Un 18 va bene?

Insomma alla Sapienza si compravano e si vendevano esami. Sai che notizia. Chiunque abbia frequentato qualunque università italiana negli ultimi dieci anni sa che queste cose succedono, a Roma il prezzo era in euro, a Camerino in prestazioni sessuali, a Modena qualche anno fa era in pompini (sì, le belle ragazze sostenvano l’esame di Diritto Romano col professor X da sole, nel suo ufficio). Tutti scandalizzati adesso, naturalmente, ma anche tutti sommamente disinteressati. Qualche prof perderà la cattedra, qualche studente si accontenterà di comprare (legalmente) la laurea alla LUISS invece che comprarala (illegalmente) alla Sapienza e tutto continuerà come prima, il solito magna magna. Eppure il problema non sarebbe irrisolvibile; in Inghilterra per esempio gli esami sono tutti scritti ed il foglio è anonimo, c’è solo un numero, ci pensa il computer, a correzione avvenuta, ad associare studenti e compiti. Semplice, pulito, efficace. C’è qualcuno che ha proposto qualcosa di simile in Italia? Non mi pare. Diciamo la verità: la mafia universitaria esiste e prospera, e nessuno ha voglia di fare qualcosa, tutti sperano di cavarsela in qualche modo e di lasciare ad altri, ai prossimi, la gatta da pelare. Così ho fatto io ai miei tempi, così fanno tutti. Col risultato che la gatta non la pela mai nessuno e l’università italiana è, mediamente, un porcile. Peccato, perché il livello culturale raggiunto dallo studente medio italiano è assai più alto di quello che si raggiunge in altri paesi, e le lauree italiane meriterebbero qualche maggior riconoscimento a livello internazionale. Dubito che ci si possa impegnare a questo scopo, troppo occupati a intrallazzare nel buio delle biblioteche. Che tristezza.

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50 Commenti

  1. Ragazzo mio, se il livello medio dello studente italiano è migliore che negli altri paesi, paradossalmente è dovuto anche alla durezza degli esami.
    Io ho studiato un anno in Scozia, e devo dire che gli esami “corretti dal computer” come dici tu sono una solenne cazzata. Nella biblioteca dell’università sono raccolti tutti i quesiti degli anni precedenti, e alla fine scopri che sono le stesse domande che compaiono negli esami, a rotazione.
    Il computer quindi non può stabilire se il risultato che hai scritto (nel caso di esami scientifici) l’hai calcolato da solo o te lo sei ricordato a memoria. Nel Regno Unito si laureano tutti a 21 anni. Chissà perché?

  2. volete che vi racconti degli esami cui ho assistito, qui, ad architettura, alla sapienza, durante i quali il candidato si siedeva e il professore gli rivolgeva una sola domanda: “come sta papà?”? un motivo in più per andare orgogliosa dei miei esami (a me, tutt’al più, chiederebbero “da ‘ndò cacchio esci? chi cazz’è tuo padre? raggggioniere? e allora te che stai a ffà, qua???”)

  3. Io non sono convinto che la corruzione universitaria sia così diffusa: studio al Politecnico di Torino ed in 5 anni non ha mai neppure sentito “accenni” di corruzione..
    Inoltre, per alcuni esami avviene quello che dici nel tuo pezzo: la correzione è fatta dal computer, inserendo solo il codice del compito (e, dove è richiesto l’orale, il voto dato dal computer può variare di +/- 2 o3 punti al massimo)

  4. Ora vi sto scrivendo dall’università di Camerino. Niente prestazioni, niente euro, niente di niente, qui ci si fa un culo tanto. Chi si può permettere di passare gli esami nel modo che descrivete voi, sono solo i figli di papà e non la gente come noi che per prendere una laurea “breve” ci mette 10 anni.

  5. per MUTTLEY: non è il computer che corregge i compiti, ma *dopo* la correzione associa i numeretti agli studenti. Un modo intelligente e onesto di organizzare le cose c’è sempre, ma quello che manca è sempre e solo la buona volontà.

  6. Dottore, ma non bisogna che la scuola prepari al mondo del lavoro? E allora avanti con pompini, molestie, figli di papà, amici degli amici, bustarelle!!! È tutta la società che va avanti così ed all’università ci mostrano quali sono le cose su cui contare per farsi strada nella dura realtà lavorativa.

