Sars Von Trier

Questo intervento è stato scritto in origine per il blog di Selvaggia Lucarelli, che mi ha offerto asilo politico e un pasto caldo durante il blackout di Macchianera. Il titolo è stato suggerito a Selvaggia da eR, nei commenti del suo blog.

Le Onde del DestinoSono perfettamente consapevole del fatto che con questo intervento mi gioco la stima della maggior parte delle persone che mi stanno leggendo, ma non posso più tacere. Per questo motivo, pur cosciente di andare incontro a quel tipo di discriminazione solitamente riservata alla diversità, sono assolutamente determinato a compiere qui, in pubblico, il mio outing: ebbene, io non sopporto Lars Von Trier.
Anzi, dire che non lo sopporto è persino poco: io, quando lo sento nominare, mi tocco le palle. Lars Von Trier, per quanto mi riguarda, è peggio del “Cel’hai” o di un “Tua suora!”.
Mi rendo conto che non è bello sostenere che una persona porti sfiga, per quanto, credetemi, nel caso di Von Trier trattasi di dato di fatto, inconfutabile, oggettivo.
Essendo un regista “d’essai” multipremiato al Festival di Cannes, non siete affatto obbligati a far finta di conoscerlo: va da sé, quindi, che debba spiegare chi è, cos’ha fatto, come sono giunto alle mie conclusioni e, soprattutto, che il motivo per cui fino ad oggi avete vissuto un’esistenza in fin dei conti serena è dovuto probabilmente proprio al fatto che siete sempre riusciti a scampare la visione di uno qualsiasi dei capolavori del regista danese.
Le Onde del Destino“, in particolare, è uno di quei film in grado di cambiare le persone. In peggio, ovviamente, ma non sto neanche qui a specificarlo. Avevo un amico di quelli che mirano i piccioni quando attraversano sulle strisce; uno che, in confronto, il tizio che ha sparato ai passanti dal balcone di casa vi parrebbe feroce quanto Don Mazzi. Ebbene, dal giorno in cui l’ho visto uscire dal cinema Anteo con la lacrimuccia in agguato, mentre bofonchiava parole senza senso riguardo all’amore, alla sofferenza che veicola la redenzione, e alla valenza simbologica della morte in quanto atto necessario per il raggiungimento della purezza e l’espiazione dei peccati, io – che pure sono un animalista convinto – ho cominciato a rimpiangere i tempi dei purè di pennuti sull’asfalto.
Sia chiaro: non sopporto neanche quelli convinti che un film o un libro debbano per forza rappresentare uno svago perché la vita è giù abbastanza brutta e se uno va al cinema vuole distrarsi e divertirsi. Però ritengo anche che si debba necessariamente porre un limite alle tragedie che è lecito raccontare in una sola opera. “Le Onde del Destino“, invece, è un “Giochi senza frontiere” della sfiga, in cui ad una sola povera crista con la faccia da criceto capitano una serie di sciagure paragonabili per numero solo a quelle subite dal popolo ebraico nel corso di due millenni. La batte, credo, solo Kenny di “South Park“, e unicamente perché nel corso di una puntata viene casualmente ucciso dalla navicella spaziale Mir in caduta libera sulla terra, altrimenti non c’era gara.
Perché capiate è necessario mettere a confronto “Le Onde del Destino” con una storia altrettanto drammatica: la più tragica che mi è venuta in mente è quella di Candy Candy, che occupa il posto più alto sul mio del tutto personale podio della sfiga, seguita solo da “L’Ape Magà” e “Remì“.
Ogni tragedia, un punto: una sfida epocale che ridefinirà completamente il concetto di iella:

