Domenica prossima, per chi se lo fosse dimenticato, oltre all’attesissimo BlogRage ci sono anche due referendum in Italia. Su quello relativo all’estensione dell’articolo 18 non dico nulla, se pensate che sia sbagliato estenderlo, visto che la strategia scelta dal fronte del NO è l’astensione, astenetevi pure. “Andate al mare” predica il governo, ci sarà qualche malizia dietro questo invito? Certo che c’è: il governo non nomina mai ma ha ben presente l’altro quesito, quello sulla servitù coattiva di elettrodotto. Ora io vi chiedo: siete voi favorevoli a che l’Enel e le sue neonate sorelle (Energia, Edison etc.) possano far passare per il vostro giardino (o sopra al vostro tetto) un bel traliccio dell’alta tensione? Gasparri dice che l’OMS dice che gli studi scientifici dicono che l’alta tensione sopra la testa non fa nessun danno. Peccato per tutti quei bambini malati di leucemia, si vede che c’hanno sfiga. Provo a buttare lì un suggerimento: se l’art. 18 proprio vi sta sulle balle non andate al mare, andate al seggio, rifiutate la prima scheda, prendete solo l’altra e votate SI. Oppure, quando domani busseranno alla vostra porta chiedendovi di far passare il traliccione sulla vostra testa, abbiate il buon gusto di dire “signorsì” e stare zitti.
al mare col traliccio
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Egr. Sig. Gianluca Neri (Sig. Livefast, passerò anche da Lei), lancio qui una proposta che ho girato anche ad altri blogger di ottima audience. Quando parliamo del referendum sull’art. 18, mi pare che partiamo tutti da idee preconcette (quando non da disciplina di partito). Ognuno ha diritto di interpretare, estrapolare, interpolare perfino, ci mancherebbe. Ma quanti di noi hanno letto l’art. 18 nella sua forma integrale, negli ultimi 10 anni ?. Allora, ecco la proposta: un post che riporti il testo dell’articolo, così da rinfrescare la memoria, confermare le idee, o magari mutale un pochino, chissà? Il blog come servizio pubblico. Cose serie, mica cotica.
Eccolo qui il testo,
Articolo 18 legge 20 maggio 1970 n.300. (Reintegrazione nel posto di lavoro).
Ferma restando l’esperibilità delle procedure previste dall’art. 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell’art. 2 della legge predetta o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro.
Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito per il licenziamento di cui sia stata accertata la inefficacia o l’invalidità a norma del comma precedente.
In ogni caso, la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità di retribuzione, determinata secondo i criteri di cui all’art. 2121 del codice civile.
Il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al comma precedente è tenuto inoltre a corrispondere al lavoratore le retribuzioni dovutegli in virtù del rapporto di lavoro dalla data della sentenza stessa fino a quella della reintegrazione.
Se il lavoratore entro trenta giorni dal ricevimento dell’invito del datore di lavoro non abbia ripreso servizio, il rapporto si intende risolto.
La sentenza pronunciata nel giudizio di cui al primo comma è provvisoriamente esecutiva.
Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’art. 22, su istanza congiunta del lavoratore e del sindacato cui questi aderisce o conferisca mandato, il giudice, in ogni stato e grado del giudizio di merito, può disporre con ordinanza, quando ritenga irrilevanti o insufficienti gli elementi di prova forniti dal datore di lavoro, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro.
L’ordinanza di cui al comma precedente può essere impugnata con reclamo immediato al giudice medesimo che l’ha pronunciata.
Si applicano le disposizioni dell’art. 178, terzo, quarto, quinto e sesto comma del codice di procedura civile.
L’ordinanza può essere revocata con la sentenza che decide la causa.