  7. Tristemente, Zuck ha ragione… Così come ha ragione Muttley quando dice che le università straniere sono mediamente più facili (giappones a parte… mica per niente hanno il QI più alto del pianeta!). Fatto sta che sono quelle notizie che saltano fuori solo in periodi di stanca, quando i tiggì non hanno niente altro da fare o niente altro da coprire… :D

  8. le università italiane sono paragonabili per difficoltà solo a quelle tedesche, a quelle giapponesi e a quelle israeliane, nel resto del mondo all’università si fa la stessa fatica che da noi si fa in quarta ginnasio. non so se sia un bene o un male, certo il fatto che la mia laurea valga meno di quella di un cazzone di cambridge che ha passato tre anni ubriaco al pub mentre io mi facevo un culo così per quattro *un po’* mi infastidisce. poi è vero, l’università è una scuola di vita, e allora va bene tutto, ma quelli onesti, alla fine, li vogliamo almeno lasciare incazzare?

  9. studio a trieste e di queste cose non se n’è mai viste! raccomandazioni e favoritismi sì, del resto siamo in italia, ma niente esami in vendita…quasi quasi la trovo una discriminazione. adesso che è periodo di saldi poi…

  10. Beh, Livefast, ti consoli il fatto che “il cazzone ubriaco al pub per tre anni” ora guadagni pure il tre volte tanto. Basta con la tiritera che l’università italiana è la migliore: non è vero. L’Università deve servire come arricchimento culturale, d’accordo, ma non è questo il fine principale, che è, invece, formare forza lavoro altamente qualificata. Non so che cazzo di lavoro fate voi, ma io e una marea di miei amici (ingegneri di vario tipo) non ci facciamo una benemerita sega con tutte le menate (che a suo tempo mi sono piaciute, ma di cui ora ammetto l’inutilità “pratica”) che ci hanno fatto digerire durante gli anni.
    Ora, io ho avuto la fortuna di lavorare per 6 mesi negli States, in una Università. Beh, gli studenti si laureano in 4 anni, hanno una preparazione teorica di bassa lega, ma a livello pratico (utilizzo di strumenti di progettazione, internships fatti nelle aziende prima di laurearsi) erano molto meglio preparati di me. E infatti questo vogliono le aziende. E questo serve al 99% dei laureati che andranno a lavorare in azienda e che con l’integrazione alla Lebesgue non ci fanno e non ci faranno mai un cazzo.

  11. Il post di prima, dottore, era ironico, ma adesso voglio parlare seriamente. La scuola non prepara al lavoro in azienda? Sono emerite cazzate!!! Le aziende non sono preparate a sfruttare il bagaglio di conoscenze, di entusiasmo e di inventiva che ha un qualsiasi neo-laureato, è questa la verità!!! Saper usare excel viene visto come l’ultima frontiera della teoria finanziaria!!! Le aziende sono solo degli insiemi di persone, per la maggior parte sclerotizzate a fare sempre lo stesso lavoro, che, quando arriva uno che non fa quel lavoro nello stesso modo, lo bollano come neo laureato inesperto, invece di sfruttare le sue conoscenze fresche e l’inventiva che possiede. Dottore, sembra uno sfogo astioso di un neo laureato, ma non lo è, anzi, mi riconosco di più nello sclerotizzato.

  12. voglio rispondere a chips… per quanto economicamente possa essere forte la società americana,non si può dire altrettanto sul piano culturale.
    la scuola fino alle superiori,così come all’università, deve arricchire lo studente,fornirgli tutti quelli insegnamenti che avrà bisogno in vita sua.
    l’università americana,che tanto veneri,mi sembra più una catena di montaggio,che altro non fa che produrre robot.
    con una scuola che sa sfornare solo robot,si vive in una società dove regna solo il cinismo.
    a mio avviso la praticità nel campo del lavoro la si acquisisce col tempo e non tocca alla scuola trasformarsi IN TUTTO E PER TUTTO in un azienda.

