Ecco, credo che Zoro, parlando dell’11 settembre 2001, abbia spiegato alla perfezione cos’è (cos’era?) un portale. O un quotidiano, un settimanale, un magazine, fate voi.
“Il canale news di Excite, che faceva una media di 20mila pagine al giorno, quel giorno ne fa circa 500mila.
I giorni seguenti tenemmo come strillo fisso in home page la crisi negli USA post attacco, poi le minacce di guerra, poi la guerra in Afghanistan.
Dopo un po’ il numero delle pagine viste cominciò a calare, la gente si era abituata a tutto, anche alla guerra.
Intanto erano arrivati i primi calendari.
Li mettemmo al posto della guerra e le pagine tornarono a salire”.
I giorni seguenti tenemmo come strillo fisso in home page la crisi negli USA post attacco, poi le minacce di guerra, poi la guerra in Afghanistan.
Dopo un po’ il numero delle pagine viste cominciò a calare, la gente si era abituata a tutto, anche alla guerra.
Intanto erano arrivati i primi calendari.
Li mettemmo al posto della guerra e le pagine tornarono a salire”.
(Visited 29 times, 1 visits today)
l’equazione non fa una grinza. ecco perchè motlo spesso le guerre ce le inventiamo. pump up clicks
A Clarence, per evitare un simile processo di incancrenimento etico, proposi di pubblicare il calendario della donna di colore infarinata di cemento nell’atrio del World Trade Center. Non mi diedero retta.
L’esempio è illuminante ma non dimostra che c’è un “incancrimento etico” da parte dei portali (o simili) ma tuttalpiù del pubblico stesso: non è che la gente ha smesso di pensare all’afghanistan perchè non se parlava più ma perchè non voleva più sentirne parlare.