Sono 25enne, non dovrebbe essere una mia colpa: quando è stato ucciso Mino Pecorelli avevo meno di 2 anni, quindi non ho vissuto quei momenti. Eppure sembra che uno come me non abbia diritto a conoscere meglio la questione: tv e giornali riportano solo l’inutile chiacchericcio dei politici. Uno a cui piace informarsi cosa può fare per conoscere meglio la questione? Andare in Rete? Chiedere ad amici e parenti più grandi? Eppure basterebbe che certe cose fossero raccontate: forse sarebbe più facile per far capire alla gggente cosa è successo in quel 23 marzo 1979, invece di dirci che tutti i politici italiani sono esterrefatti, preoccupati per Andreotti, e così via. Sarebbe bello potersi creare una propria opinione, invece di dover aderire alle idee di questo o quel politico, soprattutto quando dicono tutti la stessa cosa. L’unico tg sul quale si è parlato lievemente del punto di vista di Pecorelli è quello di La7, sul quale si è vista la sorella del giornalista ucciso lamentarsi (per l’appunto) del fatto che non si parli del suo coraggioso fratello. Va detto: il tg di La7 è un buon prodotto, perché prova ad andare oltre le ovvietà e cerca di trattare i temi in maniera differente rispetto a tutti gli altri: infatti non se la passa tanto bene!
Pecorelli?
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Oddio, Davide, di tutti gli aggettivi che mi vengono in mente per descrivere Mino Pecorelli, il “coraggioso” utilizzato dalla sorella (per quanto ogni scarrafone possa sembrare bello a mamma sua) è proprio l’ultimo ultimo che mi viene in mente. Che utilizzasse OP, la sua agenzia di stampa legata ai servizi segreti, come mezzo intimidatorio per lanciare messaggi cifrati a determinati politici è quello che comunemente si può definire un “mistero”. Ora, se sapere tanto, troppo forse, equivale ad essere coraggiosi, si, allora Mino Pecorelli era coraggioso. Oppure, molto più semplicemente, è sufficiente che io smetta di ostinarmi a dare al termine “coraggioso” una concezione “buonista”.
Non mi capita spesso di difendere i giornali, ma hai provato a leggerli? Ieri su tutti i quotidiani maggiori c’erano diffuse – rispetto agli spazi di un giornale – ricostruzioni della vita di pecorelli, del suo omicidio, dei tempi che correvano, eccetera. Altrimenti ci sono i libri, credo che li vendano ancora nelle librerie. Ciao, L.
Quello di dare la notizia dando per scontato che chi ascolta conosca perfettamente ciò di cui si sta parlando è una vecchissima abitudine della nostra TV e della nostra radio. Posso anche essere d’accordo quando Luca dice che sui quotidiani si trovano gli approfondimenti, ma allora chi non ha tempo o voglia leggersi un quotidiano avrà sempre una informazione parziale.
Davide cita il processo Andreotti ora di attualità, io invece ne faccio un caso generale.
Mi sono spiegato male: io leggo da anni libri su questi argomenti e consulto giornali, tempo permettendo (in ogni caso recupero con quelli online). Io, però. Il problema sono tutti gli altri 25enni d’Italia, e in genere tutti i più pigri, ai quali il più potente mezzo d’informazione esistente al momento non dà (per volontà, caccia all’audience o incapacità) la possibilità di formarsi un’opinione. Ciao a tutti. :-)