  13. ..ma non vi rendete conto che quello di cui parlate è già passato? Ci ho messo 8 anni a finire gli esami di ingegneria al Poli di Milano, sto ancora scrivendo la tesi e già ci sono in giro i primi laureati dei nuovi corsi di laurea in ingegneria, per intenderci quelli della formula del 3+2, quelli dei programmi dimezzati, quelli dei compitini, quelli che in tre anni non hanno mai sostenuto un esame orale,quelli che raccolgono crediti formativi anche con la spesa dell’esselunga, e ovviamente se comprano i pelati fidel i punti valgono doppio….tutto quello di cui si parla quindi è già avvenuto, le nostre università da covi di impuniti fuoricorso come me si stanno trasformando in circoli ricreativi per giovani griffati, visto che, tra l’altro, con quello che costa una camera a Milano o a Roma se non sei figlio di Mammà oltre che di papà col cazzo che riesci a studiare fuori sede…..non preoccupatevi quindi del buon livello culturale degli studenti italiani, fra un pò sarà attuale quanti i film di Totò e Peppino…
    P.S. si vede che sono incazzato perchè il mio relatore non ne vuole sapere di firmare la mia domanda di laurea?

  14. Fish, hai ragione. Però sarebbe bello poter scegliere, non trovi? C’è chi si trova meglio in un’università che ti dà le nozioni essenziali e ti sputa fuori nel minor tempo possibile (22 anni e sei fuori, con buone nozioni di progettazione, con già esperienze aziendali a carico… un 27enne italiano neo-laureato non ce la farebbe proprio a competere) e chi preferisce un maggiore arricchimento culturale. Sarebbe bello che la nuova riforma fosse ben applicata, facendo uscire dal triennio gente con una buona formazione tecnica, fatta anche sul campo; un quinquennio (3+2) che ti dia una maggiore struttura teorica con aggiunte a livello pratico e, infine, per chi desidera approfondire alcuni aspetti, arricchire la propria preparazione c’è anche il dottorato (altri 3 anni). Purtroppo la nuova riforma sta portando ad un semplificazione draconiana dei corsi, senza aggiungere niente in laboratori, esperienza extra-universitarie e tante altre cose, che il sistema americano offre. Sistema che non condivido per altre cose, ma questo è un altro discorso. Ah, specifichiamo che io sto parlando di ingegneria. Non mi azzarderei minimamente a parlare di altri rami universitari, per evidente mancanza di conoscenza.

  15. Povera eterna illusa!
    Ecco che cosa sfuggiva alla tua normale comprensione quando sgobbavi per sostenere gli esami e ti sembrava di essere un…pesce fuor d’acqua!

  16. Bustarelle e raccomandazioni? in 6 anni non ho mai sentito nulla del genere nella mia università (Ingegneria al Politecnico di Milano), 6 anni che comunque non sono stati sufficienti per laurearmi (giusto oggi mi hanno bocciato ad un esame, sic!): ho sempre avuto l’impressione di frequentare una delle università più dure d’Italia e l’ho sempre affrontata con la certezza che fosse anche una delle migliori in europa nel suo campo, tra le prime nel mondo e mi fa imbestialire sentirla paragonata all’università italiana nel suo complesso, al pari di istituti cui magari rimangono solo i fasti legati al nome (tenete presente che sono di Milano) o di fondazione talmente recente che conducono esami farsa per attirare studenti (poco) volenterosi.
    Un ingegnere laureato a Milano ha la preparazione per fare tutto, dalla libera professione ad una qualunque posizione in azienda, magari difetterà un po’ su alcuni argomenti specifici ma se è sopravvissuto a 31 esami come quelli che sto facendo io, imparerà tutto in un attimo, dalla grande economia al modo migliore per cuocere la pizza (due onorevoli di solito aliene al mio corso di studi… magari la macro economia non è così onorevole…). Il paragone con l’estero non ha senso, almeno per la mia materia: il massimo istituto a livello mondiale è il MIT di Boston (casa natale, tra l’altro, di CD, parti dello Shuttle, forno a microonde…), ma non sarebbe lo stesso senza le grandi e grandissime aziende (Sony, Philips…) ad offrire i mezzi, soprattutto non sarebbe lo stesso senza quei professori che si sono laureati al Politecnico di Milano, o alla Normale di Pisa (tanto per citare un paio di università di un certo tipo); è vero, con quel pezzo di carta in mano forse saprò calcolare integrali e derivate ma non saprò da che parte girare una chiave inglese per stringere un bullone (faccio ingegneria meccanica), ma avrò tutti gli strumenti anche inventare un nuovo tipo di bullone

