Parliamo del project manager, questa figura senza competenze specifiche, senza background, senza talento, senza passato. Parliamo del suo stipendio, più alto di chi ha competenze specifiche, background, talento e passato. Parliamo del fatto che il suo unico compito è quello di ordinare di fare, senza mai fare nulla; passare tutto il tempo ad organizzare processi di elaborazione dei progetti invece di elaborarli direttamente, organizzare la produttività altrui anzichè produrre.
A cosa servono i project manager, se non a far perdere enormi quantità di tempo, pazienza, denaro, e fiducia in una qualche giustizia universale?
La loro professionalità non serve a nessuno, perché ne hanno quanto una pietra in fondo ad uno stagno. La loro organizzazione non serve a nulla, perché fino a prova contraria chi sa fare il proprio lavoro e possiede conoscenze specifiche normalmente sa organizzarsi da solo. La gestione delle risorse umane: loro vorrebbero gestire chi? Loro che a malapena sono in grado di gestire la piega dei loro capelli vorrebbero gestire l’intera complessità di un essere umano?
E poi questa cosa della formalizzazione dei processi. “E’ importante ” sostengono “che ai fini di una crescita aziendale ed un miglioramento della qualità tutte le attività vengano formalizzate e organizzate in un metodo”. Quindi giù con documenti in Excel, Word, Gannt, statistiche, conti, scadenze, task, visions. Tabelle e cifre per cercare di chiudere in un .xsl le attività aaziendali. Un documento per dire cosa bisogna fare, in quanto, come, secondo quali principi, quali step, quali tempi, quali risorse. Un documento per ognuna delle sue fasi, un documento per spiegare il documento, e uno per descrivere la spiegazione del documento.
Ma come si può essere così ingenui da sperare di ridurre il comportamento umano (seppur nella sua forma innaturale della sfera lavorativa) a tabelle e grafici? Quale pur complicatissimo file Excel potrà mai prevedere o sostituire i processi comportamentali e l’esperienza di una persona?
E’ come se pretendessi dal mio project manager che formalizzasse il suo processo di deambulazione dalla scrivania al cesso. Mi verrebbe anche la tentazione di chiedergli di fare a cambio di posto, io ad ordinare di fare e lui a fare. Perché a ordinare di fare sono capaci tutti. A fare previsioni, pressioni, sottolineare gli errori, sono bravi tutti. A gestire le risorse umane sono bravi solo i più ingenui, quelli che se il progetto ritarda, salta, o viene male scaricano la colpa sulle loro risorse umane che non sanno lavorare con professionalità. E perché non sulla loro capacità organizzativa, giacché era l’unico, banale, stupidissimo, ben pagato, compito che era stato loro richiesto?
Forse perché non è possibile gestire le risorse umane? Forse perché non può esistere una figura atta alla sola gestione del lavoro, ma deve pur sempre essere qualcuno dentro il progetto, non solo preparata, ma più preparata di tutti gli altri? Forse perché il pm è in realtà una figura contro natura?
Eppure certe aziende continuano ad assumerne, ad esagerare assumendone addirittura 1 ogni 10 dipendenti. Continuano a delegare a loro la propria incapacità di portare avanti un’azienda, ad incoraggiarli nel farsi carico delle intelligenze altrui annullandole, ad uccidere del tutto la parte umana del lavoro.
E cosa rimane una volta che togli la parte umana al lavoro? Esiste forse un’entità aziendale che prescinde gli individui? Esiste un bisogno superiore che trascende il bisogno personale di sbarcare il lunario a fine mese? Si riuscirebbe mai a forzare 20 persone davanti ad un pc per 8 ore al giorno se non le si pagasse?
E allora non sono cieche, ed ingenue, e recentemente anche fallimentari, quelle società che credono di essere qualcosa oltre alle persone che ci stanno dentro, che credono di poter piegare la complessità individuale in processi logici, che credono che tutto possa essere spiegato in un dtd?
con che razza di pm hai a che fare? li descrivi come delle belve! Per la mia esperienza è uno dei ruoli + impegnativi che richiede tantissime competenze e qualità umane. Te ne cito qualcuna:
– conoscenza di tutti gli strumenti di produzione
– Individuazione dei punti critici di un progetto fin dall’inizio
– conoscenza approfondita dei linguaggi ipermediali
– grossa capacità nel risolvere problemi imprevisti e criticità
– Un carattere che permetta un ottimo rapporto con clienti e team di lavoro
Ti sembra poco? E in un progetto che coinvolge 20 persone con 10 attività parallele se non c’è una persona che coordina, delle cose scritte che passino senza ambiguità le informazioni all’interno del team,… come fai a far coincidere tutto?
Certo se il pm è un desposta che non capisce un cazzo la cosa è drammatica. Significa che è stata scelta la persona sbagliata, ovvero che non ha le competenze sopra descritte.
In sintesi: un pm come coordinatore di un gruppo per essere sentito deve avere la stima del gruppo in quanto gli sono riconosciute da tutti delle competenze e delle qualità.
Se si deve *obbedire* solo per gerarchia le cose non funzionano, accade quello che descrivi tu. Ma non tutti al mondo sono uguali
Ovvero l’aguzzino.
Professione: Project Manager
Persone con competenze specifiche, background, talento, professionalità, capacità di lavorare in team, capacità di organizzarsi autonomamente il lavoro (queste ultime tre caratteristiche le ho aggiunte io) trovate: nessuna
Possiamo continuare ad insultarci a vicenda cari Gianluca e LoopTrain senza alcun motivo.
Evitate di sparare cazzate a vanvera.
PS le stesse cose possono essere dette dei vari Vice President, Ceo, Coo etc., capito il concetto?
Sorry per aver tirato in causa Gianluca, era Lapizia.
Vado da lei.
parlo per esperienza personale, per esperienze di otto corsi sul ruolo del project manager.
Secondo me quello di cui tu parli e/o con cui hai a che fare è tutto fuorchè un project manager.
Probabilmente questa persona ha commesso e sta commettendo numerosi errori nella parte soft (quella che riguarda appunto le risorse umane) del suo lavoro. Probabilmente, mi viene da pensare, si potrebbe fare qualcosa per fargli capire quali sono i suoi errori, magari sono errori non voluti, errori dettati dalla sua inesperienza (o troppa esperienza) probabilmente siamo anche un pò noi che lo induciamo in certi errori. Al mondo d’oggi nessuno lavora più da solo.