CANDY CANDY

Candy CandyUna notte, nell’orfanotrofio “Casa di Pony”, una suora viene attirata dal pianto di un neonato. Corre fuori e trova un cesto con una bimba abbandonata (1). La migliore amica di Candy è Annie, che però ben presto viene adottata dalla famiglia Brigthon. Su consiglio dei genitori adottivi Annie decide di però di non scriverle più: Candy perde così la sua migliore amica (2), scappa sulla collina e scoppia in lacrime. Lì Candy incontra per la prima volta “il Principe della Collina”. Passa del tempo e Candy viene mandata in una famiglia come dama di compagnia della figlia: Iriza Legan. I due fratelli di Iriza si accaniscono senza motivo (3) sulla piccola Candy, la quale scappa e conosce Anthony, Archibald ed Alistear. Quando viene organizzato un Gran Ballo a casa Andrew, Candy è fra gli invitati. Iriza si vendica facendo mandare la fanciulla a pulire le stalle (4). Un giorno, Candy riconosce tra gli ospiti la sua amica d’infanzia Annie. La sconvolge capire che ormai niente può essere come quando erano piccole. Candy decide di fuggire. Appena rientrata a villa Legan, Candy viene a sapere che è stata licenziata (5) e che sarà mandata in Messico. Mentre è in viaggio, però Candy viene rapita (6) da un uomo sconosciuto, che si rivela non avere cattive intenzioni. Il giorno dopo torna alla casa e il signor William, capostipite della famiglia Andrew, decide di adottarla. Durante una caccia alla volpe il cavallo di Anthony rimane impigliato in una tagliola: il giovane cade e muore sul colpo (7). Candy non riesce a darsi pace e così torna alla “Casa di Pony”. George, l’uomo fidato dello zio William va a prendere Candy e la accompagna in Inghilterra, dove andrà a studiare. Durante la traversata Candy incontra per la prima volta Terence. Una notte, mentre Candy dorme, Terence entra nella sua camera ferito ed ubriaco (8). Terence e Candy si fidanzano, ma ben presto lui viene espulso dalla scuola (9) e parte per l’America. Candy prepara la sua valigia e e torna in orfanotrofio. Si iscrive come allieva infermiera alla scuola Mary-Jane e le affidano un vecchietto malato a cui ben presto si affeziona, ma che dopo poco tempo muore (10). Scoppia la guerra (11) e Candy viene mandata all’ospedale Sant’Anna di Chicago. A Chicago ritrova Terence che fa l’attore. Durante le prove un riflettore si stacca e sta per cadere su Terence. Una ragazza si butta per salvarlo e perde una gamba (12). Candy perde il lavoro (13) e inizia a lavorare presso la clinica “Giorni Felici”. Intanto il suo amico Stear muore in guerra (14). La ragazza torna a casa e sale sulla sua collina per cercare Albert, quando sente una voce: “Ragazzina, sei più carina quando sorridi…” Il “Principe della Collina” era lui, l’amico di sempre: Albert.

BESS de “LE ONDE DEL DESTINO”

Bess (Emily Watson)Bess è una giovane e insicura donna scozzese che ha sofferto di problemi psichiatrici (1) e vive una fede – luterana – schizoide al punto che crede di sentire Dio in persona rispondere alle proprie preghiere. Il suo uomo, Jan, dal fisico possente e romantico, l’ama appassionatamente ma è costretto a lasciarla sola per lunghi periodi (2), impegnato a lavorare su una piattaforma petrolifera. Bess incontra Jan ancora vergine (3), e il primo rapporto sessuale tra i due è per lei un misto di eccitazione e terrore. Un giorno, Bess implora Dio di riavere Jan con sé. Contemporaneamente, sulla piattaforma, Jan subisce un grave incidente (4) che lo porta prima in sala rianimazione e poi a casa. Bess prega perché il suo Jan rimanga in vita, e se lo ritrova salvo, ma totalmente infermo (5) e impotente (6). Costretto all’immobilità sul letto, Jan chiede a Bess di mantenere in vita la loro passione donandosi fisicamente al primo che incontra (7). Bess, convinta che Jan, grazie a questo, guarirà, si immola in rapporti di mercificazione sempre più devastanti (8). Inevitabilmente, in paese, gira la voce della nuova condotta di Bess, la quale viene rinnegata dalla madre (9), presa a sassate (10) da alcune bambine mentre si reca in chiesa in bicicletta e scomunicata pubblicamente (11) dal prete luterano che, nel corso della messa, la addita al pubblico ludibrio in quanto peccatrice e prostituta (12). Bess, ormai in balia del vortice di depravazione di Jan, ignora l’amica infermiera Dodo, che gli consiglia di lasciarlo prima di autodistruggersi, e si dedica esclusivamente alla realizzazione delle fantasie del proprio uomo, nella speranza che il racconto delle proprie esperienze possa sublimare la forzata mancanza di rapporti sessuali. Bess si ritrova così sul retro di un bus, a masturbare un cinquantenne sconosciuto (13). La famiglia, in accordo con l’amica Dodo, trova una scappatoia per impedirle di rivedere Jan (14): dichiararla incapace di intendere e di volere (15). Jan, per il bene di Bess, da il suo consenso (16). Bess, disperata, si fa accompagnare da un pescatore su una nave piena di marinai, con l’obiettivo di concedersi a tutti. Arrivata nei pressi della nave ha un ripensamento e chiede di essere riportata indietro; poi cambia nuovamente idea e sale sulla nave (17), alla mercè dei marinai. Su quella nave Bess muore a causa delle percosse e della violenza (18). Quasi contemporaneamente Jan guarisce miracolosamente e all’istante dalla paralisi. Distrutto dalla perdita di Bess, con l’aiuto di alcuni amici, trafuga la salma, la avvolge in un velo e la getta in mare perché sia seppellita lì. In quel preciso momento alcune campane appese al cielo, tra le nuvole, iniziano a suonare.