Nell’ipotesi di licenziamento dei lavoratori di cui all’art. 22, il datore di lavoro che non ottempera alla sentenza di cui al primo camma ovvero all’ordinanza di cui al quarto comma, non impugnata o confermata dal giudice che l’ha pronunciata, è tenuto anche, per ogni giorno di ritardo, al pagamento a favore del Fondo adeguamento pensioni di una somma pari all’importo della retribuzione dovuta al lavoratore.
Resto comunque dell’idea che estenderlo alle aziende con meno di 15 dipendenti sia una sciocchezza assoluta;
quello dei tralicci invece va assolutamente approvato, soprattutto adesso che il produttore di energia non è più lo stato, ma un privato come tanti che se vuole usare il mio terreno me lo paga.
Sono d’accordo con Effe. Dove lo troviamo l’art 18 nel suo testo completo?
io l’ho letto, ma soprattutto ho paura di quella flessibilità che ci sbandierano in faccia come la soluzione che ci farà lavorare tutti.
Io faccio parte di quel mercato del lavoro flessibile, per cui VOTERO’ SI”.
caro Effe, hai ragione a voler migliorare l’informazione sull’art. 18 ma non vorrei che qui si distogliesse l’attenzione dall’obiettivo di questo post ossia il rferendum sui tralicci dell’alta tensione. Vi dico solo che nei comuni della cintura milanese, es cesano boscone, cologno monzese o san maurizio al lambro, non è infrequente trovare questi tralicci nei cortili dei palazzi..ora, se da un punto di vista architettonico fa schifo, da un punto di vista sanitario è devastante: in questi paesi l’incidenza di tumori e leucemie, soprattutto infantili, è doppia dicasi DOPPIA che in paesi vicini senza elettrodotti e questo indipendentemente da quello che dice Gasparri o chi per lui (che tanto ai parioli o dove cazzo abitano di sicuro non ci sono ne tralicci ne antenne)farò di tutto per andare a votare, anche se mi costerà un viaggio di oltre 1000 km (sono di Lecce ma vivo a Milano)fatelo anche voi….
eh, io lo temevo che si finisse a parlare di art. 18, ragazzi il mercato del lavoro è una cosa importante ma la salute dei bambini (e degli adulti) è più importante. Io sull’art. 18 mi asterrò, uno di questi giorni magari spiegherò anche il perché ma sul blog mio e di sooshee, che questo non è il luogo adatto. Per Kit: il testo completo lo trovi su qualunque edizione successiva al 1970 del Codice Civile, nelle appendici: Legge 300/1970, Statuto dei Lavoratori.
ehm… e ovviamente lo trovi anche nell’ottimo commento soprastante a firma di Swann :-)
Non volevo occupare abusivamente l’attenzione, me ne scuso. Ai referendum voterò due sì.
il link che riporto parla un po’ di inquinamento da campi elettromagnetici. non mipare che sia poi così grave la faccenda:
http://www.niehs.nih.gov/emfrapid/booklet/results.htm
sinceramente non me la sento proprio di mandare in fallimento un commerciante che ha solo due dipendenti e per risarcirne uno se deve mette in mano agli strozzini solo per il gusto di accontentare l’utopia comunistoide di bertinotti (no , non crediate che non mi stia simpatico, anzi); quanto al traliccio, beh quello si che te dò in culo e nun te lo faccio mette a casa mia!!!!
E’ vero, basta tralicci in giro per l’Italia… in fondo a cosa servono… ah, no? Non gli hanno ancora inventati gli eletrodotti wireless? Peccato… vabbè, cosa volete che sia qualche black out in più…
ehm… errata: *gli*. corrige: *li*. I’m sorry.
Mark: io proporrei di fare passare gli elettrodotti solo sopra le case di quelli che pensano che la faccenda non sia grave, che ne dici?
Gli elettrodotti wireless non li avranno ancora inventati, ma i cavi sotto terra si e da molto tempo, basta fare un giretto in qualche paese un po’ più tecnologicamente avanzato del nostro e magari capiterà di notare che, non si vedono tralicci in giro ma la luce si accende ugualmente…trucco o magia?
