RIPUDIAMO LA GUERRA! LO DICE ANCHE LA NOSTRA COSTITUZIONE. E CHI NON È D’ACCORDO, VÌOLA LA LEGGE…
Undici, ventotto e (soprattutto) novanta.
Undici. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Ventotto. “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, dagli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.”
Novanta. “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.”
Sono tre articoli della Costituzione italiana: una legge, buona o sbagliata, ancora formalmente in vigore e dunque produttrice – almeno quanto i regolamenti della Regione Lombardia – di effetti giuridici. Chi viola la legge commette reato ed è dunque punito con le pene previste dalla legge. I reati commessi dai presidenti della Repubblica sono previsti con precisione: si chiamano attentato alla Costituzione. Cioè fare o permettere qualcosa che la Costituzione proibisce. Se guerra ci sarà – e sarà una guerra con morti, non un gioco – dopo la guerra il governo nuovo per prima cosa dovrà chiamare chi l’ha permessa a rispondere delle sue responsabilità penali, ai termini della legge (in questo caso la Costituzione) che è molto chiara. Non deve finire con un balletto politico: e questo si deve sapere già ora.
Ora, la Costituzione italiana non è che vieti la guerra. Non la proibisce. Non dice che è sbagliato farla. Non dice che bisogna pensarci due volte. No: usa una parola selvaggia: la “ripudia”. A fare una guerra, ordina formalmente la Costituzione, non ci dovete pensare nemmeno. Non vi deve passare neanche per l’anticamera del cervello. Dovete provare schifo rabbia e disgusto alla sola idea di una guerra: ripudiare significa esattamente questo. E la Costituzione è tirannica: vuol essere ubbidita.
“Ripudia“. Il povero contadino siciliano, all’epoca dei Savoia, fu preso dallo stato e mandato a conquistare la Libia. “Vai Brasi! Ammazza quei mussulmani beduini!”. Era l’alba del secolo: l’Europa viveva in pace, fra Belle Epoque e riforme. Ma degli stronzi maledetti, per sentirsi un po’ meno straccioni, scatenarono la prima guerra del secolo. Quegli stronzi eravamo noi italiani.
La guerra italo-libica, nel 1912 (l’Italia non guadagnò mai un cazzo dalla Libia: buttò milioni e miliardi, mentre a Caltanissetta l’acqua arrivava una volta al mese) scatenò una dopo l’altra le quattro guerre balcaniche (croati e serbi hanno cominciato a scannarsi giusto lì). E alla fine delle guerre balcaniche, e in diretta conseguenza di esse, arriva l’attentato di Sarajevo e la Grande Guerra.
Noi non abbiamo idea neanche lontanamente di che apocalisse sia stata quella guerra. Mio nonno ce la faceva appena a raccontare. La prima guerra grossa dai tempi di Napoleone, la prima in cui tutti dovevano stare in trincea senza eccezioni: e questo in un mondo pacifico fino a un istante prima. Immaginate una guerra a morte fra America ed Europa, una Croazia in tutt’Europa che duri cinque anni. L’Italia, fra tutti i paesi europei, era l’unico che poteva evitare la guerra. Ma gli intellettuali italiani, gli Sgarbi e i Ferrara di allora, insorsero: “La guerra è bella! Viva il sangue rigeneratore! Viva la morte!”. E vai, Brasi! Il re – il Parlamento non voleva – mandò la cartolina e il contadino siciliano partì un’altra volta. E sono due.
Dalla guerra i giovani – che erano partiti cristiani – tornarono inferociti. Ci fu il fascismo. L’impero! Non si poteva assolutamente stare senza un impero (a Caltanissetta l’acqua continuava ad arrivare una volta al mese). Guerra fra selvaggi e civili, fra italiani e abissini. I civili si difesero a colpi di lancia, i selvaggi buttarono gas velenosi sui villaggi. I selvaggi eravamo noi, gli italiani. Fra di loro, per ordine del podestà del paese, in prima fila marciava il contadino siciliano. “Vedrai, Brasi! Alla fine ti daremo la terra!”. E tre.
