Carlo Formenti non lo si può lasciare solo e incontrollato un attimo senza che senta il richiamo dell’istinto da Lemming (*) e decida di suicidarsi. I “Lemmings” erano i protagonisti di un vecchio gioco per computer: una comunità di simpatici e intraprendenti roditori disposti a tutto pur di riuscire in una delle tante imprese che gli venivano assegnate, al punto di decidere di sacrificare membri del gruppo in nome del raggiungimento dello scopo. Serve un ponte? Un Lemming si sacrifica e si stende per far passare tutti gli altri. E’ necessaria un’esplosione? Viene scelto un Lemming che, puf!, esplode gridando “Oh noo!”.
Per Carlo Formenti gli “Oh Noo!” sono all’ordine del giorno. Ti giri un momento e, puf!, è andato ad immolarsi per la causa su un blog a caso.
Dopo la prima boutade (l’intervista all’Espresso, nella quale ha dichiarato che il mondo dei blog subirà un’inevitabile “scrematura fisiologica – oggi circa il 60 per cento dei blog è costituito da diari personali – che eliminerà la fuffa e premierà i weblog più utili, quelli di servizio, consolidandoli su livelli di alta professionalità”) e la seconda (in risposta a Massimo Mantellini: “La spazzatura – culturale, ideologica, politica, ecc. – resta tale anche quando sta nei blog. Il suo dilagare è un prezzo da pagare a una rivoluzione che offre a tutti la facoltà di prendere parola? Paghiamolo pure, ma senza dimenticare che pur sempre d’un prezzo si tratta. Non intendo censurare nessuno, ma non intendo nemmeno rinunciare a chiamare la beceraggine con il suo nome. Aristocratico? Assolutamente sì”), oggi Formenti si è evidentemente sentito pronto per la terza. E così, annodando sulla nuca regolare fascione da kamikaze, il giornalista del Corriere della Sera (nonché direttore di Quintostato) si è prodigato in una nuova – e più spericolata – performance nei commenti ad un intervento (peraltro pacatissimo) su Fuoridalcoro: “Una piccola annotazione sul furore antigiornalistico dei ‘peones’ del blogging: il divertente è che i settori populisti-scorreggioni della rete sono precisamente quelli che manifestano una profonda ‘affinità elettiva’ con il giornalismo spazzatura che inquina molti media tradizionali – soprattutto la tv: i ‘nemici’ si rispecchiano reciprocamente, con i giornali che dipingono il web come un mix di pedofilia, folclore, pornografia, trash ecc. e con i peones che, mentre insultano i giornali, offrono loro nuova materia per continuare il gioco, non senza speranza di ottenere in tal modo un minuto di notorietà)”. Utilizzo una metafora per il gusto di vederla nuovamente attribuita a Luca Sofri: la frittata è fatta, fioccano le reazioni. Giuseppe Granieri: “Dieci a uno che [dopo il “Fuffa Network” N.d.A.] ora nasce la Lega dei Peones. Anche io mi sento populista-scorreggione!”; Carlo Annese: “Anch’io mi sento peone, pretendo la tessera”; Massimo Moruzzi: “Ce l’abbiamo con chi come Lei vorrebbe civilizzarci. Si tenga pure il suo professionalismo, noi dilettanti – dal latino delectare – non sappiamo cosa farcene” e, infine, Massimo Mantellini: “Voi ridete ma mi pare che per una volta non ci sia molto da ridere. La piccola annotazione di formenti che conclude il suo intervento è secondo me qualcosa di assai differente da ciò che lui crede. Formenti è convinto trattarsi di aristocrazia. Vista da qui, invece, senza lente di ingrandimento, a me fa tutto un altro effetto. Ed è un effetto talmente disturbante che non trovo la voglia di ridere e nemmeno quella di commentare. Scrivo un minuscolo *bleah* di disgusto e lascio perdere”.
Ribadisco nuovamente la fiducia nei confronti degli altri ideatori di Quintostato che continuano a parlarmi in termini più che elogiativi del proprio direttore. Loro lo conoscono bene, io no. E di loro mi fido. A questo punto, però, un commento me lo concedo: dal momento che Formenti si è fatto una precisa idea riguardo alla comunità dei blogger, dovrebbe sapere che un popolo di scorreggioni (ma anche di gran rompicoglioni, diciamolo pure: mi riconosco senza problemi in questa immagine) quando arriva la celebrità che pretende un posto nella Business Class dei weblog o della rete in generale, ha sempre in serbo una pernacchia. Se va bene.
fErmenti
(*) Quello dei “Lemmings” è uno dei primi giochi apparsi su un computer (un Macintosh, per la precisione). Attualmente si trovano in commercio versioni aggiornate del gioco per qualsiasi piattaforma, dal PC alla Playstation, al Palm Pilot. Per la cronaca, i Lemmings esistono davvero: sono roditori assolutamente pacifici che vivono nella Guinea Francese. La vocazione al suicidio è una leggenda originata dal fatto che molti Lemmings, abituati senza problemi ad attraversare piccoli corsi d’acqua, si gettano nell’oceano credendolo un fiume e, inevitabilmente, affogano. In realtà – caso abbastanza raro nel mondo animale – questa specie di roditori attua il controllo delle nascite, cercando di porre limiti alla crescita del numero di individui che fanno parte della comunità.
