My brother, su Clarence, riguardo all’“arte del Nastrone”: “Non sono mai stato un grande artista del nastrone e Dio solo sa quanti ne ho fatti. Quasi tutte le ‘cassette’ sono dettate dagli ormoni e hanno lo scopo di far apparire l’autore più interessante e ‘maledetto’ di quanto sia in realtà. Il nastrone è un arte prettamente maschile. Le donne comprano la compilation del Festivalbar, Hitmania (dance e non) e la Deejay Parade. Ne ho conosciuta solo una che si autoproduceva dei nastroni in cui c’era solo Carrie degli Europe ripetuta nei due lati finché lo spazio lo consentiva…”. Continua qui. E, a proposito dei supporti utilizzati: “Il nastrone per me è rigorosamente su cassetta: i CD e gli MP3 hanno una miriade di altre qualità, ma di certo non il fascino di una TDK da 90. Questo dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che la mia è una generazione di precoci rincoglioniti. Neanche trent’anni e ci troviamo con i lucciconi se ripensiamo alla ‘robapazzachestrumpallazza’ o a una TDK da 90. Poi ascoltiamo musica soltanto su minilettori MP3 da 20 giga. Ovviamente ne ho uno anch’io, piccolo e bianco, di cui non menzionerò la marca per salvare quel che resta della mia reputazione”.
L’arte del Nastrone
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ahi ahi.. bianco, venti giga.. beh.. buono, invece di un creative zen un fantastico apple ipod da 20gb firewire! :))
bel pezzo. ma voi eravate per le tdk o per le sony. o eravate per delle superundeground maxell?
TDK 90 color antracite (altro che trasparenze per vedere la fine del rullo!), Maxell al cromo e Basf al ferro sovraincise settantamila volte!
Non usavo nemmeno il counter della piastra, andavo ad occhio: guardavo quanto nastro rimaneva e decidevo per il minutaggio dell’ultimo pezzo.
Alle medie vendevo i miei supernastroni col pop rock di inizio eighties, poca roba ma la soddisfazione di piazzarle tra i miei compagni di classe era enorme.