Voterò due sì, ma da disoccupato mi preoccupo soprattutto di quello per l’articolo 18. Scusate se senza un reddito decente non vedo neppure la prospettiva di avere un bambino che rischi la leucemia per colpa dei tralicci.
Ugo, dovresti sapere che già adesso le ditte sotto i 15 dipendenti non sono obbligate alla riassunzione di chi è stato licenziato ingiustamente, ma devono comunque dare un risarcimento economico, sempre che sia un magistrato a riconoscerlo. Per cui la questione non si pone nei termini che pensi tu. Io voterò sì, e spero che lo facciano in tanti, per dire al nostro ignobile governo che sta sbagliando strada e che il lavoro non è un problema per chi ha i soldi e la fabbrichetta, ma per chi non ce l’ha.
caro livefast, quando vuoi passare con un bell’elttrodotto sopra casa mia non hai che da chiedere, ho una discreta fiducia nell’OMS, mi domando in base a cosa tu sia convinto dell’effetto negativo dei campi elettromagnetici ai bassi valori tipici delle case
Bisax: comprendo e rispetto il tuo punto di vista (ma sul serio, mica tanto per dire). Visto che l’impopolarità non mi spaventa però dirò quanto segue: che il problema sia far lavorare chi non lavora e non coccolare chi lavora già bisognerebbe spiegarlo alla CGIL e a Rifondazione prima che al governo. A questo scopo la flessibilità non sarà una panacea ma senz’altro aiuta, l’art. 18 applicato al bottegaio sotto casa ho i miei dubbi…
ma il link che ho messo nel post l’hai seguito mark? prova qua va, magari cambi idea http://www.phy.bris.ac.uk/research/track_analysis/detint.htm
Nota: scusami se sono sembrato polemico prima, era solo una battuta ok? :-)
caro livefast, non cerco polemiche, voglio capire, e sono disposto a rivedere le mie posizioni se è il caso. citiamo due link dello stesso ente, il tuo del 1999, il mio del 2002, quindi più recente. nel testo si dice:
Is there an association between power line configurations (wire codes) and childhood leukemia? No
Is there an association between measured fields and childhood leukemia? Yes, but the association is weak, and it is not clear whether it represents a cause-and-effect relationship.
a chi continua a blaterare di flessibilita’ sul lavoro non ho che da consigliare un libro di castells (da alcuni definito il max weber del XXI secolo – anche se, sinceramente, mi pare esagerato): La nascita della societa’ in rete. leggetelo, poi ci mettiamo a parlare sul serio di flessibilita’
Vorrei raccontare un semplice episodio che ha fatto riflettere uno come me, lavoratore a tempo indeterminato di una grande azienda che (per ora) sembra vada bene, sulla flessibilita`:
erano circa sei mesi che ero stato assunto quando decido di cambiare alcuni elettrodomestici di casa. Bene, vado ad un ipermercato scelgo tutto quello che mi serve per una spesa totale di 3/4000 euro. Chiedo se posso pagare a rate e mi viene detto che per approvare il finanziamento devo portare la busta paga. No problem ! Me la sono gia` portata dietro. La signorina molto gentile la esamina, fa` un paio di telefonate e poi mi dice che il finanziamento mi era stato rifiutato inquanto non avevo un’anzianita` di almeno dodici mesi !!!! Per ottenere il finanziamento ho dovuto dare come garanzia la busta di mia madre !
Questo episodio mi ha fatto pensare a chi vive di flessibilita`: come faranno queste persone a comprarsi una casa o solo ad arredarla ? Come faranno a progettarsi una vita a botte di contrattini ?
