Tommaso e Aldo Moro, confusione in Forza Italia

Segnalato per primo da Wittgenstein, il blog di Luca Sofri, e poi riportato per intero da Manteblog, vale la pena spendere un minuto sull’articolo di Michele Serra (tratto da Repubblica del 19 ottobre) dedicato al capogruppo di Forza Italia al comune di Roma Gianfranco Zambelli, che avrebbe elogiato Tommaso Moro scambiandolo per Aldo.
«Decapitato da Enrico VIII, santificato da Santa Romana Chiesa negli anni trenta, infine nominato da Giovanni Paolo II patrono di tutti i politici, il filosofo e umanista Tommaso Moro ha potuto coronare il suo iter ormai pentasecolare diventando (addirittura) manager. E’ accaduto ieri nel consiglio comunale di Roma solennemente riunito. E il merito di questo scatto di carriera, l’autore di “Utopia” lo deve al capogruppo di Forza Italia Gianfranco Zambelli. Il quale, approvando autorevolmente la decisione vaticana di nominare Tommaso Moro patrono dei politici aggiunge:” I miei amici del Partito Popolare ricorderanno la figura di Tommaso Moro,uno statista che ha governato con grande trasparenza e capacità sempre a favore dei più deboli e a favore delle persone non arroganti, dimostrando grandi capacità manageriali.” Una lettura superficiale delle parole di Zambelli indurrebbe a soccorrerlo facendogli notare amichevolmente che Tommaso Moro e Aldo Moro non sono la stessa persona. Ma l’interpretazione del discorso di Zambelli è complicato da un ulteriore dubbio: se è Aldo e non Tommaso il Moro qui ritratto, di quali particolari “capacità manageriali” il leader democristiano poteva fregiarsi? Almeno questo secondo passaggio oscuro può essere spiegato così: per un berlusconiano le “capacità manageriali” sono una virtù umana a prescindere. Potevano averla Cicerone, Einstein e Gigi Riva, indifferentemente. Dire manager, per i quadri azzurri, è come dire “dottore” per i posteggiatori napoletani. Una titolarità che non si nega a nessuno figurarsi a Tommaso e Aldo Moro. Meno rimediabile evidentemente, la confusione fra un politico pugliese del Novecento e un filosofo inglese del Cinquecento. Tra Aldo e Tommaso, nonostante le capacità manageriali di entrambi, il nesso è fragile quanto quello fra il consigliere Zambelli e la Garzantina. Poi dice che uno discrimina la cultura di destra. Ci piacerebbe tanto: ma per discriminarla, bisognerebbe che ci fosse, accidenti.»

di Michele Serra(da la Repubblica)
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