Poi i contadini votarono (ma lontano, in Ispagna: da noi era vietato) e cambiarono il governo. Chiedevano, pensa un po’, di coltivare le terre. E i padroni fremevano, perché la legge e il governo non erano più loro.
Allora, non sapendo che fare, chiamarono dei banditi: “Vi pagheremo bene! Ma aiutateci ad ammazzare quei contadini”. E i banditi arrivarono, e ci fu un massacro: un milione di morti, per lo più fucilati. Chi erano quei banditi? Noi italiani. La Spagna fu la nostra quarta guerra (nessun altro, in Europa, ne aveva ancora fatte così tante). E Brasi, a due euri al giorno, sparava “volontario” contro gli altri contadini. E quattro Poi la Francia, la Grecia, l’Albania… Il conto delle guerre si perde.
Ha mandolini e chitarre, l’italiano, e poesie e statue antiche e chiese e cose belle dappertutto. Eppure questo popolo così gentile fu quello che fece più guerre. I suoi re, i suoi duci, i suoi generali, i suoi preti! “Vai Brasi!”. E Brasi partiva ad ammazzare dappertutto: i greci che difendevano le loro montagne, i francesi che già erano a terra e noi li accoltellavamo, gli inglesi (“Reclamo l’onore di bombardare Londra!”) che ci avevano aiutato a fare l’Italia e tutti gli altri. Alla fine, poiché l’odore del sangue fa sentire leoni pure gli sciacalli, eravamo in guerra con tutti quanti: i russi, gli americani, i cinesi, i canadesi, i polacchi, persino il Brasile. Gli unici amici che avevamo erano i tedeschi feroci e neri, loro i padroni e noi i servi.
Brasi, quando finalmente tornò al paese, non aveva più fucile. E mai più voleva vederne uno. E questo gli disse ai politici: a tutti i politici, d’ogni tipo e partito. Allora, i partiti erano due: o la falcemartello dei poveri, oppure la croce del Signore. E ciascuno sceglieva. Ma una cosa era certa: nessuno dei due voleva guerra. Tutto potevano fare: rubare, fare intrallazzi, litigarsi gli avanzi. Ma guerra no: perché Brasi era vivo, e lui la guerra – fin troppo – la sapeva.
Adesso, in questo preciso momento, i nipoti di Brasi – chi veneto, chi siciliano, chi abruzzese: tutti belli puliti, ma ognuno con un nonno soldato che sorride impacciato dalla foto ingiallita – stanno sbarcando dall’aeroplano della guerra. E questi sono i primi (gli alpini, come sempre), ma tutto è già preparato anche per gli altri. Sette guerre in un secolo non gli sono bastate, ai re e ai duci (che ora si chiamano politici e mànagger, ma sono sempre la stessa razza). Vogliono battere il record, col secolo nuovo: siamo ancora allo zerotrè, e loro già sono pronti per la prima guerra.
Rubate, cacciate i giudici, promettete imbrogliando ponti e stretti, fate tutto quel che volete e magari ogni tanto (ma questo non c’è bisogno che ve lo diciamo noi) fate anche un pò i mafiosi: siamo uomini di mondo e non ci scandalizziamo. Una cosa sola, a qualunque costo, non vi lasceremo fare: un’altra guerra.
(L’acqua a Caltanissetta, fra l’altro, d’estate arriva ancora una volta al mese).
Mi fa molto piacere che anche GNUEconomy con questo intervento si schieri contro una guerra i cui scopi sono ben noti. Bravi! (da un sostenitore di Emergency, del resto, non ci si poteva aspettare altro)
Dubbio costituzionale
L’articolo 11 della Costituzione, così tanto citato, dice che ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli”. Ecco il mio dubbio per il gentile e focoso Orioles: se l’Italia fa una guerra contro una dittatura che di per sé, ontologicamente diciamo, offende il proprio popolo, ebbene, in quel caso, l’Italia che fa? Offende o difende la libertà di un popolo?
