Apocalisse Blog

Luca SofriUno spunto da Wittgenstein, il blog di di Luca Sofri: “Nell’andamento dei blog italiani più frequentati stanno succedendo molte cose rapidamente. Non sto a farla lunga, per non incorrere nell’autoreferenzialità di gruppo che è una di queste cose. Quella, di queste cose, di cui voglio parlare brevemente qui, è il rischio della forumizzazione del blog. La disponibilità dello spazio per i commenti offerta da tutti i blog software – che non esiste nel mio antiquato ma docile apparecchio – ha un grosso successo, quasi più tra i blogger stessi che non tra i semplici passanti o fedeli lettori. Lasciamo commenti nella buca delle lettere dei vicini, ci chiamamo per nome, ci scambiamo commenti da iniziati. È tutto molto carino e gradevole, si fa amicizia, ma è la Controriforma che si annuncia, la Rivoluzione troppo debole per resistere alla Reazione. Alcuni sono più uguali di altri, come al solito. Con tutti i blogs interessanti che ci sono da leggere, si rischia di trascurare i contenuti originali, i siti stranieri, eccetera, e di creare un forum dei blogs. E tenere alla larga i passanti. Siamo ancora indietro, ma una crepa si intravede. E chissenefrega? Già, ma volevo mettere per scritto un’autolimitazione ventura al commento sui blogs altrui”. E invece ce ne frega o, almeno, ce ne dovrebbe fregare. Che i blog stiano ripercorrendo in piccolo la stessa strada intrapresa dall’internet degli inizi (il carro del vincitore che fa il suo trionfale ingresso in città, tutti che ci saltano sopra, le ruote di legno che prima scricchiolano in modo allarmante e, successivamente, cedono rovinosamente) rappresenta, credo, la paura di chiunque, in questo momento, stia dedicando parte del proprio tempo ai blog. Magari senza alcun motivo particolare se non il fascino del mezzo. Del resto, Internet si sviluppa per definizioni modaiole di servizi che nascono e muoiono nell’arco di un sei mesi/un anno: 1996/Free web; 1997/Motore di ricerca; 1998/E-commerce; 1999/Free internet; 1° semestre 2000/Portale; 2° semestre 2000/B2B; 1° semestre 2001/Peer to Peer; 2° semestre 2001/Servizi a pagamento; 1° semestre 2002/Servizi wireless; 2° semestre 2002/Weblogs. È un processo inarrestabile e, in più, oscurato da nuvole nere cariche di sfiga. Il problema della “forumizzazione” (che indubbiamente esiste) è decisamente minore rispetto a quello dello sputtanamento del servizio, dell’idea. Accadrà, vedrete: il giorno in cui, confrontando un freeweb e un blog, non riusciremo ad isolarne le differenze. Punto a favore: i blog sono parole. Non tutti (è la natura, baby) sono in grado di comunicare qualcosa di interessante. Spariranno i diari online del “cosa c’era stamattina a colazione”, così come sono spariti i siti personali tipo “Questo sono io l’estate scorsa”. A quel punto l’inevitabile selezione naturale avrà scremato lo scremabile, risparmiando poche voci, magari amatoriali, ma autorevoli. Voci che avranno potere (pensate a Dagospia). Ecco, il problema sarà gestirlo, questo potere, fare in modo che quelle stesse voci non si uniformino al coro di bisunte notizie da cui siamo scappati per venire qui, sui blog, a scrivere e leggere le nostre.

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9 Commenti

  1. Dico la mia. Innanzitutto complimenti a Luca che con questi interventi crea quel minimo di coscienza critica sul ‘fenomeno blog’ . Detto questo, non sono d’accordo con Luca: non credo infatti che i commenti ai post rischino di snaturare o di metter in secondo piano i contenuti originali. Ritengo invece che siano la naturale evoluzione della “cosa blog” che la differenzia dalla webzine e che l’avvicina ad un concetto di ‘community’ che comunque sta alla base alla natura vera dell’internet. Mentre sto scrivendo questo ( ah il multitasking..) vedo che anche Carlo di Brodo Primordiale ha suggerito le altre cose che volevo dire quindi mi fermo qui.. .
    Auguri a Gianluca per il ClarenceBlog.

