Il Pendolino e l’Espresso

l'EspressoA me capita di leggere l’Espresso e Panorama esclusivamente in una determinata occasione: quando prendo il pendolino. Milano-Firenze: l’Espresso; Ritorno in serata, Firenze-Milano: Panorama. Ora che ci penso non so quale sia il motivo che mi spinge a reiterare questa pessima abitudine. Duole dirlo, ma la maggior parte delle cazzate da cui traggo ispirazione (e che poi, nel giro di qualche ora, inevitabilmente dimentico) provengono da l’Espresso.
Letta sul numero di questa settimana (vado a memoria, per cui perdonate eventuali imprecisioni: la sostanza – garantisco – è la stessa): “Un servizio fotografico sulla disperazione della fame. Personaggi che, malgrado tutto, davanti all’obiettivo non perdono la propria dignità”. Ma puttana eva: se sono disperato perché ho fame (e tanta, a giudicare dalle immagini), avrò il sacrosanto diritto di sbattermene della dignità, del contegno, della fierezza, di te e della tua cazzo di macchina fotografica digitale?

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3 Commenti

  1. Non ho capito bene la Tua osservazione.
    Critichi cosa? La testata de “L’espresso” ?La didascalia? Le foto? Coloro che hanno ancora dignità, anche se affamati? Il fotografo? Cosa?

    Se poi la Tua esasperazione è mossa da un richiamo ad usare maggiore etica nelle parole, maggiore rispetto per chi legge e su chi si scrive, beh, mi trovi concorde su questo. Troppo spesso si dimentica la Persona.
    Ciao

  2. Invece si capisce benissimo: una persona che ha fame ha bisogno di cibo, magari anche di dignità, non sicuramente di un obiettivo.

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