  17. Zuck e Fish: non sono d’accordo. L’università italiana – vabbeh si si, non tutta ma una certa parte si, non negatelo – è un pachiderma, un campo di sopravvivenza dove i più forti resistono, lo credo che chi ne esce è una spanna sopra gli altri. Non vado all’università per avere una conoscenza enciclopedica del mondo (se davvero mi interessa me li cerco da solo gli strumenti), ci vado per imparare un mestiere e trovarlo, possibilmante PRIMA di 30 anni, e senza che all’ennesimo colloquio di lavoro il possibile datore sentenzi che ti deve tenere in prova per 3 mesi e poi EVENTUALMENTE si vedrà, perchè laurea a parte il curriculum è vuoto! Della serie, a saperlo uno manco ci si iscriveva all uni.
    I requisiti del mondo lavorativo sono molto diversi da quelli dello studio: riciclo del lavoro, adattabilità, lavoro di gruppo, capacità di minimizzare il superfluo e centrare l’obiettivo, relazionarsi agli altri. Mai vista roba del genere all’uni, non so voi. E che salto quando ho iniziato a lavorare. Un pizzico di pragmatismo in più non farebbe male, e con pragmatismo non intendo “inaridimento”, “svilimento della creatività”: basta non aspettare cicli di 40 anni prima di riformare i programmi e gli statuti, ma seguire un po di più il mercato del lavoro. Senza necessariamente trasformarsi in robottini.

  18. Davvero pensate che l’università italiana prepari meglio? E da dove viene questa deduzione? Dal numero di articoli pubblicati? Dalle riviste specializzate che vengono editate in italia? Dai convegni? Dalla quantità di Nobel che abbiamo prodotto? Se guardate ai due estremi (eccellenza e sottoculturalizzazione) e li paragonate con quelli di altri paesi (non del terzo mondo) noi non siamo neanche lontanamente in grado di competere in un caso e nell’altro siamo lungamente i più forti. Tutti quelli che prendono una laurea in italia e sono effetttivamente in grado di continuare (doc postdoc ricerca ecc.) sono costretti potendo ad andarsene all’estero (avete sentito di quella cosa che si chiama “fuga di cervelli”?). L’universtà italiana è sotto qualsiasi standard concepibile. Tutta la presunta superiorità culturale dipendeva dall’istruzione secondaria (malgrado 40 anni di ministero del’istruzione democristiano), che ora quella commessa della Moratti ha deciso di buttare nel cesso a stelle e strisce. Ecco lì penseremo proprio uguale agli americani, in tutto.

  19. Questi ingegneri sono davvero pesanti. Davvero siete così convinti che usciti dall’università sarete così pronti al mondo del lavoro? Troppe porte in faccia dovrai prendere caro “IL DELLO” prima di capire che l’esperienza conta in un settore e non basta certo conoscere la dimostrazione di un teorema. Riguardo alla “superiorità” della nostra università rispetto a quella straniera, posso riportare la mia esperienza personale: mi sono laureato in economia a Roma e vi assicuro che gli unici esami di cui ancora mi ricordo qualcosa e che mi hanno permesso di trovare lavoro sono quelli sostenuti in un anno di Erasmus in Spagna. Si studiava sicuramente meno, ma si studiava con logica.

  20. x Baulo
    mi dispiace esserti sembrato pesante, ho solo descritto quello che io vedo dell’università italiana, forse avrò esagerato, non lo metto in dubbio, ma, credimi, se la pensassi diversamente avrei già abbandonato da tempo quello che sto facendo; per quel che riguarda l’esperienza hai ragione, vale certo di più di un teorema, ma da sola non è certo il massimo e l’agilità mentale te la offre solo il tanto vituperato teorema: io non voglio imparare un mestiere, voglio diventare ingegnere (tanto per chiarire: significa che forse da neolaureato non sai nulla di specifico, ma di mestieri ne puoi fare tanti, fidati che mi sono informato al riguardo); le tante porte in faccia? verissimo in generale, un po’ meno per la mia facoltà: media dei neolaureati che trovano un impiego nei primi 18 mesi dopo la laurea (ingegneria): quasi 90% (mi sembra 88 o 89 e rotti) com uno stipendio medio sui 2 milioni (in lire, è chiaro), chiaro che è solo una statistica, ma qualcosa vorrà pur dire… La questione dei Master post laurea: quello è il momento in cui intervengono o dovrebbero intervenire le grandi aziende (Sony, ecc.): in USA succede, qui no, perché? boh! per finire l’Erasmus: è un esperienza che non ho mai fatto, lo ammetto (con grande dispiacere) e, al massimo, ho potuto parlare alcune volte con miei “colleghi” che invece all’estero ci sono andati: giudizio unanime, rispetto ai nostri, gli altri esami sono delle burle, elementari a dir poco, nulla di minimamente paragonabile per qualità e difficoltà (per la cronaca, l’ultimo con cui ho parlato è tornato un mese fa dalla Spagna…), infatti capita che i nostri professori siano restii ad omologare i voti presi all’estero
    Sia chiaro io parlo per ingegneria

  21. Un’altra cosa molto bella della nostra università è la incredible spocchia dei professori: gente che mediamente non fa e non sa una mazza e che si pone come il vate ultimo, l’estremo difensore della Cultura. Ma andassero a cacare.