  2. a parte il fatto che ho letto discussioni più interessanti e positivamente accese sui blog che sui forum, ma forse il vero problema è la “blogggizzazione” (concedetemelo) dei forum in cui comunque ci sono persone che “ascoltano solo il solipsismo della loro voce” (come ha detto qualcuno che ora mi sfugge…) e dove molti vanno a leggere solo gli interventi di certi “forumisti” che portano avanti i loro discorsi al di là di tutto, mentre discorsi interessanti rimangono isolati…
    forse a breve non si capirà bene la differenza tra blog e forum (come ora molti non capiscono cosa sia in effetti un blog), o forse i blog soppianteranno i forum (i blog diventeranno magari dei forum trasversali in cui post e commenti si linkano da una pagina all’altra)… non so, non ho il dono della preveggenza.
    Io vorrei bloggare in eterno ma ho paura che prima o poi tutto finirà, la moda passerà…

  3. Una differenza fra i blog e tutte le altre mode di internet è che i blog (finora) sono fatti a scopo personale e non di lucro.
    A me i commenti fanno molto piacere perchè animano il dibattito e talvolta svelano vedute parallele a quelle espresse nei post. E’ chiaro che se i commenti dovessero trasformarsi in uno sconclusionato starnazzare, magari volgare, allora opterei per la loro moderazione o abolizione.
    E’ tutta una questione di equilibrio tra l’ego del bloggatore e quello dei suoi lettori. Vediamo come va.

  4. Penso che i blog evolveranno con nuovi fronzoli hyper-interattivi, ma sostanzialmente resteranno siti personali, lontani quindi dall’effetto ‘Lunghissimo Thread’ dei forum: ognuno ci metterà del suo, e concordo che ci sarà una naturale scrematura…..sarà utile avere un network di blog, in cui i link, gli aggiornamenti dei post, i commenti possano viaggiare-apparire in tempo reale, superando il solito eterno problema di uno standard…..come tutti i fenomeni Internet è in piena evoluzione; la personalità, il contenuto, lo stile, il linguaggio, saranno i fattori dominanti per far vivere un blog. Ma non vedo l’effetto controriforma temuto da Luca…comunque mi diverto molto e ne vedremo delle belle!

  5. Mi dispiace, ma temo che stavolta non spariranno i diari online del “cosa c’era stamattina a colazione”, visto che blogger e gli altri servizi sono nati proprio per rendere più agevole l’aggiornamento di siti del genere.
    Io credo che i blog diventeranno parte della nostra identità, più o meno come le caselle e-mail. Perciò non credo abbia senso lamentarsi dei contenuti: tutti avremo uno o più blog, uno per il lavoro, uno per le cazzate, ecc. ecc.. (mi rendo conto di dipingere uno scenario apocalittico, ma secondo me finirà così).

  6. Continuo a non capire. Tutti avranno un blog per il lavoro, un blog per le cazzate, ecc. ecc.

    E allora? Non mi sembra uno scenario particolarmente apocalittico.

  7. Riprendendo un saggio di Matteo B. Bianchi pubblicato (senza titolo) su VOGUE Italia nel Settembre 2001, ci ispiriamo per spiegare perchè non abbiamo già definito blog questo sito:

    Per anni il blog ha richiesto ai suoi cultori una buona dose di spavalderia: proclamarsi ammiratori di [blog] faceva storcere il naso ad amici e conoscenti. Poi, nel giro di brevissimo, la tendenza si è invertita e (dal momento che l’Italia è un paese pericolosamente qualunquista) d’improvviso la passione per il blog è diventata un luogo comune, strombazzato da tv e giornali come la moda del momento. Un impeto di rivalutazione sociale e culturale che investiva chiunque, […] un colpo di fulmine collettivo che permetteva a […] di pubblicare la propria autobiografia. Per un paio d’anni almeno, tutto sarà blog. […] Fortunatamente saranno gli autori stessi a liberarsi dell’angusta definizione […].
    L’abuso del termine blog (almeno nel nostro paese) ha ormai stomacato chiunque, soprattutto i cultori originari del fenomeno, che hanno visto generalizzare e snaturare i propri oggetti del desiderio. E anche se l’impatto avuto da questa rivoluzione culturale è innegabile, forse è venuto il momento per considerare il fenomeno da una prospettiva più allargata, che vada al di là delle singole definizioni.

    [dall’originale ho sostituito trash con blog, e combinato altri casini]
    [spero che a Matteo B. Bianchi non dia fastidio, perchè lo stimo]

  8. Cosa c’è di apocalittico? Beh, vagonate di letteratura invaderanno internet e i motori di ricerca impazziranno. Uno può anche pensare che tutto sommato ne vale la pena…

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