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caro Gianluca, innanzitutto grazie per il prezioso servizio che fai con questi tuoi post riassuntivi, che non riesco – e in fondo non voglio – star dietro a tutta le progressiva evoluzioni sulla materia blog, fatta di interventi e di editoriali e di commenti di editoriali.
Leggendo questo riesumè, sorge in me un interrogativo : ma Formenti, da quanto tempo è che non tromba ?
Ora scrivo una cosa, e mi sforzo di farmi capire. Formenti sbaglia quando parla di fuffa e peones, perché malgrado abbia come tutti diritto ad avere delle opinioni su quello che legge sul web, nel momento in cui dice queste cose pubblicamente, dovrebbe capire di essere sgradevole e offensivo. È come se io scrivessi un articolo in cui dico che bisognerebbe scremare dalla categoria dei tassisti quella gran parte di rompiballe attaccabottone e saccente. Non lo farei.
Detto questo, prego di fermarsi su due cose che danno alcune ragioni a Formenti; una è l’uso dell’espressione “furore antigiornalistico”. Spero di non essere sospettatao di corporativismo: io penso della gran parte dei giornalisti quello che penso della gran parte dei tassisti, vorrei abolire l’Ordine e quando mi chiedono che lavoro faccio, la parola non mi viene, come a Fonzie quando deve dire “ho sbagliato”. Ma il furore antigiornalistico esiste ed ha molte spiegazioni: e non tutte si riferiscono ai tanti difetti dei giornalistici. Ci sono una presunzione di capacità, un po’ di invidia legittima, una gelosia per le cose su cui a torto o ragione ci si ritiene vestali della sapienza, e altre cose un po’ sgradevoli nell’atteggiamento che vuole sempre insegnare agli altri come si devono fare le cose. lo so perché lo vedo, e perché mi ricordo com’ero io prima di cominciare a farle, le cose. Si pensa che i giornalisti debbano essere sommi tutori della competenza, e quando non lo sono, ci si indigna e ci si chiede come mai non siamo al posto loro, noi che sappiamo bene le cose. Guardate, i giornalisti sono degli sfigati come tutti, nella gran parte dei casi. Fanno un lavoro privilegiato, ma non hanno ricevuto particolari benedizioni per essere più in gamba degli altri. Quelli sono i giudici, che non dovrebbero sbagliare mai, e ci si deve preoccupare che l’istituzione sia integerrima. L’integrità dell’istituzione giornalismo ce la siamo persa da un pezzo, dai tempi di Prima Pagina e prima. Comunque, dicevo che capisco la tendenza a correggere, a dare lezioncine, a cercare lo spazio che non si ha facendo le pulci allo spazio degli altri. A me adesso capita meno, ma mi capita, qualche volta: e mi dispiace. Cerco di fare obiezioni puntuali e di non condurre un giudizio definitivo sull’opera degli altri. Non ho mai scritto che un blog è fatto male, magari gli faccio delle critiche, o lo ignoro.
Rispetto a questo, è interessante come i bloggers attacchino a testa bassa e con violenza quelli che scrivono sui giornali, ma quasi mai quelli che scrivono sui blogs: il giornalista è altro, disumano, nemico. Il blogger è uno come noi. Corporativismi.
E vengo al secondo punto su cui non bisognerebbe scagliare la prima pietra contro Formenti. Formenti ha detto sui blogs delle cose che molti bloggers dicono ogni giorno a proposito dei giornali. Sostituite blogs con giornali e ripensate la frase sulla fuffa e quella sui peones: e ora dite se vi scandalizza ancora come prima.
Nell’attaccare ogni cosa che esce sui giornali (quelle importanti va bene, ma ogni fesseria), a meno che non lo si faccia con un po’ di ironia e leggerezza, c’è una sudditanza psicologica da cui penso sarebbe megli emendarsi. È uscita una pagina intera di Repubblica sui weblog? Ce ne fossero. Grazie al cielo. Una persona in più avrà capito qualcosa di qualcosa che prima non conosceva per niente. Ci sono degli errori, delle stronzate, l’autore non è il più grande esperto del mondo? Chissenefrega. Cosa potrà mai succedere? Un grave caso di disinformazione?
Poi, come si sa, ognuno è libero di fare tutta la fuffa che vuole, e di essere mosso anche dai sentimenti più piccini e rancorosi: dico sul serio. E io di fuffa me ne intendo.
