Forse non tutti sanno che…

La lettera di Silvio Berlusconi a Giuliano Ferrara ospitata dal Foglio era, in origine, parecchio diversa. Leonardo, il geniale autore della scoperta, pubblica la prima – e fino a questo momento inedita – stesura:

Silvio BerlusconiCaro direttore, scrivo a lei perché il suo giornale è stato l’unico a ricordare i due giorni terribili della democrazia italiana, il 29 e il 30 aprile del 1993. Il 29 aprile di dieci anni fa un uomo di Stato, simbolo di una classe politica ormai irrecuperabilmente invisa alla pubblica opinione, Bettino Craxi, fu sottoposto al voto segreto della Camera dei deputati. In quei due giorni molti italiani hanno creduto di sentire i rintocchi funebri per la Prima Repubblica, e hanno festeggiato la fine di un regime corrotto e illiberale, in mano a una cricca di politici senza scrupoli e senza vergogna.

Tra questi italiani c’ero anche io, che a quel tempo ero ancora un imprenditore. Io, che col malaffare imperante della Prima Repubblica ho dovuto imparare a convivere, sin da quando muovevo i miei primi passi nel mondo dell’edilizia, e poi della televisione, del mercato pubblicitario, della finanza, dell’editoria, del calcio. Sì, non ero che un imprenditore che amava il suo Paese e credeva di poterlo rendere più bello e più moderno: credevo nella concorrenza e nel libero mercato. Chi mi ritiene responsabile di questa degenerazione, non mi fa giustizia. Molto prima che io diventassi il monopolista che sono dovuto diventare, la bustarella era già la prassi consolidata delle trattative tra imprenditoria e pubblica amministrazione. Non sono certo stato io a introdurla, né avevo il potere di sottrarmi all’abbraccio dei vari Craxi, Forlani, Andreotti, che avevano il potere di strangolarmi.

Per questo mi sento di affermare in piena coscienza che io, alla stregua di tanti italiani, non sono stato un complice, ma una vittima. I miei successi nel mondo dell’edilizia, dell’editoria, dello spettacolo, non sarebbero stati ancora più eclatanti, se ottenuti in un libero mercato, senza la necessità di oliare a ogni passaggio fior di politici, amministratori, giudici e altri intermediari? La prima Repubblica è stata, per me, per noi che l’abbiamo vissuta sulla nostra pelle, un lungo incubo, dal quale ci sembrò di svegliarci il 29 aprile del 1993.

Pia illusione, caro direttore. Il 30 aprile del 1993 cominciava soltanto la seconda parte dell’incubo, ancora più spaventevole e affannosa. La persecuzione, il ricatto. Il clima di linciaggio creatosi in quei giorni non tardò a riversarsi su chi, come me, era considerato a torto o a ragione (a mio avviso a torto) complice del sistema. Per far fronte alle accuse e alle minacce, non ho trovato altro modo che scendere in politica, come lei ben sa, malgrado la mia scarsa attitudine in questo campo. A malincuore ho dovuto separarmi dalla gestione delle mie imprese, che a tutt’oggi restano il mio principale interesse: e pure di questo vengo quotidianamente rimproverato dalla stampa di tutto il mondo. E forse non a torto. La mia vita è divenuta un’interminabile gioco al rilancio, e forse – temo – un tragico bluff. Per salvare le mie aziende ho dovuto corrompere i politici; per salvare me e i politici corrotti dalle accuse di malversazione, ho dovuto inventarmi statista. E in un modo o nell’altro, ce l’ho quasi fatta.

Ma oggi sono stanco, e malato, e non ho più il cuore di continuare con questa finzione. Leggo che Previti è stato condannato per corruzione: non posso che rallegrarmene. Sì, caro direttore: so che per una questione di correttezza e di decoro istituzionale dovrei attendere appelli, contrappelli e cassazione prima di esternare la mia soddisfazione. Ma se conosco bene quell’uomo so che la tirerà ancora per le lunghe: venti, trent’anni, forse, e io sono vecchio. E se sono invecchiato anzitempo, è colpa di personaggi odiosi come Previti, simboli di un malaffare e di un’arroganza che non sono affatto tramontati dopo il 1993: iene senza scrupoli e senza vergogna che ancora oggi mi ricattano e pretendono riforme della giustizia ad personam. È tempo che io mi chiami fuori da questo gioco, forse veramente più grande di me. Cada Berlusconi, dunque, con tutti i filistei, lacchè infidi e infami come Previti. So solo io quanto quell’uomo mi abbia fatto soffrire: eppure ho la presunzione di credere che la Storia mi assolverà. Non sono che un uomo che ha ritenuto giusto venire a patti con la Bestia, che non ha mai smesso di lottare, e che oggi, constatata l’impossibilità fisica a continuare, si arrende.

