Lo scorso martedì, invitata a presentare l’edizione americana de “La Rabbia e l’Orgoglio” dall’American Enterprise Institute di Washington, Oriana Fallaci ha rotto un silenzio che durava da oltre dieci anni. Il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina (con tanto di foto, titolone e richiamo in prima) alla pubblicazione del discorso integrale letto per l’occasione. Non sono convinto che la notizia meriti il risalto che le è stato concesso. Fosse per me, la condenserei: Oriana Fallaci ha rotto. Punto. Mi sembra abbastanza. «Grazie a tutti di essere venuti» così esordisce la nostrana pasionaria da esportazione, evidentemente e comprensibilmente appagata di essere finalmente riuscita, alla tenera età di 72 anni, a far venire qualcuno. Il resto dell’intervento è intriso di una tale quantità di paranoia da far apparire Fox Mulder come uno con i piedi per terra. Mettetevi comodi perché la lista è lunga: un fondamentalista islamico si inserisce nelle sue telefonate e blatera frasi sconnesse e minacciose in francese; il direttore dell’istituto che l’ha invitata passerà sicuramente dei guai per averla introdotta parlandone bene; sostiene che la propria malattia sia un “Alieno” che la abita; qualcuno vuole spedirla al rogo in quanto eretica, bruciandola «come fecero i nazisti negli anni trenta con le librerie»; gli estremisti e i fanatici che desiderano quanto sopra «sono milioni e milioni»; la Montagna dell’Islam, invece di aspettare Maometto o decidere di andarlo a trovare di persona, è segretamente gelosa di lei, del suo sistema di vita, e attribuisce a lei «la colpa delle proprie povertà materiali e intellettuali»; ha paura di saltare in seguito al lancio di una bomba nucleare; si ritiene, in quanto razzista, ricattata dai non razzisti; il membro di Al Quaeda processato in Virginia in quanto presunto complice dei kamikaze dell’11 settembre parlava francese e quindi, forse, era proprio lui che le telefonava; non conta ormai più le minacce dirette alla sua persona; un poliziotto l’ha seguita anche durante l’intervento all’American Enterprise Instituite nel malaugurato caso fosse presente fra gli astanti un islamico incazzato; si rammarica del fatto che il Foglio, quotidiano di destra, la mandi affanculo; si lamenta perché Liberazione, quotidiano di sinistra, segue l’esempio del Foglio; i mussulmani del MRAP e gli ebrei del LICRA ordiscono oscure trame alle sue spalle e hanno raggiunto un accordo per trascinarla in tribunale; magari quegli stessi ebrei sono parenti dei «banchieri che prestarono soldi a Hitler sperando di salvarsi, e invece sono finiti nei forni crematori», e quindi ben gli sta; la Francia intera la definisce «abbietta, infame, iniqua» e vuole «vederla in carcere»; i giudici francesi (che, in quanto francesi, «hanno inventato la ghigliottina», quindi si fottano) l’hanno resa vittima di un complotto, e lei ha paura di finire «decapitata in Place de la Concorde come Maria Antonietta»; anche il suo avvocato difensore riceve da settimane minacce di morte; forse pure quegli stronzi di svizzeri, belgi e tedeschi le stanno preparando qualche sorpresa legale; il fronte dei “collaborazionisti” tenterà di farla a fette pure negli Stati Uniti; i falsi pacifisti rivoluzionari («gente cui manca solo il randello e la camicia nera», quindi che vadano a fottersi pure loro) li vorranno imitare; buon ultimo viene l’Occidente, colpevole di averla fatta stare sulle balle a tre quarti del globo terracqueo predicando la calma in controtendenza con le tesi de “La Rabbia e l’Orgoglio”. Nella parte rimanente dell’intervento, quella in cui non disserta su ciò che qualcuno le vorrebbe fare o ciò che lei vorrebbe fare a qualcuno, la Fallaci parla di sé, raggiungendo vette di autoreferenzialità che persino uno come Francesco Alberoni ha mai toccato. L’autrice del libro più intriso d’odio dopo il “Mein Kampf” è in realtà un manuale vivente di giornalismo. Qui mi rivolgo agli addetti alla stampa. Ecco, riportato pari pari, un esempio che potrà tornarvi utile se avrete la necessità di inserire in un articolo un paragrafo subliminale che decanti il successo mondiale del vostro ultimo libro: «Da molti anni non mi