Ma le cose fatte con risentimento vengono peggio. Ciao, L.
Mah. Da buon fuffista non sono tanto d’accordo. Formenti non prende dei nomi perché è un giornalista, ma perché si è valso di questa qualità per fare il superiore, l’aristocratico (lo sborone, si direbbe nel mio bar).
Forse non voleva ma ha dato questa impressione, nettamente.
Come a scuola: Condivido in pieno quello che ha detto lui (Sofri)! Nient’altro da gagiungere|
Sono in forte disaccordo con il concetto di fondo espresso da Luca (che parla di rancore, cercare di avere lo spazio che non si ha, eccetera). Non ne sono molto convinto, credo che la maggior parte dei blog che leggo io siano scritti veramente a tempo perso e per divertimento. Anche il mio blog è fatto in questa maniera, serve al più per farsi quattro risate. Io nella vita svolgo una professione che mi piace e mi gratifica in tutti i sensi, lontana mille miglia dal mondo internet e dal giornalismo, che però mi lascia ben poco tempo libero. Eppure trovo il tempo di scrivere qualche cazzata, perchè mi diverte. Non ho alcuna intenzione di fare concorrenza ai giornalisti, sto più che bene così. Il punto è che i giornalisti molto spesso sono dei cialtroni (mi vengono i brividi a parlare di professionismo applicato ai giornalisti) e, perlopiù incolti e -loro si – saccenti. E in più pretendono di fare le pulci agli altri quando dovrebbero prima fare molta pulizia in casa loro (e lo dico a ragion veduta, quando smetterò di lavorare tra una settantina d’anni aprirò un blog sui giornalisti che seguono i fatti della finanza – è un argomento interessante). E non parliamo della professionalità, concetto di cui molti si riempiono la bocca senza sapere neanche dove stia di casa (se io facessi la professione come la giornalista di repubblica che ha scopiazzato l’articolo sui blog, probabilmente dopo un po’ di tempo farei la fame). Questo atteggiamento mi da fastidio, specialmente quando mi tocca leggere dei predicozzi non richiesti fatti da gente che non ha nessun titolo particolare per mettersi in cattedra, ed è pure largamente in cattiva fede. Poi sono d’accordo sul fatto che nella comunità blogger si va tutti troppo d’accordo. Taglio qui perchè mi sono reso conto di aver scritto un pippone terrificante.
sono d’accordo con Luca, e credo che non avrei saputo dirlo meglio…..pero’ c’e’ un piccolo pero’….il furore antigiornalistico, eccessivo, puntiglioso fino all’eccesso e alla noia, talvolta violento ecc ecc e’ la conseguenza “anche” della possibilita’ di comunicare….ora e’ inutile fare tante storie, quando si passa da una informazione contingentata ( e lasciamo perder come e da chi) ad una aperta e’ ovvio che:
1 aumenta la confusione
2 si crea una vertigine comunicativa che e’ di difficile controllo
3 si scoprono gli altarini che il corporativismo (e’ curioso conosco in rete decine di giornalisti e ci fosse uno che e’ favorevole all’ordine) ha negli anni coltivato
Ora fa bene Sofri ad indagare le ragioni di questa acredine diffusa sui blog (ma e la stessa che da anni abita le liste di discussione e i newsgroup) ma a me francamente pare uno spiacevole effetto collaterale di una rivoluzione ben piu’ importante…..poi certo i blog sono autoreferenziali ed hanno ragione quelli che in questi giorni hanno parlato di una tendenza al vaniloquio fra soliti noti. Tuttavia i blog hanno, rispetto ad altri strumenti di interazione, il grande vantaggio di essere individuali,(al massimo potra’ esistere un diluvio di bit a riempire i commenti se uno decide di utilizzarli) e chiusi……nessuno potra’ mai venire a dire nulla sui contenuti del mio blog…..si tratta di uno spazio privato che al massimo e’ possibile non leggere (ecco perche’ secondo me la forumizzazione dei blog e’ una sciocchezza). Cosi’ se i newsgroup carichi di rumore diventano di fatto strumenti monchi quando non illeggibili la stessa cosa non puo’ accadere coi blog. Siano essi fuffosi o meno.
Io credo di essere in una posizione invidiabile per osservare questi fenomeni. Non sono un giornalista, mi occupo di comunicazione in rete da molti anni perche’ mi interessa, nello stesso tempo e’ come se lo fossi poiche’ scrivo qua e la’ in rete e da altre parti fuori dalla rete. E paradossalmente in questi anni ho scelto piu’ volte di non fare il giornalista e di continuare a parlare lo stesso. A me pare una scommessa appassionante quella di essere ascoltati per quanto si dice e non per cio’ che si crede di essere. Scoccia a molti che sia una possibilita’ oggi alla portata di chiunque. Tutto questo discutere a me pare alla fine discendere semplicemente da qui.
