Niente quanto questo conciso gioiello di analisi a cura di Leonardo (scritto in tempi non sospetti, nell’era ante-polemica-con-Camillo) potrebbe essere in grado di seppellire finalmente, e una volta per tutti, il deathmatch tra fuffaroli e carta stampata. Poi sappiamo che non è vero, che se ne parlerà ancora per mesi, almeno fino a quando tutti i giornalisti non si saranno fatti un blog o, in alternativa, che tutti i blogger siano diventati giornalisti.
“La polemica tra blog e giornalisti durerà nei secoli dei secoli, senza fine, e senza neanche destare molto interesse. Mi preme soltanto segnalare alcuni punti fermi:
1) tutti hanno il diritto di fare quello che gli pare coi blog, compresi i giornalisti.
2) tutti possono criticare un blog, ma non sempre conviene.
Per esempio:
2/a) un blog che critica un giornalista è simpatico,
2/b) un giornalista che critica un blog è antipatico.
Vi piaccia o no, le cose stanno così, per lo stesso motivo per cui i bambini tifano per Jerry e non per Tom, malgrado Jerry non sia che un ladruncolo un po’ stronzetto, e Tom un povero diavolo che cerca di fare il suo mestiere. È ingiusto, ma è normale: ai bambini piacciono gli animali piccoli, vispi e birichini.
Gli adulti, invece, odiano i topi, che sono sporchi, odiosi, portano le malattie, e la notte fanno fastidiosi rumori coi denti
Per cui, se vi capita di vedere un vecchio cartone, cercate di capire da che parte state: se ridete col topo o soffrite col gatto. Se siete passati dalla parte di Tom, siete diventati adulti. E non è grave, anzi, è giusto. Trovatevi un lavoro serio, procuratevi il veleno, fate pulizie regolari, comprate giornali seri, e smettetela di perdere tempo coi blog, che sono solo puttanate.
Buona fortuna”.
Continuo a leggere qua e là invettive dei blogger contro i giornalisti. Purtroppo proprio in un momento in cui la stampa libera avrebbe bisogno di sostegno. Premesso che secondo me i blogger fanno benissimo a scrivere tutto quel che gli salta in testa finché ne hanno voglia, proviamo a chiarire qualche punto essenziale.
Per esempio mi sembra che la maggior parte dei blogger si rifiuti di capire che: i giornalisti sono spesso burocrati un po’ o molto più narcisisti degli altri burocrati. Chiedereste di cambiare il mondo a un impiegato della posta o del gas? Potete solo aspettarvi che lui conosca qualche indispensabile regola del suo mestiere e che la applichi in modo più o meno preciso, più o meno corretto, più o meno gentile, più o meno onesto o corrotto, secondo le circostanze e le proprie inclinazioni.
Giornalisti con altre intenzioni e ambizioni possono fare, e a volte fanno, le cooperative. Purtroppo le leggi del mercato rendono deboli e fragili le coooperative. Anche le più riuscite e battagliere fanno un’informazione quantitativamente grama – con inevitabili effetti sulla qualità – e arrancano dietro i giganti che raccolgono milioni di euro di pubbblicità, possono contare su ingenti finanziamenti bancari e politici, possono permettersi redazioni efficienti e reti estese di corrispondenti e di inviati.
Le strategie dell’informazione si decidono, soprattutto in Italia, altrove. Negli apparati economico-finanziari e attraverso i rapporti di potere all’interno della società, sempre connessi agli apparati proprietario-industriali che producono giornali. Qui si innescano circoli viziosi nei quali non è sempre facile districare le responsabilità. La maggior parte degli italiani ha fatto vincere Berlusconi (ci metto anche gli avversari che non hanno saputo fare), il cui prototipo di giornalista è Emilio Fede. Perché mai la maggior parte degli italiani dovrebbe avere un’informazione diversa da quella che fa Emilio Fede? Anzi, se la vedete da questo punto di vista i giornalisti potranno cominciare a sembravi persino un po’ eroici. Perché non mancano giornalisti – da chi avremmo saputo di Piero Ricca se non ci fosse stato il TG3? – che rischiano mazzate da orbi e rinunciano alle carriere per volere mettere un po’ in questione le suddette strategie.
La rete potrebbe essere una buona occasione per un rimescolamento. In una certa misura già lo è stata. Per l’Italia vi consiglio di fare un’occhiata. per esempio, ad articolo 21. Ma certo non si cambieranno le cose con il Web commerciale né con l’improvvisato giornalismo-karaoke di molti blog.
