di cui il mercato finaziario è composto non è difficile immaginare le consequenze. E il commentatore le fa intendere in modo sibillino: la lezione dello scandalo Parmalat è che gli investigatori dovrebbero tenere in conto dell’incertezza del sistema di regole italiane, del suo standard di corporate governance e della sua propensione alla corruzione.
Ecco, a coloro i quali hanno festeggiato per l’approvazione di certe leggi, il mercato ricorderà in modo chiaro cosa vuol dire non alienare le proprietà durante un mandato politico.
E speriamo che il nano capisca finalmente che il blind trust non è un’invenzione bolscevica.
Il reato di falso in B. (parte seconda)
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Citare il FT è un arma a doppio taglio. Fa solo il gioco della piazza finanziaria di londra, un branco di stronzi aristocratici che detengono il potere finanziario da 200 anni. FT è il loro organo uficiale. Di conseguenza vi si trovano di volta in volta articoli che vanno sia contro la dx che contro la sx a seconda di chi c’è al governo quando qualcuno gli ha fatto perdere dei soldi. inoltre gli inglesi a differenza di noi non mettono in piazza i loro scandali finanziari interni. leggere cum grano salis, pertanto, e comprendere che le regole del mercato finanziario non hanno niente a che vedere con i comportamenti del singolo che in questo caso sono talmente al di fuori di esse da avere rilevanza penale. se si pensa che regole più rigide possano impedire un fenomeno come quello in esame si è in errrore. è un problema culturale prima che giuridico. se non cambi la mentalità non cambi i comportamenti. ci saranno altri tonna e altri tanzi. e altri politici (non il Cav., miei cari, ma Ciriaco) e altri banchieri che ne avalleranno i comportamenti. regards.
Beh, non sarebbe male giudicare quello che scrivono in quanto tale, anche se poi lo fanno per altri fini. Non sono state sicuramente le leggi di Berlusconi a determinare la vicenda Parmalat, ma è proprio dal punto di vista culturale, come hai detto tu, che diventano rilevanti: invece di combattere certe brutte “abitudini”, le rinforza premiandole.
Marziano, io non ne facevo un discorso di dx o sx, ma generale. Sono sostanzialmente d’accordo sul fatto che anche il FT ha un padrone. Se vuoi però ti cito il WSJ, che è vicino alla casa bianca, la FAZ, che è vicino agli investitori tedeschi, etc etc. Scrivono velatamente tutti del corto circuito che si sta creando. Insomma, alla fine però Bush Jr. si è potuto permettere un colpo di reni dopo la Enron, colpendo anche interessi a lui vicini. Per il nano sarà più difficile, perchè gli interessi sono anche i suoi.
Concordo con entrambi, tuttavia mi premeva sottolineare che non è la legge che educa. le norme devono regolare i rapporti. non hanno ne devono avere alcuna funzione educativa. cioè culturale. io non rubo perchè c’è una norma che dice che è reato. non rubo perché così sono stato educato.
Con riferimento al caso Parmalat vorrei fare un po’ di chiarezza in due punti per sgomberare il campo da una certa confusione che traspare dai vostro posts: a) il Cav., le sue aziende e il conflitto di interessi, etc etc. qui non c’entrano proprio nulla, anche se vi stanno sulle palle! (lo dico perchè se ne parla pure troppo, qui finalmente possiamo lasciarlo da parte); b) la corporate governance: il significato del termine comprende tutte le forme di vigilanza e controllo, non riferendosi a quelle del c.c (per esempio im materia di delibere assembleari) ne’ a quelle del c.p., ma al sistema complessivo di regole in cui una impresa delle dimensioni di parmalat si muove: consob, banca d’italia e revisori. questi sono i difetti di goverance societaria in italia. FT vuol dire che mentre la FSA inglese funziona le nostre due invece no. (la revisione resta un problema anche per loro). il che purtroppo è vero. FT dice che mentre le banche inglesi controllano l’operato delle imprese industriali a cui prestano denaro, le banche italiane non lo fanno. il problema di governance sottostante a ciò è il fatto, ad esempio, che la banche sono partecipate dalle stesse imprese a cui prestano soldi. assolutamente significativi in questo senso sono i CdA di Capitalia e Mediobanca (ma anche quelli di molte altre banche). Qui sta il problema qui sta il punto. idem per i revisori: come è possibile rietnere che i revisori contabili siano indipendenti allorchè essi sono pagati dalla stessa società i cui conti devono verificare? è questo il conflitto di interessi che ha rovinato i risparmiatori che hanno sottoscritto obbigazioni parmalat (e prima ancora Cirio) e che ancora adesso li mette in pericolo.
Guarda, sulla corporate governance ok. Ma sul conflitto di interessi non sono d’accordo. E te lo spiego con un paradosso: secondo te in gennaio sarà promulgata una legge di quelle approvate in un paio di settimane (tipo la cirami o il lodo schifani) per inasprire le sanzioni sul falso in bilancio, sul modello di quella US? Se no, perchè? PS: mai detto che a me stanno sulle palle il Nan. e le sue aziende.
Non credo che esista codice penale su tutto il pianeta, che preveda al suo interno una pena adeguata a ciò che Tanzi & C. hanno fatto in tutti questi anni. Questo perché, i vertici della Parmalat non solo hanno commesso reati finanziari e contabili, ma hanno messo alla gogna l’intero sistema capitalistico italiano; hanno permesso che l’Italia fosse umiliata in questo modo da tutti. E per il sottoscritto, non ci potrà essere pena proporzionale a tutto questo e quindi non credo che vi sarà giustizia.
E la cosa più tragica, lo sapete qual’è? Che hanno ragione. Si, hanno ragioni gli inglesi, i francesi, i tedeschi e gli americani di umiliarci, e criticarci attraverso i maggiori Media internazionali. Ma la volete sapere un’altra tragedia, qual’è? Che in realtà noi meriteremo di peggio. Meriteremo di essere trattati molto peggio, da tutti quanti. Perché in quanto a morale civica ed etica politica, siamo in condizione di prendere lezioni persino dagli eschimesi.
Benvenuti nella repubblica delle Banane!!!
Parla per te, Antonello. Non credo che dato il fatto che il mio vicino è un ladro lo sia anch’io. Le norme sul falso il bilancio (e quelle sulle rogatorie internazionali, che interverrà sulla parte equadoregna della vicenda) fanno parte di un quadro molto ampio. E’ vero che siano le classiche leggi ad personam, ed è vero che c’è un corto circuito normativo tale da ispirare agli investitori di ridurre gli investimenti in aziende Italiane. Però Patron Tanzi mica ha cominciato le sue marachelle l’anno scorso, cerchiamo di ricordarcelo. Quelle norme vanno certamente riviste, ma la vicenda Parmalat è un’altra storia. Quanto al controllo che le banche inglesi facciano sull’operato delle aziende a cui prestano soldi non vi viene in mente qualcosa? Per esempio il ruolo di una certa banca creditrice nella storia Cirio?
Non stavo parlando di me, caro silvietto!!!