Intervengo nella discussione in quanto mi sento parte chiamata attivamente in causa. Quando abbiamo deciso di fondare QS, ci siamo chiesti che tipo di strumento usare per dare vita alla nostra “rivista online”. Abbiamo optato per quello del blog, per la semplicità dello strumento e per la sua ottime caratteristiche di condivisione e interazione. Questo per dire che, secondo noi, il blog è un “tool”, un semplice strumento editoriale. O, per dirla con la celeberrima definizione di un mio caro amico tanto inviso a Gianluca Neri :), uno strumento di intelligenza connettiva. Questo per dire che la polemica fin qui divampata è fortemente sterile, in quanto basata solo sul mezzo, e non sul contenuto. Qualcuno si è accorto che QS sta portando avanti, insieme al senatore Cortiana, una protesta perché anche Richard Stallmann possa sedersi al fianco di Bill Gates nel parlamento italiano (cfr. espresso di questa settimana)? Qualcun altro forse legge la rassegna stampa che quotidianamente viene redatta sulle temtatiche inerenti cultura di rete e net economy? Per caso avete mai dato un occhiata alle discussioni dei networkers licenziati dalle fu-dotcom, ai quali dedichiamo sempre ampio spazio? Credo proprio di sì. Dai dati e dai feedback in nostro possesso, sono in molti a leggere queste cose, ma ben pochi ne parlano. La blogosphera è troppo impegnata a dibattere sull’arrivo del grande giornalista (personalmente non ricordo neanche in quale cassetto ho ficcato la tessera), sulla selezione darwiniana, sullo status dell’informazione, sul fuffa nertwork. Discussioni interessanti, certo, ma che se portate all’estremo, rovinano la bellezza dei nostri blog, perché l’unica informazione che riusciamo a dipanare è la sterile polemica). Perciò suggerirei a tutti quanti di iniziare a darci una calmata, e di ricominciare a parlare e scrivere del mondo che ci circonda. Altrimenti sembriamo un circolo di bridge che spettegola sul club concorrente. Personalmente mi sono stufato di questo clima, e credo proprio che non interverrò più. Vado a scrivere un pezzo sui licenziamenti della net economy milanese di questa settimana (sono saltati circa 80 posti di lavoro in una volta sola). E noi stiamo qui ad accapigliarci sulle “fermentate”? Ma andiamo…
Sono d’accordissimo con Luca Sofri quando dice che le cose fatte con risentimento vengono peggio. Al tempo stesso, penso che il “furore antigiornalistico” non dipenda da invidia o gelosia, ma piuttosto da una nostra forte, fortissima voglia di superare il giornalismo_as_usual. BTW: ce la faremo! :)
Ed è qui che non sono più d’accordo con Luca che dice che > Formenti ha detto sui blogs delle cose che molti bloggers dicono ogni giorno a proposito dei giornali.
iMHO non è vero. Formenti ha detto che prima o poi i blog (che sopravviveranno) diventeranno come gli altri media, ovvero professionali — mentre nessuno di noi ha l’ardire di sperare che gli altri media possano diventare come i blog, ovvero interessanti.
Alcune delle cose dette da Luca mi trovano d’accordo.
Esempio quando dice “… è interessante come i bloggers attacchino a testa bassa e con violenza quelli che scrivono sui giornali, ma quasi mai quelli che scrivono sui blogs”.
La dimostrazione l’abbiamo “in casa”:
immagino cosa si sarebbe detto sulla trasmissione di giovedì di 8 e mezzo se al posto di Luca Sofri (che è un bloggatore, “uno dei nostri”), ci fosse stato un qualunque altro giornalista Taldei Tali.
Ho letto molte cose giuste in questi commenti. Tutte cose giuste, ognuna delle quali portatrice di una ragione evidente. Secondo me, tuttavia, c’è anche un’altra riflessione che può essere fatta: io non vedo grande polemica, ma solo un confronto di stili di comunicazione. Il furore antigiornalistico, se c’è, mi sembra un fenomeno collaterale e proprio di alcune voci. Se il furore antigiornalistico che si vede nelle risposte a Formenti fosse solo una reazione ad una comunicazione aggressiva? Pensateci bene: anche se qualcuno (in cerca di un appiglio per il diritto all’ironia) ha tirato in ballo il giornalismo, la discussione non ha mai toccato gli argomenti ma la terminologia utilizzata dal signor Formenti. E’ un problema di comunicazione, aggravato dal fatto che, a mio modo di vedere, Quinto Stato comunica con un linguaggio lontano dalla gente e dalla rete. E, si sa, che chi comunica in maniera chiara ha degli ascoltatori, mentre chi comunica in maniera oscura ha dei commentatori. Se poi all’oscurità si aggiunge l’aggressività… be’, nascono gli ironisti. Se Quinto Stato utilizzasse il blog non solo come tool, se nel blog non usasse un linguggio lento e tortuoso, di matrice politico-burocratica, avrebbe meno difficoltà ad essere integrato nel sistema blog. Oggi invece è percepito come un triangolo appuntito in un mondo di rotondi …
Infine una curiosità: ma il signor Porro è amico di De Kerckhove o qualcuno degli amici del signor Porro si è attribuito la paternità dell’intelligenza connettiva?
