Macarò… m’hai provocato e io me te magno!

Vic, su Giovani Tromboni, mi riprende per il romanesco scolastico: Gianluca Neri, esattamente come un amico milanese che redarguii in privato, usa malissimo le esclamazioni romane”. Ha ragione. Anche quando scrive: “Amici milanesi, lo so che ci invidiate per molti giustificati motivi, ma non tentate di imitarci. A Roma nessuno va in giro chiamando ‘ghisa’ i pizzardoni, o intona con occhio umido lodi alla ‘madunina’ rimirando in controluce il cuppolone al tramonto”. La mia abissale ignoranza è del resto dimostrata dal fatto che solo in questo momento scopro cos’è un pizzardone. Chiedo venia: non saprei spiegare perché, ma sono in una fase romanesca, in cui titoli e frasi mi escono così. O, per lo meno: mi sembra abbiano un senso solo così. A Roma invidio un sacco di cose, tra cui il modo in cui particolari espressioni in dialetto si adattano perfettamente al commento immediato di determinate situazioni. Quindi portate pazienza e siate tolleranti. Che tutti, una volta o l’altra, siamo stati Totò e Peppino al cospetto del ghisa.

TOTÒ: (a Peppino) Ma tu ci credi? ‘Sto paese è così grande che io non mi raccapezzo.
PEPPINO: Ma come si fa?
TOTÒ: Bisognerebbe trovare qualcuno, che so?, per sapere l’indirizzo di questa Marisa Florian…
PEPPINO: (indicando un vigile urbano) Domandiamo a quel militare là.
TOTÒ: A quello? Ma che, sei pazzo? Quello dev’essere un generale austriaco, non lo vedi?
PEPPINO: E va bene… Siamo alleati!
TOTÒ: Siamo alleati?
PEPPINO: Eh.
TOTÒ: Già, è vero: siamo alleati.
PEPPINO: Siamo alleati.
TOTÒ: Andiamo. (Lo prende per mano e vanno insieme dal vigile). (Al vigile) Excuse me! (Pesta un piede a Peppino).
PEPPINO: Ahi!
TOTÒ: (a Peppino) E scansati! (Poi al vigile) Scusi, lei è di qua?
VIGILE: Dica.
TOTÒ: È di qua?
VIGILE: Si, sono di qua. Perchè, m’ha ciapa’ per un tedesco?
TOTÒ: Ah, è tedesco? (A Peppino) Te l’avevo detto io che era tedesco…
PEPPINO: Ah… E allora come si fa?
TOTÒ: Eh, ci parlo io.
PEPPINO: (scettico) Perchè, tu parli…
TOTÒ: Eh: ho avuto un amico prigioniero in Germania. Non m’interrompere, se no perdo il filo. (Al vigile) Dunque, excuse me, bitte schòn… Noio (indica sè e Peppino)
VIGILE: Se ghe?
TOTÒ: (a Peppino) Ha capito!
PEPPINO: (a Totò) Che ha detto?
TOTÒ: (a Peppino) Dopo ti spiego. (Al vigile) Noio… volevam… volevàn savoir… l’indiriss… ja..
VIGILE: Eh, ma bisogna che parliate l’italiano, perchè io non vi capisco.
TOTÒ: Parla italiano? (A Peppino) Parla italiano!
PEPPINO: (al vigile) Complimenti.
TOTÒ: (al vigile) Complimenti! Parla italiano: bravo!
VIGILE: Ma scusate, dove vi credevate di essere? Siamo a Milano qua!
TOTÒ: Appunto, lo so. Dunque: noi vogliamo sapere, per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare. Sa, è una semplice informazione…
VIGILE: Sentite…
TOTÒ e PEPPINO: Signorsì, signore.
VIGILE: … se volete andare al manicomio…
TOTÒ e PEPPINO: Sissignore.
VIGILE: … vi accompagno io.
TOTÒ e PEPPINO: Sissignore.
VIGILE: (li saluta, ma prima di allontanarsi) Ma guarda un pò che roba! Ma da dove venite voi, dalla Val Brembana?
TOTÒ: (a Peppino) Non ha capito una parola…
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2 Commenti

  1. Una sola raccomandazione: trattenete quest’estro romanesco ch’entro vi rugge, quando passate da Roma. Così, per evitare incidenti. Per migliore comprensione, riporto un dialogo intercorso con il citato amico milanese:

    MI>> Ecco, “sticazzi” invece e’ sinonimo di “porca miseria…” detto
    MI>> con tono dispiaciuto, tipo “sai, mi e’ morto il gatto, gli ero
    MI>> affezionatissimo, come se fosse un fratello” “sticazzi…”
    MI>>
    MI>> No, eh?
    >
    RM> L’esatto contrario, “non me ne frega un cazzo”.
    RM> Prova a rispondere “sticazzi” ad un romano che ti parla del gatto
    RM> schiattato, vedi come e’ felice.

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