Se non si trattasse di un mero esercizio di retorica paracula (peraltro poco condivisibile) finalizzata alla propaganda di un bieco sencondo fine, l’articolo di Giuliano Ferrara in risposta ai fremiti pacifisti di Veronica Lario sul Foglio di ieri sarebbe un pezzo d’antologia:
Cara Veronica, a mio figlio farei questo discorso. Figlio mio, il dolore e la violenza sono di questo mondo. Lo vedi tutti i giorni: i cani digrignano i denti, i gatti affilano le unghie, la gente amata se ne va e non ritorna, i detenuti pascolano nel loro giardino di cemento, gli ammalati soffrono, si piange di rabbia, di malinconia, d’amore. Si prega il padre nostro perché venga il suo regno, segno chiaro che non è venuto. Però vedi anche come sono belle le giornate, e puoi contare i molti sorrisi di quelli che ti vogliono bene. Puoi credere, puoi godere di una fede illimitata, cercare e trovare la pace nella tua stessa anima, regalarla domani ai tuoi figli. Riscattare dolore e violenza è talvolta possibile, sradicarli non è possibile. La speranza ha un limite. (Totò avrebbe detto: ogni limite ha la sua speranza.) Adesso, per intenderci senza troppo impegno, quel limite chiamiamolo responsabilità.
Sarei un bel trombone se ti dicessi che devi impegnarti, che devi scegliere da che parte stare in nome di un superiore dovere morale. Puoi benissimo scendere in piazza con l’arcobaleno, e hai diritto di disprezzare il mondo e la politica, di sognare un treno che fischia sotto la luna e che si annuncia sempre e non arriva mai. Ma sei sicuro che sarai più felice vivendo in una speranza senza limiti? Sei sicuro che sia nella tua natura appartarti nella folla e rassicurare la tua coscienza per il bene degli altri? Sei certo che quel bene sia tutto il bene di tutti gli altri, e che da questo bene non sia escluso un bambino israeliano che va a scuola sul bus, un americano nero giallo bianco o meticcio che prende il caffè sopra un grattacielo, un iracheno governato da Saddam Hussein? Non vuoi almeno provare a stare solo con te stesso, a studiare la pace e la guerra come alternative di fatto ad una soluzione data, come un problema di geometria o di algebra, come una misteriosa questione di ragione e non come una banale stretta del cuore?
beh,c’è proprio chi certe cose non le vuole vedere….oppure è troppo preso da altri impegni x vederle.
>>la gente amata se ne va e non ritorna<< e’ una perifrasi della morte o un avvertimento? ;-)
Patetico, roba da paranoie mentali adolescenziali.
Cattivoni che siete… una volta che mette nel cassetto coltellacci sadici e frattaglie sanguinolente e mi diventa bucolico, tutti a criticarlo… mai contenti. Vorrei vedere voi, a scrivere una lettera alla vostra principala… cosa pretendevate, che la trattasse come tratta lerner?
Il figlio di Ferrara, a questo punto, è semplicemente fortunato solo per il fatto di non essere mai nato.
a me invece la lettera piace.
anche a me.
Pieno di merda, come al solito. Ferrara è ossessionato da se stesso, altro che redenzione. Vorrei vedere lui a fare l’oppositore politico di Saddam a Baghdad, o il marine d’assalto. Ve l’immaginate… quanta pena poveretto!
peace and love a quello snob del cactus
http://www.braind.blogspot.com
A me, ripeto, piace per com’è scritta, non per ciò che dice. Bisogna anche saper discernere. Per quanto incondivisibile e, ribadisco, alquanto subdola e paracula, è quasi un pezzo d’antologia.
Si si, scritta benissimo si vede che il ragazzo ha studiato……peccato che il materialismo gli ha dato alla testa!
Scritta bene, ma come spesso succede scritta quardando solo da una parte.
Faccio un esempio senza dilungarmi troppo: e i bambini di Gaza schiacciati dai bulldozer?