mostro in pubblico. Molti. Neanche dopo la pubblicazione de “La Rabbia e l’Orgoglio” in Italia, in Francia, in Spagna, in Germania eccetera, ho aperto bocca o mi son fatta vedere in pubblico. Lo stesso accadrà quando il libro uscirà in Olanda, in Ungheria, in Polonia, in Romania, in Scandinavia, in Grecia, in Israele, in Argentina, in Australia, in Corea, in Giappone, in Cina». Sedici paesi citati in dieci righe ed, evidentemente, ancora non basta: «Al terrorismo fisico e intellettuale che seguì l’edizione italiana de “La Rabbia e l’Orgoglio” ho replicato con l’edizione francese. Traducendo il libro in francese ho inserito varie pagine che rincarano la dose, rafforzano la mia tesi. Agli attacchi della stampa francese ho replicato con l’edizione americana. E traducendo il libro per l’America ho inserito altre pagine che rincarano ancor di più la dose. Rafforzano ancor di più la mia tesi. Quelle pagine vanno anche nelle edizioni per la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’India. Appena possibile inserirò quelle aggiunte in una nuova versione italiana». Bisogna dedurre che, predisponendo oculatamente i carriarmatini e conquistando Kamchatka, Cita e Jacuzia, abbozzerà di menarla con questa edizione speciale di Risiko dedicata all’editoria. Eppure, per garantirsi la possibilità di pubblicare l’ultimo monumentale rutto di intolleranza della Fallaci, il Corriere della Sera, consumando cellulosa, ha causato l’abbattimento di 15 alberi d’alto fusto, sacrificati alla divulgazione dei latrati di una scrittrice cui la vita non ha concesso, in vecchiaia, la fortuna dell’Alzheimer. Un piccolo parco se n’è andato affinché un’intellettuale avesse la possibilità di esprimere – sulle pagine del primo quotidiano nazionale – concetti che persino il più becero dei tassisti milanesi, in un giorno di pioggia, con la città paralizzata dal traffico e un presepe di bestemmie sulla punta della lingua, avrebbe il pudore di tenere per sé. Cito a caso: «(L’Islam) è la Montagna. Quella Montagna che da millequattrocento anni non si muove, non esce dagli abissi della sua cecità. Non apre le porte alle conquiste della civiltà, non vuol saperne di libertà e giustizia e democrazia e progresso. Quella Montagna che vegeta nell’oscurantismo e nel puritanesimo d’una religione che sa produrre solo religione. Quella Montagna che affoga nell’analfabetismo». Oppure: «Graziaddio non ho mai avuto rapporti sessuali o sentimentali o amichevoli con un uomo arabo». E ancora: «Perbacco: si può fare di tutto, si può dire di tutto, oggigiorno. In Italia una mussulmana può chiedere che il crocifisso sia tolto dalla sala chirurgica nella quale partorisce. Ma guai al cittadino che se ne lamenta o peggio ancora protesta. Guai alla Fallaci che scrive il suo discorso-della-montagna». Io il discorso alla Montagna l’ho letto tutto. E da allora sento l’indescrivibile, straziante mancanza di quei quindici pioppi.
«Wake Up, Occidente!» «Fuck you, Fallaci!»
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il problema è che quello che la fallaci scrive e porta in giro attraverso la sua persona non è altro che quello che molti pensano (meno letterariamente di lei…). Di cosa stupirci?
Piuttosto che combattere certe idee (per quanto le trovi malsane) preferisco rispettarle (eh si!) cementanto e proponendo (non imponendo…) le mie (che a qualcun altro devono apparire tremendamente stupide!).
Alla fallaci il merito di dichiararlo apertamente senza nascondersi dietro “correct” di qualsiasi tipo. Niente merito per la paranoia che accompagna il suo pensiero.
per il resto non ho letto il libro e non conosco le “gesta” passate della fallaci (causa sua assenza prolungata) per poter dire di più…
Non condivido i “Pensieri Fallaci” (neanche quelli pubblicati ieri dal Corsera), ma rispondere con la sua stessa rabbia offensiva è un esercizio semplice quanto poco utile.
Alle invettive, alla retorica, si risponde con fatti. C’è un libro di Gian Antonio Stella, L’orda, che – limitatamente alla questione emigrazione-immigrazione – è una risposta molto più efficace ai Pensieri Fallaci: Compratelo, leggetelo, magari pubblicatene sul sito un piccolo stralcio. serenità