sono d’accordo con la pacata analisi del signor Granieri (as usual ;-), anche se secondo me non è solo un problema di linguaggio, ma anche di appartenenza. O meglio, l’una cosa segue l’altra. E se Granieri si concentra sulle punte di Quintostato, io mi appunto i tondi dei blogger. Se sei un blogger parli da blogger e sei accettato dai blogger. Se non lo sei – o non sei percepito come tale – magari dici le stesse identiche cose che dicono un sacco di blogger (si, in modo poco urbano magari), ma a te ti mettono le coccarde (io trovo le coccarde più inquietanti delle chiacchiere e delle opinioni, e qui dissento da Mantellini). E’ interessante come nella blogsfera, dove in teoria le identità sono mutevoli e rizomatiche, scattino simili meccanismi identitari. C’è da riflettere, no, signor Granieri?
la storia dei lemmings è inesatta. Piuttosto interessante questo articolo di Paolo Attivissimo: http://www.zeusnews.com/index.php3?ar=stampa&cod=1427&numero=904
Appena fatto sul mio blog, Signor B.Georg :-)
non fare il timido, Giuseppe. Gran bel pezzo: ecco il link http://www.bookcafe.net/blog/blog.cfm?id=37
Vorrei intervenire su una questione che è talmente ridicola da meritare davvero qualche parola. Esiste una mania: si chiama autoreferenzialità. Esserne vittime è bello. Io, Neri e Porro, per esempio, ne siamo stati gioiosamente vittime, come del resto lo stripper d’eccezione che vi gustate qui e su Clarence. Noi per anni siamo andati avanti a godere di umorismi, ormai d’antan, tutti consumati intorno all’antropologia surreale della gente che, come noi, faceva del lavoro in Rete una professione. Vi giuro: momenti di clamorosa esplosione esistenziale, una galleria di ricordi che tuttora mi inarcano le labbra verso l’alto. A mio papà, ovviamente, non fregava nulla di quanto ci faceva ridere: e che cosa c’importava di mio papà? Ciacolando delle cose di rete, mai ci venne in mente di abbandonare alla deriva del nostro oblio le cose che ci interessavano. Non vorrei apparire sborone, ma la realtà dei fatti è che pigliare per il culo Ciampi ti consentiva di formulare un formidabile j’accuse a uno che aveva permesso a Soros di speculare sulle nostre tasche – prima della Rete non era possibile, o perlomeno non così facile. Col Web, il metodo era anche l’oggetto. Una rubrica come “Noia Portale”, per esempio, faceva ghignare, sì, ma faceva anche riflettere sui modelli di colonialismo impliciti in una nuova specie di economia finanziaria. Fin qui, l’equilibrio. Nessuno di noi aveva intenzione di romperlo, quest’equilibrio: la nostra ecosfera ci divertiva e ci nutriva. Per non rompere quest’equilibrio cognitivo ed emotivo, bastava fare una cosa: non entrare nei forum. Oppure: evitare le cosiddette comunità autocentrate. Per uno come me, che da anni scopa soltanto grazie ai chan di Irc, era molto chiaro che quella forma di pesante autoreferenzialità non aveva nulla a che fare con l’intelligenza: era strumentale ad altre strategie, ugualmente intelligenti per carità, ma che non rivestivano l’importanza che tutti noi abbiamo sempre attribuito a questo liquido amniotico e aggressivo, onnipervadente e anarchico, che è la Rete.