Come potete verificare da soli, Bess vince a mani basse, per Knock Out tecnico, praticamente ancora prima di salire sul ring. E, ragazzi, dall’altra parte c’era Candy Candy, mica pizza e fichi.
Ho anche pensato che, magari, nel realizzare “Le Onde del Destino” a Von Trier fosse scappata un po’ la mano: in fondo gli intermezzi tra un capitolo e l’altro (paesaggi colorati, rock anni ’70 suonato da David Bowie, Leonard Cohen, Elton John, Deep Purple, Procol Harum) erano persino gradevoli.
Una beata fava.
Ecco la trama di “Dancer in the Dark“, il fim successivo:

Selma, una giovane ragazza cecoslovacca, sta diventando cieca. È venuta in America per operare suo figlio, anche lui destinato alla cecità. Lavora in una fabbrica e mette da parte i soldi per l’operazione. Intanto sogna di essere in un musical. Il suo inquilino, Jim, le confessa che vuole farla finita, perché non ha più denaro. Selma giura di mantenere il segreto. Jim le ruba un giorno i soldi. Selma, per riaverli, deve ucciderlo, è lui a scongiurarla di farlo. Per questo omicidio verrà condannata a morte. Davanti alla giuria, Selma non vuole difendersi perché è fedele al patto fatto con Jim. Rifiuta di impiegare i suoi soldi per prendersi un buon avvocato e obbliga la sua amica a usare la somma per pagare l’operazione del figlio. Quando viene impiccata, stringe in mano gli occhiali del figlio, che è stato operato e che grazie al sacrificio della mamma non diventerà cieco. Nei momenti più drammatici del film, Selma immagina di trovarsi in un musical.

Tranquilli, è tutto finito, siete al sicuro. Primo: potete utilizzare nuovamente tutte e due le mani. Secondo: in fin dei conti poteva andare anche peggio. Per dire: il figlio avrebbe potuto rimanere cieco e, al funerale della madre, fare accidentalmente saltare in aria tutti gli astanti abbracciando un amico kamikaze palestinese imbottito di tritolo che si era lasciato redimere dal sacrificio di un innocente e si stava accingendo a cambiare vita senza però aver avuto il tempo di cambiare il vestiario esplosivo.

Fate anche voi come me. Quando qualcuno mi propone la visione de “Le Onde del destino” sostengo che no, non ce la faccio: sono ancora traumatizzato dalla scena di “Sapore di Mare 2 – Un anno dopo” in cui Gianni fa credere alla fidanzatina Selvaggia di non avere voglia di uscire con lei, mentre in realtà le sta preparando la sorpresa di compleanno e, quando si reca in spiaggia con la torta e le candeline accese, la trova tra i tentacoli di Massimo Ciavarro. Funziona, ve lo assicuro. C’è gente che non mi rivolge più la parola.
Qualsiasi cosa pur di non sottopormi nuovamente alle storie raccontate da Lars Von Trier, al confronto delle quali la via Crucis sembra poco più che un’allegra scampagnata tra simpatici amici, l’attacco alle Torri Gemelle un necessario intervento architettonico, e l’olocausto una grigliata in compagnia.