  22. Anche “l’ingegnere” sottoscrive il tuo commento Chips, invito compreso: di buoni professori, capaci, preparati e soprattutto umani, che almeno rispettano lo studente (magari considerarlo un essere umano può sembrargli eccessivo, al massimo un primate inferiore…) c’è sempre mancanza

  23. x il DELLO: forse non sono stato abbastanza chiaro. Il mio messaggio era: “la preparazione universitaria è una condizione, ad oggi, necessaria ma non sufficiente per chi ha determinate aspiazioni (come immagino sia te) e vuole essere competitivo nel mondo del lavoro”. E’ un problema di domanda(tanta) e offerta(pochissima). Non voglio sembrarti pessimista, ma ti assicuro che nella società dove lavoro di ingegneri ce ne sono tanti e guadagnano anche discretamente bene come dici te, il problema è che la maggior parte (parlo del settore informatico nel quale lavoro) sono impiegati come scimmiette a programmare in java vicino a gente che ha imparato ad accendere il computer l’anno scorso con i corsi della regione!!
    Non te lo dico per scoraggiarti ma per farti capire che spesso non ti danno nè il tempo e nè gli strumenti per dimostrare le tu potenzialità.
    Ciao

  24. Esame scritto e anonimo, vuoi scherzare? L’italiano scaltro non demorde. Innanzitutto si premura di avere per tempo le tracce delle prove scritte, poi comunica a chi di dovere i dettagli utili all’identificazione del proprio compito. Una volta su mille, chi di dovere, che è sì commissario d’esame, ma ogni tanto lavora anche, si fa beccare come un pollo da non calcolato impiccione con la schermata del pc aperta su un documento che elenca, in bell’ordine, i candidati da trattare con riguardo. E allora, scandalo, inchiesta, vergogna!

  25. x Baulo: devo ammettere che quello che dici è incontestabile, di più, sicuramente ingegneri e chi ha fatto i corsi regionali dovranno chinare la testa davanti ai nerds smanettoni che a programmare in Java hanno imparato da soli per pura passione senza nessun corso o laurea; quello che intendo ribattere io è che la nostra università ti offre la possibilità di andare oltre la scimmietta, o almeno più possibilità rispetto ad un corso regionale; non fraintendetemi, non parlo di casta o di diritti dei laureati rispetto a chi ha un altro titolo di studio, cerco solo di fare un ragionamento: perché frequentare e dare esami, con costi economici e personali elevati (portà essere una sciocchezza,ma non vedo la mia ragazza da settimane…) se poi non serve? oppure, perché frequentare università importanti, impegnative e selettive, quando la stessa facoltà la puoi trovare anche presso un ateneo molto più abbordabile (magari solo con una retta più alta)

  26. E poi lo disse anche il Poeta: “fatti non foste per viver come bruti, ma per segur virtute e canoscenza e magari anche un po’ di figa se capita” (merce quanto mai rara nella mia facoltà…)

  27. Mostratemi queste aziende dove le qualità apprezzate sono “riciclo del lavoro, adattabilità, lavoro di gruppo, capacità di minimizzare il superfluo e centrare l’obiettivo, relazionarsi agli altri”!!! Le qualità apprezzate sono: ingraziarsi quelli che ti possono dare una mano, non disturbare, tenere quello che sai per te in modo da diventare indispensabile, non avere idee che potrebbero intaccare l’orticello degli altri.

  28. ho insegnato all’estero, ora insegno in italia e faccio parte di un dottorato internazionale. non credo che sia vero che gli studenti italiani siano mediamente piu’ preparati di quelli stranieri: semplicemente, ci sono buoni studenti e ci sono cattivi studenti, indipendentemente dalla lingua che parlano.

