Ricevo da Marco Schiavone la segnalazione di un episodio raccontato nella rubrica ‘Riservato’ da l’Espresso n. 11, a cura di Paolo Forcellini: “Daniele Luttazzi racconta a ‘l’Espresso’ un episodio realmente accaduto. «Bebo Storti, l’indimenticabile conte Uguccione di ‘Mai dire gol’, è in tournée con il monologo drammatico ‘Mai morti’, lo sfogo tragico di un nostalgico di Salò. Dopo l’irruzione di facinorosi di destra alla prima di Roma (dovette intervenire la polizia) si susseguono le minacce ottuse all’attore e ai teatri che lo ospitano in tutta Italia. Qualche settimana fa, a Genova (l’indimenticabile sede della tonnara alla scuola Diaz nei giorni del G8), il teatro in cui Bebo avrebbe dovuto recitare è stato imbrattato da scritte spray intimidatorie, la cui violenza ha indotto i responsabili del teatro a informare la Digos locale. La Digos manda un funzionario a esaminare la faccenda. Il funzionario si fa raccontare i fatti, esegue un sopralluogo, dice: ‘Sappiamo chi sono, quattro giovinastri’, rassicura tutti: Storti stia tranquillo, due agenti in borghese saranno presenti a ogni rappresentazione e la Digos lo accompagnerà in auto, dall’albergo al teatro e dal teatro all’albergo. Si diffonde un sentimento di sollievo. In quel mentre suona il telefonino del funzionario Digos. La musichetta del telefonino è ‘Faccetta nera’»”.
Sfatiamo un mito: anche i fascisti vanno a teatro
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a meta’ fra una barzelletta e philip k. dick. bellissimo aneddoto. ma chi e’ che mi raccontava, quando ero ragazzino e facevo attivita’ politica, che i celerini erano tutti fasci, ma quelli della digos tutto sommato erano passabili?
La facoltà di espressione non è più un diritto
Lo dico subito, così ci siamo tolti il dente: per quanto improbabile possa sembrare, gli idioti non stanno solo a