Le anticipo dunque che nella giornata di domani rassegnerò le mie dimissioni da Presidente del Consiglio dei Ministri a Carlo Azeglio Ciampi. La ringrazio per la sua fedeltà e per la sua comprensione. Suo

Silvio Berlusconi

Com’è poi andata veramente potete scroprirlo sul blog di Leonardo.

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8 Commenti

  1. dove si trova tutto questo scandalo? voglio dire, al di la’ di tutto e’ comunque un uomo che e’ riuscito a fare della corruzione imperante italiana qualche cosa di costruttivo… e quanto. Di tanti che rubano, che ladrano, che smuovono pedine per i propri tornaconti, almeno questo qualche cosa porta a vantaggio anche mio. Sistema di logica la sua, del tipo winwin.
    Per un sistema corrotto non e’ male riuscire a portare fuori dal proprio cilindro un risultato. Per mia grande sfiga ho dovuto scoprire sulla mia pelle cosa significhi il disincanto dal credere che esista un “sistema pulito”. Politica, mazzette… crederai mica caro gianluca che queste esistano solo ad alti vertici? Esistono se sei un sales che deve oliare la filiera su cui operi per portare a casa commesse di lavori.. (penso a chi sviluppa siti web e vuole portarsi a casa il cliente prestigioso.. mica conta poi tanto il nome della webagency.. conta anche altro… e non scendo nel dettaglio.. ma le regalie sono all’ordine del giorno, nei siti, nelle webagency, nelle realta’ piu’ elevate di strutture.. al punto che e’ quasi fenomenale vedere come alcuni sistemi di rilevamento statistico siano propensi in italia a farti avanzare di ranking se paghi.. vale per l’online, ma vale anche per i rilevamenti statistici per la G.D.O).. esistono se sei geometra e hai bisogno di concessioni al catasto.. esistono se sei medico legale e la mazzetta della compagnia assicurativa per dichiarere il falso ti fa piu’ comodo che riconoscere quel tuo amico greco di nome Ippocrate. Esiste se decidi di imbarcarti nell’avventura di diventare ufficiale delle fiamme gialle e farti un concorso viziato fin dal principio, peccato scoprirlo solo dopo sei mesi dalla prima prova all’Ergife Hotel. Insomma.. per ogni settore, ogni ambiente di questa fottutissima societa’ civile, poco importa il colore politico di appartenenza.. esiste sempre un “giocare fuori dalle regole”. Un po’ come se la nostra vita fosse una perenne partita a poker seduti ad un tavolo in cui c’è anche un baro. O impari a barare, o impari a difenderti dalle mosse del baro. Ma dal tavolo difficilmente riuscirai a fare allontanare il baro ed il sistema perverso insito nel “barare”. berlusconi? BEH..uno che si e’ comprato tutti i tavoli, la sala da poker ed il casino’.. venghino signori e signore.. venghino.. ma almeno un Berlusconi oltre acqua al suo mulino, qualche cosa ha dato anche a noi. Craxi forse anche.. (dai su.. gia’ solo questi bellissimi panettoni di cemento che invadono milano. e fortunatamente dipinti da paopao . n.d.r. mi mormorano fosse azienda della moglie…). come riportavi poco tempo fa effettivamente uno puo’ passare tutto il proprio quotidiano con il sorriso finto di quest’uomo “miconsenta”.. beh, io lo preferisco a tanti altri che hanno speculato solo per se stessi.
    il regime democratico? esiste solo per gli idealisti.

  2. thomas sono sostanzialmente daccordo con te. pero’ dimmi, che dovremmo fare? Arrenderci? Chi si arrende al sistema, dovrebbe per lo meno tacere. E invece, considerati quanti siano gli italiani che passano il loro tempo a fare le pulci al vicino (da quello di posto al cinema a quello di scranno in parlamento), mi viene da pensare che le cose che tu dici non siano cosi’ vere o (cosa piu’ probabile), che siamo un popolo di quaqquaraqqua’ e i governanti che abbiamo ci rappresentino fedelmente. in entrambi i casi, con un minimo di esame di coscienza, forse, almeno smetteremmo di litigare, ricordando quello che si diceva dalle mie parti: “il piu’ pulito c’ha la rogna”.