  29. L’università italiana funziona bene per quel 10% (o quel che è) che si laurea in corso. A 23-24 anni esci con un ottimo bagaglio di conoscenze e competitivo sul mercato del lavoro a livello internazionale. Il problema è per gli altri: uscire a 28 anni ti pone di fronte ad un serio svantaggio rispetto a chi, proveniendo da paesi con diverso ordinamento universitario, hanno già 6 (dico sei) anni di esperienza sul campo, che, non importa quanto sia il tuo vantaggio di conoscenze, sono mooolto difficili da recuperare. Lasciatemi anche ricordare che i master corrispondono nel mondo anglosassone alle lauree specialistiche della riforma, e quindi indirizzati a neo-lauerati di 21 anni, oppure a persone che hanno già lavorato per un po’ d’anni e quindi hanno accumulato esperienza sul campo. In Italia, nessuna industria ha interesse a finanziare un master ad un laureato ante-riforma di 28 anni.

  30. se fate l’universita’ unicamente per trovare un lavoro, perche’ non fate qualche corso fse? e’ gratis, dura poco, e poi trovare il lavoro e’ abbastanza facile

  31. Andrea, sei l’intrattenitore del terzo millennio!
    Non lo sai che i corsi fse sono ancora piu’ corrotti delle universita’?
    su tre corsi fse uno non esiste, uno e’ tenuto da un-ex corsista fse (il lavoro si trova facile, eh?! per favore), e il terzo e’ vuoto perche’ non ci sono state abbastanza domande!

    Dopodiche’, gli esami anglosassoni corretti al computer – grossa cazzata! non vale per tutti i corsi di laurea, chiedi a chi deve sbattersi a fare ricerca per un assignment, ne fa leggere quattro versioni al proprio tutor e quello puntualmente lo rimanda a casa a lavorare.
    In italia si studia (si fa per dire) 8 anni per un titolo ottenibile in qualsiasi altro paese del mondo in non piu’ di 4 (perche’ il tutoring funziona, c’e’ selezione al momento dell’iscrizione e lo studio conta qualcosa).

    se pensate che l’istruzione britannica valga meno di quella italiana chiedete a qualsiasi societa’ di selezione del personale. E smettetela con l’atteggiamento della volpe che guarda l’uva, fate pena.

    last but not least, in Italia i laureati dopo il 1968 che non sono analfabeti sono una minoranza minuscola, che sarebbero colti e preparati anche senza aver studiato (n’est-ce-pas, Giorgia?)

  32. corsi fse? baggianate.. sono stato docente per quattro corsi. forse solo ad uno c’era gente interessata. agli altri era gente buttata li per fare numero e far ricevere i contributi ai ciellini che gestiscono la gran parte dei corsi fse in lombardia. universita’? peggio che peggio.. conosco gente che si e’ laureata in cattolica (da cui provengo) pagando esame su esame… ‘na merda.

  33. non dico che i corsi fse siano il massimo. dico solo che se il fine della studio e’ quello di procurare il lavoro, questo e’ piu’ facile con un corso fse che con l’universita’ – per altro, pure io ho fatto il docente in alcuni di questi corsi: saro’ stato fortunato, ma c’era gente i corsi si tenevano davvero; e anche li’, come sempre, alcuni erano bravi alcuni non lo erano; ma (quasi) tutti alla fine dello stage un contratto lo ottenevano.

  34. a quando il pezzo sui politici so tutti un magna magna? Che qualcuno compri (in natura o in denaro) capita e capiterà. Ma ontrariamente a quanto si creda non hanno vita lunga perchè oramai l’università sta diventando sempre di + la ghigliottina classista per il mondo del lavoro

  35. sinceramente la cosa non mi tange (a parte lo sdegno per la facoltà di Giurisprudenza) ho sempre studiato quel che bastava e non ho mai dovuto chiedere nulla a nessuno; se gli altri devono pagare per un 24 beh, mi fanno proprio pena….

    post scriptum com’è che ancora nessuno ha detto che è tutta colpa di berlusconi?!?

  36. Io sono ancora ufficialmente iscritto alla Luiss e vi assicuro che qui non si compra niente, anzi.
    Con la riforma non ci sono state le drastiche riduzioni dei programmi e sostanzialmente chi fa il corso triennale di economia si trova più esami del suo collega della vecchia laurea triennale senza variazioni, in negativo, di programmi di studio.
    Comunque non si compra nulla al punto che il prossimo anno passo all’università pubblica, vi farò sapere se dall’altra parte funziona diversamente.
    p.s. comunque è tutta colpa di berlusconi, chiaro.

