“La casa nomade”.
Nei miei giri pre-natalizi ho avuto modo di leggere “La casa nomade” proprio sopra l’entrata di un esercizio commerciale.
“La casa nomade”, è – se uno ci pensa bene – un ossimoro che prelude a fragranze esotiche.
Sono entrato: nella “Casa nomade” si vendevano arredamenti e oggetti – come si dice oggigiorno – “etno”.
E ho immaginato una famiglia con il mutuo sul groppone che compera un tappeto di cavallo pezzato dei Mongoli. Ebbene sì, signori, si tratta della steppa selvaggia che dovete assolutamente far entrare nei settanta-metri-quadrati dove abitate.
Il mare verde di erba che fluttua nel vento impetuoso della steppa, la tenda battuta dalle folate e dentro loro, i Mongoli, che arrostiscono montone davanti a voi con il vostro riso in bianco chè ci avete l’ulcera per le troppe preoccupazioni.
Il cielo sopra di voi e il mutuo sul groppone.
Le nuvole che corrono veloci nel cobalto e l’odore del letame che vi schiaffeggia le narici: stronzi! Non si fanno mutui quando siamo tutti figli di questa terra e siamo giunchi, sì, giunchi nella prateria sconfinata.
E al vostro dio – che poi sarebbe il dio-degli-inglesi-non-credere-mai – ci avete mai pensato?
E alla Natura potente?
Alla fine, per ovviare a questioni francamente più grandi di me, ho deciso di regalare come sempre profumi e libri.
Il montone mi risulta indigesto.
Il montone risulta indigesto
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del resto c’è chi per ragioni analoghe (la steppa, le folate di vento…) sostiene il “comunismo libertario”.
ci spiegherai un giorno cosa c’entra il comunismo nel post del Gilera?
mi sembrava che sostituendo le parole “comunismo libertario” a “casa nomade” il discorso tornasse. Almeno per me.