Un ritratto vi sopravviverà

Piermaria Romani e il Paese Reale (1)Piermaria Romani e il Paese Reale (2)

Non vi chiedo neanche se a voi è capitato, perché so che è impossibile. Da qualche giorno in ufficio tutti mi guardavano strano, tipo “hai un biglietto con scritto ‘prendimi a calci’ attaccato sulla schiena”. Invece ho scoperto – ma dopo un po’ – che la causa era una busta a me indirizzata che faceva bella mostra di sè sul tavolo della reception. “Embè? È una normale busta!”, mi son detto, proprio nel momento in cui la giravo e mi accorgevo che no, non era affatto normale. C’era appiccicato sopra un ritratto di Buttiglione in formato A4 e, accanto, un’esortazione. La busta si rivolgeva a me. Personalmente. E siccome non sono maleducato, leggo: “Considerami e vincilo! Prima super riffa per onesti faticatori dei media. C’è un paese e un’opera artistica sul sociale che lo contempla: bella, potente, scriteriata. Un lavoro a cui serve qualcuno che ne parli sui media. Se sarai tu parteciperai all’estrazione del ritratto a pastello a fianco e un week-end per con escursione sul delta del Po. Se l’incipit ti ha preso, apri la busta, e leggi cosa. Buona vita”. Beh, io l’ho aperta, scoprendo non so se con sollievo o terrore, che il mittente era Piermaria Romani, geniale collaboratore del “fu” Cuore, inarrivabile in quanto folle. Per chi non lo ricordasse, sto parlando dell’autore di varie pepatissime interviste e delle rubriche “Niente resterà impunito – Rassegna dei crimini del dopoguerra”, “Mai più senza”, “Paese Reale”.
“Paese Reale” era, in particolare, una delle idee di Cuore che ho più apprezzato, da lettore prima e da redattore poi: aveva, alternativamente, l’effetto di un pugno nello stomaco o di un sorso d’acqua fresca. Tutto dipendeva dal soggetto che Romani aveva ritratto quella settimana (già: “Paese Reale” era il disegno di un volto, a tutta pagina) e dalle poche righe di didascalia: chi era; qual era stato il giorno più bello della sua vita; quale il più brutto; che lavoro faceva; quanto guadagnava. Mi sono armato di scanner per potervi presentare qualche esempio:

Paese Reale (1) Paese Reale (2) Paese Reale (3)

Una volta chiuso Cuore, Romani ha continuato a portare avanti “Paese Reale”, immaginandosi come l’ideatore di un’opera d’arte che non avrà mai fine. Dal 1991 ad oggi ha iniziato a ritrarre 367 concittadini con l’obiettivo di tratteggiare i visi di tutti (tutti!) gli abitanti di Stienta, il suo paese di nascita nel comune sul Po, in provincia di Rovigo ma a 16 chilometri da Ferrara. Quando non potrà più occuparsene, a lui subentrerà qualcun altro, perchè far sopravvivere questa iniziativa ai volti e ai visi immortalati, alle nascite e alle morti, significa dare uno scacco al tempo.
Ora i ritratti fino ad oggi realizzati sono in esposizione permanente presso il municipio di Stienta.
Vale la pena vederli ma, prima di passare la parola direttamente a Piermaria, desidero assicurarvi una cosa: io, da allora, non ho più visto tanta poesia scaturire da un gesso o un pastello.

PAESE REALE / DA QUI ALL’ETERNITÀ
di Piermaria Romani

Cormac McCarthy – Questo mondo che ci pare una cosa fatta di pietra, vegetazione e sangue, non è affatto una cosa, ma semplicemente una storia. E tutto ciò che questa storia contiene è la somma di tutte le storie minori, che sono quindi la stessa storia e contengono in sé tutto il resto. Quindi tutto è necessario. Ogni minimo particolare. Non si può fare a meno di nulla. Nulla può venire disprezzato. Perché non sappiamo dove stanno i fili. I collegamenti. Il modo in cui è fatto il mondo.

