Il 14 agosto di quest’anno un blackout ha paralizzato New York, parte degli USA e del Canada.
E, dal momento che rispetto agli Stati Uniti siamo inferiori su tutto ma gli sboroni non ce li facciamo certo mancare, tre giorni dopo, il 17 agosto, Carlo Andrea Bollino, presidente del gestore nazionale della rete (GRTN), ebbe l’ardire di dichiarare: «Quello di New York è un caso da manuale di effetto-domino. Una concatenazione rara di sventure che ha portato al peggior ammanco di corrente della storia americana. Ma anche una vicenda quasi impossibile in Italia, paese che ha i suoi problemi ma non rischia un maxi blackout per una migliore qualità della rete e l’interconnessione coi paesi confinanti».
Esattamente il contrario di quanto sosteneva lo stesso GRTN in una lettera riservata ai dipendenti inviata in seguito ai distacchi programmati di energia elettrica durante la canicola estiva: “I piani di difesa, sebbene possano comportare il distacco di molte utenze, sono dunque uno strumento di gestione della rete finalizzato a mantenere la continuità più generale del servizio. Infatti, se le azioni citate non fossero efficaci per mantenere o riportare il sistema elettrico alla condizione ‘normale’, esso evolverebbe fino al vero e proprio black out totale o su zone estese di rete, cioè con spegnimento di ogni tipo di utenza, senza distinzione di priorità e senza poter salvaguardare le utenze sensibili. In tale drammatico caso, solo l’attivazione del ‘piano di riaccensione’ riporta il sistema elettrico in condizioni di normalità in tempi di ore. L’ultimo black out nel 1994 ha lasciato senza alimentazione l’intera Italia centro-meridionale per circa 7 ore.”
Black out
Legati alla Francia, ad un filo (di corrente).
L’Italia importa il 20% del suo fabbisogno energetico dalla Francia e dalla Svizzera, energia prodotta da centrali nucleari. In Italia è ormai quasi impossibile riportare il nucleare ed è inutile accanirs…
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