Onorevole Roberto Calderoli, questa mia per attestarLe tutta la stima e l’appoggio incondizionato alla Sua iniziativa di sottoporre gli immigrati ad un “Esame di Naturalizzazione“. A tal proposito ho deciso di darLe man forte e mi sono attivato per produrre un documento ad uso delle autorità amministrative della mia zona di origine (la Bassa Bolognese, in particolare l’enclave dei Marafoni del triangolo San Pietro in Casale, Galliera, Pieve di Cento). Trovando geniale la Sua idea di controllare quanto gli stranieri siano competenti in materie vitali quali il dialetto locale, mi è sovvenuto di lanciare presso le (anzi, sulle) popolazioni autoctone di quell’area un esame di Fedeltà al ceppo Marafonico, così da individuare, una volta per tutte, chi ha diritto e chi no di risiedere in quell’ameno distretto emiliano.
E quale strumento più puntuale, più speculativo può esistere della Lingua Vernacola dei nostri Padri?
Per approntare il test, mi sono avvalso della collaborazione di due consulenti di chiara fama: la Signora Angela Boriani e il Signor Raffaele Grassilli, noto in zona come Dante. Le credenziali dei suddetti parlano da sole: Boriani è fiola dla “Cecca” d’l’Ape ed Sampìr, Grassilli è calzuler fiol d’Alfredo d’San Venanz. Sapevo, dati i costumi in uso presso la formazione di governo di cui Lei fa parte, che nulla avrebbe avuto da eccepire stante il fatto che i due consulenti sono anche miei genitori. Purtroppo, in corso di stesura del documento, si sono evidenziate divergenze fra i due esperti tali da imporre una sospensione dei lavori.
Il fatto è, Onorevole, che mia madre è di San Pietro
mentre mio padre ha avuto i suoi natali 6 km. più a nord, a San Venanzio. Nella prima località, ad esempio, “stasera” si dice
“stasìra“, mentre presso la seconda diventa “stasèrra“. Così ancora, sempre per spiegarmi, la declinazione “copriti” suona “crivet” in un borgo e “quacet” nell’altro.
Non trovando una visione univoca sui parametri da applicare per l’esame linguistico, i due luminari hanno finito purtroppo per rivolgersi epiteti che preferirei non ripetere in questa sede. Impossibilitato come sono a stimare una data di ripresa dei lavori, propongo nel frattempo, qui on-line, un piccolo test, rivolto a chi, fra i lettori, appartiene alla Nazione Emiliana, invitando però anche tutte le altre etnìe italiche a misurarsi con esso. Trovate qui sotto un elenco di parole in dialetto nord-bolognese: scrivete nei commenti quella che per voi è la loro traduzione in italiano. Lasciateci anche un vostro recapito, in modo da sapere dove mandare le Ingiunzioni di Espatrio per non comprovata Italianità. Nel prossimo post, la soluzione del quiz.
DAL DIALETTO NORD-BOLOGNESE, ceppo Marafonico:
scrana zenc zobia strumnèr tèccia coo |
sgarujé moj sfalèstra cùmpagn a vrèv cinàz |
per solutori più che abili:
“T’ii pais comm’a l’eib di bu”
scrana = sedia
zenc = ??? zinco ??
zobia = giovedì
strumnèr = seminare
tèccia = tegame, contenitore
coo = adesso (cfr. “in coo”)
sgarujé = malmesso (?)
moj = bagnato
sfalèstra = *scintilla*
cùmpagn = uguale, simile a
a vrèv = vorrei
cinàz = dispregiativo di “cinno”, bambino
e infine….
“Sei pesante come un abbeveratoio!”
—
lavoro di gruppo di un sassolese, un sancesarese, un carpigiano e un sorbarese… quando ci spedite il passaporto?
MAURON ci ha quasi preso su tutto. ZENC è cinque!!! MOJ può essere, oltre che bagnato, moglie, metre “sei pesante come l’abbeveratoio DEI BUOI” è più preciso. Non è per fare il pignolo ma visto che sono arrivato dopo…MAURON mi scuserà.
Ach arrivo tardi.
contro indovinello (area bolognina): chi sono gli sgablànt?
Acci, ero tornato giusto per scrivere “5”, mi hai preceduto!
MOJ da noi si usa poco, molto più spesso “mujèra”. Per i buoi, confermo e sottoscrivo :-). Lo Sgablànt mi è ignoto, proverò a chiedere al vecchio saggio bologno/sassolese …
Bravi e veloci!! Anche da noi moglie e’ diverso: “Mujèr”. Quello che Maurone intende come adesso (meglio “oggi”) da noi suonerebbe “in cuu”. “Coo” invece è testa (cfr: “in coo”= “in testa”). Aggiungo solo che “teccia” da noi e’ “soda, grassottella”. E gli sgablant bologninesi non li conosco… :(
sto a bologna da 5 anni e ho appena imparato il significato di “busone”
A me il dialetto bolognese ha sempre fatto scompisciare… Anche l’apparentemente innoqua “tàiadèla”, se pronunciata bene, ha un impatto estremamente comico. Potrei andare avanti con sgadézza, il ninèn, la sbagèrla, al zavai e in fine, la mitica pungaza!(con la zzzzETA giusta!!!!).
non solo
partiamo con la variante ferrarese
scrana–> scarana
zenc rimane un mistero, zobia è invariato, strumner pure, teccia–>tegia, coo invariato, sgaruje rimane un mistero, moj invariato, sfalestra invariato, cumpagn pure, a vrev invariato, cinaz –> zirol
e per finire
what’is the ALDAMAR?
e la “sugamiclezia”, dove la mettiamo?