  37. stef – ho visto cose che voi umani potete immaginare benissimo. non faccio nomi perché tanto li conoscono tutti, ma, sai, anche se ‘ste cose fanno venire i nervi, alla fine le persone che valgono vengono alla luce, con o senza le spalle coperte da cognomi “famosi” nel loro ambito lavorativo/accademico. me ne sto accorgendo ora che sto per finire, che sto preparando la tesi, e anche i professori hanno realizzato che valgo più di certi cognomi – è una bella soddifazione, sì sì. :)

  38. stefà – eppoi tu lo sai che oggi ho altri pensieri per la capoccia (read: “piero il fichissimo”), sai chemmefrega se la gente si riduce a comprare gli esami…peggio per loro, se li potevano magnà in pizzeria, quei soldi lì!! :-P

  39. I soliti furbi

    Perfetto contrappasso per i laureandi della Sapienza: se avessero studiato, oltre a non trovarsi nei guai, ora non avrebbero bisogno

  40. Io mi sono fatto ing elettr a S.Pietro in Vincoli a Roma. Non ho mai sentito parlare di esami comprati, ne’ tanto meno di lauree. E’ stata tosta e ne sono fiero. E alcuni prof erano proprio superiori, non c’e’ che dire. Mi ha dato la base per “costruire un futuro” e dei ricordi indelebili: come la spiegazione della distanza di Hamming di Marincola (chi dice “che caxxo e’?”, sappia che sta dentro winzip), le lezioni sugli spazi Rn di Bruni e i radar ad apertura sintetica di Picardi.

  41. Ugo, di Rolli magari sì, ma prima di Facci, invece tua no, non sei così importante.

  42. caro FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFF dovresti vergognarti di esistere, accusi gli altri di qualunquismo e non ci metti nemmeno una firma? nemmeno una e-mail? l’università una “ghigliottina classista”? ma dove hai studiato? a Cuba? bah.

  43. mi rifiuto categoricamente di credere che una ragazza sia disposta a fare un pompino per un esame! alle bustarelle ci credo e anche ai professori di m… che danno un 30 solo per “diritti di paternità”. stento a credere che giorgia abbia lasciato passare senza gridare l’episodio a cui ha assistito. io non ce l’avrei fatta. ragazzi, lottiamo contro certi soprusi! andiamo in massa ad assistere agli esami ed esercitiamo un controllo!!!
    comunquevoglio raccontarvi una cosa interessante: a sassari il cdl in scienze dell’educazione (ora professioni educative) è anche detto “scienze delle merendine” per la relativa facilità degli esami. quest’anno ho seguito (con fatica perchè lavoro) le prime lezioni di pedagogia generale. il professore veniva da bologna!!! grande aspettativa! alla prima lezione ci ha fatto una testa così che il test facente parte dello scritto era molto difficile perchè lui doveva selezionare i futuri educatori. alla seconda ci ha tirato fuori un’enciclica del papa (fides et ratio) e ci ha posto un fondamentale quesito: “educare secondo fede o secondo ragione?”. alla terza ci ho mezzo litigato. le seguenti non sono state più interessanti. si scopre che il selettivissimo test è sempre lo stesso da dieci appelli e gira in milioni di copie. alla correzione scopriamo che la griglia che il prof. usa per correggere è sbagliata e segna sempre sbagliate quattro risposte che, per chi ha studiato (come me e le mie amiche), è evidente che siano giuste. ecco perchè non c’è mai un trenta! all’orale vedo dare trenta e lode ad una ragazza che non aveva neanche aperto il libro (tanto conosceva il test…) e ha coperto di lodi il testo scritto dal professore, dichiarando tra l’altro che “oggi si diventa genitori sempre più presto!” (…!!!…).
    vedete un po’ voi. comunque, chi vuole può ottenere un’ottima preparazione, e in genere prende i voti che merita (tranne sporadici casi di baroni pazzi). io credo che dobbiamo combattere, però, perchè questo paese fa sempre più schifo e DEVE CAMBIARE.