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50 Commenti

  1. finalmente! Completamente d’accordo. Anche se idiots era promettente e the kingdom è così folle e scombinato da piacermi. Ma poi deve aver preso una tramvata in testa. A dancer in the dark volevo andarmene dopo il primo tempo e avrei fatto bene (le canzoni di bjork, unico motivo di interesse del film, non sono male, ma le basi rumoristiche credo che non siano fatte da lei, ma posso sbagliarmi). Su le onde del destino e la sua moraletta cattolica, velo pietoso. Ciao!

  2. non ho visto “le onde del destino” ma ho visto “dancer in the dark”…
    belle le musiche… ma la protagonista è la persona più sfigata del mondo, batte tutti gli altri film!

  3. Concordo pienamente. E gia’ che ci siamo suggerirei di rivedere la valutazione del lavoro di tutto il gruppo Dogma, che a parte scatenare la verve’ mental-masturbatoria di tanti critici ben poco di guardabile ha prodotto. (“The Kingdom” forse unica eccezzione)

  4. Concordo pienamente. E gia’ che ci siamo suggerirei di rivedere la valutazione del lavoro di tutto il gruppo Dogma, che a parte scatenare la verve’ mental-masturbatoria di tanti critici ben poco di guardabile ha prodotto. (“The Kingdom” forse unica eccezione)

  5. Gianluca, vogliamo parlare di chi ha visto “Le onde del destino” e per almeno due ore si è sentito in dovere di manifestare apprezzamento perchè: 1) il film è ambientato in Scozia; 2) credeva che la compagna si sciogliesse in lacrime alla visione di tanta jella concentrata, e non sembrava carino mostrarsi insensibili alle sventure narrate?
    Per fortuna, al termine del primo tempo, le luci della sala illuminarono il volto della compagna, mostrandone il tedio cosmico. Il compagno fanculeggiò sommessamente Von Trier, ed i due vissero per sempre felici e contenti.

  6. beh.. che dire del film “Al di là dei sogni”???
    I due figli muoiono subito in un incidente, poi muore lui e poi si suicida lei… Nel giro di un’ora muoiono tutti… O_o
    p.s. e pensare che appena ho letto la parola “candy” pensavo ti riferissi a me … :P

  7. “I due fratelli di Iriza si accaniscono senza motivo sulla piccola Candy”…ehm, scusate, mi permetto di correggere una piccola imprecisione: quella rompicosi di Iriza di fratello ne ha solo uno, il perfido Neal, che poi più in là nella storia ce prova pure co’ Candy-Candy, e lei gli dà il 2 di picche…

  8. totalmente d’accordo!! che ne dite di iniziare un campagna anti-Von Trier?
    E’ necessario, si vocifera che vincerà la palma d’ora per Dogville, dove immagine Nicole Kidman subirà di tutto e di più!!

  9. a Georg: secondo me è una moraletta protestante, non cattolica (le parole sono importanti). E mi stupisce che in tanto accanimento a nessuno venga in mente il vero motivo per cui bisogna odiare Von Trier: gli trema la mano. Qualsiasi neonato con una handycam professionale riesce a fare inquadrature più ferme del celebre regista danese. Lo fa apposta. Da augurargli un parkinson, così si rende conto.

  10. Che donna democratica: ho ospitato questo post quando tutti i miei amici e parenti sanno che avrò visto le onde del destino almeno dieci volte e che per un lungo periodo ho girato per forum e chat col nick Bess o addirittura Jan&Bess.
    In effetti è un po’ che non lo rivedo.
    Fosse questo il motivo per cui ha cominciato a girarmi bene?

  11. Anche a me la morale di Le onde del destino sembra più protestante che cattolica, anche se poi mi pare che Von Trier sia cattolico. Magari questo spiega l’accanimento contro i fanatici scozzesi? Bah. Secondo me non ci crede affatto. Per questo il film l’ho trovato irritante, mi sembra l’esercizio a tavolino di uno non religioso che decide di fare un film religioso per vedere l’effetto che fa.

  12. nooo macchè campagna contro Lars von Trier…!!io proporrei un referendum per la lobotomia a gabriele muccino…che francamente è più dannoso di una nube tossica (nonchè spaccacoglioni)!