  3. sooshee.. beh. no, io non dico di arrendersi. arrendersi a chi? al baro? ai bari? no. ognuno trova la sua via. per vincere nonostante… o per vincere usando mezzi simili o analoghi. Non e’ poi tanto sbagliata la questione “o stai col sistema o sei fuori”.. il punto e’ che suona come “se tutti si buttano dalla finestra tu che fai? ti ci butti anche tu???”

    la mia soluzione sarebbe partire dal basso.. partire dalla famiglia in forma preventiva, ma se poi ci si scontra con il reale. I miei genitori mi hanno dato un certo tipo di educazione che in ambito lavorativo si e’ andata a sgretolare. Non dove sono ora, ma in altre sedi i compromessi, le oliature degli ingranaggi.. le commistioni politiche erano all’ordine del giorno. il mondo reale non e’ così patinato come ce lo vendono. E allora che senso ha invece colpire chi ql.sa invece ha fatto? almeno ha fatto. e mi piace pensare che il suo di sistema, abbia trovato un corso costruttivo oltre al personale tornaconto di magnamagna. Ma mi viene da ridere quando vedo chi dall’opposizione guarda la sua trave (peraltro nemmeno nascosta) e non sa piu’ come fare per nascondere una quantita’ ignobile di pagliuzze.. che tutte sommate.. bleah.. coop rosse.. finanziamenti.. giochi squallidi di potere.. toghe corrotte.. bah.

  4. Fare? E cosa? E perchè? Cos’è ‘sta smania autodistruttiva? Qual è il premio? I soldi? il Potere? La riconoscenza? E la riconoscenza di chi? Ma cosa avrebbero costuito poi?

    No guarda, lascia proprio perdere!
    Alla lunga (e sottolineo: alla lunga) da questo tipo di ragionamenti, condizionamenti, conformismi non viene fuori nulla di buono. Vincere dici… ma vallo a dire alle persone nelle cui mani lasceremo poi una società marcia e corrotta, con cui dovranno fare i conti molto più di noi.
    Le prossime generazioni penseranno a noi come una manica di invertebrati, che hanno distrutto tutto quello che di buono poteva esserci in una convivenza civile solo per vendere qualche contratto in più. Ne vale la pena? Per farti una macchina più grossa, una villa abusiva, un viaggio ai Caraibi?
    E’ una piramide: ognuno scarica la responsabilità delle proprie porcherie su chi sta sotto, su chi sta dopo. Ma una volta raggiunta la base che si fa?
    Ora vado a vomitare, con il Vostro permesso…

  5. mica tutti devono leccare il culo per lavorare. fate lavori meno remunerativi e non ci rompete i coglioni

  6. “O impari a barare, o impari a difenderti dalle mosse del baro. Ma dal tavolo difficilmente riuscirai a fare allontanare il baro ed il sistema perverso insito nel “barare”. Mi dispiace Thomas, ma non concordo. Capisco barare col baro, ma poi se incontri quello onesto devi essere onesto. Se la “summa” della nostra società deve essere la standardizzazione dell’inculata e la totale mancanza di scrupoli, vogliamo renderci conto (oltre al lato economico) di cosa ciò voglia dire anche a livello interpersonale? E’ veramente così bello sapere di non potersi fidare di nessuno, non potere stimare nessuno (nemmeno se stessi)? Se fossimo tutti stronzi come certa gente di potere allora come loro ci incontreremmo solo per spartirci qualcosa, non per il piacere della conoscenza e della conversazione. E poi, comunque, potrai pure fare tutti i miliardi che vuoi ma che sei stronzo c’è il subconscio che se lo ricorda bene e passare la vita a ritenersi in-primis stronzo…che bella vita.

  7. TELEKOM SERBIA? OPS:::: e come e’ che qui nessuno ne dice nulla? solo quando c’e’ da inveire dietro mi consenta? :)) Si riapre il caso di Telekom Serbia.. forse oggi a Lugano i primi documenti “conprovanti e compromettenti” per prodi, fassino e soci… i fatti sono questi..

    nel giugno 1997 Telecom Italia acquistò dal governo serbo il 29% di Telekom Serbia consegnando sull’unghia a Slobodan Milosevic 878 miliardi dei contribuenti italiani (TI non era stata ancora privatizzata ed era controllata dal governo dell’epoca, primo ministro Prodi, mini! stro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi); cinque anni dopo TI restituisce al nuovo governo serbo democratico la partecipazione in cambio del pagamento dilazionato di 378 miliardi di vecchie lire (195 milioni di euro); per ogni 100 lire investite nell’avventura serba ne sono tornate a casa 43: non c’è che dire, un gran bell’affare!

    Ma se la partita economico-finanziaria è finita, rimane ancora aperta quella politica, a partire dalle responsabilità di chi avallò all’epoca, con atti o omissioni, l’affaire Telekom Serbia: il presidente del Consiglio Romano Prodi; il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi; il ministro degli Esteri Lamberto Dini; il sottosegretario agli Esteri con delega ai Balcani Piero Fassino. La commissione parlamentare d’inchiesta ha iniziato a dipanare il velo di omertà e silenzio che ha coperto finora la genesi di Telekom Serbia; cercheremo di fornire ai commissari un aiuto nella loro opera, come abbiamo già fatto rispetto al lavoro della Procura della Repubblica di Torino, di cui attendiamo, a quasi due anni dall’apertura delle indagini, i risultati.”.

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