Mi sono sempre chiesto l’etimologia di “pistinega” (=carote) e “arvaja” (=piselli). Per la precisione, le mie radici sono leggermente più a ovest della zona Marafonica, cioè Baricella. Qualcuno può illuminarmi?
Beh, è umiliante. Io sto a 40 km da Cento: non mi darebbero la cittadinanza.
ALDAMAR, aldamèra più verso Bologna, è il letamaio :D E cos’e’ un “Supiòn”, vediamo….
Gli Sgablànt (sgabellanti) sono i testimoni di nozze.
Supion = fellatio ^__^
bello i testimoni di nozze, li è venuto in mente che lo diceva mia nonna. Invece, GRAO malizioso (;-)), un supion è un vanitoso, un gradasso.
visto che nessuno ha svelato il mio quesito, ve lo dico io: è la liquerizia.
Macchè fellatio, quella è il “suflòn” !!
A Bologna centro è il “subiòl”.
Esimio conterraneo, e’ con immenso onore che le rispondo dopo aver letto con estremo interesse il suo articolo su Clarence alla ricerca di qualche bonona come sfondo per il PC. Come avra’ capito dalla premessa il mio profilo culturale e’ veramente alto e di conseguenza ho preso in considerazione il confronto con il Suo questionario al quale mi accingo a rispondere: scrana – sedia zenc — cinque zobia — giovedi’ strumnèr – seminare oppure perdere in giro tèccia — piena associato solitamente ad un amorevole quanto simpatico apprezzamento fisico… ti grasa tèccia, sei grassa a un livello da esplodere. coo — coda sgarujè – rovinato moj – bagnato es moj spoult com un pipien: bagnato fradicio come un pulcino sfalèstra – favilla cùmpagn – uguale oppure compagno inteso come amico, collega a vrèv – vorrei cìnaz – ragazzaccio … preso dal fermento della traduzione mi sono lanciato anche nella ardimentosa frase madrelingua: T’ii pais comm’a l’eib di bu Sei pesante come l’abbeveratoio dei buoi (solitamente un manufatto in pietra lavorato dal pieno di circa 3 metri di lunghezza per 1 di altezza) poteva essere riferito ad un peso fisico della persona oppure alla gravita’ che la sopracitata persona imprimeva ai genitali del declamatore. Purtroppo mi rattrista verificare che seppur madrelingua non potrei mai spostarmi da casa mia, in quanto ho pututo notare, leggendo il suo articolo della mia totale estraneita’ allo slang di San Pietro in Casale seppur distando in linea d’aria 5km massimo. Inoltre se simili leggi raziali venissero emanate perderei molti amici tra i quali Malagò quel dla Val cal vend al gomber (Malaguti quello della Valle che vende le cocomere) di chiare origini “estere” avendo natali infatti da quel di Alberone-Dodici Morelli-Cento (il triangolo delle bermuda ag fa’ na pugnetta’). Le vorrei segnalare inoltre un esimio saggio che come Dante e’ il depositario di questa cultura nel nostro territorio, tal Nino Resca, che nel proprio laboratorio di meccanico da biciclette era solito declamare in bilingue: AG: Nino ho bucato la bicicletta NR(dopo una riflessione silenziosa di 2 minuti 2 di orologio):Mètla còntra l’alber mettila contro l’albero, sabet l’è proti sabato e’ pronta. Purtroppo anche lui vittima della globalizzazione alla fine del 2002 ha cessato l’attivita’. Si mormora che i sui discepoli di prosa lo frequentino ancora portando al suo cospetto Malanca tre marce con la marmitta rotta e biciclette bucate accedendo al suo tempio del sapere dalla porta sul retro. Se avro’ modo anch’io di potervi accedere non manchero’ di rendergliene conto. scerzi a parte… Sei un grande, e’ allucinante che della gente cosi’ vada al governo, magari Calderoli e’ anche uno di quelli industrialotti stronzi che nella fabbrichetta hanno 10 operai di colore sottopagati a fare le cose piu’ ignobili del mondo. Un tipo cosi’ non offende solo l’Italia ma la razza UMANA in generis, uno cosi’ sta’ bene in Alabama con un cappuccio bianco in testa a prendere pero’ le mazzate dai neri…. vomitevole…. o forse e’ ancor piu’ vomitevole il fatto che sia li’ perche’ una vagonata di persone che vota per lui e pensa come lui ce l’ha mandato. Vabbe, tiriamo avanti, l’importante e’ comunque rimanere all’erta affinche simili stonzate non prendano piede o perlomeno passino inosservate ergo fattibili. Ciao Alberto Golinelli ti saluto con il detto: Tra la Piv e l’Albaron tot leder e gninta ad bon!
“Tra la Pieve (Pieve di Cento) e Alberone tutti ladri e niente di buono.” Ho vinto qualche cosa?
Risolvete questa:
Al set c’agl iot
al ven un nov dutour
c’al dis
c’al iong di pi
ien dog
Potremmo proporre che ogni immigrato conosca anche una filastrocca nel dialetto locale!