  13. Dio, che sollievo e quasi goduria quando finalmente la impiccano! E’ stato difficile non mettersi a gridare: si…si…dai…ancora!

  14. io però continuo a sostenere che la qualità delle sfighe di Candy Candy abbia più valore della quantità delle sfighe di Bess. Insomma, Bess è un po’ il discount della sfiga, Candy Candy è l’esselunga (cioè la SfigaLunga…)…

  15. ragazzi vi suggerisco di dare un’okkiata a “party of five” in onda su canale 5 il sabato e le domenica alle 12….se qui si parla di sfiga dei singoli li c’è un’esempio di famiglia sfigata….se volete poi vi faro’ un riassunto come quelli di gianluca…saluti :)

  16. naaah, quelli di “party of five” sono il mercatino della sfiga – qualità scadente e prezzi alti fino a mezzogiorno e mezza e poi tutto via a 50 eurocenti al chilo fino a che si sbaracca! non c’è paragone. :-P

  17. Onore al compagno Neri. Il miglior contributo di Von Trier al cinema mondiale è stato un suo cameo in un ‘corto’ di un giovane regista (anche lui danese: non mi ricordo piu’ nome e titolo), che ho visto in originale coi sottotitoli in olandese. In compenso l’unica battuta di Lars era il grugnito con cui rispondeva al gioviale saluto del protagonista, uno sfigato che faceva finta di conoscere il regista famoso per farsi qualche aspirante Velina danese.

  18. Mi copio e incollo dal commento che avevo lasciato su Selvaggia:
    E’ la solita storia (Wenders, Lynch, Tarantino), quando un regista piace troppo e vince troppo, prima o poi la bolla scoppia e c’è l’effetto rigetto a catena e via, tutti a fare outing, a dire che tizio è sopravvalutato e insopportabile. Poi quando dopo un paio di film le acque si calmano si capisce meglio in quale dei due sensi si stava esagerando (per quel che mi riguarda tengo Lynch e lascio Wenders). Per ora mi tengo pure Lars Von Trier. Però lo scontro tra le due campionesse di sfiga Candy Candy e Bess è davvero divertente.

  19. a leo. che scemo che sono: pecca fortiter, sed crede fortius è di Lutero. Che memoria del menga.

  20. A me “The kingdom”, “Dancer in the Dark” e “Idiots”, mi sono piaciuti, anche se per motivi diversi.
    Comunque per dire che è sopravvalutato non serviva questo post, ma questo post è molto divertente.

  21. Con questo articolo ti giochi la “stima” dei lettori? Parola troppo grossa…. Al massimo un pizzico di simpatia!
    Ora sei entrato nel club Merenghetti, ovvero colui che stronca per principio ogni film di Von Trier.
    Mi spiace dirtelo: ma quest’anno Von Trier vince la Palma d’Oro….
    Buon Muccino a tutti.

  22. Per fortuna, Georg, che ti sei risposto da solo, perché io mi ero reso conto di non sapere la risposta.

  23. Porre CandyCandy al vertice della sfiga nel mondo dei cartoni animati mi pare un grave errore di superficialità da parte sua. Gli stessi Remì e ape Magà sono decisamente più sfortunati della suddetta eroina. Per cui Il discorso su Von Trier appare viziato.

  24. Siiiiiiiiiiii!!!!!! Sono d’accordo!
    Le onde del destino è, forse, il film più brutto che abbia mai visto. Alla fine ero inc……. nera e pensavo “ma come ti permetti di fare film di questo genere!
    E il finale poi……
    Mah!
    Carla

  25. Critica molto carina e divertente. Sono perfettamente d’accordo. “Le onde del destino” è uno dei film più brutti che abbia mai visto. E pensare che, avendolo perso al cinema, ho comprato la cassetta. Un’amica me ne aveva parlato bene. Ovviamente ho evitato “Dancer in the dark”.

  26. Nessuno ha citato il primo film di Lars Von Trier, Europa, che era davvero bello.
    La verità è che tutti noi abbiamo alla fine 2-3 idee, e una volta esaurite quelle le ricuciniamo mettendoci più ketchup.
    Un po’ quello che è successo a Lars, purtroppo.

  27. Nessuno ha citato uno dei primi film di Lars Von Trier, Europa, che era davvero bello.
    La verità è che tutti noi abbiamo alla fine 2-3 idee, e una volta esaurite quelle le ricuciniamo mettendoci più ketchup.
    Un po’ quello che è successo a Lars, purtroppo.