Fuffazione o informafuffa?
Il fatto e’ che Leonardo e’ un genio, mentre i nostri giornalisti sono amati come gli avvocati in america. Mi stupisco che non ci siano in giro le stesse barzellette!
Sottoscrivo: Leo è un genio.
Per Swit: perché i blog devono “tutti” essere informazione? Perché mai bisogna considerare giornalismo (l’accostamento al karaoke lascia il tempo che trova) lo scrivere di “molti blog”? Ma chi te lo ha detto? Pur rispettando il tuo parere, assolutamente, mi sento di dire lo stesso “basta con le etichette”, ognuno scelga quello che vuol fare delle sue navigazioni e del suo blog. Se gli avanza tempo e non riesce a trattenersi cerchi pure di codificare tutto, bontà sua.
Vendesi etichettatrice appena revisionata, citofonare Quintostato.
aggiungo volentieri la mia firma sotto quella di chiunque affermi che Leonardo è un genio, aggiungo inoltre che Leonardo è proprio Leonardo, come scrive parla per intenderci. Chiunque si scagli contro di lui farebbe bene a verificare prima che la sua coscienza sia linda ed immacolata, altrimenti finirà per farsi del male. Rocca ne sa qualcosa. Aggiungerei quindi il corollario:
2/c) un giornalista che critica Leonardo ha istinti suicidi.
per SWIFT: tutto vero, ma allora che la smettano di definirsi “giornalisti” e si accontentino di un più realistico “apparatchik” o “agit prop” (ed io alla fine degli anni ’70 avevo 8 anni, chiaro?)
Simpatico ed essenziale.
Ma io ho premesso – lo preciso a SPIRITUM – che per me ognuno può scrivere quello che gli pare. Chiarisco: ognuno sceglie i suoi temi, il suo stile e trova eventualmente i suoi interlocutori. Con poesie d’amore o con esercizi svolti di ragioneria. Ci mancherebbe. Resto invece dubbioso proprio di fronte ai blog che pretendono di fare informazione rivolgendosi indistintamente a tutti, che scelgono e rigirano a caso le notizie ANSA e quelle dei principali giornali in rete, che commentano senza aggiungere pensieri o emozioni particolarmente originali. Non trovo niente di male neanche in questo – non ho niente di personale contro il karaoke – però non sono disposto a prendere sul serio chi dice che si tratta di qualcosa di più interessante del vecchio giornalismo pieno di difetti. La blog-informazione dovrebbe approfittare delle nuove possibilità per dare notizie che gli altri media o non danno o danno in maniera poco comoda i fruitori, e per esprimere punti di vista che nei giornali di carta difficilmente troverebbero spazio. Un modello riuscito mi sembra quello che è successo in rete durante e dopo il G8 di Genova. Attraverso la rete si sono conosciuti subito fatti che alcuni giornali tradizionali avrebbero voluto far finta che non fossero mai avvenuti. Si è raccolto materiale documentario alternativo, si sono contestate con buoni argomenti le versioni ufficiali. Però a Genova c’erano persone che s’impegnavano a vedere quello che succedeva in giro, a filmarlo, a raccontarlo. In quanti “blog giornalistici” succede questo? Via, non scherziamo.
La faccenda è secondo me un po’ più complicata di come la riassume LIVEFAST. Io ho detto che i giornalisti sono spesso (non sempre) burocrati, che sono come impiegati della posta o del gas (se non ci fossero vivremmo peggio) e che non sono tutti uguali. E’ abbastanza chiaro che se a uno fa schifo il blog X non dovrebbe prendersela col blog Y e con tutti gli altri blog. Allo stesso modo se a uno fa schifo un articolo di Giuliano Ferrara non se la dovrebbe prendere con Stefano Benni con Giorgio Bocca, e viceversa. Noto che invece quando i blogger parlano di giornalisti hanno voglia di generalizzare. E stranamente finiscono con l’usare come principali bersagli alcuni giornalisti più spregiudicati che si sono avventurati a curiosare tra i blog, forse all’inizio un po’ frettolosamente, certo beccandosi qualche smorfia e qualche occhiata storta dai colleghi in redazione che nemmeno sanno che i blog esistono o preferirebbero che non esistessero. E’ sicuro che un giornalista a cui i blog stanno antipatici non scriverà mai la parola blog in un suo articolo, finché potrà, neanche per dire dei blog il peggio possibile. P.S. Io alla fine degli anni 70 avevo 80 anni. E allora?