Un’altra cosa che mi fa pensare riguardo alla flessibilita` e che chi la declama tanto in TV sono persone che avranno mille problemi ma non di tipo finanziario ! Chi sono vari i onorevoli, ministri, sottosegretari, leccapiedi TV per dire ad un povero cristo di operaio che oltre a farsi un culo cosi` (che gia` si sta facendo…) per una cifra ben minore all’importo della loro bolletta del cellulare deve anche perdere quel minimo di certezza che gli rimane ? Chi cazzo e` uno che guadagna dai 200.000 euro in su all’anno per dire a uno come mio padre (che per fortuna e` in pensione) che deve diventare dinamico, impreditore di se` stesso per meno di 1000 euro al mese ! Ma per Dio almeno il buon gusto !
Mi dispiace di aver partecipato a deviare il corso dei commenti dal referendum sui tralicci a quello sull’articolo 18.
Ma a ciò arrivati vorrei fare due considerazioni.
La prima è che a partire dalla caduta del comunismo i signori azionisti hanno cominciato a comportarsi come il padrone delle ferriere dell’800, quindi si parla di flessibilità che è solo in uscita (come evidente nei paesi anglosassoni), ma senza accompagnarla con quella che è la prerogativa dei sistemi flessibili ( o di mercato se vogliamo dire più precisamente): quando la domanda sale a parità d’offerta aumenta il prezzo; invece i nostri padroni del vapore vogliono: continuare a pagare poco (il salario d’ingresso nella mia azienda è diminuito dal 99 quando sono entrato io a oggi di circa 2500 euro lordi anno), ma mandare a casa quando vogliono.
La seconda è che contestualmente tutto il benessere che era stato diffuso per evitare che il popolo bue si svegliasse dal torpore, viene via via a essere tolto; orari di lavoro più lungo, minor potere d’acquisto, minori certezze su cosa succederà in vecchiaia; minori diritti per i meno ricchi (come il diritto allo studio, che ha permesso a molti figli di operai di studiare e laurearsi).
E mi piacerebbe capire perché il nostro riferimento dovrebbe essere l’Inghilterra, terra oramai solo più di finanzieri o operatori di call center e che ha registrato nel 2002 per la prima volta un tasso di emigrazione superiore all’immigrazione, e non la Finlandia o la Norvegia o la Svezia terre con la più alta percentuale di laureati, con i migliori redditi, con un apparato di tutela sociale quasi totale e sicuramente più avanzate della ex perfida Albione.
per swann: detesto fare il bastian contrario, ma oggi è giornata :))
l’inghilterra non è l’eden, e la flessibilità non risolve tutto, però:
1. Negli anni Novanta, gli investimenti sono cresciuti del 6,2% l?anno negli Usa, del 2,4 in Gran Bretagna, meno del 2 nei Paesi dell?euro
2.tra il 1990 e oggi il reddito pro capite è cresciuto del 2% l?anno in Gran Bretagna, 1,6 negli Usa e 1,3 nei Paesi euro
la flessibilità non risolve tutto, la c osa più importante è l’innovazione tecnologica, in italia quasi a zero, ma attualmente la poca flessibilità si traduce in lavoro nero, io ho trent’anni e versamenti ridicoli, visto i tanti lavori in nero fatti. un mercato flessibile, con le giuste tutele, non mi avrebbe certo svantaggiato
Swann tutto vero, manca però una premessa essenziale (e qua secondo me siamo al punto in cui Neri stronca per forumizzazione e offtopicismo, ma tant’è): l’Italia ha vissuto per un quarto di secolo (dal ’70 al ’95 circa) nettamente al di sopra delle proprie possibilità, facendo debiti con l’estero e (soprattutto) con i propri cittadini. Ora che questo non è più possibile tutti qua a lamentarci. La verità (che è triste e fa male) è che i nostri padri si sono goduti la sicurezza della pensione e la scala mobile sapendo che la stavano mettendo in quel posto a noi. Prima o poi qualcuno doveva pagarla, quel momento è giunto e a pagare siamo noi, prendiamocela pure con Berlusconi (che credete che mi sia simpatico il nanetto malefico?) ma la colpa non è sua, la colpa è di quelli che hanno governato per 25 anni comprando il consenso a botte di pensioni e sovvenzioni, facendo debiti che tanto non avrebbero pagato loro.