A me il ragionamento di Camillo sembra un tantino pericoloso. Faccio un esempio: Una delle questioni contro l’Iraq e’ che ha praticato lo sterminio del popolo curdo. D’altra parte nessuno si sogna con la guerra di creare uno stato curdo, sarebbe troppo dirompente nei confronti della Turchia (a proposito, facciamo guerra anche a loro?). Quindi di cavillo in cavillo, una guerra che non vedesse nascere uno stato curdo, difenderebbe o offenderebbe il diritto della liberta’ del popolo curdo?
Giancarlo mi chiede: “Quindi di cavillo in cavillo, una guerra che non vedesse nascere uno stato curdo, difenderebbe o offenderebbe il diritto della liberta’ del popolo curdo?”
Se i curdi avessero, come avranno, i diritti civili e politici in un Iraq democratico, offenderebbe.
Ce ne siamo dimenticati un pezzetto:
Art. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Sullivan citato proprio da Camillo dice le ragioni vere: andiamo là e cominciamo a far fuori ‘sti arabacci.
(traduco a braccio) Prima l’iraq, poi verrà il turno degli altri (Siria, Iran).
Mi sembra che questa guerra non ci azzecchi molto con la libertà del popolo iracheno.
Ma potrei sbagliarmi, come diceva Ferrara l’altra sera se Bush vuol fare la guerra vuol dire che sa delle cose che noi non sappiamo…
complimenti a massimo per la citazione per intero dell’art. 11. la limitazione della sovranita’ e’ sempre stato il pretesto utilizzato da qualcuno per dell’italia quel che ha voluto (e non si capisce che ci azzecchino con questa limitazione di sovranita’ dei rambombiti impasticcati che volano ad altezza di funivia). penso che la limitazione della sovranita’ possa essere limitata per interesse supremo della nazione (supremo, appunto) e il mio parere personale e’ che attualmente non fare la guerra lo sia in pieno.
Io mi domando un’altra cosa? Ma chi è Bush (o Blair, o altri) per andare a fare guerre nel mondo in nome della “democrazia”. Non è differente dalle crociate. Quindi non credo di sbagliare dicendo che gli USA sono una dittatura democratica; si, prorpio così. Se la si pensa come loro bene, altrimenti bombe (non per difendere il sudicio di Saddam Husayn). Quanti paesi nel mondo sono sotto stato di dittaura e nessuno fa niente? In pratica, se non ci sono interessi economici (leggi “Petrolio”), chi se ne frega!
sono in un`italiana a ny
ho fatto un sito per dire il mio no alla guerra
e` in espansione e in beta v.01
e` il mio tentativo di esprimere la mia preoccupazione ed allarme per tutti i recenti avvenimenti di politica internazionale,non da ultimo l`invasione dell`iraq.consiglio a tutti la sezione infolinks
con i migliori siti di controinformazione a cui mi “disseto” giornalmente.
fateci un giro
grazie per l`attenzione
sgx
ciao il vostro sito e veramente interessante e siccome sto facendo la tesina per l’esame di maturità contateci che vi visiterò spesso, e complimenti !!
se abitualmente inviate notizie ecc… mi raccomando tenetemi presente!!!!
ciao da valentina
ciao a tutti, sono sempre io e vorrei dire la mia sulla questione TG. Ma perché loro stanno sempre a dire che i soldati portano la pace in Iraq? essa è una COSA da portare?!!!? e inoltre costruiscono forse strade e palazzi ?sarebbero visti meglio…!
Ci vogliono anni e anni perchè un popolo riesca a liberarsi dai propri dogmi… in Italia gli americani hanno dato una svolta a un processo già avviato dalla resistenza , NOI VOLEVAMO LA DEMOCRAZIA, e loro ..? e poi l’odio ha in risposta l’odio, che ne pensate?