Adesso cosa succede? Succede che enormi cazzoni che, il signor Formenti, non l’hanno mai letto, non l’hanno conosciuto, non lo seguono come da anni lo seguo io, non gli hanno mai parlato, non sospettano minimamente quale storia personale abbia alle spelle (e vi garantisco che ce l’ha) – beh, questi cazzoni, sentendosi qualcuno, sparano a zero su un passaggio di un articolo apparso sull’Espresso. Articolo in cui, se ricordo bene, anche Gianluca esprime un’opinione: soltanto che non gliel’hanno mai chiesta. Io conosco benissimo la psicologia dei blogger che si sono agitati per questa affermazione tutta da verificare, uscita dalla bocca di chissà chi, forse di Formenti. Io conosco bene la psicologia di questi signori qua sopra. C’è gente, qui, che se volesse pubblicare un libro, mi tempesterebbe di manoscritti, profferte, tentativi di entrare in confidenza. Ah, che bello parlare con Luca Sofri! Ah, che bello chattare con Gianluca Neri! Non sono cattolico, i cardinali mi stanno genericamente sul cazzo, ma cito Martini, che disse: ogni medium porta una promessa, che ha a che fare con un emblema evangelico – toccare il lembo del mantello. Detto questo, sono d’accordo con Porro: il blog è un tool, che a me permette di aggiornare Società delle Menti con tre, quattro articoli ogni giorno, cosa che prima era impossibile. Stop. Chiunque dica che “l’intelligenza connettiva” non esiste, davvero, non ha capito cosa sia la tv, la letteratura, il bar. Sono il primo a desiderare che questi aspetti non vengano enfatizzati. Però io spero sempre che la Rete permetta alle intelligenze di esprimersi: gente che qualche anno fa restava a masturbarsi con le sue analisi, davvero, adesso dispone del banco di prova. Il risultato? Quello di sempre: c’è la fuffa e c’è l’oro.
Che cosa c’è da scandalizzarsi?
Non sono il difensore d’ufficio di Carlo Formenti, e forse gli amici di QS si incazzeranno perché ho postato questo intervento – però una cosa devo chiedervela: ma quando dite che Formenti invoca un’aristocrazia, avete sul serio presente chi è Formenti?
Pace a tutti.
Ciao Giusseppe, ti ringrazio per avermi (spero) messo fra gli “enormi cazzoni”. Formenti di sicuro non l’ho mai conosciuto. Ma letto sì. Come fai a dare retta a uno che parla ancora di contrapposizione (manichea) fra New Economy ed Old Economy, che scrive che la Bubble Economy (pardon, New Economy) ha cambiato le leggi dell’economia (really ?), che usa il termine “controrivoluzione” per spiegare il fallimento di tante di quelle società che prendevate in giro in Noia Portale etc ?
Ma che è successo, si sono improvvisamente aperte le gabbie?
Genna ha detto la parola magica: “autoreferenzialità”. Non ho un mio blog [non me ne frega mica poi più di tanto e temo di non essere sufficientemente intelligente da evitare il tritacarne del sarcasmo generale – S. Cassini docet], leggo i blog degli altri e da un po’ che trovo? discorsi sui blog, dibattiti sui blog, litigi sui blog, blog, blog e ancora blog… eccheccaz! ma non è meglio tornare ai vecchi cari forum? si crea un bel TOPIC “Blogmania” e via a sbrodolarsi addosso, per chi è interessato. Questa ossessiva autorefernzialità mi ha rotto: mi pare la Brigliadori che la mattina beve la propria piscia; tornerò a leggere le cose che ho sempre letto, a flanellare in icq, a ciondolare fra le misere pagine di Geocities…
Lemmings è rilasciato per il glorioso Amiga ( http://www.amiga.com ) nel febbraio del 1991.
La versione per Macintosh è dell’ottobre 1992, e arriva solo dopo quelle MS-DOS e Atari :-)
Per saperne di più http://lemnet.tripod.com/english-chronicles/info/index.html
Torno dopo alcune ore e un dibattito civile, a partire dall’intervento maleducato del signor Genna, è diventato tifo da stadio. La cosa bella di questi commenti praticamente anonimi è che potrebbe averli scritti sia Genna (per darsi ragione mettendo gli altri dalla parte del torto) sia un oppositore di Genna per insultarlo. Visto che il dibattito è ormai chiuso per teppismo, potrebbe il signor Genna (che pure cita l’intelligenza connettiva”) rispondermi alla domanda fatta al signor Porro? “il signor Porro è amico di De Kerckhove o qualcuno degli amici del signor Porro si è attribuito la paternità dell’intelligenza connettiva?”
wow, che energia che circola qui, chi mette un po’ di techno? Le birre? le pasticche sono già finite, vedo :-)))
Ma voi davvero riuscite a capire quello che scrivete? Non è che lo fate tanto per godervi la forumizzazione dei blog, vero? Lasciamoli stare, sti poveri blog, che sono solo le paginette su cui riversiamo le nostre frustrazioni quotidiane.