quello che dice livefast è vero, aggiungerei che il calo demografico non aiuta certo
Secondo me la battaglia sull’estensione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori a tutte le aziende (e non solo a quelle con più di 15 dipendenti – di questo si sta parlando) è di retroguardia, perchè nessuna azienda piccola – e neppure media – assume più a tempo indeterminato, ma solo con contratti co.co.co.. Concordo che il meccanismo introdotto dall’attuale governo (sospensione dell’applicazione dell’art. 18 per tre anni per le nuove imprese) non è un grande passo verso la flessibilità, se in quella direzione voleva andare. A me sembra che la normativa sul lavoro in Italia sia piuttosto ingessata, e oramai facilmente eludibile (vedi co.co.co. da una parte e lo “sciopero” degli addetti Alitalia dall’altra). Forse più che la flessibilità del lavoro bisognerebbe aspirare alla efficenza delle imprese e delle infrastrutture. Io al referendum voterò no, perchè non sono d’accordo con la proposta. Non andrò al mare perchè credo che il referendum, come istituto di democrazia diretta, vada rispettato. (vorrei un piccolo applauso – sono un rarissimo sincero democratico). A.
si livefast hai pienamente ragione.Però volevo per un momento uscire dall’Italia, che è ingessata a tutti i livelli e non solo sul lavoro (pensiamo al sistema bancario), e vedere che succede la fuori nella tanto citata e poco imitata Europa per capire se esistono altre vie praticabili (per esempio anche i Francesi stanno deviando verso vie anglosassoni, e fra un pò anche i tedeschi saranno costretti)
Ribadisco la mia intenzione a votare no per il referendum numero uno e si per il secondo
(rientriamo così dalla forumizzazione? :-)
La servitù coattiva di elettrodotto è una materia che, secondo me, non andrebbe sottoposta a referendum. Dovrebbero (al condizionale) esistere luoghi e istituzioni che pensano alla salute dei cittadini, in grado di intervenire direttamente in caso di minacce serie e comprovate. Esiste una normativa sull’elettrosmog, e le ASL sono tenute a farla rispettare. Se non lo fanno, le ASL possono essere denunciate. Però vanno dimostrati i reali pericoli del passaggio di cavi elettrici (in ipotesi, schermati male). Ci sono società specializzate nella misurazione dell’elettrosmog, non vedono l’ora di essere chiamate dai cittadini. La soluzione dell’abolizione dell’art. 1056 del Codice Civile avrebbe l’unico effetto di “tagliare i fili” alle case isolate, dove l’elettricità arriva con cavi che sorvolano altri terreni. Non capisco la vis polemica contro i “cattivoni” gestori di reti elettriche: trattasi o di società in mano pubblica o di società a larghissima base azionaria, insomma, non sono bavosi vecchi capitalisti, magari anche voi avete le azioni dell’Enel…Dunque, concludo, vado a votare (vedi mio precedente post) ma voto no.
Livefast, ma allora ci marci! Lo vedi che ci sei finito tu, a parlare di art. 18? Laciatemi solo dire che questo articolo NON IMPEDISCE il licenziamento, ma tutela il lavoratore dalle ipotesi di licenziamento INGIUSTO E INGIUSTIFICATO. Già oggi la giusta causa e il giustificato motivo oggettivo consentono i licenziamenti alle aziende sopra i 15 dipendenti. Non voler concedere questa tutela anche alle piccole azienda significa che in queste si continuerà a poter licenziare anche INGIUSTAMENTE. E scusate le maiuscole.