Come tutti noi, dato che sappiamo qualcosa sull’aldiquà ma sull’aldilà le informazioni risultano ancora parecchio lacunose, questo lavoro tende all’infinito.
Nel corso della vita infatti, buona sorte permettendo, e anche magari un mecenate, una banca o, una fondazione che mi consenta di occuparmi solo di questo, ho intenzione di ritrarre tutti gli abitanti di Stienta, ossia del mio paese di nascita abitato da circa 3000 persone, finchè morte non mi separi.
E sarebbe bello che come nei fumetti dell’Uomo Mascherato dove “L’ombra che cammina” trasmetteva all’erede i suoi poteri con il compito di far trionfare il bene nella giungla, anch’io trovassi un’artista che voglia continuare questo progetto dopo la mia fine, perché ovviamente il ritratto degli abitanti di un paese non si conclude mai, continuando la gente sempre a nascere. E lui a sua volta un altro che prosegua il gioco, e via così fino all’infinito, dando scacco al tempo e ai limiti dell’umano. Cercasi pertanto i eredi, continuatori, il mio telefono è 0425-757756.
Dal 1991 a tutt’oggi tra residenti, ospiti e fedeli amici dell’uomo ho realizzato 367 ritratti. E sono in esposizione permanente nel municipio di Stienta, comune sul Po in provincia di Rovigo ma a 16 km. Da Ferrara. Sotto l’immagine compare ricavato da un intervista: il giorno più bello della loro vita, o quello più brutto, o il grande sogno dei soggetti ritratti, o il rapporto fra l’uomo e le bestie in questione. Questo per evidenzìare che non esiste un paese reale, che la realtà è una convenzione e perciò ognuno ha diritto ai propri voli, alle proprie fantasie, ai propri orizzonti, per quanto dementi, brutti, belli o banali che siano. Visto che viviamo dentro un grande racconto che ci sovrasta e nessuno può razionalmente pensare che si sviluppi per gli altri con gli stessi processi esistenziali che sono toccati a lui.
Tolleranza dunque per tutte le diversità, ma pure per qualsiasi debolezza, infigardia, dispotismo, errore o sciocchezza, perché siamo agiti molto, molto di più di quanto riteniamo agire, e dunque “tana libera per tutti”.


Questo lavoro poi non si cura della rassomiglianza, che forse riscontrerete, tra le facce disegnate e quelle vere dei soggetti ritratti. Questa è arte concettuale, nemmeno vedere questi ritratti è importante, conta mandare in giro che c’è questo sogno, questa ridicola sfida alla seriosità dell’eterno, di dire a chi vi pare: “sai, c’è uno che è fuori come un balcone che sta facendo un opera che non avrà mai fine”.
Anche perché se somiglianza esiste è casuale, non credo per nulla alla mitologia del ritratto che caratterizza una persona, non credo in questo tipo di rappresentatività. Abbiamo miliardi di espressioni durante la vita, come si può pensare che una ci individui, ci azzecchi, ci definisca una volta per sempre? Altra cosa: diverse persone che ho ritratto si sono lamentate perché le ho fatte brutte. Sappiano soprattutto costoro che il disegnatore ha per i suoi soggetti lo stesso trasporto delle madri per i propri figli: per lui sono veramente tutti belli e amati, tralasciando poi l’estrema relatività di ogni giudizio soprattutto in questo campo. Inoltre, in una società che spinge ad una omologazione di massa verso un patetico ricalco mal’ interpretato del divino, secondo gli attuali criteri lampadato, iperpalestrato o anoressico, la bruttura, ammesso che sia tale, rappresenta la massima forma di libertà. Ossia il rifiuto della perfezione obbligata a favore della consapevolezza della propria unicità. Espressione della nostra sola grande forza: l’accettazione delle nostre debolezze.
Cosa vuol’essere inoltre Paese Reale quindi? Vuol’essere la rappresentazione dell’irrappresentabile che ci tiene al mondo: i legami continui, pervasivi, incessanti e inestricabili dell’io con l’altro da sè. Chiamato via via influsso dei pianeti o della natura, influsso del tempo che passa e che cambia, influssi del caso o dell’interrelazione con il nostro prossimo.
Noi non siamo soli. è un coro continuo quello che ci accompagna e ci conforma. Per quanto ignaro l’io, la nostra identità, se a questo punto si può ancora chiamare identità, sta sempre assieme ed è sempre definita da questo altro da sè.
Noi non siamo soli, si vive di relazioni. Per quanto ignari siamo sempre avvinti agli archetipi del passato dei nostri familiari e dei loro avi e degli avi dei loro avi, e degli avi degli avi degli avi. E agli archetipi del nostro gruppo sociale di appartenenza, anch’esso influenzato da mille contaminazioni precedenti. E agli archetipi degli altri con cui veniamo in contatto, che li influenzano e ci influenzano in un groviglio senza fine né principio.
Paese Reale è dunque l’espressione dello sconfinato mélange universale che ci contiene, l’arcano contatto cosmico che tutti lega e di cui siamo perennemente imbevuti: io, voi, quelli che non ci conoscono e verranno a vedere questa mostra, e pure ciò che anche se non verrà presenzierà ugualmente, in quanto aleggiante su di noi. Determinante su quello che siamo ora e quel che saremo in futuro, ossia: i nostri lutti, le nostre rabbie, gli amori andati chissà dove, i giorni di sole goduti, la gioia per il puntuale arrivo dell’ora legale a marzo, le paure superate, gli incontri fortunosi e fortunati, le rimozioni, i colpi di culo, gli attimi di felicità, i tatuaggi della sfortuna, la saggezza che si impone a volte. Quelle cose cioè chiamate, in estrema sintesi, la nostra storia.