Secondo me il furore antigiornalistico non manca di buone ragioni. Basta vedere come e’ stato trattato sui media il caso raeliani-clonazione, una bufala colossale che non meritava altro che una pernacchia e invece e’ stata gonfiata ad arte e sparata su tutte le prime pagine per il solo gusto di costruire lo scoop. Del resto, gia’ Karl Kraus diceva che i giornalisti stanno agli scrittori come gli imbianchini ai pittori. Detto questo, non si puo’ generalizzare, non tutti i giornalisti sono dei cialtroni, e per esempio io trovo eccessive la sufficienza e l’irritazione con cui, nell’ambiente dei weblog, vengono accolti ultimamente tutti gli articoli giornalistici che stanno uscendo sull’argomento. Il rischio e’ di cadere nello stesso atteggiamento snobistico-elitario in cui scivola Formenti quando parla di “fuffa”, “scremature” e “peones”. Che poi, in fondo, anch’io penso che col tempo una qualche forma di selezione naturale si verifichera’, solo che non sara’ tra “professionisti” e “dilettanti”, bensi’ semplicemente tra chi e’ piu’ motivato e chi meno, tra chi ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità del mezzo e chi non c’e’ riuscito. E tale selezione colpira’ sia i blog dei professionisti sia quelli dei dilettanti, sia la “fuffa” – perche’ c’e’ fuffa fatta bene e fuffa fatta male -, sia la “roba seria”.
Ha ragione, almeno in parte, Jacopo De Michelis. Se mai ci sarà scrematura, la faranno i lettori dei weblog e sarà in base alla qualità degli stessi blog. Io non vedo un particolare furore antigiornalistico in giro, trovo abbastanza ovvio che si commentino, anche in maniera sarcastica, gli articoli sull’argomento per almeno un paio di ragioni: 1) i commentatori sono parte in causa e conoscono abbastanza bene l’argomento; 2) gli articoli usciti, tranne rare eccezioni, sono di bassa qualità.
Trovo meno ovvio che questa polemichetta abbia dato la stura a una serie di interventi quantomeno cialtroni, tipo quello di Giuseppe Genna che si può leggere sopra. Nel caso specifico fatico a credere che quella specie di delirio sia uscito dalla stessa penna che ha scritto nel nome di Ishmael (che è un buon libro). Dispiace vedere che c’è gente portata a scaricare le proprie personali bassezze sugli altri in maniera così acritica, ma capisco che deve trattarsi di un riflesso condizionato di tipo auto-consolatorio.
Vorrei dire due cose a due referenti immediati, che sono Carlo di brodoprimordiale e Moruzzi: esattamente questo intendevo per autoreferenzialità. Primo: non mi interessa il giudizio letterario di Carlo. Secondo: non mi interessa nulla del cialtronismo di cui si accusa, insieme a me, altri che con me condividono opinioni. Mi interessa, invece, chi sul blog ragiona in termini di sociologia della comunicazione, di impegno civile, di collettività, di ingaggio di proprie passioni coordinate con l’intelligenza. Non è un mistero, quindi, che io giudichi Luca Sofri una persona che, in tema di blog, ha trascinato la discussione e il moto intrinseco di una cultura che sta perennemente facendosi in zone di eccellenza. Così pure, il mio amico e datore di lavoro, Gianluca neri. Così pure quelli di Quinto Stato. Tutto il resto, per i miei interessi personali, è fuffa. E io non sono un aristocratico, non invoco un principio di discriminazione, se non quello dei miei interessi personali e dei miei piaceri che, evidentemente, hanno meno a che fare con l’autoreferenzialità di quanto sembri. Spero che la scrematura del Web – intendo: scrematura dalle scorie finanziarie – sia un’occasione per mostrare l’esistenza di una società culturale in Italia: ben diversa da quella istituzionalizzata che, ormai, alla gente non ci pensa proprio più, blatera contro Berlusconi tanto per dire qualcosa, senza comprendere che i problemi che il nostro tempo attraversa sono ben più complicati. Talmente complicati che non basta una mente unica. Proprio questo vorrei riconoscere, come in privato ho già riconosciuto, a persone come Luca Sofri: ragionano sull’ambiguità e la vivono, la comprendono, come dimostra il gesto di estrema onestà intellettuale che Luca compie meditando sul giornalismo. Le avanguardie sono posizioni semiprofetiche: osservano ciò che di avanzato esiste in un tempo. Per questo servono persone come Gianluca Neri, senza il quale io nemmeno saprei che i blog esistono e permettono di ragionare insieme. Punto.
Pace a tutti
Solo una risposta a Carlo: e’ vero che nell’articolo su La Repubblica c’era qualche inesattezza e qualche svarione, ma non mi sembra che la Lipperini (che per me rientra nel novero dei giornalisti bravi, anche se di sicuro le nuove tecnologie non sono il suo campo di specializzazione) abbia nel complesso dato un’immagine cosi’ distorta del fenomeno. E poi e’ sempre cosi’, all’inizio, quando la stampa generalista scopre qualche nuova tendenza o filone legato alle nuove tecnologie. Io mi ricordo che nel ’94, quando insieme ad alcuni amici avevamo messo in piedi Fabula, un circolo letterario telematico (era ancora l’epoca delle BBS), Anna Masera (che oggi si occupa di Internet e similia sulla Stampa), aveva scritto su Panorama un pezzo su di noi e alcune altre iniziative del genere (era uno dei suoi primi primi articoli sull’argomento, se non il primo in assoluto), in cui parlava di Internet come di una specie di Minitel. Ora, io non so che opinione tu abbia di lei come giornalista, ma il minimo che si puo’ dire e’ che da allora e’ migliorata molto. Tutto questo per dire che ci vuole anche un po’ di pazienza e clemenza.