Semplicemente, invece di licenziare ingiustamente, basterà non registrare il lavoratore e farlo lavorare in nero. Con l’stensione non si risolve un bel nulla secondo me. Sarebbero altre le riforme che andrebbero fatte.
Corvo Torvo, hai un humor surreale (il mio preferito). “L’stensione” era “l’Astensione” o “l’Estensione”? No, dai, la risposta ovviamente è chiara, ma non dirmela, che è più bello così…
O forse era “l’Ostensione”?. In effetti, si potrebbe provare anche con quella…
Non tutte le medio/piccole fatturano centinaia di migliaia di € a fine anno se non rientrano nelle spese che fanno? Sono costrette a dove effetture dei tagli nel personale. E se con lestensione quella non fosse ritenuta dal giudice una giusta causa? Reintegro, indennizo equivalnete ad una anno di lavoro? Quante volte ci penserà l’imprenditore medio-piccolo la prox volta che dovrà assumere qualcuno? Sarà un assunzione regolare? Questo è solo un ipotesi. Bisogna tutelare gli interessi di entrambe le parti in questione, non basta dire, secondo me, estendiamo l’art. 18, diritti senza è e senza ma… bisogna ragionarci, una riforma dell’art.18 in tal senso dovrebbe essere affidata alla contrattazione delle parti. Una materia (quella del lavoro) così delicata non può essere lasciata alla mercee di un referendum; anche se questo è uno modulo di partecipazione politica accordato a noi comuni mortali. Sarebbe più importante sensibilizzare le gente sull’altra domanda del referendum: l’abrogazione delle servitù coattive. Parteciperò alla tua proposta (Effe)postando l’art. 1056 Passaggio di condutture elettriche in tema al ref. del 15 06 2003. Grazie. ciao.
Ragionamento terra-terra sull’Art. 18 di un piccolo imprenditore (6 dipendenti) che ha sempre votato a sinistra.
Se l’art.18 dovesse essere esteso anche ad aziende come la mia, difficilmente potrò assumere altri giovani.
La ragione? Un’azienda come la mia ha assolutamente bisogno di flessibilità: da un anno all’altro il numero del personale utile al nostro fabbisogno potrebbe variare anche del 50%.
Non ci possiamo fare nulla, è il mercato che vuole così: o lo accettiamo o chiudiamo!
Statuto dei lavoratori e articolo 18
Effe chiede che venga prodotto sui blog il testo dell’ articolo 18 e io aderisco volentieri alla sua richiesta.Qui lo
Difficile leggere tanti luoghi comuni e tante imprecisioni in un solo post. Mi spiace, ci ho pensato e ripensato, ma lo dovevo scrivere. E comunque è solo il mio parere.
Angelocesare, potresti perlomeno, non dico argomentare, ma almeno precisare a quale commento ti riferisci…
Non mi riferivo ai commenti del post. Mi riferivo al post (“Al mare col traliccio”). Dalla prima all’ultima riga.
Grazie a Livefast e Swann per aver risposto al mio quesito. Il testo dell’art. e i commenti sul referendum sui tralicci me li leggo ora con calma.
ok ok, le verità è che era tutta una scusa per annunciare su zeniueconomi che domenica prossima c’è il BlogRage a Firenze e che chi è fuffa sul serio ci deve essere e basta. al referendum votate quello che vi pare, sopra casa mia un traliccio faranno comunque fatica a farlo passare, a meno che non abbattano la casa del mio vicino (e un traliccio sul cranio sarebbe piccolo prezzo da pagare per un favore del genere), e poi non ho figli, al limite la leucemia se la prendono i figli del vicino che mi stanno pure un po’ sulle balle.
AngeloCesare: c’hai i crampi alle dita che non riesci a spiccicare una fetecchia di spiegazione per i tuoi (dolorosi perfino per il mio ego fuffarolo) remarks?
Approfitto di questo spazio “intelligente” per spingervi a commentare STOCAZZO
Ecco, commentate proprio STOCAZZO