Ossia quel cammino verso il marameo imponderabile che ci stupirà dopo il trapasso. E Paese Reale perciò, da microcosmo padano di tremila abitanti assurge a scenario universale del divenire umano, dell’incommensurabile che culliamo dentro. Paese Reale è quindi opera mia? O è il passato, il paese Stienta, voi che leggete, che misteriosamente vi esprimete attraverso di me?
Infine questo lavoro vuole essere un segnale diverso nell’attuale sistema artistico, dove si producono troppo spesso opere che solo i ricchi possono permettersi e che comunque qualcuno, leggi critici soventemente prezzolati, deve sempre prima decifrare al popolo per avvalorare l’attuale patetico, cadaverico status-quo super classista. Fuori dal sistema dunque, fuori dai leccamenti ai critici, dalla vendita dell’opera come sinonimo di qualità, fuori dalle gallerie e dal loro irreversibile odore di morte. Fuori dalle gallerie e dentro la vita della gente, in luoghi dove i prodotti artistici si impastino con la vita. Nel municipio di Stienta quindi, in esposizione permanente, dove la gente passa tutti i giorni e vedrà se vorrà la propria faccia e la propria storia. Testimonianza insieme alle altre trecento e trentasette storie raccolte di una prova di forza fisica e mentale, lucidamente stupida e gratuita, body art de noantri, immenso totem evocativo della potenza e del divino che c’è in noi, altare laico al mistero di vivere. Avendo superato abbondantemente i limiti del serioso e dell’autoincensamento, mi scuso, ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato e concludo: forza Inter! Forza Spal! Forza Stientese!

Note tecniche: i disegni sono realizzati con penne a sfera, qualcuno a china, uno ad acquarello, altri sono fotocopie dipinte, altri a tessuto assemblato.. Qualcosa del formato grafico iniziale utilizzato deriva dai lavori di un grande fotografo slavo visto su Zoom oltre vent’anni fa, di cui non ricordo il nome.

Questa opera è dedicata a Luigi Barotto, Savino di Terlizzi e a mia zia Derna Romani. Ci fosse lo stampino per riprodurre su scala industriale gente così.

Paese reale è in esposizione permanente nel municipio di Stienta ( Rovigo) in Piazza Santo Stefano dalle 9,30 alle 12,30, dal lunedì al sabato. E anche dalle 17 alle 19 di ogni martedì e mercoledì. Per informazioni telefonare negli stessi orari allo 0425-746111. Tutti i ritratti saranno visibili e potranno essere scaricati gratuitamente dal sito internet della biblioteca del comune di Stienta attualmente in allestimento.

(Occhiobello, 10 gennaio 1991 – 30 marzo 2003)Piermaria Romani
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3 Commenti

  1. Pier Maria Romani era anche quello che nel 1995, alla festa di cuore, al pomeriggio teneva l’angolo del catechismo, e a chi sbagliava le risposte faceva cantare una canzone di Venditti versione karaoke? Fine del momento nostalgia.

  2. Grazie Gianluca per la segnalazione. Anche io lo ricordo alla festa di Cuore, il catechismo mi sfugge però. Paese reale era un gioiello, sono contento che sia continuato, uno come Romani va preservato fino ad almeno 2500 anni da ora, altro che erede…

  3. Sono il Sindaco di Stienta, paese che ha dato i natali a Piermaria Romani e che ospita permanentemente presso la sede municipale la mostra delle sue opere. Venite a visitarla, vi renderete conto che AS ha pienamente ragione “uno come Romani va preservato fino ad almeno 2500 anni da ora”. E andrebbero preservate, mutuate, moltiplicate le idee, quelle idee che ti fanno vivere, accapponare la pelle, ridere, pensare. Quelle idee che ti svegliano di notte o che non ti fanno addormentare. A tutto Piermaria ha dato un contributo. Per questo, anche in questa sede, desidero ringraziarlo. A tutti i lettori l’invito alla mostra è rinnovato.
    Paolo Forti

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