Vabbe’ che ti piaccioni i Macintosh, ma la prima versione di “Lemmings” e’ stata su Amiga.
A pagina seimiladuecentocinquantaquattro de “I Saltafoss: antropologia dell’ominicchio di palude”, si legge un interessante capitolo su “Il meccanismo vittimario nella Società dei Dementi”. Pare che presso la tribù dei Saltafoss si celebri, a cadenza annuale, un rito religioso di una certa crudeltà. La vittima viene accerchiata dal gruppo, dileggiata, linciata, denudata, segregata in una cella due metri per due, costretta a mettere in piedi un portale e infine licenziata. Complesso e vissuto con grande partecipazione, il rito dura non meno di sei mesi. Al termine dello stesso, si celebra la solenne cerimonia della cannibalizzazione dei resti della vittima (hardware, software, sedia, scrivania e biglietti da visita). A cerimonia conclusa, si va tutti a scrivere un articolo sul dramma dei licenziamenti. Altro gioco di società in uso presso i Saltafoss è quello – simile al nostro nascondino – della ricerca spasmodica della tessera dell’Ordine dei Parolai. Il prezioso lasciapassare, normalmente rilasciato a seguito del superamento di dure prove di coraggio, viene talvolta messo in palio in un torneo a squadre. La prima domenica dopo il solstizio invernale, ha inizio la caccia al ‘tessoro’, nascosto in luogo segretissimo. I più negano di partecipare al gioco, alcuni – interrogati – affermano con noncuranza di non sapere nemmeno più dove abbiano riposto il ‘tessoro’, altri – disperando di riuscire a vincere la disfida – organizzano spedizioni punitive presso le tribù confinanti e distribuiscono il bottino a parenti e amici. Il furto della tessera è uno dei reati più frequentemente commessi nella Società dei Dementi. Al secondo posto dopo il millantato possesso della stessa.
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Fantastico, Sottozero! Alla prima che mi fai, con un calcio te ne vai! :-)))))… E stai sicuro che posso darti un calcio anche in Solferino, e levarti l’orgoglio dalla trincia!!!!! :-)))))
Leggendo gli interventi di Sottozero e Prep ho la netta sensazione che vi sia qualche aspetto di questo dibattito che mi sfugge.
Leggo solo ora Luca. E ha ragione. Ragazzi, come fate a negare il diffuso furore antigiornalistico? Salvo poi ricredersi quando qualche giornalista, come noi, diventa “anche” un blogger. Salvo, soprattutto, poi fare i giornalisti sul blog. Ben vengano forze nuove e fresche, magari anche piu’ libere (ma non e’ merito personale, piuttosto dello strumento), menomale, ma niente lezioni, please. Questo e’ insopportabile, non le fuffate che anzi sono spesso divertenti.
Pino, pur essendo uno che legge con piacere il tuo weblog stavolta non sono d’accordo. E ribadisco: io non vedo nessun furore antigiornalistico, semmai vedo il contrario. Mi sembra che prima dell’articolo di Formenti sull’Espresso stavamo tutti qui a scriverci i nostri blogghetti in santa pace e non si erano mai fatte dotte analisi sul giornalismo e sui giornalisti. Personalmente non mi appassiona nemmeno tanto come argomento.
Poi i giornalisti iniziano a scrivere sui blog, in genere scrivendo cazzate, e succede che qualcuno inizia a fargliele notare. C’è uno che addirittura scrive sull’Espresso che è ora di scremare la fuffa – io non ho mai scritto sul mio weblog che sarebbe ora di scremare i giornalisti cialtroni dai giornali o dalle televisioni. Come vedi è l’esatto contrario di quello che dici tu, le lezioni -non richieste – sono venute da qualche tuo collega.
Caro Carlo, e’ bello il dibattito, non la polemica personale. Anch’io ti leggo con attenzione e simpatia. Ma credimi, in genere mi succede di essere aggredito (in quanto giornalista) e poi piano piano amato (come persona). Destino che peraltro mi gratifica molto. E’ molto confortante conquistare. Amici come prima.
Fine polemica
Sia nel senso che è, ormai, fine, sia nel senso che ormai ci siamo detti quasi tutto ed è ora…
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Sia nel senso che è, ormai, fine, sia nel senso che ormai ci siamo detti quasi tutto ed è ora…
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Sia nel senso che è, ormai, fine, sia nel senso che ormai ci siamo detti quasi tutto ed è ora…
I lemmings sono apparsi prima su Amiga quale Mac…. :/