  44. sono un laureato del politecnico di milano, ingegnere civile e l’impatto con il lavoro è stato questo: ho studiato 5 anni e ho progettato pochissimo,in genere qualche cosuccia di tipo accademico! Ora con qualche mese di lavoro, grazie al bagaglio di teoria acccumulata, grazie alla mia curiosità e alla disponibilità del mio capo (per fortuna esistono anche persone disposte ad insegnarti qualcosa per il gusto di insegnartelo) sto imparando a lavorare, a progettare. Al Poli ho avuto docenti molto validi (il mitico Auricchio di Chimica, il Citrini di Analisi I e II, il Corradi di Scienza, il rettore Ballio,..) che mi hanno fornito una buona preparazione di base (spesso inutile, a volte fondamentale). Ma negli ultimi due anni, quelli più specifici e professionalizzanti, anzichè avvicinarmi alla progettazione (a parte qualche raro caso) ,ancora teoria e teoria. Nel dipartimento di ingegneria strutturale abitano professori ottimi ma spesso rinchiusi nel mondo della ricerca, che mai hanno costruito qualcosa, e che direzionano i loro corsi verso il mondo della ricerca. Pochissime tesi progettuali, quasi tutte teoriche: va bene per chi ambisce al dottorato e all’accademia ma per gli altri? Due palle!
    Conclusione: un po’ più di pratica progettuale non guasterebbe, anzi è fondamentale per il lavoro.
    Più importante secondo me è il tema del diritto allo studio: perchè sono tantissimi gli studenti lavoratori? Sapete quanto vogliono a Milano per gli affitti? E il Poli ha le risorse, ha i soldi, ma non ne spende a sufficienza in borse di studio e aiuti agli studenti. Nè in servizi: come si può chiamare Campus la sede in Piazza Leonardo quando non ci sono alloggi e luoghi di svago per gli studenti? Chiamiamolo esamificio Leonardo. Ci vai, segui le lezioni e te ne torni a casa. A meno che tu dopo ore di lezione vuoi anche lottare per i pochi posti delle biblioteche o andare a caccia dell’aula libera. Oppure diventi ciellino ( se non lo sei già di stirpe) e hai a disposizione tante aule studio.
    Se non si dovessero fare grandi salti mortali per poter raggiungere l’università, per poter avere un posto di studio, per pagare le rette, sicuramente ci si laureerebbe più velocemente e meglio.
    La nuova riforma, il 3+2? Non lo conosco granchè. Il 3 è il vecchio diploma. Per cui chi arriva a 5 si fa i primi due-tre anni da “diploma”: esami più facili.
    Insomma ci si laurea facendo le stesse cose, più rarefatte, meno approfondite, spero con un po’ di pratica in più. (comunque penso studiando di meno).

  45. guardate, tutto ciò che si dice pro e contro l’università italiana è vero…però a me mi puzza un pò troppo di politica il fatto che queste risapute cose vengano fuori quando una certa Moratti sta cercando di smantellare l’università pubblica… 2500 euri per una laurea mi sembrano pochini e che sia il preside di facoltà a vendersele ancor di più…

  46. Incredibile!!!Quanta ignoranza dentro st’articolo!!Io sto alla Luiss e vi assicuro che la laurea non la si compra,ne legalmente ne illegalmente!Qualche raccomandazione ci sarà pure,ma rimane sempre nel campo delle ipotesi perchè non ho mai sentito niente del genere!Gli esami sono molto difficili,i programmi sono piu vasti di quelli delle altre uni romane(li ho confrontati con quelli dei miei amici)e agli esami ti chiedono TUTTO IL CHIEDIBILE!Non è un’università solo di figli di papà,dato che chi non ha il reddito necessario per pagarla (ma ha voti alti) ha l’esenzione TOTALE(come me)!E le aziende che assumono laureati luiss non lo fanno per fare un piacere a confindustria(proprietaria),perchè un laureato poco preparato sarebbe poco profittevole.Semplicemente forse prepara un po meglio,tutto qua.Basta con i pregiudizi idioti!Forse sarebbe meglio sfogare i complessi di inferiorità verso se stessi!

  47. THanks for the revirew! The E63 is just what I’ve been wainitg for, having had an E70 and an E61i. I care not if it’s a bit thicker. The E71 camera isn’t good enough to replace my Canon IXUS anyway. Its all about keyboard and screen. I have had my E61i in my pocket ever since I bought it, and I cycle play with small kids and do everything I want to without any damage at all to the screen, although the front frame is slightly skew.The Big Things are the 3.5 mm jack, improved sound quality and the processor, which should have been faster in the E61i. Having separate Ctrl and Chr keys is something I really would miss. So Hats off to Nokia for actually listening to users. They MUST have been reading the feedback!

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