  28. Un malaugurio a Donato :-) che, salutando ha citato l’Innominabile. E’ già stato punito inquantochè Lars è stato trombato!

  29. Per me l’ape magà è molto peggio di Candy Candy.
    L’ape magà mi ha reso infelice per mesi, finché non è arrivata l’estate e sono uscito di nuovo a giocare con gli amichetti. Nell’ape magà ogni puntata è un’immersione nella natura cattiva, vita cattiva, destino ingiusto. Solo a pensarci mi prende la tristezza.

  30. Esilarante il paragone con candy candy, per il resto non condivido nulla di questi post: io lo adoro L.V.T.!!!

  31. Evidentemente anche a Cannes leggono Gnueconomy ed hanno deciso di trombare Von Trier, premiando il regista di due film IDENTICI: Will Hunting e Scoprendo Forrester (oribbile in particolar modo il secondo). Mica scemo Gus Van Sant: ha riproposto il tema lanciato da Micheal Moore….
    Ora mi aspetto che Neri distrugga pure opere piene di sfiga come quelle dei fratelli Dardenne e tutto il cinema di Haneke (lo sputo in faccia a Juliette Binoche dove lo mettiamo???). In confronto von Trier sembra pure allegro…
    Buon Muccino a tutti.

  32. Mannaggia, e io che credevo di essere un avanguardista che non avrebbe incontrato anime affini… ero solo e disperato ad affermare che LVT ci prende tutti per il …naso con i suoi film dogma antidogma e prosfiga.
    ce la mette tutta per inzuppare le sue pellicole di elementi pseudo artistici ma riesce solo ad irritare. dopo 25 minuti di scene fuori fuoco sabllonzolanti abbiamo capito che sei indipendente ed artista. non c’è bisogno di massacrare le palle. e tutti a piangere sulle sfighe della povera Selma… a me mi viene da ridere! non vedrò dogville. echissene, direte voi. liberissimi.

  33. Caro Signor Neri, mi sono permessa di controbattere senza ironia al suo post che di ironia ne ha parecchia. Magari la convinco. Magari l’annoio e basta e ben le sta. Saluti.

  34. Per prima cosa vorrei dire che finora dei film del “Dogma” ho visto solo “Festen” e “Idioti”. Il primo mi era piaciuto molto, in fondo c’era una storia abbastanza solida, anche se non proprio politically correct. Invece “Idioti”, diretto da Mister Simpatia, mi è sembrato un film assolutamente idiota. Ero molto fiducioso, ma per quanto mi sia sforzato non sono riuscito a capirci assolutamente niente, né in termini di forma né tantomeno in termini di contenuto. Quindi i casi sono due: o sono un idiota io, o è un idiota lui.
    Onore e gloria a Gianluca Neri per avere “spurgato” le coscienze dei molti tra noi che propendono per la seconda ipotesi.

  35. Più temibile di un “Tua suora!”

    Io di Dogville, l’ultimo film di Lars Von Trier, fate il piacere, non voglio sapere niente di niente. Von Trier, avete presente? Quello con la fissa della camera a mano, delle riprese tremolanti, della visione della vita come un’insieme eterogeneo

  36. Credo che Lars Von Trial sia un genio, ma il suo narcisismo lo porta ad una poca attenzione alla trama e alla sceneggiatura che tengono il film su ritmi blandissimi e a volte insopportabili. Se trovasse un compromesso tra ritmo e genialità sarebbe uno dei più grandi registi al mondo.

  37. Rispondo a Manuel:
    Non penso sia proprio narcisismo ma piuttosto un modo diverso di fare cinema.
    In fondo se la trama è così inportante per i tuoi criteri di valutazione, faresti meglio a leggerti un libro.
    I personaggi sono fantastici, la fotografia stupenda.
    Ammetto di non essere un esperto di cinema, ma per quel poco che so questo mi è sembrato un bellissimo film.
    Consigliato agli amanti dei film noir.
    NOTA: ancora meglio se visto da rosti!

  38. Adesso arrivo io che sono vostro zio.
    Vi prendo per i capelli e vi sbatto un alluce in culo!

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