Funk’ulo

Leggo su Libuk una recensione del libro “Funky Business” di Kjell Nordström (autore Davide Perillo): “Abbiamo vinto. É il trionfo del capitalismo. Abbiamo conquistato il mondo da Pechino a Baltimora, da San Pietroburgo a Singapore”. E fin qui, niente di strano. Solo un dubbio, lampo: sarà mica l’ennesimo libro sulla globalizzazione? E invece no, il bello arriva dopo. “C’è solo un piccolo problema: anche Marx aveva ragione”. Prego? Si: lui, Lenin, Mao e compagnia “pensavano che nel futuro i lavoratori avrebbero detenuto il controllo sia dei mezzi di produzione che delle principali risorse della società. Quel futuro è diventato realtà”. I principali mezzi di produzione necessari all’economia sono piccoli, grigi e pesano circa 1,3 kg”. I nostri cervelli appunto. Banale? Forse. Ma come quelle cose che tutti sanno e di cui nessuno s’accorge davvero, fino a quando uno si alza e dice: ehi, guardate che è così. Stavolta a dirlo sono in due: Jonas Ridderstråle e Kjell Nordström, 33 e 42 anni, teste rasate, pantaloni di pelle e cuffie che sparano technorock. Non esattamente quello che ti aspetteresti da due professori di economia. E invece loro lo sono: alla Stockholm School of Economics, la Bocconi di Svezia. Ma sono anche di più: gli autori di un libro brillante che ha già spopolato all’e Silicon Valley compresa. Tesi: nell’era digitale la risorsa fondamentale di un’azienda non sono più le macchine o il capitale, ma una cosa che “porta le scarpe e ogni giorno, verso le 17.30, imbocca la porta d’uscita”. Ovvero: l’uomo. E il suo saper essere funky estroso: “Che vuol dire aggiungere all’azienda un piccolo extra: la capacità di combinare innovazione e immaginazione, sentimenti e creatività, poesia e profitto”. I due prof. tracciano pure il profilo della loro azienda ideale, la “Funky Inc.”: orizzontale (poche gerarchie e mansioni intercambiabili), piccola, flessibile. Ma iperspecializzata, capace di trovare e scavare nuove nicchie di mercato. “Pensiero laterale”, creatività, talento… Tutta roba che a casa nostra abbonda (riuscite a immaginare un Paese più funky dell’Italia?). Eppure, nella New economy siamo ancora indietro. Meglio, ai blocchi di partenza. Chissà cosa succederà, quando ci metteremo a correre”.
Ve lo dico io: ci siamo inciampati, sui blocchi di partenza. O, meglio, ha inciampato lui, Kjell Nordström, consigliere d’amministrazione e ideologo di quella che fu Spray. La “Funky Inc.” dei due ceffi in questione è stata venduta prima che andasse in malora. I “principali mezzi di produzione necessari all’economia”, piccoli, grigi, e pesanti un chilo e tre sono tornati alla old economy, se gli è andata bene. In Germania, in Francia, in Italia. Tutti con in saccoccia stock options ormai buone per incartarci la focaccia. Qui da noi dal “Pensiero Laterale” si è salvato solo Clarence. E a me resta la soddisfazione di aver accidentalmente rovesciato addosso a questo teorico del pensiero “post marxista” una bottiglia di champagne da mezzo milione, la quarta di una serie da lui ordinata per festeggiare il lancio del proprio portale funky estroso. Che ha retto sei mesi. Lasciatemelo dire: sono soddisfazioni.

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